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Autore: dreamlikeview    19/05/2014    5 recensioni
Castiel è un angelo, ama e ammira la razza umana, e desidera profondamente essere uno di loro, un umano. Nonostante agli angeli sia vietato interagire con gli uomini, viola le leggi del Paradiso, salvando una famiglia di cacciatori da un nido di vampiri, e da quel momento il suo desiderio aumenta a dismisura, spingendolo a fare una pazzia.
Un accordo gli permetterà di vivere sulla terra, e di comportarsi come un umano. Ma quale sarà il prezzo da pagare?
[Angel/Human!Cas, Hunters!Winchester Brothers, Destiel, semiAU, long-fic]
Genere: Angst, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Desclaimer: I personaggi non mi appartengono, ed è ingiusto perchè tutti meriterebbero almeno un Castiel (o anche un Dean) personale. E io non ci guadagno nulla da tutto ciò.

Credits: A Lu, per il banner.


 


 
Erano da Bobby da due settimane, Castiel non si era mai sentito più felice. I tre cacciatori lo avevano accolto in famiglia, tanto da farlo sentire completamente integrato.
Dean era quasi sempre impegnato in officina, e il moro lo osservava ogni volta che ne aveva l’occasione, affascinato, si fermava così tante volte a fissarlo, che il cacciatore, alla fine aveva deciso di insegnare all’ex-angelo come riparare un auto, con scarsissimi risultati, dato che Castiel non sapesse distinguere un cric da una chiave inglese, ma nonostante questo, il cacciatore si divertiva ad averlo intorno. Adorava la sua espressione curiosa e il suo essere sempre imbranato, sorpreso, ma comunque serio in tutte le situazioni.
Era passato un mese abbondante da quando viveva con i Winchester, e credeva che ormai non volesse più tornare indietro. Tutto era perfetto con loro due, con Sam riusciva a parlare di tutto, riusciva a confidarsi; mentre con Dean tutto era diverso, era tutto complicato, era tremendamente geloso nei confronti del maggiore dei Winchester – quasi possessivo – ma non era nemmeno intenzionato a dirgli cosa provasse per lui, era troppo imbarazzante, anche per un ex-angelo, che, tra l’altro, non sapeva con esattezza cosa fosse, dato che non avesse mai provato nulla del genere. Solo Sam parve accorgersene, forse a causa degli sguardi che lanciava sempre al più grande, o perché si perdeva a guardarlo per istanti lunghi e carichi di tensione, il cacciatore era come una calamita per gli occhi dell’angelo, che non riusciva mai a staccargli gli occhi di dosso.
La situazione era totalmente diversa, quando il suo sguardo e quello di Dean si incrociavano. Castiel non sapeva interpretare quello che vedeva negli occhi dell’altro, ma era qualcosa di bellissimo e talmente puro da stenderlo e metterlo K.O. in brevissimi istanti.
«Abbiamo un nuovo caso, Cas!» esclamò Dean entrando nella stanza interrompendolo mentre era assorto nella lettura, da quando era umano, amava la lettura e leggeva di tutto. Il suo amore per quell’hobby era nato per caso, durante una conversazione con Sam, il quale aveva parlato di libri, e di quanto fosse bello potersi perdere dietro delle storie inventate, ne aveva parlato così tanto, che l’ex-angelo si era convinto, e appena trovata una biblioteca, aveva preso un libro, ed era stata la fine, si era innamorato anche lui della lettura. Amava tutti i tipi di libri, ma se avesse dovuto scegliere, avrebbe detto che il suo preferito era “Paradise Lost” di John Milton, gli sembrava di leggere ciò che per millenni gli era stato tramandato dagli angeli superiori.
Resosi conto che Dean fosse entrato nella stanza si riscosse e, ritornato alla realtà, l’ex-angelo alzò lentamente lo sguardo sul maggiore dei Winchester osservando tutto il suo corpo dal basso verso l’alto, perdendo un colpo del cuore, sensazione a cui non era per nulla abituato. Dean era dannatamente affascinante, e ogni giorno sembrava esserlo sempre di più. Quale essere vivente aveva questo potere? Quale strano superpotere possedeva?
«Davvero, Dean?» chiese leggermente confuso. Aveva ancora il libro tra le mani e la testa tra le nuvole.
«Sì, dovremmo occuparcene io e te insieme, da soli, Sammy resterà qui da Bobby, gli serve una mano con un caso demoniaco» spiegò il cacciatore, con una nota di preoccupazione nella voce.
Castiel spalancò gli occhi, incredulo, fissando il cacciatore di fronte a sé. Dean senza Sam equivaleva a Dean irritato e preoccupato.
Un caso lui e Dean da soli? E gli altri due con i demoni come avrebbero fatto?
«Non avranno bisogno di un aiuto?» chiese preoccupato.
«No, ci sono altri cacciatori con loro, e Bobby mi ha costretto a seguire questo maledetto caso, non ho scelta» borbottò, appoggiando un braccio attorno alle spalle dell’altro, sorridendo per rassicurarlo «noi abbiamo un possibile spirito vendicativo».
«Un poltergeist, Dean» lo corresse con il termine giusto, con una punta di divertimento nella voce.  
«Pignolo» borbottò scuotendo la testa senza irritarsi, com’era suo solito fare quando veniva contraddetto.
Castiel sorrise notando che Dean avesse ancora il braccio appoggiato sulle sue spalle, e gli permise di lasciarlo lì, restando teso e perplesso, perché Dean non accettava facilmente il contatto fisico, a parte di notte – si disse Castiel – quando lo ritrovava accanto a sé nel letto, con scuse banali come “Sammy russa”, e puntualmente la mattina dopo si svegliavano aggrovigliati l’uno all’altro.
«Ci mettiamo al lavoro?» mormorò allora l’ex-angelo, a disagio, alludendo ad allontanarsi da quella posizione leggermente intima assunta da loro, erano eccessivamente vicini, invadevano l’uno lo spazio personale dell’altro, e Castiel era completamente arrossito, perché Dean era troppo vicino. Voleva solamente allontanarsi per ritornare a respirare normalmente, non che mi dia fastidio, Dean, ma… è imbarazzante. – avrebbe voluto dirgli, ma non lo fece, limitandosi a pensarlo e a lanciargli uno sguardo carico di tensione, che non fu colto immediatamente dall’altro, il quale senza accorgersene continuò a tenerlo stretto, fino a che Castiel si separò da lui, imbarazzato, con la scusa di recuperare un giornale per cercare informazioni.
Strane morti in Minnesota, forse una buona caccia ai fantasmi era ciò che gli occorreva per calmare ciò che stava iniziando a provare, o qualcosa del genere, per non pensare sempre e costantemente a Dean, per non immaginare una vita con lui, perché non ne avrebbe avuta l’occasione.
«Allora partiamo tra un’ora, tu preparati» gli disse Dean, che resosi conto dello stato in cui fosse l’altro, e che anche il suo cuore avesse iniziato a battere troppo forte, decise di andare a recuperare le sue cose «io ti aspetto in auto».
E senza ricevere alcuna risposta, uscì dalla stanza lasciandosi l’angelo alle spalle.
 
Partirono come stabilito dopo un’ora.
Il viaggio fu inspiegabilmente vivo e ricco di chiacchierate, soprattutto riguardanti il caso. Non sapevano molto, ma avrebbero indagato sul luogo, per cui discussero a lungo riguardo il da farsi, senza riuscire a venirne a capo.
Castiel si era soffermato più volte ad ascoltare la voce di Dean, era così melodica da farlo star bene in qualsiasi situazione. Non c’era davvero nulla che non gli piacesse di Dean, e lo stava scoprendo man mano che viveva in contatto con lui.
Quando arrivarono nella camera del motel, decisero di separarsi. Castiel andò in cerca di informazioni utili, avrebbe cercato negli archivi e in biblioteca qualcosa, mentre Dean si recò sulla scena del crimine; furtivamente si introdusse nella casa, e cercò ovunque, fino ad arrivare al bagno, dove il suo rilevatore EMF (Electro Magnetic Field Detector) di campi elettromagnetici era impazzito, avvalorando la loro ipotesi su un possibile fantasma.
Dopo le dovute ricerche, i due si diedero appuntamento in un bar poco lontano dal motel, e discussero sul da farsi. Dovevano scoprire di cosa si trattasse, ma Dean non voleva venirne a capo troppo presto, amava cacciare con Castiel, da soli, e quella era davvero un’occasione da non sprecare. Quando una goccia del caffè che l’ex-angelo stava bevendo, sfuggì al suo controllo e scivolò lungo la mascella, prima che Castiel si ripulisse, Dean ebbe l’istinto, quasi animalesco, di saltargli addosso e ripulirlo lui stesso.
Si impose autocontrollo, perché non doveva lasciarsi coinvolgere, proprio non doveva, motivo per cui si alzò, quasi ordinando anche all’altro di fare lo stesso, perché: «Direi di andare ad interrogare la madre della vittima» disse.
L’ex-angelo annuì, e afferrò il trench, raggiungendo la porta del bar a grandi falcate, voltando lo sguardo verso l’altro, incitandolo a raggiungerlo, Dean, dopo essersi preso un lungo momento per osservare sfacciatamente il sedere dell’altro, afferrò la sua giacca scura, lasciò una banconota sul tavolino e superò Castiel - il quale galantemente manteneva la porta aperta - uscendo fuori, dirigendosi all’Impala.
Nell’auto, Dean si raccomandò con il moro, invitandolo a non fare come suo solito, limitarsi a far parlare lui, e ad annuire dopo aver mostrato il distintivo, il moro diede la sua parola che quella volta non lo avrebbe imbarazzato davanti agli estranei, come era solito fare, parlando a sproposito o nominando demoni e fantasmi come se fossero cose normali. Dopo aver rassicurato Dean, fissò il panorama che aveva intorno, ipnotizzato, e mille pensieri giunsero nella sua testa, avrebbe tanto voluto chiedere una cosa a Dean, una cosa che non aveva mai avuto l’opportunità di chiedere per l’imbarazzo. Ricordava la conversazione avuta con Sam qualche giorno prima, quando erano a casa di Bobby, e lo aveva sorpreso a sospirare sconsolato ad osservare il punto in cui Dean era sparito dopo avergli parlato di qualcosa di scarso valore. Sam lo aveva praticamente costretto a confessare che provasse qualcosa per Dean, e gli aveva detto come comportarsi, e consigliato cosa fare, o meglio, cosa chiedergli. Secondo Sam, loro due erano persi l’uno per l’altro, ma Castiel non ne era sicuro. Per tanto, il minore dei Winchester gli consigliò di chiedergli cosa provasse per lui.
Peccato che Castiel non l’avesse ancora fatto, troppo imbarazzato.
«Dean?» lo chiamò a voce bassa, quasi in un sussurro, risvegliandosi dall’ipnosi in cui era caduto. Il cacciatore si voltò verso di lui, guardandolo incuriosito, lo sguardo di Dean era come olio bollente sulla sua pelle e…  «forse sarebbe meglio dividersi» decise di non dirgli ancora niente, era presto e non voleva metterlo in imbarazzo «insomma, così non rischio di imbarazzarti».
«Non dire stronzate, lo sai che adoro che ci sia anche tu, mi diverto».
«Io ti diverto?»
«Sì, insomma, sei uno spasso».
«Lo prenderò come un complimento» borbottò tornando a guardare fuori dal finestrino, mentre Dean ridacchiava tra sé e sé, era l’ingenuità di Castiel ad affascinarlo, il suo essere una sorta di alieno che non conosceva determinate cose a divertirlo.
Giunsero alla casa della madre del pover’uomo annegato nella sua vasca da bagno, secondo gli agenti del luogo, era stato un suicidio dato che la porta era chiusa dall’interno, ma non per due cacciatori, secondo i quali era stato un fantasma.
Castiel si prese qualche istante per ammirare il giardino della villetta su due piani dalle facciate grigie, e notò nel giardino un’area, sotto un grande albero, dove il giardino sembrava essere morto, tutte le piante, che intorno erano rigogliose e fiorite, in quel piccolo appezzamento erano morte, secche, senza vita. Non appena lo notò, afferrò il braccio  del cacciatore chiamandolo e incitandolo a voltarsi verso di lui.
«Guarda» indicò  «tutte le piante morte solo in quel punto. E’ un poltergeist, te l’avevo detto».
«Va bene, monsterypedia, ora andiamo ad indagare per capirci qualcosa» disse fingendosi impassibile al contatto con l’altro, l’ex-angelo annuì, e avanzò verso la casa, ma Dean lo bloccò attirandolo verso di sé, facendogli palpitare il cuore per un attimo, e gli afferrò la cravatta con le mani, sistemando il nodo che era stato meticolosamente sistemato dall’ex-angelo, il quale intuì che fosse solo un pretesto per attirarlo e guardarlo da vicino, perché sentì il suo sguardo bruciare sulla pelle.
«Scusa per prima» mormorò, guardando solo il nodo «parla quanto vuoi, basta che non nomini mostri, demoni e simili» sorrise mentre gli sistemava il colletto della camicia, e infine la giacca, lasciando il moro piacevolmente sorpreso e affascinato dai suoi gesti.
«Ho capito, sì» annuì sorridendo «e comunque, avevo ragione io».
Voltò le spalle ridendo e raggiunse l’uscio della porta, lasciando il cacciatore immobile e senza parole. Un momento, era la prima volta che Castiel sottolineava in quel modo, quasi bambinesco, di avere ragione? Il suo moccioso faceva grandi progressi.
Non aveva mai visto un sorriso così ampio sul suo volto, e – si impose autocontrollo – era dannatamente bello quando sorrideva. Si appuntò mentalmente che avrebbe dovuto dirglielo, perché era essenzialmente angelico con quel sorriso stampato in faccia. Lo raggiunse con velocità, posizionandosi accanto a lui, e insieme suonarono il campanello della casa della donna, la quale aprì dopo pochi istanti.
«Buongiorno signora, sono l’angente Mosely, e lui è il mio collega, l’agente Moscone» dichiarò tirando fuori il distintivo, mentre Castiel estraeva il suo, mostrandolo al contrario, con un’espressione serissima e leggermente confusa sul volto, Dean ridacchiò, e gli voltò il distintivo, alzando gli occhi al cielo. Dopo un mese, non aveva ancora imparato era incorreggibile.
«Vorremmo farle qualche domanda riguardo la morte di suo figlio, è un brutto momento?» chiese con gentilezza, da quando era così dolce ed empatico verso la gente? Di solito, quello era il compito di Sam. La donna anziana si scostò dalla porta, facendo accomodare i due “agenti” e chiese loro se volessero qualcosa da mangiare, o da bere. I due negarono, e si accomodarono intorno ad un tavolo quadrato, Dean prese posto su uno dei quattro lati, Castiel sul lato adiacente, mentre la donna esattamente di fronte a lui.
«Allora, signora, vorremmo sapere se ci sono state delle… mh, vibrazioni negative?» tentò prima Castiel, ignorando Dean al suo fianco che faceva strani gesti, come per fargli capire di chiudere la bocca, e gli colpì la caviglia con un piede, facendogli scappare un gemito di dolore.
«Ciò che il mio collega vuole dire, è… insomma, suo figlio aveva dei nemici?» chiese cauto Dean, guardando l’altro «qualcuno morto… che potrebbe volere una vendetta?» incalzò notando che la donna non rispondesse «o qualcuno in generale che lo volesse morto?»
«No, no!» esclamò piccata la donna «Francis era amico di tutti, certo, aveva qualche problema sul lavoro, ma niente di grave» spiegò «sapete il mio bambino era davvero bravo, aiutava tutti, ed era un vero gentleman con le donne!» esclamò, orgogliosa del figlio, purtroppo morto «e si impegnava sempre, quando andava a scuola prendeva sempre ottimi voti e partecipava a tutte le recite scolastiche, vi faccio vedere!» esclamò alzandosi. Raggiunse una mensola del salone poco distante da cui prese una foto, e tornò dai due, mostrandola loro. Raffigurava la vittima da bambino, che cantava con un microfono giocattolo «era sempre così buono con tutti…» spiegò con la voce rotta dalle lacrime imminenti, sedendosi nuovamente di fronte a Dean.
Castiel passò lo sguardo da lei all’amico con una velocità sorprendente, rendendosi conto che senza domande mirate non avrebbero concluso nulla quel giorno. C’era qualcosa che puzzava in quella casa, lo sentiva, ma era qualcosa che solo con i suoi ex-sensi angelici avrebbe individuato fin da subito. Appoggiò i gomiti sul tavolo, guardandola mentre si torturava le mani e continuava a parlare del figlio, mentre un curioso Dean fissava Castiel e cercava di capire cos’avrebbe fatto. La donna passava lo sguardo dall’uno all’altro senza riuscire a staccare gli occhi da loro, o almeno era questa l’impressione dell’ex-angelo.
«E’ possibile, che lei abbia sentito… qualcosa la notte della morte di suo figlio? Qualcosa di strano?»
Dean accanto a lui, lo guardava con un sorriso ampio sul volto, non aveva imparato ad usare il distintivo, ma almeno non si comportava più in modo strano durante gli interrogatori, in quel momento era così carino e serio, che Dean non riusciva a trattenersi dal sorridere.
Era la semplicità di Castiel, la sua innata goffaggine, il suo perenne imbarazzo e il suo tenere le mani strette a mo’ di preghiera, a farlo sorridere, o meglio, era semplicemente Castiel a farlo sorridere. 
«A dire la verità, sì» annuì lei, guardando il bruno negli occhi, restando anch’ella ipnotizzata da essi «ho sentito un tonfo, come qualcosa che cadeva, sono corsa a vedere cosa accadeva, ma la porta non si apriva» raccontò ancora, sotto gli occhi attenti di Castiel, che non perdevano un attimo i suoi «la maniglia era come infuocata, rovente, e dopo qualche istante c’è stato il gelo» disse, ancora scossa dai tremiti «poi la porta si è aperta, e quando son entrata il mio bambino era…» non finì la frase, perché un singhiozzo scappò dalle sue labbra. La tesi di Castiel era giusta, era uno spirito vendicativo, un poltergeist, bisognava adesso capire se nel passato del figlio della donna, vi fosse qualcuno morto in modo violento, che poteva volersi vendicare di quella famiglia. L’ex-angelo annuì, e appoggiò una mano su quella della donna, tranquillizzandola, o almeno era ciò che la sua parte umana ed emotiva suggeriva di fare in quel momento.
«Troveremo il colpevole, e lo…» tossì, interrompendosi guardando Dean in cerca d’aiuto, perché non sapeva più cosa dire, lo consegneremo alla giustizia? Lo uccideremo? Lo rispediremo all’inferno? Il cacciatore colse l’SOS dell’amico e intervenne lui:
«E non sarà più in grado di far del male a nessuno, non si preoccupi» disse, sorpreso di come Castiel, il suo – da quando era suo? – imbranato e imbarazzante amico avesse gestito la situazione senza andare nel panico o nominare cose strane.
«Grazie, agenti» disse lei sorridendo di riconoscenza ai due «posso fare io una domanda ad entrambi?» chiese, prima che i due si alzassero e congedassero da lei, ritornando al loro lavoro.
«Certo, dica» rispose per primo Castiel, interrompendo Dean, che era già sollevato a metà dalla sedia, e tornò immediatamente seduto attendendo come il compagno d’avventura la domanda che la donna voleva porre loro. Magari qualcosa sulle indagini o…
«Da quanto tempo state insieme? Mi ricordate me e il mio caro marito quando era ancora vivo» disse guardandoli con dolcezza.
I due cacciatori spalancarono gli occhi, guardandosi prima l’un l’altro arrossendo notevolmente, poi scostarono gli occhi per evitare di mostrare il proprio imbarazzo all’altro, e infine, Castiel fu tentato di dire qualcosa, ma…«Non stiamo insieme, signora, siamo… amici, buoni amici, ottimi amici, ma… solo amici» precisò Dean, senza rendersi conto di spezzare il cuore di Castiel, che per un solo attimo, un piccolissimo attimo, aveva sperato che il cacciatore dicesse qualcosa di diverso, che non negasse, non in quel modo, almeno. Forse si era solo illuso di aver visto quel qualcosa che non sapeva analizzare negli occhi di Dean, ma che sembrava dannatamente positivo, e probabilmente aveva sbagliato.
Si alzò anche lui, stringendo la mano alla donna, ringraziandola per il tempo perso con loro, chiedendole di chiamarli in caso di necessità, e prima che Dean potesse fare lo stesso, era già fuori, quasi all’auto. Non sapeva perché si sentisse così male, deluso, arrabbiato. Non poteva pretendere niente da Dean, ma sapere che non provasse le sue stesse sensazioni, lo spinse nel baratro della stanchezza fisica e mentale, e nella consapevolezza di ciò che sarebbe avvenuto solo quattro settimane dopo.
Morte.
Inferno.
Dolore.
Torture.
Demone.
Quell’immagine di sé lo fece rabbrividire, e deglutire allo stesso tempo, mentre si dirigeva all’auto con velocità, senza guardare la strada che attraversava quasi accecato dalla delusione e dal dolore, ma in quella sua corsa senza freni, venne bruscamente frenato da uno strattone del cacciatore – quando era arrivato? – che lo attirò contro il suo petto, stringendolo, mentre sentiva l’aria spostarsi velocemente e il mondo sotto i suoi piedi crollare. Un’auto era appena passata ad un palmo da lui, e Dean lo aveva appena salvato.
«Ma dico, sei impazzito, Castiel?!» chiese con la voce incrinata dal nervosismo, fissandolo con uno sguardo che in un primo momento terrorizzò l’ex-angelo, che tentò di dimenarsi dalla presa del cacciatore, il quale non accennava a lasciarlo «potevi essere investito da quell’auto! Che diavolo ti prede? Perché sei scappato in quel modo?!» inveì contro di lui, ancora, con il tono alto e lo sguardo ancora furibondo, lo scostò da sé per guardarlo negli occhi, senza lasciare la presa sul polso di Castiel, la quale era sempre più forte, era così forte da provocare al moro un dolore lancinante al polso, tanto forte da fargli digrignare i denti ed emettere un fievole gemito di dolore.
«M-mi fai male, D-Dean» riuscì ad articolare, con il fiato corto e il cuore che batteva troppo velocemente, un po’ per la paura e un po’ per la vicinanza a Dean, deglutì a vuoto, cercando di ritrovare un minimo di contegno e di sicurezza, ma sembrava mancare ogni volta che incontrava quello sguardo così arrabbiato e furioso del cacciatore, che stringeva talmente forte il polso da fermargli la circolazione «p-per favore, m-mi fai male» insisté sperando che capisse e lo lasciasse, perché in quel momento, nonostante gli fosse riconoscente per avergli salvato la vita, lo stava spaventando con quel comportamento, e quella… rabbia.
«Non farlo mai più» disse abbassando la voce, calmandosi impercettibilmente e liberandolo così dalla sua morsa dolorosa.
Senza ulteriori parole, il cacciatore ritornò all’auto e l’ex-angelo lo seguì in silenzio.
Una strana tensione si era instaurata tra loro, sarebbe stato realmente utile l’intervento di Sam nel ruolo di mediatore come sempre, purtroppo Sam non era con loro.
Castiel non riusciva ad ammettere al cacciatore che provasse qualcosa per lui, e che le sue affermazioni lo avessero ferito, mentre quest’ultimo non ammetteva di tenere un po’ troppo al nuovo membro della loro già complicata famiglia, e questa negazione forzata di ammissioni portava solo a risposte sospese, vuoti incolmabili, sofferenze e rabbia.
«Dean» tentò di chiamarlo, ma non ottenne niente, se non un grugnito infastidito, grazie al quale intuì di doversene stare zitto, e che dovessero passare un po’ di tempo separati, per sbollire la rabbia «lasciami fuori dalla biblioteca, farò qualche ricerca».
Dean al suo fianco si limitò ad annuire, e non appena giunse, dopo minuti infiniti e silenzi assordanti, alla biblioteca fermò l’auto, permettendo all’altro di scendere da essa.
Castiel fece il giro dell’auto, raggiungendo il finestrino di Dean, chinandosi verso di lui, emettendo un forte sospiro, quando gli occhi del cacciatore si unirono ai suoi, rapendoli come sempre, nonostante Dean fosse arrabbiato con lui, i suoi occhi erano sempre calamite per gli occhi dell’ex-angelo, che ad essi proprio non riusciva a resistere.
«Dean, grazie, comunque» gli disse guardandolo negli occhi «mi dispiace averti fatto arrabbiare».
E detto ciò voltò le spalle, entrando nella biblioteca con lo stomaco in subbuglio e il cervello totalmente spento. L’effetto di Dean su di lui era devastante come una bomba su una città.
Il cacciatore scosse la testa, restando incantato qualche istante nel vederlo camminare verso la biblioteca, fino a vederlo sparire dietro la porta di questa. Grugnì prima di rimettere in moto e tornare nel motel dove alloggiavano. Avrebbe davvero voluto che il fratello fosse lì con loro, avrebbe trovato sicuramente il modo di eliminare quell’assurda tensione creatasi. Si fermò nel bar accanto al motel e comprò delle birre, prima di rientrare nella stanza e chiudersi lì in assoluta meditazione: perché lui doveva chiarire cosa stesse accadendo a se stesso in quel momento. Dean Winchester non capiva cosa fosse successo.
Prima si era incantato a guardarlo mentre usciva dal bar, poi aveva sorriso fiero di lui durante l’interrogatorio, ed infine si era infuriato con lui, perché aveva temuto di perderlo, quando aveva visto che egli non guardasse dove mettesse i piedi, e quell’auto quasi prenderlo in pieno. Cosa aveva fatto? Perché Castiel aveva reagito in quel modo? Perché era corso via, senza dire nulla, senza rivolgergli la parola, e senza guardare dove andasse?
Dean era confuso, in quel momento. E perché aveva gli occhi, quegli occhi, maledettamente blu di Castiel in mente? Pieni di ansia e… paura? Perché Cas aveva paura di lui? Forse non avrebbe dovuto inveire in quel modo contro di lui? Sì, questo era ovvio.
Era stata una reazione esageratamente spropositata e insensata.
La prima birra era andata. La bottiglia di vetro giaceva sul pavimento della stanza, mentre lui continuava a pensare, pensare e pensare, e a bere, non capendo come mai il fulcro dei suoi pensieri fosse proprio Castiel. Che aveva di particolare per attirare la sua attenzione? Era maledettamente bello, certo, aveva degli occhi blu da togliere il fiato, ovvio, e i capelli sembravano fatti di piume tant’erano morbidi – e no, non li aveva toccati, forse giusto una o due volte, quando lo abbracciava – ma no, non lo riteneva affatto affascinante, non poteva. Castiel era un uomo, esattamente come lui, niente forme gentili e seni abbondanti, niente curve morbide e affascinanti gambe lunghe, niente di ciò che gli era sempre piaciuto, giusto?
No, Castiel era un uomo, il fisico asciutto, il petto piatto e niente curve. Assolutamente nessuna curva, e poi le sue gambe erano da uomo, certo, un bellissimo uomo, ma pur sempre un uomo. Ho già detto che è un uomo? Uomo, Castiel è un uomo, come me.
Finì tre altre birre in meno di quindici minuti, stendendosi sul letto, continuando a rimuginare su quanto stesse accadendo dentro di lui. Non poteva essere attratto fisicamente da Castiel, non era una cosa… naturale, tuttavia il profumo della pelle di Castiel era buono – e no, non lo aveva annusato, era capitato accidentalmente che si fossero ritrovati nello spazio personale l’uno dell’altro, durante la notte perché Sam russava, scalciava nel letto che condividevano, perché nessuno poteva permettersi un’altra stanza, e finivano per dividersela in tre, perché i motel scadenti in cui prendevano le stanze, non avevano mai un terzo letto, anche quando chiedevano una stanza con tre letti. I due fratelli, quindi, finivano per occupare lo stesso letto, ma Dean non resisteva tanto accanto al minore, e si ritrovava nel letto di Castiel, dove inevitabilmente e accidentalmente riusciva ad annusare il suo inebriante profumo – e adorava affondare le mani nei suoi morbidi e piumosi capelli, perdersi nei suoi occhi blu e abbracciarlo per proteggerlo da ciò che affrontavano giorno dopo giorno.
Dopo la sesta birra, una girovagata per la camera, questi pensieri assurdi, ed essersi accasciato lungo la parete di fronte al proprio letto, una sola cosa era chiara nella sua mente: ho bisogno di sesso, del sano sesso.
Quando Castiel tornò dalla biblioteca, Dean era in un angolo della stanza, seduto per terra, dopo aver scolato una decina di birre una dietro l’altra. Non era ubriaco, era abituato a bere molto di più, ma non era nemmeno lucido, non tanto da rendersi conto di essersi alzato da terra, non appena Castiel era entrato nel suo campo visivo, ed averlo raggiunto, guardandolo intensamente negli occhi, divorandolo con essi, mentre all’altro mancava il fiato. Gli appoggiò una mano sul petto, e avvicinò il volto al suo, respirando contro di esso, inalando il suo buonissimo profumo.
Dio, che profumo invitante… - pensò il cacciatore, appropriandosi dello spazio personale dell’ex-angelo.
«Ciao Dean» disse solamente, ostentando una sicurezza che non aveva affatto in quel momento, facendo un passo indietro, cercando di recuperare un minimo di spazio personale, quanto meno per respirare «c-cosa c’-c’è?» chiese in un balbettio sommesso, vedendo il viso dell’altro fare di nuovo capolino nel suo campo visivo. Era troppo vicino, sentiva il fiato del cacciatore sulle proprie labbra, tanto vicino da identificare con precisione l’odore pungente dell’alcol ingerito da lui. Poteva vedere il viso di Dean vicinissimo, più vicino di quanto non fosse mai stato; le lentiggini erano così vicine, tanto che se avesse voluto, Castiel le avrebbe contate tutte, i loro nasi si sfioravano, e la fronte dell’altro era quasi sulla sua. Il suo cuore era fermo, così come il suo respiro, Dean aveva annullato ogni cosa circostante, sembrava non esistere nulla oltre a loro due; ma Castiel fu preso dal terrore e si ritrovò ad indietreggiare verso il muro, sperando di sfuggirgli perché… non lo sapeva nemmeno lui. Sperava solo che il cacciatore non facesse niente di cui si sarebbe pentito da lucido, perché Castiel era consapevole che qualunque cosa fosse successa, sarebbe successa solo per via delle bottiglie di birra vuote lasciate sul pavimento.
«Non so cosa tu mi abbia mai fatto» biascicò, avanzando ancora verso di lui, spingendolo ad indietreggiare ancora verso il muro, fino a farlo trovare con le spalle ad esso. Dean avrebbe voluto sbatterlo contro quel muro e prenderlo in quell’istante preciso.
«N-Niente, s-sono innocente!» esclamò alzando le mani per difendersi, quando si ritrovò con Dean davanti, le sue braccia tese ai lati della testa, le dita intrecciate alle sue pressate contro il muro, e il suo viso di nuovo ad un palmo dal suo, naso contro naso, respiri intrecciati e le labbra troppo vicine, troppo a distanza bacio, troppo nel proprio spazio personale.
Castiel deglutiva a vuoto, annusando il profumo di Dean, che sebbene fosse impregnato d’alcol, era comunque buono e inebriante.
Improvvisamente tutto si fermò. Il cacciatore, persa ogni inibizione a causa dell’alcol aveva avvicinato fin troppo i loro corpi pressandoli tra loro, stretto le dita attorno a quelle ancora contro il muro dell’angelo, ed appoggiato le labbra contro quelle di Castiel, che rimase impassibile per i primi istanti, cercando di capire e razionalizzare quali fossero le sensazioni umane che provava in quel momento, ma quando sentì i denti di Dean premere sul suo labbro inferiore, si rese conto che fosse tutto irrazionale in quel momento, che non avrebbe trovato una risposta razionale, e allora si lasciò andare, schiudendo le labbra e permettendogli l’accesso. Dean si intrufolò nella bocca di Castiel, e il bacio, da che era solo uno sfioramento di labbra, divenne urgente, passionale, travolgente, il cacciatore si spingeva verso l’ex-angelo, che man mano perdeva anch’egli ogni inibizione, e, lasciate le mani di Dean, allacciava le braccia attorno al collo dell’altro, che lo afferrava per i fianchi e lo spingeva maggiormente contro il muro, continuando a baciarlo, approfondendo man mano quel contatto, che passo dopo passo diveniva sempre più intenso e coinvolgente, fino a che, tra un bacio e un sospiro, un bacio e un gemito, Castiel, senza accorgersene, si ritrovò steso sul letto con il corpo di Dean a sovrastare il suo. Sentiva qualcosa di duro premere contro la coscia, e fu invaso dal panico.
Cosa diavolo succedeva? Cos’era quella cosa che sentiva? E perché sentiva una strana sensazione nei pantaloni?
Mentre aveva le labbra del cacciatore contro il collo, e quella presenza opprimente contro la gamba, iniziò a tremare come una foglia, non riuscendo più nemmeno a ricambiare i baci infuocati che di tanto in tanto Dean gli dava sulle labbra.
«D-Dean» lo chiamò, appoggiando le mani contro le sue spalle, nell’intento di separarsi da lui «Dean, ti prego, Dean!»
«E’ solo sesso, Cas, lasciati andare» mormorò, lasciandogli un succhiotto violaceo sul collo, strappandogli un gemito, ma quelle parole, ferirono nel profondo l’ex-angelo.
Certo, non conosceva la differenza tra l’atto sessuale compiuto per amore e quello solo per necessità fisica, ma quello che Dean voleva era solo… la parte fisica, non quella che coinvolgeva anche i sentimenti, a Castiel bastava che fosse Dean, ma non in quel modo, non così… velocemente, e poi Dean era leggermente ubriaco, e lui terrorizzato.
«Dean, io… non ho mai fatto nulla del genere» confessò, sperando che il cacciatore capisse che fosse piombato nel panico più totale.
Bastarono quelle parole, a far rinsavire Dean, che come punto da un insetto, si tirò su da lui, liberandolo dalla sua presenza, facendogli tirare un sospiro di sollievo. Il cacciatore lo fissava dall’alto stranito, recuperando d’un tratto la lucidità, come investito da una cascata d’acqua gelida. Non era possibile, Castiel aveva pressoché la sua età, come faceva ad essere ancora vergine?
«Sei vergine, quindi? Cioè… mai fatto? Né con donne, né con uomini?» chiese ricevendo come risposta un assenso muto «oh, allora ci andremo piano» mormorò riabbassandosi su di lui, baciandolo con una strana ed innaturale dolcezza, che provocò nell’ex-angelo un sorriso del tutto spontaneo e rilassato «innocente e puro, ecco cosa mi attrae di te».
Quello era il momento giusto, doveva chiederglielo, togliersi il dubbio, e magari mettersi l’anima in pace, avrebbe accettato in modo migliore il suo destino, in quel modo. E poi era sicuro che lo dimenticasse nel giro di una notte, a causa dell’alcol che aveva ingerito.
«Tu cosa provi per me, Dean?»
Il maggiore dei Winchester rimase con gli occhi spalancati e la bocca aperta per diversi istanti, il fiato mancava nei suoi polmoni, e niente era in ordine nella sua mente.
Era una domanda a trabocchetto? Era una di quelle domande, la cui risposta, qualsiasi fosse stata avrebbe infastidito l’altro? Lo guardò smarrito, senza sapere cosa rispondere, perché, in effetti, non sapeva davvero cosa rispondere. Non aveva idea di cosa provasse per Castiel. Affetto? Amore? Simpatia? Attrazione fisica? Non lo sapeva, sapeva solo di aver voglia di baciarlo, e spogliarlo, fino ad unirsi a lui, con tutto il corpo. Poteva andare come risposta, no? Dall’erezione che spuntava dai jeans del bruno, non poteva dire che fosse indifferente, o che Castiel non volesse ciò che Dean stesso voleva.
In fondo, volevano entrambi la stessa cosa: del sano sesso.
«Ho voglia di baciarti, adesso, e toglierti questi vestiti ingombranti. Ti insegnerò io a dare e ricevere piacere» sussurrò abbassandosi sul suo viso, lasciandogli un casto bacio all’angolo della bocca, prima di impossessarsi di nuovo delle sue labbra in un bacio famelico e passionale che coinvolse entrambi, che li fece gemere l’uno nella bocca dell’altro.
Con una lentezza disarmante, rispetto al bacio che si stavano scambiando, Dean gli tolse prima il trench, facendolo scivolare lungo le sue spalle, e con la stessa lentezza, tolse ogni bottone dalla rispettiva asola della sua camicia, scoprendo il petto piatto dell’altro, restandone totalmente ammaliato. Si chinò piano su di lui, lasciandogli una scia di baci infuocati su di esso, udendo dei gemiti bassi, rochi e confusi dalla bocca di Castiel, il quale, rimanendo immobile, permise al cacciatore di baciare la sua pelle, e di lasciargli di tanto in tanto segni del suo passaggio. Gli occhi dell’ex-angelo erano socchiusi, ma poteva benissimo osservare ogni gesto compiuto dal ragazzo sopra di sé, Castiel non riusciva a trattenersi, sebbene sapesse che fosse sbagliato, perché, dannazione, Dean era brillo, non totalmente lucido, e… no, non poteva fermarlo, i suoi tocchi e i suoi baci erano come fuoco rovente sulla sua pelle.
Dean non riusciva a staccarsi da lui, tanto quanto l’ex-angelo non aveva il coraggio di fermarlo e dirgli di dormire, perché era evidentemente stanco.
«D-Dean» sussurrò con la voce roca e spezzata dai gemiti di piacere che fuoriuscivano da essa «ho-ho qualcosa nei pantaloni, di molto… doloroso» concluse, guardandolo con le gote rosse e il respiro affannato. Il Winchester non si perse d’animo, e con un unico gesto abbassò sia i pantaloni che i boxer di Castiel scoprendo l’evidente erezione che aveva.
«D’accordo, verginello… cosa vorresti che facessi?»
«I-Io non lo so, qualsiasi cosa, Dean!»
Il cacciatore si alzò in piedi, di fronte a Castiel, che lo guardava con lo sguardo perso, confuso, e iniziò a spogliarsi, privandosi di ogni vestito, regalando all’ex-angelo una visione totale del suo corpo. Il bruno restò di stucco, e lo fissò intontito, Dean non poteva essere umano, sembrava una statua, una di quelle che gli antichi greci avevano edificato per venerare i loro dei. E’ così bello… come può volere me, ora? Potrebbe avere chiunque là fuori. E’ perfetto, è bellissimo. – si stupì dei suoi stessi pensieri, perché non poteva pensarlo davvero. Si ritrovò a spegnere il cervello, quando Dean si pose nuovamente sopra di lui, facendo congiungere i loro petti e riprese a baciarlo con foga e insistenza, muovendo il bacino contro il suo, lasciando le loro erezioni libere di toccarsi e sfiorarsi.
Entrambi con il cervello spento, privi di inibizioni e vestiti, passarono probabilmente la notte più bella della loro vita.

 
To be continued...

 
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Note Autrice: 
E' passata quasi una settimana e io sono davvero mortificata, ma rileggere mi costa fatica, e non ho mai tempo. Tutto mi ha travolto in poco tempo. E già ora sto per scappare, perchè ho una festa - non mia - dove scatterò tante foto a dei bimbi che spero non mi facciano sclerare. Btw, oggi è anche il mio compleanno, siete in tempo per mandarmi per posta un Castiel tutto mio, non mi offenderò, certo se mi mandate un Dean nemmeno mi offendo.
Anyway, penso che questo sia uno dei miei capitoli preferiti, Dean si lascia andare, e Cas... beh Cas è già innamorato di lui. Potete qui notare Dean Winchester vs la sua incrollabile coerenza, e un Castiel totalmente sopraffatto. They're in looove. 
La vecchietta che li shippa è il meglio. 
Nel prossimo capitolo tornerà Sammy e... eheh. Non sorprendetevi se le cose vanno "veloci" tra Dean e Cas, Cas ha solo due mesi, ed è appena scaduto il primo mese, lol, quindi dovevano darsi una mossa, i nostri adorati Destiel. E poi Dean... non sa trattenersi, lo sappiamo eheh. 
Uh, ritorno a ringraziarvi, come sempre, perchè è necessario, e sì, come sempre se notate errori, fatemelo sapere in una recensione, o un messaggio, o qualsiasi altra cosa, tell me! Spero vi sia piaciuto come è piaciuto a me. And nothing. Domani uscirà l'ultima puntata di Supernatural e... come vivrò altri mesi senza sclerare su di loro? Help me, nell'indecisione farò una mega maratona di Supernatural. 
Anyway, ora vi saluto, e che Cas ci aiuti a superare il dolore della fine della nona stagione. 


P.s Castiel e Dean sono OOC, anche se ho cercato di renderli IC, e in alcuni punti toccheranno picchi di incoerenza voluti. 
Pp.s se pensate che usi un carattere troppo piccolo, ditemelo, che lo ingrandirò. Insomma, io ho sempre taanto zoom nella pagina internet perchè sono mezza cieca, quindi non mi accorgo di quanto sia piccolo effettivamente. So, tell me!
Ppp.s Non è meraviglioso il mio nuovo avatar? Aw. 
   
 
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