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Autore: _Wild_Heart    19/05/2014    1 recensioni
"Eppure Louis passeggiando lungo il canale sta così bene; l'aria è frizzante al punto giusto e gli scompiglia i capelli. La città è esattamente come se l'era immaginata, una scena da film. Poi ci sono persone attorno a lui che vanno in giro in bicicletta e parlano in una lingua incomprensibile. Ci rimarrebbe tutta la vita, Louis, ad Amsterdam."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Can you see the stars over Amsterdam?
 
Louis cammina lentamente accanto al canale e calcia quelli che all'apparenza sembrano dei sassolini, ma che in realtà sono dei semplici semi di olmo. Le mani in tasca, i pantaloni arrotolati sulle caviglie, la t-shirt a righe e le bretelle nere. L'aria è piuttosto fresca, troppo per essere un tardo pomeriggio olandese, ma pur essendo lì da un solo giorno, Louis lo sa: il tempo ad Amsterdam è imprevedibile, almeno quanto lo è a Londra. Il Leidseplein Hotel è proprio dietro l'angolo e Louis sta attento a voltarsi indietro almeno ogni cinque minuti per controllare di non essersi perso. Amsterdam è una città così bella eppure così dispersiva; lo spaventa a volte. Ha sentito dire che il quartiere a luci rosse sia assolutamente da visitare, ma a lui non interessa niente di tutto ciò; vuole soltanto godersi quei tre semplici giorni di vacanza e aspettare di vederla. Non è andato lì solo per lei, lo ha spiegato a Liam dieci mila volte; insomma, è vero che principalmente è andato lì per lei, ma non è stato quello l'unico motivo. È che Liam voleva visitare quella città da anni e Louis anche; poi il fatto che casualmente la ragazza che Louis cerca da mesi abiti proprio lì è una coincidenza. In ogni caso ha preso due piccioni con una fava, bhè non ancora. Poi il fatto che il Leidseplein Hotel si trovi proprio a due passi da quello in cui alloggia lei - di cui al momento a Louis sfugge il nome - è un'altra coincidenza. Pura e semplice.
Louis è solo uno dei tanti ultraventenni che si ritrovano a visitare quella città per una vacanza; gli piace, sì, ma il fatto che non l'abbia ancora visitata tutta lo fa andare su di giri. Liam ha preso un'altra strada, voleva visitare una cattedrale che Louis non ha mai neanche sentito nominare; è troppo interessato a cose noiose, Liam.
Eppure Louis passeggiando lungo il canale sta così bene; l'aria è frizzante al punto giusto e gli scompiglia i capelli. La città è esattamente come se l'era immaginata, una scena da film. Poi ci sono persone attorno a lui che vanno in giro in bicicletta e parlano in una lingua incomprensibile. Ci rimarrebbe tutta la vita, Louis, ad Amsterdam. Guardando l'imbrunire pensa a cosa ha appena lasciato a Londra, ma sa che fra qualche giorno ci tornerà: i suoi amici gli mancano - per quanto insopportabili siano. Il suo cellulare squilla e all'inizio Louis pensa di lasciarlo suonare, ma poi riconosce che potrebbe essere un'emergenza, quindi con riluttanza lo sfila dalla tasca e fa scorrere il dito sullo schermo, dove campeggia una foto di Liam.
«Che c'è?» chiede con poca gentilezza ed accarezzandosi la barba leggermente incolta.
Liam dall'altro capo del telefono sbuffa e «dove sei?» domanda.
Louis ridacchia; gli fa piacere quando Liam si preoccupa per lui, ma non glielo dice mai perché per lui le esternazioni di affetto sono un tabù; eppure tante volte vorrebbe solo dire ai suoi amici o a sua madre che vuole loro bene.
«In giro, non credo che cenerò in albergo» 
«Bhè, se è per questo neanche io - risponde Liam stizzito - ci vediamo stasera»
Senza aspettare che Louis lo saluti, Liam chiude la chiamata e torna a camminare per la città che lo affascina come se fosse il Paradiso Terrestre. Anche se il Sole sta calando velocemente, Louis vuole restare a passeggiare ancora un po'; gli piace il canale, gli piacciono gli olmi e gli piace la strada che sta percorrendo. Gli piacciono gli olandesi e l'aria olandese. Gli piace tutto, ecco. La prima stella appare nel cielo e Louis rimane incantato a guardarla per qualche secondo, poi si desta perché qualcuno l'ha chiamato. Si volta confuso e stordito. Candice è davanti a lui, bella come sempre. Un vestito nero a fiori, delle calze e delle ballerine. Una biciletta sotto braccio e un cappellino. Louis la guarda per un po' con la bocca aperta; se la ragazza che gli sta davanti potesse leggere i suoi pensieri ne rimarrebbe sorpresa. Ma Louis la fissa lo stesso perché non la vede da talmente tanto tempo che ora avercela davanti lo fa sentire... strano.
«Louis, che ci fai qui?» domanda Candice avvicinandosi.
Appoggia la bicicletta al tronco di un olmo e toglie il cappellino scoprendo la treccia olandese vermiglia. Louis sorride e si stringe nelle spalle. Vorrebbe dirle che è lì per lei, perché non la vede da quattro mesi, perché gli manca e perché ha pensato a lei per tutto quel tempo; ma non dice niente e si stringe nelle spalle. Candice si trova a ripensare che sembri molto più giovane della sua età, vestito in quel modo, ma che i tratti del suo viso dicono il contrario: la barba lo invecchia almeno di un paio d'anni. È un uomo ora. Candice scuote la testa sorridendo.
«È passato un sacco di tempo» dice ripensando ai vecchi giorni passati a Londra. Le manca terribilmente Londra, ma non lascerebbe Amsterdam per niente al mondo; ormai la sua vita è lì, la sua "casa" è lì, il suo editore è lì. Non sente sua madre da qualche giorno e le piacerebbe avere sue notizie, ma sa che sarebbe scortese chiederle a Louis soprattutto perché avrebbe tranquillamente potuto chiamarla lei anziché andarsene a zonzo in bicicletta in giro per la città.
«Già» risponde Louis sovrappensiero. D'un tratto tutto ciò che aveva progettato di dire sparisce dalla sua mente, si trova impreparato. Decide di affidarsi all'istinto, che è la cosa che gli è sempre venuta meglio. Si siede su una panchina e fa segno a Candice di sedersi accanto a lui.
«Come vanno le cose?» Candice sorride e si stringe nelle spalle, forse il vestito a maniche corte non è stata la sua scelta migliore, ma come poteva sapere che le temperature avrebbe avuto un picco così alto dopo le cinque del pomeriggio. Poi quello è il suo vestito preferito, quindi lo avrebbe messo in ogni caso.
«Piuttosto bene! - esclama socchiudendo gli occhi e guardando il riflesso del cielo inscurito sull'acqua piatta come una tavola del canale - ho pubblicato un libro di poesie» conclude, fiera di se stessa e della sua carriera. Insomma, non è una cosa comune che una ragazza di vent'anni abbia già pubblicato un libro di poesie. È quello ciò che ha sempre voluto fare Candice; ama la poesia da quando è un'adolescente e il fatto di averne pubblicate alcune delle sue le fa vivere un sogno. Louis sorride malinconicamente, vorrebbe anche lui vedere realizzato un suo sogno. In realtà Louis non ha sogni o ambizioni particolari. L'università ha deciso di lasciarla al primo anno; il lavoro nella scuola guida di suo zio va a gonfie vele, non è il massimo ma può andare. Louis appoggia un braccio sullo schienale della panchina e sfiora involontariamente la schiena di Candice.
«Dimmi di te» dice lei entusiasta voltandosi verso di lui e guardandolo con gli occhi verdi splendenti.
«A Londra è sempre la stessa palla, soprattutto da quando te ne sei andata»
Louis si lascia sfuggire quelle parole e si rende conto di averle dette quando ormai è troppo tardi. Le guance di Candice si sono colorate di un'accesa tonalità di rosso, ma con la poca luce Louis non la nota più di molto. E Candice si ritiene fortunata per tutto ciò. In effetti Louis le è mancato molto in quei quattro mesi, più di quanto avrebbe immaginato quando ha lasciato Londra. E nonostante sia uscita con qualche ragazzo in quel lasso di tempo, non è mai riuscita ad innamorarsi. Candice si sente in colpa per quello che Louis ha detto: la vita è noiosa da quando lei è andata via. Sorride e guarda il ragazzo che le sta accanto. Lo trova semplicemente bellissimo.
«Se è un tentativo per dirmi che ti sono mancata, apprezzo lo sforzo!» esclama Candice divertita. Louis scoppia a ridere e butta la testa all'indietro. Ora la sua mano accarezza ritmicamente un braccio di Candice, ma a lei non da fastidio, anzi si rilassa a quel tocco leggero. Gli manca il modo in cui Louis l'ha sempre fatta sentire e in un momento le torna in mente l'unico momento intimo mai avuto fra loro, quando si sono ritrovati a darsi un bacio durante il gioco della bottiglia, parecchi anni prima.
«Ti va se facciamo un giro?» domanda Louis speranzoso. Candice annuisce e si alza dalla panchina, lascia la bicicletta addossata all'albero e si avvia sul marciapiede lungo il canale che sembra ricoperto di petali di rosa, piuttosto che di semi di olmo. Camminano fianco a fianco e Louis deve chinare leggermente la testa per guardare Candice, visto che lei è notevolmente più bassa di lui. A Louis piace che Candice sia così; gli piace veramente tutto di lei, anche se ha qualche difetto.
Passeggiano per parecchio tempo e improvvisamente a Louis non interessa più niente di controllare se l'albergo è ancora alle sue spalle. Arrivano a quello che gli olandesi chiamano l'Amsterdamse Bos, l'unico bosco nella città di Amsterdam. All'entrata del parco c'è un murales che rappresenta tutti gli sport paraolimpici e a Louis piace particolarmente. Candice si inoltra verso il centro del parco naturale; ci va sì e no tre volte a settimana e conosce quel prato come se fosse casa sua. Si siede sotto un olmo, ormai il cielo è blu notte e pieno di stelle. Se c'è un'altra cosa che ha sempre affascinato Candice, quella è l'astronomia; conosce tutte le costellazioni, tutte le stelle e tutti i pianeti. Louis la raggiunge e si siede affianco a lei; il terreno è fresco e l'aria odora di erba appena tagliata. L'odore di primavera è rilassante a quell'ora della sera. Louis inspira profondamente e chiude gli occhi, ma li riapre immediatamente quando sente un peso sulle cosce: Candice si è appena sdraiata sulle sue gambe ed osserva il cielo con aria sognante. Anche Louis alza lo sguardo e si ritrova incantato davanti a quello spettacolo. Al centro di Londra le stelle si vedono pochissimo a causa delle troppe luci della città; non hai mai visto così tante stelle in una notte, e si ritrova a domandarsi che nome abbiano tutte quelle.
Candice, quasi come se gli avesse letto nel pensiero, alza un dito verso il cielo e indica un punto indistinto.
«Quella è la Cintura di Orione» dice indicando tre stelle allineate. Louis non le distingue, ma annuisce ugualmente e guarda il cielo.
«È bello qui!» esclama Louis allargando le braccia, riferendosi sia al cielo che al parco. E a lei ovviamente, ma Candice non lo capisce. Non capisce che Louis è andato fino a lì per lei; non capisce quanto gli sia mancata in tutto quel tempo.
Candice osserva ancora il cielo; la luna le illumina gli occhi verdi e li fa scintillare come due smeraldi. Louis si incanta di nuovo a guardarla, come se dovesse compensare in quel momento i quattro mesi passati senza di lei. Non sa se guardare il cielo o Candice, perché sa quanto lei odi sentirsi osservata e non vuole affatto metterla a disagio. Perciò guarda le stelle e la mano di Candice che si è appena tesa di nuovo verso il cielo.
«Quella è la Stella Polare, si vede solo nell'emisfero a Nord dell'Equatore»
Louis si chiede come faccia a sapere tutte quelle cose di astronomia. Non che gli dispiaccia, anzi lo affascina che Candice sia così intelligente. Ma non gliene frega niente della Stella Polare, vuole solo sapere come sta Candice, come ha passato quei quattro mesi, se ha dei nuovi amici, un ragazzo; se le è mancato. Glielo chiederà prima o poi, probabilmente quando Candice finirà di parlare; visto che continua a spostare l'indice indicando tutti punti del cielo.
«Quella è Sirio, la più luminosa e, secondo me, la più bella»
Louis la guarda e sorride.
«Quella invece è Venere. Non è proprio una stella, ma è la prima che compare la sera, dopo il tramonto»
Entrambi tacciono per un momento; si tratta di secondi, infatti Candice quasi non si accorge assolutamente di nulla.
«Mi sono innamorato di te, Candice» le dice d'un tratto Louis.
Candice si immobilizza e il suo corpo sembra diventare di ghiaccio; non capisce se quello che ha appena sentito è stato reale oppure solo un frutto della sua immaginazione. Ma poi alza gli occhi per incontrare quelli di Louis e si accorge che lui la sta fissando. Allora capisce che ciò che ha appena sentito non può che essere vero. Si sente così confusa e piccola che vorrebbe soltanto fuggire. Non sa cosa dire, soprattutto perché non sa nemmeno lei se ama o meno Louis. Le è mancato, è vero, ma può definirsi amore quello? Candice sospira e ci mette meno di un secondo a capirlo. Dopo anni che conosce Louis, in quel momento sente un nodo formarglisi all'altezza dello stomaco. Non si è mai sentita in quel modo in presenza di un ragazzo.
Louis continua a guardarla; l'ha detto. Le ha detto che la ama, ma nonostante l'abbia fatto in un momento di poca lucidità mentre Candice sembrava più bella e perfetta di quanto fosse mai stata, non si pente minimamente di averlo fatto. È felice di averla lì con lui, di poter sentire i loro corpi toccarsi, di sentirla più vicina di quanto lo fosse quando vivevano entrambi a Londra. Louis non capisce cosa stia succedendo, ma Candice continua a guardarsi intorno spaesata così comincia a pensare che voglia evitare il suo sguardo e capisce di aver sbagliato tutto.
Ma Candice non vuole evitarlo. Alza di nuovo lo sguardo e lo incatena a quello di Louis; gli appoggia delicatamente una mano fredda dietro la nuca - Louis rabbrividisce per quel contatto - e lo avvicina al suo viso, appoggiando le labbra del ragazzo alle sue. Quelle di Louis sanno di caffè e fumo, quelle di Candice di burro-cacao alla ciliegia. Rimangono vicini per qualche minuto, poi Louis sorride sulle sue labbra. È felice come lo è stato poche volte in vita sua e, sebbene non sopporti le esternazioni di affetto in pubblico, rimarrebbe così vicino a Candice per molto tempo ancora. La guarda negli occhi e non può non pensare di nuovo che sia innamorato di lei.
«Se è un tentativo per dirmi che sei innamorata di me, apprezzo lo sforzo!»
Candice lo guarda negli occhi e si mette a pensare. Come mai non si è accorta di quanto tenesse a lui, in quei quattro mesi? Probabilmente se Louis non fosse andato ad Amsterdam, Candice non avrebbe mai capito che tutto ciò che le serviva le era stato accanto per un sacco di tempo.
Sono innamorata di te, Louis, pensa, lo sono.
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Saaaaaalve a tutti!!! Ecco un'altra one-shot, siete liberi di dirmi che ho scassato le balle con queste benedettissime one-shot, ma quando mi viene l'ispirazione non riesco a fare altro! Volevo precisare che l'ho scritta ascoltando in loop "All of the stars" di Ed Sheeran, una delle colonne sonore del film "The fault in our stars" (ecco perché è ambientata ad Amsterdam e riprende mooolto il libro). Non odiatemi per questa cosa, spero che vi piaccia e che vi facciate sentire presto!
Buon vita :)
  
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