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Autore: HeartSoul97    19/05/2014    1 recensioni
Solo pensieri, il tetto di un edificio, una giornata grigia in cui il sole si nasconde tra le nuvole.
E poi il vento, che cerca di spazzarti via.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vento


Il vento spazza il tetto dell’edificio. Il sole si nasconde dietro le nuvole di questa grigia giornata di novembre. Neanche lui vuole assistere all’atto finale.
 
Perché sono finita qui, me lo sto ancora chiedendo. Sono finita qui e non so come ci sono arrivata, come Alice arrivò nel Paese delle Meraviglie attraverso la tana del coniglio. Ma lei non lo sapeva, lei ci è caduta in quella tana, e io capisco adesso che nella tana mi ci sono buttata.
 
Alzo la testa e il vento mi scompiglia i capelli, ricacciandoli indietro, sembra dirmi fermati, ma dove vai, chi te lo fa fare. Be’, caro vento, è così che deve finire. Lo sapevo già.
 
A volte mi chiedo come sarebbe se io morissi. Sì, se tutto finisse. Il brivido di sapere che ci sei, il fremito dell’ultimo respiro, come ali di farfalla, e poi quello che c’è dopo, che sia il paradiso, l’inferno o quello che c’è dall’altra parte.
Io immagino una grande sala d’attesa, come quelle degli aeroporti, dove ti siedi e aspetti. Aspetti cosa? Quello che succederà. Qualsiasi cosa sia.
E sulla terra, cosa succederebbe nel frattempo? Immagino il dispiacere dei miei genitori. Il sorriso beffardo di chi pensava che lo avrei fatto ed è successo esattamente così. Chissà, magari ci sarà anche qualcuno che piangerà per me.
 
Mi avvicino lentamente al bordo, circondato da un basso muretto. Appoggio i palmi lì, lottando contro il vento, e guardo giù. Vedo solo la strada, a piani e piani di distanza, le macchine che scorrono, veloci e indifferenti, qualche ignaro passante, troppo piccolo per la mia vista.
Trattengo un conato. Sono in alto, la mia sciocca paura delle altezze non ce la fa, segue il vento e mi tira indietro.
 
E Chris? Come reagirebbe, vedendomi qui? Sarebbe sorpreso? Arrabbiato? Deluso? Me lo immagino mentre si chiede perché, vicino ad una pietra scura con il mio nome.
Ma sono sicura che sia  meglio così. Smetterò di dare fastidio. Quando sarà finita, andrà tutto bene. Come l’ultima candela, che spegnendosi permette al sonno di entrare.
 
Mi isso sul muretto. Posso vedere tutta la città, da qui. Ho paura, mi tremano le gambe, ma penso che vada bene. Per una volta, so cosa devo fare. Devo solo saltare. Non c’è niente a impedirmelo. Un muro d’aria che si piega al mio tocco, non è un grande ostacolo.
 
Il vento mi tira i vestiti, fa volare la mia sciarpa verde lontano, la vedo descrivere volute nell’aria, nell’inutile tentativo di farmi tornare indietro. Ma ormai è tardi.
 
E allora perché, perché solo adesso mi sento così disperatamente attaccata alla vita, la gazzella che lotta tra le spire del serpente, la farfalla nella tela del ragno, così eroica e condannata? Non posso scappare, ma la mia anima vuole lottare, vuole seguire il vento, guardare il sole negli occhi la mattina, sentire il profumo delle margherite a primavera, seguire il tracciato delle mani affusolate di Chris, guardare il suo sorriso e ubriacarsi di esso fino alla fine.  
 
La mia anima freme di paura e  di una sorta di sofferta rassegnazione mentre faccio un minuscolo passetto avanti stringendo i pugni, respirando forte, ma il vento cancella gli odori, mi entra dentro, vuole costringermi a scendere da quel muretto, ma non nel modo che avevo previsto io.
 
Eppure ancora indugio. Dai, cosa ti frena? Non c’è niente davanti a te. L’altezza? Ma quella passerà, basta scendere. Salta, finirà tutto. Salta. Se preferisci, puoi anche chiudere gli occhi. Non puoi tornare indietro, però. Non puoi cambiare idea. Ormai hai scelto, e allora perché non salti? Perché fissi il vuoto con gli occhi colmi di paura e il cuore pieno di lacrime?
 
Sentilo, il poveretto, che pompa sangue disperatamente, vuole consumare i battiti di una vita intera prima che finisca in anticipo. Arriva in gola e lo senti, lo sai che sei viva e quella è la vita, la stupida, irrazionale, dolce vita, il primo, doloroso respiro, il pianto di un bambino, un uovo che si schiude su un albero. La vita che scorre nelle vene, esplode nel cuore, traboccante di energia, capricciosa e infuriata, che si aggrappa con tutte le sue forze per rimanere lì, sputando sangue e lacrime, non ti permette di abbandonarla.
Mi dispiace, amica vita. Ma non puoi farmi cambiare idea, non te lo permetto. Addio.  
Lacrime calde mi solcano le guance, ma io non sono triste. Io sono felice, ho finalmente trovato la mia via, e che importa se conduce su un marciapiede?
Ma stai piangendo. Il lamento della tua anima non puoi ignorarlo, è forte, grondante di vita e furiosa rassegnazione.
 
Salta, dai. È ora che si chiuda il sipario. È l’atto finale, giusto?
 
Un paio di braccia forti mi afferrano e mi abbracciano, protettive, calde, prima che riesca a saltare. Alla fine, il vento ha avuto la meglio.



 
  
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