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Autore: Rio Kastle    19/05/2014    1 recensioni
Dal capitolo 1:
"Sola. Completamente sola. Solo la dolce brezza primaverile le accarezzava i capelli. Tutti quelli che conosceva e che aveva amato l’avevano abbandonata. Era come se fossero andati via, senza ricordarsi di lei. Ed ora voleva solo raggiungerli. Ne era convinta. Se fosse andata a trovarli forse si sarebbe sentita meglio. Avrebbe riabbracciato il suo fratellino, i suoi genitori, il suo Alex.
Sapeva anche la strada. Avrebbe usato quella che avevano percorso tutti. Sarebbe passata per il lago. Era la via più sicura. La più veloce."
Luna vuole solo farla finita. Non per paura o per depressione come tanti, ma perchè le sembra la cosa più ragionevole da fare. Ma qualcosa, una forza più forte di lei e di tutti noi le impedisce di fare quella scelta. Luna capirà ben presto che dalle perdite più grandi può nascere qualcosa di nuovo e meraviglioso, e che la vita vale molto, troppo per essere gettata via.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 3
 
 
 
 
Quella notte aveva pianto nuovamente. Si era addormentata col sorriso sul volto, ancora rilassata dal fatto accaduto in precedenza, ma si era svegliata nel buio e aveva pianto. Si era addormentata ancora una volta sul prato, ma questa volta Lui si fece caldo. Per tenerla più al sicuro sotto di sé, e perché iniziava a fare freddo durante la notte. Fatto sta, che ancora una volta aveva pianto. Lui non sopportava di vederla triste. Non ce la faceva più, e dentro si sentiva impotente. La guardava e le stava sempre vicino, ma non poteva fare niente per consolarla. Sì, poteva farle vivere momenti di felicità e strapparle un sorriso, ma non l’avrebbe mai sottratta al suo dolore. Prima o poi avrebbe riprovato ad andare via, a tornare dai suoi cari, e lui per quanto ci potesse provare, non era sicuro di poterla sempre salvare. Ed oltretutto, che vita sarebbe stata quella di Luna, se fosse vissuta nella sofferenza? Aveva bisogno di qualcuno che l’abbracciasse, le parlasse e l’aiutasse ad uscire da quel momento buio, e lui in questo frangente, non poteva fare niente.
Si sentiva debole.
Quella stessa notte, decise di fare qualcosa che non aveva mai fatto prima. Decise di rivolgersi agli angeli. Aveva paura.
Checché ne dicano in giro, gli angeli sono esseri tutt’altro che gentili e socievoli. Hanno un solo compito: vegliare sugli spiriti di tutti gli esseri della terra, dalle piante a noi. Fanno di tutto per svolgere al meglio il loro lavoro, e sono molto professionali. Ci aiutano in mille occasioni e spesso si dimostrano utili, ma guai a chiedergli favori. Guai a distrarli dal loro compito. Sanno premeditare vendette terribili, e le loro condizioni sono inaccettabili.
Ma Lui era disperato. Così decise di tentare.
Per Lui era facile raggiungere la loro dimora, essendo uno spirito. Gli bastava innalzarsi.
Quando raggiunse il cielo più alto, su oltre le nuvole, si trovò davanti ad una luce intensa. Non c’era nient’altro. Ci si potrebbe aspettare chissacchè. Magari palazzi di colonne dorate, cancelli maestosi o forse anche un via vai di angeli in tuniche bianche, ma non c’è niente di tutto questo. Solo cielo e nuvole e luce intensa.
Se vuoi parlare con un angelo basta pensare intensamente… al nulla. Devi svuotare la mente e pensare a quello che rimane. Si presenterà chi più ti serve, o chi in quel momento non ha a che fare con un anima morta.
Gli apparve un ragazzo di età indecifrabile. Splendeva di una luce dorata. Indossava solo un paio di calzoni corti. Era muscoloso e aveva i capelli del colore dell’oro più brillante. Era bellissimo. I suoi occhi riflettevano il cielo, e la notte brillavano come le stelle.
Malgrado il suo aspetto da essere gentile, gli si rivolse scortesemente, e con aria scocciata dalla Sua visita:
« Che vuoi? Ti ricordo che per ogni richiesta ad un angelo ci deve essere qualcosa in cambio e che avrai un tempo limite per qualsiasi sia il tuo desiderio. Se entro il tempo limite non avrai portato a termine il tuo compito, ci prenderemo qualcosa da te. » Lo disse con aria di routine, come se non si trattasse di cose importanti.
« Sì. Io desidero avere un corpo. Un corpo umano. » L’angelo Lo poteva sentire, anche se non lo vedeva. Gli spiriti come lui sono destinati a vivere senza una forma corporea. Sono spiriti della terra, e nessuno a parte gli angeli avrebbero potuto sentirlo.
« Sì d’accordo. Ti ricordo che posso concederti un desiderio solo se ti è utile a rendere felice una persona. A cosa ti serve un corpo? »
« Ad aiutare una ragazza ad essere felice. »
« D’accordo. Tu sei lo spirito del Vento se non sbaglio. Facciamo così, se entro tre mesi non l’avrai resa felice, ci prenderemo le tue emozioni, i tuoi sentimenti. Non sarai più uno spirito in grado di pensare, sarai solo il vento. »
Respirò a fondo.
« Sì » Non si contratta con gli angeli. Come ho già detto sono capaci di ogni cosa. O sei d’accordo con loro o non se ne fa niente.
« D’accordo, avrai un corpo a partire da domani. Fanne buon uso. Ci vedremo allo scadere del tempo. » Per tutta la conversazione non aveva fatto altro che scrivere su un blocco. Non sapeva esattamente cosa stesse scrivendo, ma il ghigno sulla sua faccia non faceva pensare a nulla di buono.
Ora si sentiva più felice. Ce l’aveva fatta. Domani avrebbe iniziato a renderla la persona più felice della terra.
Nonostante la sua immensa gioia, non perse tempo e tornò da lei. L’aveva lasciata sola per troppo tempo, e aveva paura che potesse esserle accaduto qualcosa. Se così fosse stato la sua richiesta sarebbe stata inutile.
Quando arrivò alla pianura, non la vide. Subito pensò al peggio. Il lago. Fu colto da una paura intensa, di quelle che provi solo rare volte. Un misto tra spavento e preoccupazione, che ti tiene il cuore sospeso fino all’ultimo secondo.
Ma non era al lago. Sorvolò tutta la foresta. Ogni singolo albero iniziò a muoversi violentemente. Le foglie volavano insieme a lui, quasi a volergli tenere compagnia, a rassicurarlo, ad aiutarlo nella sua ricerca.
Ma lei non c’era. Tutto cessò. Gli alberi si fermarono di colpo e le foglie ricaddero a terra, delicatamente, come se stessero danzando. Per chi l’avesse visto sarebbe stato uno spettacolo magnifico, quella pioggia di foglie che si posava nel sottobosco. Sembravano fate, che provavano una coreografia. E chissà che non fosse stato davvero così.
Ormai sconsolato si diresse al campo. Le tende si mossero leggere una ad una. Nessuno si svegliò. Qualcuno tirò su le coperte, altri si rigirarono nei materassi che erano stati messi lì provvisoriamente.
Poi la vide. Era lì. Seduta per terra in una delle capanne che erano state allestite nel campo. Non dormiva, ma pensava con lo sguardo fisso nel vuoto. Non voleva disturbarla, quindi trattene il suo istinto di correre ad abbracciarla e si limitò a guardare dall’alto.
Ormai il sole cominciava a spuntare timidamente da quello che prima era il paese di Luna.
Quando il primo raggio lo investì, iniziò a scendere, finché dall’aria prese la forma di un uomo, o meglio, di un ragazzo.
  
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