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Autore: miatersicore23    20/05/2014    3 recensioni
AU: Tutti umani! Ambientazione: Londra 1864.
La duchessina Elena Gilbert è cresciuta nelle credenze e nell'educazione dell'alta società di Londra.
Quando riceve in una lettera, la proposta di matrimonio da parte di un giovane e ricco nobiluomo, infatti, ne resta lusingata senza però badare ai suoi sentimenti.
Presto però, senza accorgersi, dovrà avere a che fare con l'amore che nascerà con la persona sbagliata al momento sbagliato.
Dal quinto capitolo:
-Per questo. – le sussurrai staccando di poco le labbra dalla sua pelle per scendere più giù sullo zigomo dove la baciai di nuovo – e per questo. – il mento – per questo – la gola e il mio naso era impregnato del suo odore. Ero completamente assuefatto e quella ragazzina mi stava completamente mandando fuori controllo. Tutto di lei mi attirava sempre di più al suo corpo e alla voglia di tenerlo accanto al mio. Sollevai la testa, deciso a baciare le sue labbra, e non come aveva fatto mio fratello, con l’innocenza di una promessa di amicizia, ma con il puro desiderio che da pochi giorni si era impossessato di me.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alaric Saltzman, Damon Salvatore, Elena Gilbert, Giuseppe Salvatore, Jenna Sommers | Coppie: Damon/Elena, Katherine/Stefan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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18.
Altre bugie nascoste e azioni inaspettate.
(Damon)
- L’Augustine ha tre piccole basi, dove si riuniscono. Non sono abbastanza grandi da poter ospitare tutti i suoi membri ed è anche per questo che vogliono Mystic Falls, Damon. La tua tenuta è abbastanza grande e ben nascosta da occhi indiscreti. Nessuno si accorgerebbe di ciò che complottano e potrebbero agire tranquillamente senza il timore di essere scoperti dalla polizia o da qualcun altro di rilevante importanza.

Nostro padre stava mostrando a me, Stefan, Alaric e Niklaus i luoghi segnati sulla cartina di Londra. Uno, con mia grande sorpresa, si trovava proprio nelle vicinanze di Buckingham Palace e di certo in tutti quegli anni era stato un rischio per quelli dell’Augustine, riunirsi in quel posto.

- Questo lo eliminerei a priori. È una specie di piccola cantina fredda e umida. Quasi invisibile a tutti quanti, questo e vero, ma non credo che tengano Elena lì.

Spostai lo sguardo sugli altri due punti cerchiati di blu, mentre Ric segnava una croce sul luogo che avevamo escluso. Gli altri due punti erano più distanti dal centro vivo di Londra. Uno era proprio alla periferia della città, l’altro si trovava nel quartiere a Ovest.

- Che cosa sono questi altri due? – domandò Stefan attento a ogni particolare della cartina.

Sembrava che stesse studiando minuziosamente ogni singola stradina e vicolo attorno a quello che aveva indicato, mentre io cercavo di restare con gli occhi aperti. Non avevo per niente dormito in quelle ventiquattro ore. Ero stato troppo impegnato a trovare un modo per salvarla. A darmi dell’imbecille perché non l’avevo protetta a sufficienza e perché quel “non finisce qui” e quell’altro “ci rivedremo presto” di Maxfield non erano semplici parole buttate al vento, ma erano minacce serie e adesso lei era in pericolo.

Elena. Elena era lontana da me in chissà quale pericolo.


- Quello in periferia è un piccolo magazzino di farina, mentre l’altro sono gli appartamenti del capo dell’Augustine, ora sarà sicuramente di Wes. Credo che sia più plausibile quest’ultimo. È un ottimo luogo per tenere nascosta Elena. Il primo capo della società lo comprò proprio perché sapeva che nella zona Ovest non ci sarebbero stati molti controlli.

- Ed ecco spiegato chi mi ha attaccato qualche giorno fa. La locanda di Rose è praticamente a due passi dall’abitazione.

Mi piegai in avanti, appoggiando entrambe le mani sulla lussuosa scrivania di mogano di mio padre. Osservai attentamente la cartina della città. Dannazione, quel luogo lo conoscevo! Ce l’avevo avuto praticamente sotto il naso. L’avevo sempre ignorato, eppure proprio lì venivano organizzati loschi affari contro la corona. Proprio lì, in quel momento, c’era Elena.

- Preparatevi. Andiamo a riprenderci Elena. – dissi.

Mi allontanai dalla scrivania e mi diressi verso l’uscita. Mi sarei ripreso la mia donna ad ogni costo. Il punto era che dal momento in cui Elena era stata rapita, era scattato qualcosa dentro di me. Una strana preoccupazione, come se il mio cuore stesse smettendo di battere. Eppure quando ero stato aggredito io, non avevo avuto questa paura. Ero arreso alla mia sorte e il mio unico rimpianto sarebbe stato quello di non aver detto a Elena che l’amavo. Ma basta così. Nessun “non voglio morire” mi stava passando per la testa. Io non avevo mai avuto paura di perdere la vita, ma adesso che c’era lei, non avevo nessuna intenzione di perderla.

Non quando scoprii che Elena ormai mi era completamente entrata dentro. Aveva infettato il mio cuore di lei e ne era diventata parte. Elena era una parte di me. Era il mio cuore e, senza di lei, non sentivo più battere dentro il petto. Nessun piccolo tonfo ad accaldarmi la pelle, nessuno strano tremolio. Non ero mai stato un tipo da innamorarsi in quel modo, ma era arrivata lei. Con quel dolce sorriso, con i suoi occhi luminosi e con quella bontà a cui ogni persona di questo mondo si sarebbe potuto arrendere. È arrivata con il suo modo coraggioso di affrontare i problemi della vita, di cercare di superare tutti gli ostacoli e con la forza e la disposizione ad ignorare tutti i suoi sentimenti pur di salvare la sua famiglia. Ma mi bastarono una sua parola ed un suo sorriso e io caddi letteralmente ai suoi piedi, in preda ad un amore che mai avrei pensato di provare. In grado di rammollirmi ancor prima di diventare un vecchietto.

Ero cambiato.

Prima di lei c’era Damon Salvatore, un uomo aitante che faceva cadere ai suoi piedi ogni fanciulla. Che si portava nelle proprie camere ciascuna di esse e che un giorno sarebbe diventato così ricco, che con il passare degli anni sarebbe diventato un vecchio avaro eremita che faceva paura alla gente.

Poi cambiò tutto.

Dopo di lei divenni Damon Salvatore, incredibilmente, totalmente, disperatamente innamorato di Elena Gilbert. Di quella ragazzina con il cuore grande, pieno di fiducia per il prossimo e pieno di coraggio. Il mio esatto opposto. L’altra metà. No, non mi ero rammollito. Ero diventato più felice, più sereno con lei. E lo so che tutte queste parole per lei sarebbero potute sembrare così sdolcinate, ma io con lei ero così.

Damon, innamorato di Elena.


- Dove pensi di andare?

Mi chiese Alaric. La sua domanda mi colse di sorpresa. Tanto che mi arrestai sulla soglia della porta e mi voltai verso di lui arrabbiato. Davvero? Non era ovvio? A prendermi la mia donna, idiota!

- Sai, sono stufo di stare in una stanza al buio a pianificare. Vorrei soltanto andarmi a fare un giro e andare a giocare con gli scoiattoli del parco.

- Smettila Damon di scherzare. – mi ordinò mio padre – e non essere così avventato. Anche se sappiamo dove hanno nascosto Elena, questo non vuol dire che tu puoi arrivar lì e riprendertela con tanta facilità. Ci sono membri della Augustine molto facoltosi che sicuramente hanno disposto di ottime difese per ogni base. Non ti lascerebbero mai entrare. Ti rispedirebbero via a calci nel didietro. Il successivo passo è fare un piano.

In quel momento iniziai a non vederci più nulla dalla rabbia. Sebbene una parte di me mi stesse dicendo che quello che gli altri mi stavano raccomandando di fare era più che giusto, l’altra parte di me, quella che in quel momento stava annebbiando la ragione e governava su ogni mia emozione, mi ripeteva che non c’era senso nelle loro parole. Che nulla aveva senso, a parte correre da Elena e salvarla. Quindi, no! Impedirmi di uscire per andare da lei mi fece arrabbiare come non mai.

- Vuoi un piano papà? Eccolo: andiamo, massacriamo chiunque abbia deciso di rapirla e di farle del male e ce la riprendiamo.

Per un momento notai gli sguardi pietosi di tutti quelli che c’erano davanti a me. Io decisi deliberatamente di ignorarli. Che ne sapevano loro? Che ne sapevano cosa significava perdere la persona che si ama e preoccuparsi terribilmente per lei?

Come se mio fratello fosse riuscito a leggermi nel pensiero, si avvicinò a me quasi adirato e mi tirò un pugno degno del nome.


- Ora smettila, Damon. Stai dando di matto. So cosa significa stare lontano dalla propria donna ricordi? Io non ho potuto vedere Katherine per due anni e due anni diventano molto lunghi se passi ogni giorno a sperare di rivederla, a riconoscere lei in ogni donna, a non sapere come sta a parte le sporadiche visite che le facevi tu per me, eppure quando ho scoperto di Nadia, mi sono arrabbiato perché non sono stato presente per i primi anni della sua vita, ma poi mi sono calmato perché fa solo aumentare il dolore provare rabbia e odio. Damon, fidati di me, calmati. Sprechi solo energia in questo modo.

Non so cosa fu che mi fece calmare. Forse furono le sue parole, o quegli occhi pieni di fiducia o entrambi, ma mi calmai, almeno in parte. Presi la prima sedia che trovai e mi sedetti guardando il vuoto.

- Che cosa proponete di fare?

Guardai mio padre per lo più. Era lui che conosceva meglio di tutti noi l’Augustine.

- I membri si riuniscono di notte, dal tramonto fino all’alba, in quell’arco di tempo le guardie sono raddoppiate. Ci farebbe più comodo attaccare di giorno, meglio durante il pomeriggio. Da quello che ho appreso dai miei informatori Lord Maxfield ogni pomeriggio va a trovare una vecchia zia da cui erediterebbe un promiscua fortuna dopo la sua morte e svolge altri suoi loschi affari. Lì attaccheremo noi.

- Come ci muoviamo lì dentro?

Chiese Niklaus. In realtà mi stupii della sua presenza. Sì, è vero, sua moglie era la migliore amica della mia futura sposa, ma il suo comportamento mi sembrava piuttosto interessato agli avvenimenti.

- Per quanto ne so, oltre alla porta d’ingresso, c’è solamente una porta sul retro in cucina. Dalla cucina poi si va direttamente nelle cantine e c’è una scala secondaria per i piani superiori. Come delle normali abitazioni. L’ideale sarebbe entrare da lì. Sarebbe più sicuro, ma ci dobbiamo comunque premunire di armi, da fuoco possibilmente.

- Ma non attireremmo l’attenzione della polizia in questo modo?

- Nella zona Ovest di Londra? Fratellino, quello è il regno del crimine. Nessuno noterà una semplice sparatoria in una popolazione fatta da briganti e prostitute.

- Non dobbiamo per forza uccidere. Ci basta colpirli semplicemente ad una gamba e renderli vulnerabili.

- Forse non hai capito, Ric. Io ucciderò tutti quelli presenti in quella casa, così non verranno più a disturbarci.

- E saresti disposto a portarti per tutta la vita il peso di aver ucciso delle persone?

- Per Elena? Sì. Morirei per lei.

Dopodiché uscii dalla stanza avvisandoli che tra qualche ora saremmo andati “in missione”. Mi diressi nella mia vecchia camera e sollevai il grande quadro della mamma. Era molto pesante e sapevo che nascondendo la mia pistola lì, nessuno l’avrebbe trovata perché era troppo pesante. Poi uscii da casa di mio padre e mi diressi al ponte.

L’ultima volta che ci ero stato avevo portato con me Elena.

Ricordai i suoi occhi impauriti per la notte precedente, le mani tremanti e la sua dolce voce che non la smetteva di balbettare. Eppure così spaventata, così meravigliata di quanto potesse essere pericolosa la vita, era semplicemente bellissima e non potei fare a meno di abbracciarla, di rassicurarla … Dio, quanto mi mancava. Solo poterla ammirare per me era indispensabile.

Solo due giorni prima avevamo in programma una vita intera. Un matrimonio da celebrare, il nostro amore da consumare e consumare ancora. Dei bambini.

“Oh Miss Gilbert, state pur certa che anche se non siamo ancora sposati il mio più grande desiderio è quello di avervi messa incinta in questo stesso istante.

La cosa più strana in quella frase? Era che io ci credevo veramente. Elena mi aveva cambiato, mi aveva fatto diventare un uomo qualunque desideroso di sposarsi e di avere figli. Perché non ci sarebbe stato niente di più bello se non prendermi cura dei nostri figli. Di una bambina con i capelli castani e la pelle olivastra, con quegli occhi che parevano voler scoprire il mondo non appena sarebbero usciti di casa.

Prima non sognavo queste cose. Con l’arrivo di Elena, con l’essermi innamorato di lei, sì. Era tutto cambiato, in meglio.

E ora lei era così in pericolo!

Chiusi per un attimo gli occhi e inspirai l’odore dell’acqua del fiume. La dolce brezza era come una carezza, la sua carezza e giurai su Dio che ne avrei sentite altre, di sue carezze.

Mi sarei ripreso Elena.

(Elena)
Giocherellai con i fili di lana della coperte. A quanto pare quello era l’unico divertimento che mi era permesso! Ero sdraiata sul letto, da ben … in realtà non sapevo da quanto tempo ero lì. Non c’era un orologio in quella camera e io mi annoiavo a morte.
Inoltre l’unica cosa a cui riuscivo a pensare era Damon. Mi mancava terribilmente e mi chiesi se avesse saputo mie notizie, se si stesse preoccupando per me o …


- Ti ho portato da mangiare.

Una voce, finalmente, mi distrasse da tutto quel divertimento.
Era Enzo con in mano un vassoio di cibo.


- Puoi appoggiarlo sul comodino, grazie.

- Dovreste mangiare signorina Gilbert. Siete nostra ospite non nostra prigioniera. Non ci perdoneremmo mai se voi smagriste.

Lo guardai fisso negli occhi e tutto ciò che vi lessi fu della sfacciataggine. Dannato!
Eppure mi ricordai che anche il mio Damon aveva uno sguardo simile, ma c’era del buono in lui.


- Perché lavori per Maxfield? Che cos’ha di tanto speciale questa Augustine per voi?

Enzo rimase sorpreso da quella mia domanda, ma per mia sfortuna non rimase tale per molto tempo.

- Dovreste chiederlo ai vostri genitori, loro facevano parte di questa … “setta”.

I miei genitori? Che c’entravano i miei genitori in tutta questa faccenda? No, loro non avrebbero mai potuto far parte di …

- I miei genitori sono morti.

Fu l’unica cosa che dissi.

- Oh, condoglianze. Questo Wes non me lo aveva detto.

Restò nella stanza ancora qualche minuto, osservando l’ambiente attorno. Sembrava non voler andarsene.

- Che cosa vuoi dire che i miei genitori ne facevano parte.

- Vuoi veramente sapere tutta la verità? – mi chiese.Io annuii un po’ timorosa da quello che mi avrebbe detto e mi aggrappai con le mani al letto. Non avevo alcuna ragione di avere paura, giusto? Loro erano sempre stati i miei genitori, cari e senza macchia. Eppure la frase pronunciata da Enzo accese qualcosa di nuovo dentro di me. Forse loro avevano degli scheletri nell’armadio che io ancora non conoscevo.

- Per quanto ne so, Grayson e Miranda Gilbert venti anni fa facevano parte dell’Augustine. Erano trai membri più onorevoli e poi, all’improvviso, l’abbandonarono. Non ne volevano più avere a che fare. Così la società ha deciso di vendicarsi. I Gilbert non sono sempre stati una famiglia prosperosa, al contrario dei Salvatore, e deve essere stato facile mandarli alla bancarotta.

Non ci potevo credere. I miei genitori non avrebbero mai voluto far parte di tutto questo, eppure tutto combaciava. Come la situazione economica disastrosa della mia famiglia. Io non avevo mai immaginato di trovarci sul lastrico e i miei genitori avranno cercato di rendere la questione non pubblica per non far saltare fuori la questione dell’Augustine.

- Se sono morti, inoltre, sarà sicuramente a causa di loro.

- Ne parli come se tu non ne facessi parte.

- Sono solo in debito come Lord Maxfield. Sto compiendo qualche lavoretto per lui in cambio di un altro favore. – lo guardai incuriosita. Lui ricambiò lo sguardo con fredda indifferenza, ma con gli occhi lo incitai ad approfondire l’argomento. Era ovvio che ne volevo sapere di più. – dovevo cercare una donna. La conobbi anni fa, poi sono partito con la mia famiglia all’estero e quando sono tornato, ho perso ogni sua traccia. Wes Maxfield si presentò alla mia porta, offrendosi di aiutarmi e di trovarla, ovviamente ottenendo in cambio qualcosa. La trovò in … in un cimitero. Era morta di polmonite. Io non avevo fatto nulla, non l’avevo salutata, non ero stato accanto a lei negli ultimi giorni della sua vita, non le avevo nemmeno detto di amarla.

Percepii un enorme malinconia nella sua voce, come se si fosse arreso alla vita. Come se non avrebbe più avuto significato quello che avrebbe fatto in futuro, che non avrebbe più avuto senso senza la donna che amava.

Mi sentii così affine alla sua storia. C’era stato un periodo in cui anche io avevo avuto il timore di non dire mai “ti amo” a Damon, che non ci sarebbe mai stata occasione e sentii una potentissima fitta dentro. Un ago freddo che mi passò attraverso il pento. Poi la mia occasione l’avevo avuta ed ero stata di Damon, come lui era stato mio, almeno per poco tempo.


- Mi dispiace. – gli dissi semplicemente. – ma perché, sai che Maxfield commette atti illegali, perché lo aiuti.

- Te l’ho già detto. Sono in debito con lui.

- Per averti detto che la tua ragazza è morta. E allora tu ti rendi complice di rapimenti e omicidi. Se  i miei genitori sono veramente morti a causa sua, ce ne saranno state sicuramente altre persone, ma a quanto pare a te non interessa nulla.

- Certo che mi interessa e so che quello che sto facendo è sbagliato, come so che non ne uscirò mai completamente. A Maxfield servono uomini e quei pochi che sono con lui, gli sono estremamente fedeli e potenti. Io non smetterò di essere in debito con lui, non perché lo voglio io, ma perché lo vuole lui. Ormai sono rimasto bloccato in questa pazzia e non ho altra scelta. Se abbandono come hanno fatto i tuoi genitori, io sono morto! – mi guardò fisso negli occhi e i suoi erano diventati lucidi. – un consiglio? – mi domandò con più calma – se il tuo uomo riuscisse per caso a riprenderti, scappate il più lontano possibile da Londra. Non Mystic Falls o qualsiasi altro posto dell’Inghilterra. Scappate all’estero, perché lui non smetterà mai di darvi la caccia, finché non vi avrà ucciso.

- È esattamente quello che farò. – concluse una voce fuori dalla stanza.

Si presentò sulla soglia della porta, la figura di Maxfield e continuava a guardare con disprezzo me e Enzo.

- Ormai tutti e due siete in qualche modo miei e volenti o dolenti, mi aiuterete a prendere Mystic Falls e dopo che l’avrò avuta, se il vostro fidanzato e la sua famiglia saranno ancora in vita, Miss Gilbert, sarò lieto di accoglierli nella Augustine con piacere. Sarà bello riavere il duca Giuseppe a disposizione dopo tanti anni.

- Siete un essere spregevole. – mi lasciai scappare.

- Davvero, Miss Gilbert? Davvero? Eppure da quando siete qui avete scoperto più cose di quello che avete sempre saputo in diciotto anni della vostra vita. In particolare qualcosa di importante che i vostri genitori non vi hanno mai detto, che non hanno mai avuto il coraggio di confessarvi.

- A che cosa alludete?

- Al fatto che siete stata adottata, è naturale. Ma giustamente voi come avreste mai potuto scoprirlo. Neanche vostra zia è stata in grado di raccontarvi la verità. Siete una persona di umili origini, Elena. Non siete una Gilbert, o perlomeno, lo siete, ma del fratello sbagliato.Per un attimo il mio animo crollò definitivamente.

Che cosa significavano quelle parole? “ siete stata adottata ” “ non hanno mai avuto il coraggio di confessarv i”  “ siete del fratello sbagliato ”


- Cosa c’entra mio zio John in tutto questo?

- Il semplice fatto che è lui il vostro padre naturale, che vi ha avuto da una popolana qualunque e che voi non avete avuto per lui nessuna importanza. Ha preferito farvi adottare da suo fratello purché si disfacesse di voi, Elena.

Il mondo mi crollò all’improvviso. Come se tutto quello in cui avevo creduto in tutti quegli anni fosse svanito e non fosse mai esistito. La mia famiglia, non era reale, la mia casa,o almeno quella che credevo casa mia, non era mai esistita e io ero pronta a sacrificarmi per una vita che neanche mi apparteneva. Eppure lo avrei fatto ancora per le persone che amavo. Per mio fratello e per mia zia. E per Damon. Forse l’unica cosa vera in tutta la mia vita.

- Chi è mia madre?

- Cosa vi fa pensare che io conosca la risposta alla vostra domanda.

- Sapete praticamente tutto della mia vita, perché non dovreste conoscere questo particolare che alla fine è così importante?

- Va bene. Isobel Flemming, è lei vostra madre, ma sprecate tempo nel cercarla. È morta parecchio tempo fa.

Poi un tonfo. Quello di una porta spalancata all’improvviso. L’urlo di una donna, la cameriera credo, e il colpo di una pistola.

Wes Maxfield si precipitò immediatamente al piano inferiore, ordinando ad Enzo di tenermi sotto controllo. Ma quest’ultimo mi diede una pistola.

Non ci pensai due volte, non appena si voltò, io cercai di colpirlo, dandogli un colpo alla testa con la pistola, ma lui sembrava che tenesse gli occhi sulle spalle. Mi afferrò il polso e me lo torse affinché non mi ritrovai schiacciata al muro con il mio braccio imprigionato dietro la mia spalla.


- Ma che fai? Questa era per scappare? – disse sottovoce.

- Come?

- Chi credi sia entrato in casa. – disse velocemente con una risata fredda – i tuoi “Salvatori”, sono venuti per te e credo che sarò per loro un inaspettato amico.

- Che intendi?

- Che prima di ho mentito perché Wes ci stava spiando. Lui mi ha fatto credere che la donna che amavo fosse morta di polmonite, ma io in realtà so che è stato lui ad ucciderla perché la sua famiglia era una di quelle che ha lasciato l’Augustine come i tuoi genitori. Mi sono infiltrato a casa sua per ingannarlo e per ucciderlo. Mi dispiace di averti rapito, dolcezza, ma era l’unico modo per avvicinarmi a lui. Non ho nessuna intenzione di farti del male, anzi ti voglio aiutare. Perciò … segui me.

Feci quello che mi chiese. Percorremmo un piccolo corridoio e scendemmo alcuni scalini prima di ritrovarci con Maxfield di spalle a noi e … Damon. Lui era lì con Stefan e suo padre. E c’era anche Niklaus. Loro erano venuti per me e … Damon. Dio, quanto volevo correre ad abbracciarlo.

Lui guardò verso l’alto, verso me e quando Maxfield si accorse della nostra presenza, si girò e arrabbiato sparò a Enzo. Per fortuna gli colpì solo una gamba, ma lui in quel momento si accasciò a terra dal dolore. Ora la sua pistola era puntata contro di me, ma non gli diedi il tempo. Senza pensarci tanto, gli sparai.
Non avevo intenzione di ucciderlo. Volevo solo colpirlo come lui aveva fatto con Enzo. Magari ad una spalla, o a una gamba, ma non so. Forse fu il mio inconscio a farmi prendere la mira. O fu il mio odio. Sì, io per la prima volta odiai qualcuno veramente. Non ci pensai due volte. Sparai. Dritto al cuore. Maxfield cadde a terra morto.

Damon si avvicinò alla sua testa e controllò il cadavere. Poi alzò di nuovo lo sguardo verso di me. Quegli occhi. Cielo, quanto mi erano mancati. Ed erano di nuovo davanti a me. Felici? Sperai proprio di sì.

Lanciai la pistola lontano e corsi a gettarmi tra le sue braccia. Respirai a fondo il suo profumo sul collo mentre le sue braccia mi cingevano la vita più forte che mai.


- Dobbiamo andarcene di qui, mentre arriva qualcun altro.- fece per tirarmi, ma io lo fermai.

Lo scongiurai di portare con noi Enzo, che alla fine era lui ad avermi dato la pistola.

Solo in quel momento mi resi veramente conto: avevo ucciso una persona.

(Damon)
Avevamo accompagnato l’amico di Elena da un dottore e presto sarebbe guarito. Ero preoccupato che gli uomini di Maxfield sarebbero potuti arrivare da un momento all’altro e vendicarsi, ma questo Enzo ci disse che in quel momento nessun altro membro dell’Augustine sapeva del rapimento di Elena. E tutti quelli che erano presenti in quella casa erano morti.

Dopo essercene andati, notai l’umore di Elena era sceso sotto i piedi.

Nel tragitto nella carrozza verso casa di mio padre, non guardava in faccia a nessuno e se ne stava rannicchiata contro il mio petto, nascondendo gli occhi contro la mia camicia.

L’accompagnai verso la mia vecchia camera e la feci stendere nel letto. Il giorno dopo saremmo ritornati a Mystic Falls, dove ci attendevano preoccupati Jenna, Caroline, Bonnie, Katherine e Jeremy – che sarebbe voluto venire con noi, ma non glielo permettemmo, era troppo piccolo.

Feci per allontanarmi dal letto, ma la sua mano mi ritirò per la camicia.


- Ti prego, Damon. Resta con me.

Mi implorò. E come potevo dirgli di no?

Mi sdraiai accanto a lei e feci appoggiare la sua testa sui miei addominali. Lei mi prese per mano e ne baciò il dorso.


- Oggi ho scoperto di essere stata adottata, che i miei genitori non sono stati così buoni come credevo io e ho ucciso un uomo a sangue freddo.

- È stata legittima difesa. – controbattei.

- Questo non cambia le cose. Una persona è morta per colpa mia …

-  È così facendo hai risparmiato le vita di molte persone innocenti. Elena, so benissimo che è una cosa orribile. È capitato anche a me di uccidere persone oggi e sto male, ma mi ero ripromesso che avrei fatto qualsiasi cosa per te. Persino morire.

- Non dirlo. – si alzò per guardarmi negli occhi e mi strinse. – morire è uno dei modi per portarmi via da questo mondo, Damon. Senza di te io non vivo più.Mi accorsi che queste parole mi spaventavano.

- Come è possibile che noi ci siamo ridotti a tanto? Ti amo, Elena, e questo ci ha reso completamente schiavi l’un l’altra.

Le presi il volto tra le mani e l’avvicinai al mio. Lei ricadde su di me e non so se lo fece consapevolmente o fu un riflesso spontaneo, ma allargò le gambe. Un attimo dopo premette il viso contro il mio. Le nostre labbra si sfiorarono, o si scontrarono.

- È l’amore Damon. Anche io ti amo tanto e sai una cosa? Sto ancora male per quello che è successo oggi, ma anche io farei di tutto per te.

La feci scivolare accanto a me e la ricoprii con le lenzuola.

- Dormi adesso. Hai bisogno di riposo.

- Resti con me?

- Per sempre. 





Note finali:
buongiorno a tutti! I’m back. Dite la verità non vi sono mancata per niente! Ma sono tornata a torturarvi anche se ormai siamo veramente agli sgoccioli.
Iniziamo subito …
Questo capitolo è quasi per lo più in forma dialogica. Ci sono più discorsi che ragionamenti e discorsi interiori di Damon e Elena, ma io sinceramente lo trovavo essenziale per far scoprire un po’ di carte in tavolo.
Vediamo come Damon ha la fretta di andare a salvare Elena. (E te credo!) Ma suo padre e gli altri gli dicono che è essenziale prima pianificare. Voi vi starete chiedendo: ma alla fine in casa di Maxfield non c’era praticamente nessuno. E perché Wes non era andato dalla sua cara zietta?
Io, ovviamente non ho spiegato questo nella storia, ma poi ho riflettuto. Se i membri della Augustine si riuniscono di notte perché dovrebbero prodigarsi a proteggere una delle tante basi anche di giorno. E poi Wes credeva che Enzo fosse dalla sua parte, anche se forzata.
Ora passiamo al personaggio di Enzo. All’inizio questo elemento portava il nome di Aaron, ma poi mi sono resa conto che il personaggio che alla fine ho scelto era più attinente a quello che stavo scrivendo nella storia, anche se in questo caso conosce prima Elena.
Parallelamente a quello che dice Damon verso l’inizio del capitolo, ciò che ucciderebbe per Elena, è proprio Elena stessa che alla fine uccide per salvarsi la pelle.
So … spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Al prossimo (forse l’ultimo)

Mia.
   
 
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