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Autore: Jacklapinza    20/05/2014    2 recensioni
La storia parte esattamente da dove si è interrotta l'ultima puntata: dal bacio in aeroporto.
È tutto nuovo per Patrick e per Lisbon, c'è ancora tanto da dire, ma sopratutto c'è ancora tanto da fare insieme.
La fede al dito di Patrick rappresenta la vita, quello che inizia finisce: il dolore non fa eccezione.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Restano immobili per qualche secondo, in quel secondo ci sono più emozioni di quante alcuni hanno avuto in una vita intera.
L'agente aeroportuale picchetta sul vetro di sicurezza intimando a Patrick di tornare seduto, “Le regole sono regole” pensa Patrick, dopodiché la bacia di nuovo.
Un bacio piccolo, umido, come una firma dopo una lettera. I due si dividono di nuovo e, questa volta, Patrick torna al suo posto, senza mai abbassare lo sguardo da Teresa.
Lisbon irradia felicità, i suoi occhi chiari sembrano alimentati da una luce propria, come se venisse dall'interno, la tipica luce che nasce nell'anima di chi ha davanti promesse di un futuro che mai avrebbe immaginato possibile.
« Sapevo che saresti scesa dall'aereo, ce l'avevi scritto in faccia » dice Patrick rompendo il silenzio.
« Bugiardo » Lisbon ride.
« Sei un libro aperto per me » continua Partick, un sorriso gli increspa le labbra « ora però, sento di aver iniziato il capitolo più bello. Non vedo l'ora di iniziare a leggere ».
Il viso di Lisbon, ormai contagiato dalla luminosità dei suoi stessi occhi, esplode in un sorriso che a parole sarebbe inutile da descrivere. Lascia scivolare le mani sul tavolo prendendo quelle di Jane.
C'è più intimità in quel gesto che in tutto il sesso mai fatto durante la sua vita.
« Ho avuto paura » ammette Lisbon « ho creduto che mi avessi lasciato andare. Sei senza ombra di dubbio la persona intelligente più stupida che conosca ».
« Ammetto che il mio piano non era dei migliori » risponde Patrick.
« Non era dei migliori? » Lisbon ride di gusto « È stato molto probabilmente il piano più stupido che tu abbia mai architettato, e sai bene quanto sia difficile fare una graduatoria ».
« Non credo sai » dice Patrick dandole un piccolo bacio sulle mani « credo che essermene andato per 2 anni in un'altra nazione resti comunque in cima alla classifica ».
« Intendi dire che saresti dovuto restare? » domanda Lisbon.
« Intendo dire che avrei dovuto portarti con me ».
La porta della guardiola si apre rumorosamente.
Abott osserva la scena per qualche secondo, per un istante un sorriso modifica la sua espressione severa.
« L'FBI dovrà pagare una multa di 6000 dollari per il ritardo del volo, sai che vuol dire? ».
« Che sono in punizione? » scherza Patrick girandosi verso il suo capo.
« Ci puoi scommettere » conferma Abott « ora fuori di qui », il sorriso a questo punto diventa palese.

La casa di Lisbon è l'esatto opposto di quello che prova: vuota.
Patrick la tiene per mano, non accendono la luce né dicono niente.
« Almeno hanno lasciato il divano » dice infine Lisbon « avrebbero dovuto spedirmelo fra 3 giorni credo ».
« Io amo i divani » ammette Jane e girandosi di scatto la bacia come se da quel bacio dipendesse la sorte di tutti. Dopo qualche minuto o ore, nessuno dei due saprebbe dirlo con certezza, dolcemente si dividono, i nasi si sfiorano ancora.
« Stavo pensando che non voglio più i vecchi mobili, voglio che sia tutto nuovo » sussurra Teresa.
« È già tutto nuovo » risponde Patrick.
« Siediti, vado un attimo in bagno... ammesso che ci sia ancora » dice Lisbon dandogli un altro bacio a mo' di firma.
Patrick cammina lentamente verso il divano, la casa è buia... un altro ossimoro, considerando la luce che ha dentro. Si siede sul divano, dalla finestra una timida luce gli illumina a intermittenza le mani, la fede riflette un raggio.
Ci mette una vita a sfilarsela, poi la infila in tasca.
Come una fede la vita è un cerchio, ciò che inizia finisce, ma solo per iniziare di nuovo.
Ciò che inizia finisce, il dolore non fa eccezione e, se si prova dolore, è solo perché in un determinato momento si è stati felici.
È da lì che allora si deve iniziare, felicità, come i mobili che devono ancora comprare: nuova.

  
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