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Autore: Lacrima_00    20/05/2014    1 recensioni
Un'ultima persona si aggiungerà a questa avventura, insieme alla sua ciurma.
L’ultima D.
Un essere che nessuno si aspettava fosse l'unico erede consanguineo (ancora in vita) con il grande imperatore del mare e la giovane Shirahoshi.
Il solo ad avere le chiavi per il vero One Piece e la conoscenza di Uranus.
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Una leggera brezza smuoveva dolcemente i biondi ciuffetti che ondeggiavano sinuosamente sul capo del giovane uomo, scrutatore assente di una coltre nebbiosa, che circondava adagiante tutta l’area della grande imbarcazione. L’osservatore, appoggiato al bordo di prua, stringeva stretto, il corrimano in legno, ruvido e consumato, mentre con lo sguardo lucido vagava perso in un notturno cielo spento. Tristezza e dolore tormentavano, come le onde gli scogli, il suo volto. Malgrado la sua evidente amarezza, non c’era traccia di lacrime sulle sue pallide guance. Persino la luna, madre guardiana di ogni viaggiatore per mare, non gli avrebbe baciato il corpo con il suo tiepido bagliore. Un sorrisetto tirato comparve sulle sue labbra, al pensiero che lui e i suoi uomini giacessero di già nell'abbandono più totale.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciurma di Barbabianca, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Satch
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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capitolo 1

 (Scusate se scrivo in ritardo questo ma nella confusione mi è sfuggito)

Angolo Iniziale d'Autrice:

Salve a tutti! 

Mi chiamo Lacrima_00 e sono una nuova autrice in questa sezione.

Piacere di conoscervi!

Primo:
Il rating, ho deciso di impostarlo di questo colore, perché alcune scene di violenza o di qualcos’altro, vorrei approfondirle con descrizioni dettagliate, (molto dettagliate!)

Secondo:
I personaggi nella prima descrizione ne ho messi solo 5, ma nella realtà ci sono tutti ( tipo Kidd e la sua ciurma, gli Heart, Shanks il rosso, occhi di falco, il simpatico Bartolomeo, il damerino Cavendish, il burlone Ivak e il “potentissimo” Baggy), anche perché alcune parti saranno riprese direttamente dall’opera originale di Oda

Terzo:
Si ho trovato un altro modo buffo di far resuscitare A..A..Ac-ee… ^///^ Il mio povero amato Ace (appena finito One piece, taglierò una mano all’autore, per questo affronto, se qualcuno si vuole unire è benvenuto!).

 Ok… penso che quello che volevo dire l’ho detto… grazie di aver letto questo piccolo inizio buona lettura tutti.

Figli di nessuno

Una leggera brezza smuoveva dolcemente i biondi ciuffetti che ondeggiavano sinuosamente sul capo del giovane uomo, scrutatore assente di una coltre nebbiosa, che circondava adagiante tutta l’area della grande imbarcazione. L’osservatore, appoggiato al bordo di prua, stringeva stretto, il corrimano in legno, ruvido e consumato, mentre con lo sguardo lucido vagava perso in un notturno cielo spento. Tristezza e dolore tormentavano, come le onde gli scogli, il suo volto. Malgrado la sua evidente amarezza, non c’era traccia di lacrime sulle sue pallide guance. Persino la luna, madre guardiana di ogni viaggiatore per mare, non gli avrebbe baciato il corpo con il suo tiepido bagliore. Un sorrisetto tirato comparve sulle sue labbra, al pensiero che lui e i suoi uomini giacessero di già nell’abbandono più totale.
L’oscurità avvolgeva la nave insieme all’aria densa e pesante, creando difficoltà all’esperto timoniere ed all’altrettanto abile navigatore, che con estrema fatica monitoravano la rotta. Il cielo e il mare davano l’impressione di essere tutt’uno, ed il silenzio beffardo congiurava con lo sciabordio delle onde che si frangevano sullo scafo, tenendo nervosamente all’erta tutti i bucanieri sul vascello.
Non era una situazione difficile da prevedere. Dopotutto, le grandi speranze sono le ultime a morire, ma anche le più difficili da rincorrere, come i sogni: essi sono chiari di notte ma divengono frammenti di ricordi di giorno, e più cerchi di afferrarli più si dissolvono, come sale nell’acqua, divenendo parte del grande mare di elementi sopiti, sedimentati nella nostra mente, dormienti ma richiamabili all’occorrenza, o involontariamente. È buffo come il cervello degli esseri viventi registri anche dati talvolta inutili, ed è ancor più curioso che essi riaffiorino solo in momenti in cui la loro utilità sia zero. Ma, a pensarci bene, la mente di ogni essere è piena di imperfezioni… Oppure sono la loro stessa esistenza, se non l’intera creazione, un colossale errore, il progetto di un architetto senza mani, solo con tanta immaginazione, fissata su una tela nella quale non c’è posto per i calcoli, come nell’essenza del vuoto ed al passato del primo inizio.
Persino il mutare e il procreare di tutte le creature, osservando questi paradossi sul creato, risulterebbero essere la conseguenza di un disegno sbieco e distorto, proprio come quell’essere.
Un’esistenza, la sua, che non avrebbe mai dovuto avere inizio, ma nella realtà vive, respira e cammina, nascondendosi in quelle terre e navigando quei tratti marini.
Questo era il segreto di cui vi era venuto a conoscenza, prima che iniziasse quella guerra, nella quale tutti e tredici gli uomini lì presenti avevano perso la ragione prima di essere riuniti, come fratelli.
Questo è ciò che aveva giurato di trovare se si fosse avverato quanto accaduto.  La promessa di un falso figlio di trovarne il vero. Ed il momento di mantenere la promessa era giunto. C’erano voluti circa due mesi per ricostruire perfettamente il puzzle di una ciurma, dal cuore frammentato, da spade cariche di sofferenza. Ma alla fine erano riusciti ad innalzare una nuova bandiera pirata e a rialzarsi: non tutti, ma in numero sufficiente per compire quella missione, per la quale in quel preciso momento si erano ritrovati insieme in quel luogo, in cerca di una dimora nascosta al mondo. Dai chiarimenti contenuti in quella lettera, il posto dove dovevano approdare era situato ai confini del mondo conosciuto, della mariana o altri. L’isola Ardor, ricordata così dalle poche leggende che la citavano, benché non vi fossero certezze della sua effettiva esistenza. Nei rari racconti, raccolti in più di vent’anni di mare, si narrava che questa terra sconosciuta fosse scossa da una continua eruzione pliniana e che, per questo motivo, tutto in quei luoghi fosse completamente ricoperto di cenere. Si diceva che non vi albergasse alcun essere vivente, che fosse solo una landa pietrosa immersa nel fumo e nei vapori di acido cloridrico misti ad anidride solforosa. Un luogo eccellente per nascondere qualcosa di prezioso, o qualcuno.
Pure il
capitano recentemente subentrato al comando della nave e i suoi nuovi subordinati lo avevano pensato, agli inizi del viaggio, ma non tardarono a ravvedersi su quest’idea, dopo circa un anno e mezzo di approdi su isole innegabilmente somiglianti alla mitica originale. Questa volta non potevano permettersi di fare un buco nell’acqua: il tratto di mare che stavano solcando era l’ultima rotta inesplorata che rimaneva. Ognuno di loro fremeva, impaziente di udire l’atteso grido proveniente dalla cima dell’albero maestro. Sospesa sulla coffa se ne stava la vedetta dagli occhi mandorlati, intenti a penetrare il denso velo di polveri ardenti. Anche l’uomo in cima all’albero era preoccupato, come quasi tutti sull’imbarcazione. Ogni tanto sospirava per la gran spossatezza, anche se questo non serviva a far diminuire la sua ansia. D’altronde, chi aspetta impaziente si tortura da solo nell’attesa… Pur essendo consapevole di questo, l’uomo di vedetta non poteva fare a meno di rimanere in tensione, continuando a restare immobile in osservazione finché non fu lo stesso capitano a chiamarlo per nome ad alta voce. Il marinaio si calò immediatamente sul ponte, lasciando il posto ad un altro uomo, molto più piccolo e squamoso, che lo sostituì in base ad un ben preciso piano di rotazione.

<< Rapporto!>> intimò l’ufficiale con tono perentorio, girandosi verso l’uomo appena sceso sul ponte.


<< Mi dispiace capitano, ma non sono riuscito a intravedere niente. La nebbia o il vapore, quel che sia, sono troppo densi, nemmeno i miei acuti occhi riescono a penetrarli>>.


<< Mmh…>> sospirò placido il capitano, mentre l’altro imprecò tra i denti con espressione stravolta in una smorfia di disappunto, per la condizione in cui si trovavano.


Non appariva loro tollerabile che dopo tutte le tappe segnate e tutto il sudore, le fatiche, le amarezze sopportati, i loro sforzi fossero ripagati con niente: era ingiusto, tremendamente crudele. Non doveva finire così: tutte le sofferenze vissute non avrebbero avuto senso, tutte le battaglie  combattute sarebbero state solo inutili ore di vita trascorsa corteggiando la morte, come la grande guerra a Marineford: la disfatta più devastante.
No, questa volta non si sarebbero arresi, avrebbero continuato a lottare contro il tempo che stringeva a ogni attimo di più quella tensione, tagliente come la corda tirata di un violino.Le preoccupazioni cambiavano, aumentando, in ogni momento, per primo, il ponte della nave, che aveva iniziato a ricoprirsi di un spesso mantello di fiocchetti bianchi. I quali alla loro vista, i due uomini incuriositi rivolsero il naso in su, osservandoli cadere sul loro viso. Non erano caldi, ma freddi e rugosi, però al tempo stesso asciutti e non si scioglievano.Adagiante il capitano tese il braccio e apri il palmo: lasciandovi che vi si raccogliessero un po’ di quei coriandoli, somiglianti a purissima neve, poi assottigliando lo sguardo strinse con forza a pugno, sbriciolandone il contenuto. I residui polverizzati, furono spazzati via da un lieve soffio di vento, appena le dita si schiusero.

<< Fiocchi di lava solidificata? Siamo vicini… >> Sentenziò l’uomo, per poi puntare dritto un' occhiata di sicurezza verso il sottoposto, che annuì con il capo.

I loro cuori avevano cominciato a battere forte, tant'è che i petti gli dolevano a ogni palpitazione. Erano eccitati proprio come due bambini, ansiosi di scartare il proprio regalo, anche se per loro era soltanto una notizia di avvistamento, che fortunatamente non tardò a giungere. Un gioioso strepito, tutto da un tratto, esplose all'interno della coffa.

<< Terra! Terra! >> Continuavano a ripetere le grida della vedetta.

Uomini che prima risedevano in coperta, risalirono in superficie, invadendo il ponte, e sgranando gli occhi alla vista dell’imbarcazione foderata dall'abbondante nevicata di cenere, eruttata da colui che adesso era apparso di fronte al vascello. Uno spicchio di terra, con su un gigantesco cratere, dal quale fiotti scoppiettanti ti lava incandescente ne lambivano il bavero: a pensare che fino a pochi secondi prima, li davanti, non si vedeva niente. Era come se si fosse aperta una porta invisibile, che li aveva introdotti in un mondo paragonabile a quello di una favola,almeno ciò che le menti dei presenti riuscivano a concepire, nel osservare tale paesaggio, che stranamente li stava trascinando a se. Il capitano imbambolato da tutto quel bel vedere, si risvegliò appena in tempo per andare a controllare ciò che realmente stava accadendo. Di corsa si sporse per osservare al di sotto della nave, ma non riuscì a scorgere niente. Soltanto dal suono, capì che la corrente era cambiata e sempre più veloce li stava spingendo contro quella che sembrava essere una gigantesca bocca, con tanti denti acuminati. Erano di sicuro degli scogli, ma mostruosamente somiglianti a stalagmiti giganti tutte allineate, tant'è che dava l’impressione che qualcuno di proposito le avesse posizionate in tal modo.
Il livello del mare nel frattempo stava sempre di più calando, da sotto il vascello si poteva sentire bene la chiglia che cozzava di tanto in tanto, contro forse residui di magma, ormai pietrificato.
Istintivamente, il commodoro si fiondò al comando del timone, che a malapena veniva controllato dal timoniere. Con tutta la forza di determinazione che aveva in corpo, cercò di domare, quella ruota posseduta, anche se con scarsi risultati.
Pur troppo la nave aveva di già iniziato a tremare sotto le persecuzioni di quella strana corrente, ormai conscia del proprio destino.
Quella gigantesca grotta, a fauci spalancate, non aspettava altro che assaporare il dolce gusto del vecchio legno piratesco.

Angolo finale dell'Autrice:

Tanto per finire in bellezza, ringrazio di cuore tutti quelli che si sono sprecati a leggere questo primo capitolo. Non so se fa schifo o è piacevole, lascio a voi giudicare.

Di ciò che ho scritto, penso che forse questo inizio non dia molte informazioni sulla trama che andrà a seguire, e io non sono una scrittrice che ama spoilerare, per cui vi chiedo di avere pazienza.

Spero che qualcuno recensioni, ( e che qualsiasi cosa scriva sia sincera, non amo le persone che recensiscono con parole false, se un testo è scritto male, secondo il 
mio parere va detto, in segno di rispetto verso chi lo ha scritto). Comunque spero di riuscire a scrivere presto il seguito.
Con questo vi lascio, e spero caldamente che tutti quelli che decideranno di seguirlo, continuino, fino alla fine.

Un ultimo saluto lo lascio al mio Onii-chan, che mi ha aiutato tanto nel scriverlo, soprattutto nelle correzioni...  A quasi dimenticavo se nel testo, avete trovato un qualsiasi tipo di errore grammaticale o di sintassi, potreste gentilmente segnalarmelo e mi scuso, se ne avete trovati. 

Grazie e un grosso bacione a tutti e al mio fratellone. <3 

   
 
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