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Autore: kyaneoss    20/05/2014    3 recensioni
"Misi una felpa larga che mi arrivava fino alle ginocchia, ci sarebbe entrata un’altra persona da quanto era grande, lui sarebbe potuto entrarci. Nonostante fosse più alto di me, più muscoloso, più.. perfetto."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quella notte le braccia di Morfeo erano le uniche in cui non volevo trovarmi. Fissai il soffitto per ore senza sentire neanche un accenno di sonno, con le braccia incrociate sul petto e le gambe piegate. Avevo forse rovinato tutto con Derek? Avrei dovuto baciarlo o almeno spiegargli con delle vere parole perché non l’avevo fatto? Era tutto così
tremendo, ma la parte peggiore era che l’unica persona che mi avrebbe fatto sentire meglio era proprio lui. Una reazione a catena insopportabile.

L’alba arrivò presto, così presto che mi addormentai proprio quando il primo raggio di sole si fece notare nella stanza attraverso i fori delle serrande. Svegliarmi mi fu inutile, visto che passai l’intera giornata a poltrire nel letto, brontolando di quanto la vita faccia schifo ed esprimendo il mio odio che reprimevo nei confronti del mondo.
Derek scomparve di nuovo per giorni. Nel frattempo l’anno scolastico era finito e tra gli abitanti di Beacon Hills di età inferiore ai ventiquattro anni c’era aria di libertà. Durante la nostra ultima ora dell’anno passata nell’aula di filosofia, una certa Lydia Martin disse di voler passare le vacanze estive senza nessun tipo di preoccupazione, che avrebbe fatto tutto ciò che voleva senza pensare alle conseguenze, perché – “Ehi ragazzi! Siamo giovani e dobbiamo goderci i nostri piccoli attimi di libertà finché possiamo.” – il suo discorso aveva senso, ma non tutti potevano permettersi di fare ciò che volevano come e quando volevano, ed era questo il motivo per cui con Derek niente era semplice come sarebbe dovuto essere. Infondo avremmo potuto baciarci in pubblico e camminare mano nella mano come un’altra qualsiasi coppia, ma l’idea terrorizzava entrambi. Anche se a volte uno si mostrava più strafottente nei confronti di ciò che pensavano gli altri, l’altro era pronto a ricordargli come stavano le cose. Una strada a senso unico: o vai avanti senza dirlo a nessuno o ti fermi aspettando che qualcuno ti travolga con un’auto che non sia un decappottabile nera.

Derek riapparse dopo una settimana, quando ricevetti un messaggio con su scritto: “Scusa per non aver risposto alle quindici chiamate perse e ai ventitre messaggi. Ti devo parlare, stasera vediamoci alle 8.00 al parcheggio di scuola”. Odiavo dover stare ai suoi comodi, ma o era così o niente, e avevo assolutamente bisogno di vederlo. Inoltre ogni volta che mi doveva parlare, finiva per succedere qualcosa di significativo tra di noi, e non vedevo l’ora di scoprire cosa sarebbe successo quella sera.

“Papà, stasera esco. Non so a che ora tornerò, ma giuro che rispetterò il coprifuoco.” – gli urlai mentre chiudevo la porta dietro le mie spalle. Dovevo smetterla di andarmene sempre in modo sfuggente.

Ero stato precisissimo, parcheggiai il furgone davanti al cancello principale di scuola alle otto in punto. Non poteva scegliere posto peggiore dove incontrarci, l’unico che non avrei voluto frequentare almeno fino alla fine delle vacanze. Appoggiato a un lampione c’era lui, con una maglietta aderente che metteva in risalto il suo fisico spaventosamente imponente. Quando mi vide parcheggiare mi salutò con un cenno quasi impercettibile della testa, mentre io non ricambiai. Aveva di nuovo i capelli completamente neri e si era fatto crescere leggermente la barba, si era stretto la giacca di pelle intorno alla vita e un paio di jeans attillati si ripiegavano sugli anfibi di cuoio che indossava sempre. Sì, era perfetto come me lo ricordavo.

“Cosa devi dirmi?” – gli chiesi con tono brusco appena uscito dal furgone.

“Qualcuno sembra nervoso” – mi regalò un sorriso – “È successo qualcosa, principessa?”

“No, è questo il punto.”

“Ecco, è per questo che volevo vederti. L’altro giorno è stato bellissimo, e va bene, ma quando hai rifiutato quel bacio.. non lo so, qualcosa è cambiato. L’eccitazione che sentivo scorrermi nelle vene è scomparsa, adesso sento solo che tutto questo sia sbagliato.” – il sorriso era scomparso, sostituito da un’espressione amara e dalle labbra tremolanti.

“Il fatto è che” – continuò – “forse non sono pronto ad affrontare una situazione del genere, e lo stesso vale per te. Ora che i sentimenti si fanno sempre più reali non posso mettere in discussione qualcosa di così importante come noi. Non posso permettermi di sbagliare per l’ennesima volta con te, ma allo stesso tempo sento come
se stessi sbagliando con il resto del mondo.”

Oh, fanculo tutto, fanculo il tenersi tutto dentro e non agire d’istinto. Gli afferrai il viso e lo portai le mie labbra sulle sue.

“Se questo per te è sbagliato, allora possiamo anche mettere fine a tutto, ma sono stanco dei tuoi sbalzi di umore. È vero, ti amo con tutti i tuoi sbalzi di umore, però non posso sempre cercare di capire quello che hai in testa.” – la mia presa di posizione addolcita da quel “ti amo” lo lasciò immobile per qualche secondo.

“Quanto sono stupido.” – non ebbi neanche il tempo di capire cosa volesse intendere quando si buttò sulla mia faccia. Non era un bacio come tutti gli altri, questa volta eravamo entrambi nervosi e pieni di dubbi, ma questo in qualche strano modo ci faceva desiderare ancora di più. Non era amore, non era tenerezza né tantomeno odio, era passione allo stato puro. Mi afferrò per i fianchi spingendomi fino a quando la mia schiena non tamponò il furgone, e fu in quel momento che le sue labbra si spostarono sull’incavo del collo, proprio sotto il pomo d’Adamo. La sua barba mi face solleticare il collo fino a quando tutto quello che riuscii ad emettere furono gemiti. Non mi ricordo assolutamente in che modo finimmo sui sedili del furgone, e neanche di come ci togliemmo la maglietta a vicenda. Non ricordo neanche di quando cominciammo a baciarci e morderci ovunque, ma soprattutto, non ricordo di quando la mia mano finì nei suoi pantaloni e Derek non oppose resistenza.

Erano le due di notte ormai, e solo a quell’ora mi ricordai di aver promesso a mio padre che avrei rispettato il coprifuoco. Avevo solo due pensieri che non volevano lasciare la mia testa:
  1. Dovevo assolutamente lavare i sedili.
  2. Il ragazzo che in quel momento aveva le dita intrecciate alle mie e la testa sulla mia spalla era l’essere più bello che potesse esistere.
  
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