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Autore: bice_94    21/05/2014    7 recensioni
“Andiamo Blondie, questo è veramente il tuo colpo migliore?”
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen, Roy Harper
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Matt non era quello che Oliver si era aspettato dalla descrizione di Felicity. Era un uomo abbastanza robusto e di sicuro non era il classico esperto informatico. La postura rispecchiava l’espressione arrogante che aveva perennemente sul viso. I suoi occhi erano estremamente attenti e sembrò che con uno sguardo fosse riuscito a catalogare Oliver.
Non appena Diggle scomparve, Matt tornò a rivolgersi alla finestra senza apparentemente prestare attenzione all’altro uomo, ancora rigido e in allerta.
“Credo che debba rilassarsi Queen, non vedo pericoli in agguato per il momento.” Il tono sprezzante aleggiò amaramente nel silenzio della stanza. Oliver non lasciò la sua figura fuori dalla sua attenzione.
“Non mi fido di te. Quindi dì quello che vuoi e torna da dove sei venuto.”
Ogni parola trasudava di rabbia, forse immotivata. Eppure il dolore che aleggiava negli occhi di Felicity bruciava ancora nella sua memoria e, sapere che l’uomo che aveva di fronte ne era la causa, lo portò a desiderare di avere il suo arco tra le mani.
Matt si voltò verso di lui con un sorriso strafottente sulle labbra. “E’ curioso. Mi sarei aspettato molte cose dal venire qui questa sera, ma non questo. Oliver Queen con il suo ringhio arrabbiato, come se qualcuno avesse appena attraversato una sua proprietà.” Matt scosse la testa divertito, mentre Oliver avanzò con un passo verso di lui, sperando di riuscire a resistere al desiderio di togliergli dal volto quel sorriso strafottente. “E vorrei aggiungere che nella sua richiesta di prima c’è qualcosa di fondamentalmente molto sbagliato. Io sono venuto a chiedere aiuto a Felicity, non a Oliver Queen o Arrow.” Il luccichio negli occhi del giovane e le sue parole lasciarono Oliver senza fiato.
Sorpresa, confusione e rabbia scivolarono su di lui con violenza.
Oliver si mosse velocemente verso l’uomo e arrivò a pochi centimetri di distanza dal suo viso. Matt non indietreggiò, ma il suo sguardo vacillò per un secondo vedendo la rabbia che scorreva violentemente sul viso di Oliver.
“Non te lo ripeterò ancora una volta. Sai chi sono, quindi dovresti sapere che non sto scherzando. Dimmi cosa diavolo vuoi da Felicity.”
Matt lo fissò per un secondo e sorrise leggermente.
“Qualcuno potrebbe chiamarla gelosia, signor Queen.” Oliver coprì la poca distanza che rimaneva. Matt alzò le mani, ma l’espressione strafottente rimase saldamente al suo posto, anche quando fece un passo indietro. “Quando ho saputo che Felicity era diventata la sua EA, non posso dire di non essere rimasto sconvolto. Ama i computer forse più di molti esseri umani e aveva rinunciato a tutto per diventare una segretaria?” Un velo di disprezzo coprì l’ultima parola e Oliver divenne consapevole del perché Felicity aveva protestato con così tanta veemenza per la sua non-promozione. In fondo, Matt proveniva dal suo mondo per cui il loro modo di vedere le cose non doveva essere molto differente.
“In ogni foto pubblica, Felicity era proprio a due passi dietro di lei. Se non la conoscessi così bene, avrei detto che stavate andando a letto insieme. Eppure so che questo non sarebbe concepibile per Felicity.”
Quelle parole toccarono Oliver in modo che forse nemmeno il giovane avrebbe potuto prevedere.
“Lo so perché c’un misto di adorazione e amore nel suo sguardo per lei e non avrebbe mai ridotto se stessa ad essere una delle tante.” Il pugno di Oliver si fece più stretto e Matt dovette notarlo perché sembrò soddisfatto di se stesso. “D’altra parte sapevo che non avreste mai potuto essere una vera e proprio coppia. E sa perché? Perché lei, il sopravvissuto, il nuovo eroe di Starling City non è poi così diverso da tutti gli altri del suo rango sociale. Troppo concentrati in loro stessi per poter vedere veramente o essere interessate a  persone come Felicity.”
Un grugnito infuriato uscì dalla bocca di Oliver. “Tu non sai di cosa stai parlando. Tu non sai chi sono. Quindi smettila immediatamente.” Le sue parole non erano altro che un sussurro, ma grondavano di rancore.
Matt scosse la testa. “Mi sta dicendo che non è così? Da quanto vi conoscete?”
Oliver lo fissò, cercando di non far trasparire il nervosismo che provava. “Due anni.”
Il ragazzo annuì. “Sa quale è il suo film preferito? Sa quale è il suo cibo preferito? Sa qualcosa della sua famiglia? Sa cosa ha fatto per potersi laureare?”
Ogni parola strinse un nodo alla gola di Oliver fino a quando si sentì senza fiato. Non conosceva niente di tutto ciò. Non aveva mai chiesto. Eppure lui amava Felicity, con ogni fibra del suo essere.
Matt scosse la testa. “Non sa nessuna di queste cose, non è vero? Curioso no?”
Oliver stava per rispondere, quando Diggle e Felicity riemersero dalla camera.
L’ex militare studiò velocemente il cambiamento di posizione dei due uomini e sembrò accelerare il passo per raggiungerli.
L’attenzione degli altri due era invece completamente rivolta a Felicity. Il suo volto sembrava mostrare tutta la stanchezza che quella sera aveva portato con sé. Notarono come i suoi occhi si mossero velocemente su di loro. “Mi dispiace. Per prima. Ero.. fuori linea.” La sua voce delicata e ritirata costrinse tutti loro a fermare qualunque cosa stesse accadendo in quella stanza.
“Felicity..” Matt fu il primo a provare a parlare, ma la donna lo fermò.
“Merito una spiegazione Matt, ma devo avere un po’ di caffè o uscirò fuori di testa. Rimettete dentro i vostri artigli, mettetevi seduti sul divano e poi parleremo.”
 
Dieci minuti dopo erano tutti e quattro seduti nel suo salotto. Matt sedeva a terra, accanto a Diggle, mentre Oliver e Felicity erano sul divano. Il nuovo arrivato notò come il corpo della donna si irrigidì non appena si sedette al fianco di Oliver. Non durò a lungo, ma la scarica di tensione tra quei due era evidente.
Matt sapeva che stava accadendo qualcosa, ma non riusciva ancora a decifrare cosa.
Felicity distribuì una tazza ad ognuno degli altri tre uomini e tornò al suo posto.
Matt sorseggiò il liquido scuro e sorrise. “Il tuo caffè fa ancora schifo. Felice di sapere che certe cose non cambiano mai.” Oliver vide come i lineamenti di Felicity si distesero leggermente e come un sorriso spontaneo le si disegnò sul suo volto. Lui forse non notò che si avvicinò istantaneamente al corpo della donna, ma lei lo fece sicuramente.
“Credo che sia arrivato il momento di spiegare, non credi?” La voce di Felicity risuonò più dura di quanto non avesse previsto, ma la sua pazienza era fuori vista in quel momento.
Il viso di Matt abbandonò immediatamente il ghigno che era rimasto fino a quel momento al suo posto. I suoi lineamenti si fecero mortalmente seri e i sui occhi sembrarono essere tormentati. Il ragazzo rilasciò la tazza sul tavolo di fonte a loro e fissò Oliver e Diggle.
Felicity dovette intuire i suoi pensieri perché sospirò pesantemente.
“Matt, loro non se ne andranno.” Vide che stava per ribattere, ma la donna non cambiò la sua posizione. “Non sto negoziando su questo.” I muscoli di Oliver erano in tensione, ma rimase in silenzio, sapendo che questa volta non sarebbe stata una sua battaglia.
Matt li squadrò e poi sembrò terminare la sua lotta interiore. Si alzò e si diresse nuovamente verso la finestra. Era come se la visione della città, ormai illuminata dalle luci dell’alba, avesse un effetto calmante su di lui.
“Ok, vediamo. Quando me ne sono andato dal MIT sono riuscito a trovare mia madre. Ero così eccitato all’idea di conoscerla. Eppure quando l’ho vista, ho desiderato di non averla mai cercata. Non era come avevo immaginato. Non so di cosa si facesse, ma era ovvio che aveva fritto ogni sua attività celebrale. Non appena mi presentai come suoi figlio, la clinica ha detto che i costi delle sue cure avrebbero dovuto essere coperte ed essendo l’unico parente a farsi avanti, sarebbero state un mio onere. In quel momento, pensavo che sarebbe stato un modo per farmi amare da lei, almeno una volta nella vita. Così iniziai a lavorare come cameriere in un ristorante la sera ed il giorno come operaio in un cantiere della città. L’unico svago erano quelle poche ore serali in cui tornavo dai miei computer. Controllavo su di te e su mia sorella e poi continuavo a lavorare su alcuni sistemi informatici.”
Oliver notò come il corpo di Felicity sussultò a quella dichiarazione. I suoi occhi sembravano sull’orlo delle lacrime e l’uomo non potè fare altro che raggiungerla con la sua mano. Felicity non si voltò verso di lui, ma intrecciò le sue dita con quelle di Oliver in una morsa quasi dolorosa.
“Non so come, ma le mie abilità informatiche divennero abbastanza ovvie e un giorno un gruppo di ragazzi mi chiese di elaborare un sistema per disattivare il sistema di allarme di una gioielleria. Era un lavoro semplice, pulito e fruttò quasi come la mesata di entrambi i miei due lavori insieme. Capii che forse avrei potuto migliorare un po’ la mia vita. E così da un singolo lavoro, divennero una decina e così via. Le mie mani erano ancora pulite perché non facevo altro che vendere quegli algoritmi e gli strumenti per utilizzarli, ma non avevo mai preso veramente parte ad una rapina.”
Fece una pausa, come se stesse cercando di trovare le parole. “E poi apparve Mr. Grant. Non era ovviamente il suo vero nome, ma questo non mi stupì. Mi chiese non solo un sistema per gli allarmi, ma un sistema che gli permettesse di svuotare i conti di una banca e trasferire il denaro su dei conti off shore. Credevo fosse come sempre. Avrei costruito l’algoritmo e ne sarei rimasto pulito, ma i suoi termini non erano esattamente così. Io avrei dovuto fare il tutto. La paga era molto più alta, ma non ero disposto a farlo. Sapevo anche che se non fossi stato io ad usare quell’algoritmo, difficilmente loro avrebbero potuto capire come usarlo. Così mi rifiutai, ma quando mi puntarono una pistola alla testa cambiai idea molto rapidamente.”
C’era un leggero tremito nella sua voce, ma nessuno proferì parola. “Scappai. Scappai il giorno dopo. Arrivai a Central City. Continuai a pagare le cure di mia madre e quella fu forse la cosa più stupida che potessi fare. Non ci volle molto perché mi trovassero. Mi dissero che avevano bisogno di quel sistema per altri 4 colpi e poi sarei stato libero, ma non potevo farlo. Proprio no.”
Matt si voltò verso di loro e sembrava sul punto di piangere, pensando evidentemente alle conseguenze della sue azioni. “Rimasi sorpreso quando mi lasciarono andare così velocemente. Il problema si presentò due giorni dopo. Aprii una mail e trovai un video da un indirizzo sconosciuto.”
La voce del ragazzo si fece tremolante. “C’era mia sorella. Bendata e legata ad una sedia. In un magazzino credo.. ho provato a rintracciarla, ma quel dannatissimo segnale rimbalzava da una parte all’altra. Così ho capito. Era evidente che qualche altro esperto informatico aveva lavorato per quel pazzo, ma, il fatto di essere costretti a chiedere il mio aiuto, significa che era morto. E quella sarebbe stata anche la mia fine e quella di mia sorella. Avrei dovuto fare altri 4 colpi qui a Starling City. Uno ogni due settimane. Siamo solo ai primi 2, ma se non riesco a trovare Mary entro la fine del mio lavoro, siamo morti.”
Gli occhi di Matt sembravano quelli di un uomo tormentato e improvvisamente più vecchio di quanto non fosse. “Ho passato ogni giorno a provare a rintracciare quel maledetto video, ma non ci riesco. Sapevo che eri qui e così ho capito che l’unica in grado di aiutarmi saresti stata tu.”
Matt si rivolse verso Felicity, che non abbandonò la presa di Oliver. “E ci avresti fatto saltare in aria per questo?” La donna sembrava furiosa. L’uomo scosse la testa. “Ho visto che tu e il detective Lance eravate in contatto e sapevo che ad un certo punto avrebbe chiesto il tuo aiuto. Ero sicuro che mi avresti riconosciuto e saresti riuscire ad entrare e, allo stesso, che nessun altro sarebbe stato in grado di farlo.” Felicity abbassò lo sguardo, studiando le dita di Oliver come se fossero il suo porto sicuro. “Non potevi solo chiedermelo, Matthew?”
Il ragazzo sospirò. “Felicity non potevo portarti in questo casino senza essere sicuro che mi avresti aiutato.”
La donna scosse la testa. “Certo così mi avresti fatto saltare in aria.” Matt sorrise stancamente. “Non saresti saltata in aria, solo i tuoi computer.”
Uno sguardo assassino attraversò la faccia di Felicity. Né Oliver né Diggle aprirono bocca, sapendo di essere in quel momento solo due spettatori di uno spettacolo a cui probabilmente avrebbero dovuto prendere parte. Matt si avvicinò alla donna e si accucciò per arrivare di fronte a lei.
“Fel, io devo trovarla. Lei è l’unica famiglia che mi è rimasta. Ti prego..”
Una lacrima fece capolino negli occhi di Matt. Felicity liberò delicatamente la sua mano da quella di Oliver e chiuse gli occhi cercando di trovare una sorta di ordine nella sua mente. Nonostante la situazione la donna alzò lo sguardo sugli altri due uomini nella stanza, quasi a cercare un appoggio.
“Cosa pensi di fare una volta trovata?” La voce di Diggle interruppe i suoi pensieri.
Matt si rivolse a lui. “La andrò a riprendere.” “Ti farai ammazzare.” Il tono di Felicity sembrava sul bordo della rottura. Il ragazzo stava per parlare quando la donna lo bloccò. “Tu aspetta qui, ok? Solo un secondo. Devo parlare con loro.”
 
Oliver e Diggle la seguirono in cucina e videro come il corpo di Felicity si appoggiò contro il bordo del lavandino, quasi per essere sicura di poter rimanere in piedi. “Ho intenzione di farlo.” Non fu una sorpresa per l’ex militare, ma Oliver sembrava un bestia in gabbia. “Felicity..”
Il suo nome non aveva mai avuto così tante intonazioni fino a quando Oliver non iniziò ad usarlo. Sembrava un preghiera, ma anche un’ammonizione. L’attenzione di Felicity andò direttamente all’uomo e si staccò dal piano e si avvicinò a lui. “E’ un errore..” La donna scosse la testa. “Oliver, quando ho detto a Matt che voi saresti rimasti senza discussione, non stavo scherzando. Voi siete la mia famiglia e vi ho voluto con me, ma nessuno vi sta chiedendo di fare questo. Io voglio farlo e lo farò.”
L’uomo si avvicinò. “Non mi fido di lui.” Felicity sorrise dolcemente. “Lo capisco, ma io non ti sto chiedendo di farlo. Non puoi fidarti di lui? Ok, ma fidati di me.”
Diggle sparò un lungo sguardo a Oliver. Felicity era stata la loro spalla in ogni operazione, in ogni attività, personale o ufficiale. Non aveva mai messo in discussione nessuno di loro, era solamente rimasta al loro fianco. “Non potremmo mai farti fare questo da sola, Felicity. Sei la nostra ragazza e questo non cambierà.”
Oliver si voltò di scatto verso l’ex militare, quasi a volerlo uccidere. Il viso della donna sembrava radioso e si spostò su Oliver. L’uomo sospirò pesantemente prima di rinunciare. “Va bene, ma tu non sarai mai sola con lui. Noi saremmo con te sempre. Sono stato chiaro?” Il suo tono non lasciava spazio a discussione e Felicity sembrò non aver intenzione di portarne avanti alcuna. Annuì e li superò velocemente.
Tornò da Matt e gli diede appuntamento per la sera seguente.
“Bene, a questo punto però, voglio solo poter dormire. Quindi vi prego, andate a casa e fate la stessa cosa. E non cercatemi. Nessuno di voi fino a domani sera, a meno che non si tratti di vita o di morte.”
Il trio era di fronte alla porta aperta e la guardarono con sorpresa.
“Felicity, non..” La frase di Oliver rimase in sospeso, perché Felicity lo pugnalò con lo sguardo. “Non una telefonata, né una visita Oliver, sono stata chiara?”
Diggle e Matt ridacchiarono leggermente, prima di trascinarsi fuori della porta.
Tutti avevano abbastanza su cui riflettere per quella notte. Ops, mattina.




p.s. eccomi quiiiiiiii.. finalmente ieri ho avuto un secondo per scrivere. non mi sembra vero. spero non abbiate perso interesse per questa storia!!!! allora che ne dite? vi piace? cosa ci aspettarà??? spero di aggiornare un pò più frequentemente, ma non faccio promesso. mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. quindi, a presto spero. un bacione a tutti voiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii..nella speranza che non abiate rinunciato..:*
   
 
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