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Autore: Farawayx    21/05/2014    12 recensioni
Dianne e sua cugina Gwen partono insieme per il college intenzionate a lasciarsi tutto alle spalle. Dianne, però, è ancora fidanzata e non riesce a immaginare il suo mondo senza Austin. Bello quanto stupido, questo ragazzo l’ha condotta sul fondo, facendola diventare bulimica. Nessuno sa quello con cui Dianne deve convivere ogni giorno, nemmeno Gwen. Sarà Cam, un enigmatico quanto affascinante ragazzo, a risvegliare Dianne dal suo stato di catalessi interiore, facendola sentire viva e bellissima come non mai.
Un sentimento così forte e travolgente può portare Dianne solo sull’orlo di una scelta: rimanere bloccata fra il fango del passato o tuffarsi nelle acque incerte e tempestose del futuro?
« Gli occhi vengono definiti lo specchio dell’anima, allora mi chiedo, perché quando
incrocio i miei allo specchio riesco solo a pensare a quanto siano vuoti e
spenti? E’ questo che ho dentro? Sono un involucro vuoto nato in un giorno di
pioggia?
Ma chi mi crederebbe mai. Chi penserebbe che uno come me ha questi pensieri che
periodicamente gli girano in testa. Però ci sono e ho quasi il timore che
qualcuno li sgorga.
Cosa ne sarà di me? Di me.»
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Capitolo 6









«Ancora non lo sai ma c'è vita dentro te.
Lo so non mi amerai, ma i tuoi occhi son per me.
»
▪Dear Jack▪






                           
                           ◊ CAPITOLO VI ◊ Bedroom hymns.





E
ra notte fonda, la stanza era completamente immersa nel buio, l’unica fonte di luce che si riusciva a intravedere attraverso la finestra era quella della luna. Era nella sua massima ampiezza, mostrandosi per interno in uno spettacolare plenilunio.
Dianne se ne stava immersa sotto le coperte, sollevate fino al mento, fissando il soffitto senza nessuna voglia di dormire. Ormai aveva imparato a memoria ogni crepa presente nella parete, ogni tanto chiudeva gli occhi tentando di addormentarsi, ma tre secondi dopo si ritrovava a fissare qualcosa.
Odiava l’insonnia, rendeva la notte terribilmente lunga e tortuosa.
Un brontolio allo stomaco la distrasse. Ecco un altro motivo per odiare tutto quello.
Stare sveglia le faceva venire fame, una fame insostenibile, rendendo così il cibo il suo unico pensiero.
Era stanca, tanto, ogni preoccupazione sembrava svanire di dosso non appena si frapponeva tra gli strati caldi delle coperte. Ma il loro calore non riuscivano mai a rassicurarla del tutto.
Con uno sbruffò si sollevò dal letto, lasciando che la differente temperatura tra l’esterno del letto e le lenzuola, le procurasse la pelle d’oca.
Nives e Gwen dormivano beatamente nelle loro stanze, durante la notte la casa sembrava immersa in un silenzio tombale, rendendola così differente dalla vita che la caratterizzava di giorno.
Tentando di far meno rumore possibile si diresse nella cucina, come un robot, aprì lo sportello del frigo e chinò la testa per ispezionare il suo interno. L’occhio le cadde immediatamente su una fetta di torta che le aveva portato Nives la sera precedente, di ritorno da una festa di compleanno di un’amica del suo corso.
La fissò alcuni istanti leggermente combattuta, doveva mangiarla o no? Chiuse gli occhi e strinse tra le mani il piatto di vetro, tirandolo fuori e lo poggiò sul tavolo.
Prese una forchetta e iniziò ad assaporare il tutto lentamente, era una fetta piccola, questa volta poteva controllarsi, non c’era nessuna necessità di divorare metà frigo. E ci riuscì, mangiò con calma la sua fetta di torno e ripose il piatto nel lavandino.
Il problema arrivò dopo.
Iniziò a dirsi che forse aveva comunque sbagliato a mangiarla, che tutta quella roba sarebbe solo finita sulle sue gambe e che alla fine sarebbe diventata nient’altro che una palla.
Già la situazione non era rosea, poi iniziava anche a mangiare torte, dove l’avrebbe portata tutto questo?
Ecco l’inizio dell’ennesima guerra contro se stessa.
Ma come sempre fu debole.
Fu debole e cedette alla propria malattia.




-Ma hai dormito qua?- La voce di una Nives assonnata le arrivò alle orecchie.
Dianne fece per alzarsi ma subito si pentì. Una fitta al collo la costrinse a ritornare nella stessa posizione di pochi secondi prima. Aveva passato il resto della notte sdraiata sul divano a leggere un po’, fin quando, solo alle prime luci del mattino, non si era addormentata lentamente.
Annuì sollevando lo sguardo in direzione dell’amica, era ancora in pigiama e aveva i capelli scuri legati in una coda alta. –Non riuscivo a dormire. - Spiegò tentando di mettersi seduta, con calma.
-Io sto morendo di sonno, ma non posso dormire perché stamattina devo fare una ricerca. - piagnucolò Nives.- Che tristezza studiare di sabato. -    
Dianne le rivolse un sorriso comprensivo. –Gwen dorme ancora?-
L’altra annuì. –Sì, beata lei. -        
Si alzò in piedi, questa volta con movimenti più cauti, e sollevò le braccia a cielo, stiracchiandosi. –Adoro il sabato mattina. - Commentò con un sorriso.
-Solitamente anche io.- Rispose l’altra mentre si dirigeva in cucina, aprendo uno degli sportelli e tirando fuori una scatola dei cereali.
Nives prese due tazze e si avvicinò al tavolo, riempiendole lentamente. Intanto Dianne si era alzata, recuperando dal cassetto due cucchiai e dal frigo il cartone di latte, passandolo all’amica.
-Tu stai meglio?- esordì la ragazza mentre versava il liquido bianco nei due recipienti di ceramica e porgendone poi una a Dianne. – Mi dispiace tanto per quello che è successo l’altra sera al lago. -
 Lei sorrise. –Sto bene. – Fece una pausa posando lo sguardo sulla propria tazza, osservandola combattuta. –Raffreddata ma bene. - concluse e sospirò appena mentre immergeva il cucchiaio nei cereali.
-Sembra la storia della damigella in pericolo. - Poi le labbra di Nives si distesero in un sorriso furbo. - E Cam è stato il tuo cavaliere. -                            
-In primo luogo non è stato lui a recuperarmi, e poi… - Dianne stava per concludere la frase quando il rumore del campanello che suonava più volte la interruppe.
-Chi sarà a quest’ora di sabato?- Chiese Nives confusa. Non era l’alba, ma solitamente chi non aveva nulla da fare, il sabato alle otto di mattina, stava ancora dormendo.
-Vado io.- Disse  poi spostando la sedia e alzandosi in piedi, dirigendosi verso l’entrata.
Nives percorse lentamente il corridoio, raggiungendo la porta e girando più volte la chiave, facendo scattare la serratura, quando aprì un’espressione di sorpresa si formò sul suo viso. Era come pietrificata.
Dianne la osservò da lontano e vedendola così, si alzò in piedi, confusa.
-Cosa ci fai qui?- Dal suo tono di voce anche Nives compariva stordita.
-Nives, chi è?- Chiese Dianne dalla cucina.
-Cosa ci fai tu qui?- Sentì un’altra voce parlare, era una voce estremamente familiare e femminile. Si avvicinò velocemente alla porta e quando la vide, un sorriso enorme le si formò sulle labbra. –Jude!- Esclamò e con un movimento rapido si precipitò verso l’amica, abbracciandola.
L’altra ricambiò subito la sua stretta, però quando Dianne ritirò il volto, sembrava così pallida. - Stai bene?- Le chiese preoccupata e girò appena il viso, intercettando anche lo sguardo di Nives. Sembrava aver visto un fantasma. –Che succede?-
-Mi sto chiedendo la stessa cosa. - Disse l’altra, incrociando le braccia al petto.
-Non sapevo che vivessi con lei… -Sussurrò Jude a Nives, per poi abbassare lo sguardo.
-Aspettate, voi due vi conoscete?- Chiese nuovamente Dianne, osservandole.
Nel mentre un’assonata Gwen era appena uscita dalla sua stanza, il pigiama a con gli orsetti e i capelli sciolti.
-Anche troppo bene. –Rispose Nives. –Fammi indovinare, lei non lo sa, vero?-
Jude sembrava essersi morsa la lingua ma poi scosse la testa lentamente.
L’altra sembrava ferita. –Tutto questo è ridicolo!-
Gwen osservò la scena in silenzio, iniziando ad assumere la stessa espressione confusa di Dianne. –Ci spiegate di cosa state parlando?-
Nives distese le labbra in un sorriso amaro. –Dai Jude, spiega loro cosa succede! Sempre se non ti vergogni troppo di te stessa, come sempre. -
-Nives, per favore. - Scattò la ragazza e poi sollevò nuovamente. –Didì ero venuta qui per parlarti proprio di questo… non mi aspettavo di…-
-Di trovarmi qui?- La interruppe l’altra.
-Esattamente. -   
-Aspettate un secondo…- Gwen le osservò con maggiore attenzione, socchiudendo appena gli occhi. –Oh mio Dio. - strillò.
-Cosa??- Dianne si voltò verso di lei.
-Che dire, il mondo è davvero piccolo… -Poi si voltò verso la cugina. –Dai, prova a pensarci…-
La ragazza si voltò e osservò le due per alcuni istanti. Nives aveva una ragazza lontana e una volta le aveva detto che tutto questo per lei era più sopportabile perché anche prima tra loro c’era una grande distanza… Che quella ragazza fosse… -Jude è la tua ragazza?- Chiese incredula.
-Bingo. - Disse Nives senza entusiasmo.
-Perché non me ne hai mai parlato?!- Strillò voltandosi verso la sua migliore amica. –Lo sai perfettamente che non ti avrei mai giudicata. –
-Avevo paura Didì…- Sussurrò l’altra. – Non riuscivo ad accettare questa parte di me stessa. -
-Dai, vieni dentro, non è una conversazione da affrontare sul pianerottolo.- La incitò Gwen con un gesto della mano.
-Aspettate. – La fermò Jude girandosi verso Dianne.- Non sono venuta da sola. -
La ragazza inclinò il viso tentando di capire e non appena dalla scalinata alle spalle di Jude, vide salire qualcuno il suo cuore perse un battito.
I capelli chiari gli ricadevano in ciocche ondulate lungo la fronte, gli occhi verdi erano concentrati a osservare qualcosa che stava stringendo tra le mani. 
-Austin…- Sussurrò Dianne e al suono della sua voce il ragazzo sollevò di scatto la testa.
-Dianne!- Esclamò rivolgendole un sorrisone e aumentando il passo, le corse incontro, stringendola tra le braccia.
Nives osservò la scena, per poi voltarsi verso Jude. –Scusami per aver reagito così.- borbottò sollevando una mano e portandola sulla guancia della sua ragazza. - Mi sei mancata. -
Gwen fece una smorfia. –Oddio, penso che fra poco potrei vomitare tra tutte ste coppiette. -


Austin aveva appena terminato di portare la valigia sopra, sistemandola sul letto di Dianne, la ragazza non sapeva come sentirsi. Senza dubbio era contenta che lui fosse lì, ne aveva sentito la mancanza in quel periodo, però c’era stato qualcosa di nuovo nella sua vita e ora ritrovarsi il passato in casa la metteva a disagio.
-Resterò qui solo due giorni. –Stava dicendo il ragazzo mentre si sedeva sul letto. –Lunedì mattina riporto Jude a casa e torno a Providence.-.
Dianne annuì e si avvicinò appena a lui, sistemandosi tra le sue ginocchia. – Grazie per averla portata qui. -
Lui accennò un sorriso, sollevando una mano e portandola tra i suoi capelli, scostandoli dal viso. –Volevo farti una sorpresa, ci sono riuscito?-
Lei sorrise. –Ci sei riuscito. - Sussurrò e si chinò di poco, andando a sfiorare le labbra di Austin con le proprie, stampando su di esse un bacio.
-Mi manca così tanto averti intorno. - Disse lui mentre le poggiava le mani sui fianchi.
Dianne sospirò. –Non pensiamoci, ora sei qui e solo questo conta. No?-
Il ragazzo non le rispose, premette solo le labbra contro quelle di lei, rendendo sin da subito più profondo quel contatto. Era quasi un mese che non si scambiavano un bacio, per quanto i dubbi le avevano annidato le viscere per tutto quel tempo, quando Dianne si ritrovò in quel contatto così familiare, ci si aggrappò come se fosse l’unica ancora nella sua vita. Infondo per lei Austin era sempre stato quello, la luce ma anche il buio dell’oblio.
Qualcuno aprì la porta. –Oddio, non volevo interrompervi. -
La voce di Theo riempì la stanza e i due si staccarono. –Non preoccuparti. - Dianne gli rivolse un sorriso, ultimamente lei e Theo erano sempre coinvolti in situazioni o strane o imbarazzanti.
-Austin, lui è Theo. – Poi indicò l’amico. –Theo, ti presento Austin.-
-Finalmente posso conoscere il famoso Austin!-
Austin spostò appena Dianne in modo da potersi sollevare in piedi e stringere la mano a Theo. –E’ un piacere conoscerti. – Gli disse con un sorriso gentile.
-Devi vedere Gwen? – Gli chiese la ragazza, girandosi verso di lui.
Theo annuì. –Sì, sono qui con Cam. – fece una pausa. –Oggi pensavamo di fare un giro e volevo invitare anche te, ma…-
Theo continuò a dire qualcosa ma Dianne proprio non lo stava ascoltando, quando aveva pronunciato il nome di Cam era stato come ricevere un secchio di acqua gelida sulla schiena. Cam la metteva davanti alla realtà, anche il suo modo di guardarla le faceva capire che lui la capiva e che sapeva del suo aggrapparsi solo ad un’illusione.
Deglutì a vuoto, tentando di concentrarsi nuovamente. –Cam è qui?-
Theo annuì nuovamente. –E’ con Nives, credo. -
Lei mosse alcuni passi, uscendo dalla porta e ispezionando con lo sguardo il corridoio vuoto, Gwen era nella sua stanza così anche l’altra coinquilina. Ma dopo alcuni istanti dalla porta della camera di Nives uscì Cam.
Il ragazzo non l’aveva notata, era concentrato a scrivere qualcosa con il cellulare e a passarsi una mano tra i capelli, tirandoli indietro.
Dianne si ritrasse velocemente, entrando nuovamente nella stanza, Austin la guardava in modo interrogativo.
-Che succede?- Le chiese avvicinandosi a lei e portando una mano sulla sua spalla.
-Niente, pensavo fosse uscita Jude, sai, vorrei parlarle. – Beh, in realtà non era proprio una bugia, aveva davvero intenzione di parlare con Jude.
Lui annuì e chinò appena la testa, stampandole un bacio sui capelli. –Capisco. -
-Okay, questa stanza è un po’ affollata, io aspetto Gwen fuori. - borbottò Theo divertito, uscendo.
-Sono felice che tu ti sia fatta degli amici. - Le disse Austin improvvisamente.
Dianne annuì appena. –Sì, sono davvero persone fantastiche. -
Lui le sorrise portando le labbra contro la sua fronte. –Tu vuoi andare con loro?-
Lei scosse la testa. –No, voglio passare un po’ di tempo con te.-
                               



Gwen era ormai al suo secondo pacchetto di patatine, ma continuava ugualmente a rubarne altre dal sacchetto di Theo, riempiendosi completamente la bocca. – Sasdera hgfdvreste veasdfnire a masdcfvgngiare asda nosdfi.-.
Theo la guardò –Sei davvero molto fine, non c’è che dire.- Rise.
-Stasera dovreste venire a mangiare da noi!- Ripeté Gwen sfregando le mani in modo da far ricadere le briciole.
-Non credo sia una buona idea. - Disse Cam abbassando la testa in avanti e portandosi le dita tra i capelli.
-Perché?- Chiese lei con una faccia da cucciola.
- Forse vuole lasciare un po’ di privacy a Dianne?- Azzardò Theo.
-Ma no figurati, sai quanto mi interessa. - Rispose lui, chiudendo gli occhi.
-Invece t’interessa. - Rispose l’amico.
-Lei è scappata quando ti ha visto, era un fascio di nervi. – Disse Gwen con un sorrisone. –E ci tengo a dirti che io gufo contro la coppia Austin e Dianne, quindi, sempre forza Cam!- Disse tutta entusiasta.
Cam inarcò un sopracciglio. –Ma ha bevuto?-
-No, è così di natura. - Rispose Theo e Gwen tirò un pugno sulla spalla a entrambi. –Dai, replichiamo la cena dell’altra volta, ci siamo divertiti. -
- Solo se mi prometti che non cucinerai. - Puntualizzò Cam.




Era pomeriggio inoltrato e Dianne era riuscita a ritagliare un momento per se stessa, aveva appena terminato di fare la doccia, lasciando ricadere la massa di capelli umidi sulle spalle. Si era avvolta l’asciugamano intorno al corpo, avviandosi lentamente nella direzione della sua stanza. 
La casa era vuota, Nives, Jude e Austin erano usciti a comprare qualcosa visto che Gwen aveva telefonato informandoli di una cena.
Così lei ne aveva approfittato per farsi un bagno e tentare di rendersi presentabile, le occhiaie della notte insonne erano evidenti sotto i suoi occhi rendendo il suo viso terribilmente pallido e stanco.
Aprì l’armadio studiando con lo sguardo ogni vestito che aveva portato, quella era una cena speciale, Austin era lì, no? Quindi voleva rendersi più bella quella sera.
Anche se… Non era proprio il pensiero di Austin a renderla nervosa, era nervosa nell’immaginare lui e Cam nella stessa stanza. Non che lei avesse qualche tipo di sentimento per il ragazzo, però quando erano insieme emanavano una strana tensione che anche le persone più stupide avrebbero notato.
Scosse la testa, quella non era il momento di pensare a Cam, afferrò dall’armadio un vestitino color ruggine e se lo infilò velocemente. Aveva un taglio morbido ricadendole perfettamente sui fianchi, una fascia della stessa stoffa si stringeva leggermente in vita. Il collo a barca non dava una grande vista della scollatura, tenendo così al sicuro il suo seno inesistente.
Stava per scegliere le calza da abbinare quando fu interrotta dal suono del citofono. Dianne sollevò gli occhi infastidita, possibile che fossero già tornati? Pensò e si alzò in piedi dirigendosi alla porta.
La aprì velocemente e i suoi occhi si posarono su quelli di Cam, il ragazzo distese le labbra in un mezzo sorriso.
-Ehi, sei già qui?- Chiese Dianne, la sua vista gli provocava una strana sensazione nello stomaco.
Lui la guardò divertito. –Ti dispiace?-
Lei scosse la testa imbarazzata. –No, è che sono sola .Gli altri sono usciti, tutti. - Si guardò intorno confusa. -Vieni, entra pure. - Si scostò dalla porta, facendolo passare.
Cam la seguì lungo il corridoio e, fermandosi vicino alla porta della sua camera, fece una smorfia. –Questo posto sembra essere stato colpito dell’uragano Katrina.- commentò.
Dianne lo superò entrando nuovamente nella sua stanza. –Fidati, sono ordinata nel mio disordine. -
Lui inarcò un sopracciglio per poi sorridere. Uno di quei sorrisi che avrebbero fatto sciogliere chiunque. –Se lo dici tu.- Fece una pausa muovendo qualche passo e andandosi a sedere sulla sedia posta vicino alla scrivania. – Ti stavi vestendo? Peccato, sono arrivato troppo tardi. – Disse squadrandola malizioso.
Lei scosse la testa, cercando di non fargli vedere il sorriso che le si era formato sulle labbra e si chinò per raccogliere un paio di calze nere ricamate.
-No, queste non mi piacciono!- Commentò Cam riferendosi ai collant.
Dianne lo guardò perplessa. - E perché mai, scusa?-
-Sono troppo coprenti. Mi piace guardare le tue gambe Dee. - Rispose lui con un sorrisone.
Lei lo fulminò con lo sguardo, avvertendo il sangue affluirle alle guance come conseguenza del suo imbarazzo. –Sei un idiota. - Borbottò.
-Forse, ma almeno sono sincero. - Annuì lui sollevando l’angolo delle labbra in un sorrisetto.
-Smettila. - Dianne si sentiva a disagio quando qualcuno si soffermava a commentare o a osservare una parte del suo corpo, anche se quello fosse stato un parere positivo.
-Cosa? Non sei abituata a ricevere un complimento?- Le chiese Cam.
Stava giocando con lei e sentì le mani pruderle. – Non è questo…-
-E cosa? Non fare la modesta, sai la modestia è roba da santi e perdenti. Ed io, ad esempio, non sono nessuno dei due. -
Dianne inarcò un sopracciglio, ma tu sentilo a questo… -Ah beh. - Commentò accennando una risata.
 -Quindi è venuto a trovarti il tuo ragazzo. - Azzardò lui, prendendo a giocare con una penna.
Lei annuì, andandosi a sedere sul letto e iniziando ad arrotolare le calze tra le dita, in modo da poterle indossare con più facilità. –E’ stata una visita a sorpresa. -
Cam seguì con lo sguardo i movimenti delle sue dita, per poi portare nuovamente l’attenzione alla conversazione. –Immagino la tua gioia. -
-Cam, non iniziare. - Borbottò lei, facendo poi risalire le calze di vela lungo le gambe fermandosi improvvisamente a metà coscia. –Potresti girarti?- Disse guardandolo e indicò con un dito il fatto che dovesse sollevarsi la gonna del vestito per sistemarle un po’ meglio.
Lui aveva seguito come ipnotizzato ogni suo movimento e al suono della sua voce, sobbalzò. –Cosa? Sì sì certo. - Si voltò sulla sedia, portando lo sguardo su un punto della parete.
Dianne terminò di sistemarsi le calze, si lisciò il vestito lungo le gambe e accennò un sorriso nel vedere Cam di spalle, tutto concentrato su una crepa della parete. Gli si avvicinò lentamente, chinando poi il viso in avanti e poggiando il mento sulla sua spalla, da dietro. –Interessante quella crepa vero? Fissarla è la mia attività notturna preferita. -
-Che brutte le tue attività notturne. - Disse lui, la sua voce era divertita, però il suo corpo era rigido come un manico di scopa. Si voltò verso di lei e Dianne indietreggiò automaticamente.
Il suono di un telefono fece sobbalzare entrambi. Lei si precipitò verso il letto, estraendo dal mucchio il povero cellulare e lesse il messaggio tentando di trattenere un sospiro.
-Va tutto bene?- Le chiese Cam notando la sua faccia.
-Sì sì, è solo Austin che mi avverte che stanno tornando. -
-Dalla tua faccia sembrava che qualcuno fosse morto. - Commentò lui.
Lei sospirò profondamente facendo ricadere nuovamente il telefono sulle coperte, non sapeva definirlo, ma quel messaggio l’aveva infastidita, come se una parte di se volesse passare ancora un po’ di tempo con Cam, per conoscerlo in quel lato che forse un po’ le piaceva.
-Non voglio dire sempre le stesse cose, però…- Iniziò lui.
-No.- Lo bloccò Dianne. –Non rovinare questo momento, ti prego. -
-Non penso che quella sia la faccia di una che riceve un messaggio dalla persona che dice di amare. - Proseguì lui ignorandola.
-Come non detto. - Commentò lei, allontanandosi.
-Perchè ti arrabbi se ti porto davanti alla verità?-
- Perchè non sai niente di me.- Sbottò Dianne esasperata. Bene, fine della pausa, fine del momento "possiamo essere amici come tutte le persone normali".
-Forse non conoscerò il giorno del tuo compleanno o quando ti è venuto per la prima volta il ciclo, ma so perfettamente quello che ti passa per la testa. - Il suo tono di voce era fermo mentre sollevò una mano, indicandola. –Per Dio Dee, sei così dannatamente trasparente-.
Lei prese un respiro profondo notando quel sorriso amaro che lui aveva stampato sulla faccia - Cam, ti prego. -
-Cosa?- La sfidò lui, avanzando di qualche passo. -Devo aprirti gli occhi mia piccola Dee?- La guardava spavaldo dritto negli occhi. - Quelle che hai con lui non è reale. -
- Lo è.- Ribatté lei stringendosi le braccia al petto.
-Sai cos'è reale?- Disse Cam a denti stretti e mosse un altro passo, arrivando ad un palmo dal suo viso.
Dianne lo guardò con un'espressione interrogativa, ma lui non le diede modo di replicare e continuò.- Questo!-.
Con uno scatto veloce del corpo afferrò il suo viso tra le mani e posò le labbra su quelli di lei.
Dianne spalancò gli occhi per la sorpresa, sentì il sangue affluirle alle guance e la sua pelle fu percorsa da brividi, creandole la pelle d'oca.
Era l'ultima cosa che si sarebbe aspettata, se qualcuno l'avesse messa davanti alle possibili conclusioni della sua frase questa, probabilmente, sarebbe stata subito scartata.
Le labbra di Cam iniziarono a muoversi sulle sue. Dio, erano così morbide. Dannatamente morbide.  Così, sentì la tensione scivolarle via dalle spalle, mentre nel suo interno aumentava lentamente il desiderio di un contatto più profondo. Avrebbe voluto che quel momento non finisse mai, era in uno stato di semi-incoscienza, non riusciva a dare importanza a nient’altro.
Il vociare di Nives e Gwen, che arrivava dal pianerottolo, sembrava non preoccuparli minimamente.
Cam però, si staccò. Un sorriso sfacciato accompagnò una sua risata strozzata.
-Ricordati di questo mia cara Dee quando vorrai definire ancora reale il tuo rapporto con Agustin, Austin o come si chiama. - Le fece un occhiolino e uscì dalla stanza.


 







 

 


 

 


NdA :
Salve a tutti! Come state?
Questo capitolo è un po' più breve rispetto agli altri però penso che, nonostante la lunghezza, sia abbastanza importante visto che ci sono arrivi e delle rivelazioni!
Vi dirò che ci sto mettendo tanto per pubblicare perchè questa settimana ho degli esami, quindi, studio 24h ore su 24h. Però non mi sono dimenticata di voi e ho trovato un po' di tempo per pubblicare questo capitolo che ho scritto domenica!

Ringrazio di cuore chiunque abbia recensito e sono felice di poter sentire ancora i vostri pareri!
Ringrazio anche la mia beta, da me chiamata Gwen, la ringrazio per avermi aiutato con il capitolo. <3.

Un bacione <3





p.s. 
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