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Autore: Charlotte Tonleight    31/07/2008    10 recensioni
Dischiuse gli occhi solo quando il sole arrivò a illuminare anche il suo ventre scolpito e con un colpo secco di addominali si alzò. Innanzi tutto il lenzuolo era del tutto rotolato ai suoi piedi, cosa che non accadeva mai quando era solo dal momento che amava stare al calduccio, o sotto le lenzuola, o altrimenti accanto ad un corpo femminile. Egli credeva infatti che la migliore coperta del mondo fosse il corpo di una donna, sempre morbido e caldo, soffice, l'ideale. Disorientato andò in bagno a buttarsi dell'acqua fredda sulla faccia, che ebbe un effetto positivo dal momento che poco dopo si ricordò di Charlotte. Un sorriso misto di soddisfazione e desiderio si stampò sul suo visto dai lineamenti dolci. 'Charlotte?'chiamò. Che stupido - pensò - nella stanza non c'era nessuno, probabilmente era salita dagli altri. Non gli era mai successo di veder scomparire dal suo letto le ragazze, era sempre stato lui a mandarle via. Sorrise per la terza volta - Questa ragazza è tutta per le sue -. Grattandosi la testa ritornò nella stanza da letto, i joystick della playstation erano ancora messi in pausa, stava vincendo lei. Prese la sua maglietta e la indossò velocemente ma non appena questa aderì perfettamente sul suo corpo, Tom respirando il suo odore si sentì estasiato. Muschio bianco. Charlotte! - pensò scuotendo la testa e sorridendo. In pochi giorni aveva imparato a riconoscere anche il suo profumo.
Genere: Romantico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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L

L'incontro

 

 

Nonostante avessi promesso a me stessa di rimanere sveglia durante l'intero volo per godermi il panorama, non ci riuscii, così mentre l'aereo 3456 diretto a Ibiza stava per atterrare, io mi svegliai di soprassalto. Accanto a me era seduta una signora sulla cinquantina che guardava con agitazione il finestrino. Mi aveva raccontato poco prima di decollare che era la prima volta che affrontava un viaggio così lungo e per questo era particolarmente agitata, io invece non lo ero affatto, poichè viaggiare in aereo mi era sempre piaciuto, sia per il panorama che ero riuscita a vedere sempre, sia perchè quando viaggiavo da sola avevo la fortuna di fare amicizia con le persone sedute accanto a me. Solo una volta mi capitò di trovarmi accanto un signore davvero logorroico che non smetteva di parlare riguardo le sue due figlie, sposate con due tizi tatuati con tanto di pircing nella lingua. Malgrado fosse davvero irritante averlo accanto, era riuscito a tenermi sveglia per tutta la tratta Milano - New York. Ma questa volta, complice la stanchezza, mi ero addormentata. Quando il carrello uscì, facendo un rumore frastornante, la voce del comandante ci diede il benvenuto a Ibiza.

 

<< Non ci posso credere! Finalmente siamo arrivati >>disse la signora accanto a me rilassandosi in un sospiro.

<< Signora adesso pensi solo a divertirsi! >>le rispondo mentre slaccio la mia cintura.

 

Dopo il solito tempo trascorso per scendere dall'aereo e salire sul bus che ci doveva portare al ritiro bagagli finalmente esco dall'aeroporto. Il tempo non è nemmeno troppo caldo e io con una semplice maglietta di cotone sto bene. Mentre osservo le pubblicità che scorrono nei cartelloni giganti attorno all'aeroporto, vedo delle braccia che mi salutano. Poco dopo riesco a capire che si tratta di mia zia, così le corro incontro.

 

<< Charlotte! Sono così contenta di vederti! Tua madre aveva detto che eri cresciuta, ma non credevo intendesse dire che eri diventata così bella! Adesso andiamo, le tue cugine ti stanno aspettando, sono sicura che passerai una meravigliosa estate con noi >>

Mia zia era logorroica quasi quanto il tizio dell'aereo, forse anche di più. Comunque non fece altro che parlare del mare, delle mie cugine nonchè sue adorate figlie che ormai avevano compiuto 14 anni ed erano delle gemelle.

Quando finalmente arrivammo nella villetta della zia, dopo aver salutato le mie cugine e mio zio, andai subito a vedere il mare. Le mie cugine Anny e July vennero con me. Avevano ereditato la stessa parlantina della madre e mi raccontarono di come passavano i pomeriggi, delle loro abitudini, della scuola e della loro musica preferita. Scoprii che andavano pazze per un gruppo famosissimo, che però io non conoscevo, chiamato Tokio Hotel. Quando mi parlavano di loro gli occhi gli luccicavano e con malinconia mi raccontarono di quando non erano potute andare al concerto perchè la zia Giulièn non le aveva mandate. Questo episodio mi fece ricordare quando l'anno scorso a soli 15 anni mi ero messa in viaggio per andare al concerto della mai cantante preferita, gli occhi mi brillavano allo stesso modo. Le ragazze sembravano simpatiche e nonostante la differenza di età fui felice all'idea di passare un'estate con loro. Infatti il piano era questo. Dopo che mia madre, Becky, aveva deciso di partire con il suo nuovo ragazzo per Parigi, aveva deciso di scaricarmi dalla zia a Ibiza. Come era ovvio che fosse mi rattristò il pensiero di salutare le mie amiche, ma avevo deciso di saltare subito sul primo aereo e venire dalla zia. Il motivo era semplice, odiavo Josh, il fidanzato di mia madre, e vederli assieme come due innamorati mi faceva venire il volta stomaco. E poi Ibiza era una meta bellissima per dimenticarsi dei problemi e per godersi un'intera estate. Diciamo che i presupposti erano buoni.

 

{ __________________ }

 

<< Sinceramente non ci credo! >> esclamò Bill riferendosi al fatto che avrebbero passato l'estate in completo relax a Ibiza. Però la regola era una sola, ogni mattina si dovevano riunire tutti e quattro per continuare a scrivere canzoni per il prossimo album.

<< Nemmeno io, è quasi quattro anni che non ci concediamo una vacanza, se ci penso l'ultima sarà stata quando siamo stati a Parigi con la mamma, avevamo 14 anni ricordi? Io avevo conosciuto quella bella francese. Aveva un culo da urlo. >> disse Tom annuendo. Bill invece alzò gli occhi al cielo per l'ultima annotazione del fratello.

<< Poi qui Gustav sembra trovarsi davvero bene, guardate... >> dicendo così Georg fece segno di guardare Gustav che era alle prese con una ragazza del posto.

 

<< Senti, scusa sai dove posso trovare un bar? >> Gustav cercava di gesticolare per farsi capire.

<< Non parlare germania io >> gli disse di rimando la ragazza.

Andavano avanti già da cinque minuti e gli altri si godevano la scena. Alla fine però Gustav lasciò perdere e si sedette accanto a loro.

<< Che c'è Gustav non hai fatto colpo questa volta? >> disse Tom dando di gomito a Georg.

<< Io non volevo fare colpo! Volevo solo sapere dove si trovava un Bar. >>

<< Aaaaah, ho capito. Beh meglio anche perchè se volessi fare colpo Gustav, non ci riusciresti. >>

E via a ridere, a prendersi a spinte, e a riprendersi quel tempo che ai ragazzi è mancato, il tempo delle vacanze.

 

{ __________________ }

 

<< Charlotte, sei pronta? >> Zia Giulièn gridava dal piano di sotto. Aveva deciso di andare in un ristorante qui vicino, dove facevano degli ottimi calamari, a suo modo voleva festeggiare il mio arrivo. In realtà mi ero preparata molto prima, ma quando ero scesa ed avevo visto i miei zii in tenuta elegante ero salita di sopra a cambiarmi. Optai per il tubino nero che avevo usato al mio 16esimo compleanno. Era corto e stretto in vita con un ampia scollatura. I capelli li lasciai sciolti e ondulati, il problema fu indossare quei maledetti tacchi argentati. Dopo cinque minuti e altre grida della zia, ero scesa.

<< Oh Dio Charlotte sei davvero un amore! >>

Arrossii e dissi di andare. Quando arrivammo al ristorante il cameriere ci fece accomodare in un tavolino e dopo aver ordinato si allontanò.

<< Bello qui, vero Charlotte? >> mi chiese lo zio.

<< Si... credo di si... >> dissi guardandomi attorno. Il ristorante era pieno, accanto a noi sulla sinistra c'era un'anziana coppia che discuteva animatamente davanti ad un buon piatto di cozze. A destra invece si apriva una saletta, più piccola, dove si intravedevano quattro ragazzi seduti. I miei zii parlavano animatamente, le mie cugine annoiate parlavano dell'ultimo video di qualche cantante straniera e così decisi di prendere aria e scusandomi uscii sul terrazzo. Non c'era nessuno e così uscì dalla borsa una sigaretta guardandomi ancora attorno, in moda da assicurarmoi di non essere vista ne dalla zia ne dalle cugine. L'accesi e ne aspirai lentamente il fumo. Il mio non era un vizio, fumavo solo quando ero nervosa, o avevo pensieri per la testa. Come ora, la mia mente si doveva ancora abituare all'idea di passare un'intera Estate qui, senza le amiche, le mamma. Già, la mamma. Sentii un rumore e mi girai di scatto ritrovandomi davanti un ragazzo.

<< Ciao non è che me ne potresti dare una? >> disse indicando la mia sigaretta. Rimasi circa 30 secondi ferma, perché i miei occhi ricaddero immediatamente su un pircing sul labbro del ragazzo. Rimasi incantata guardando attentamente i movimenti della sua lingua su quel cerchio ferreo. Oh Dio! pensai - rendendomi conto di come guardavo le sue labbra in modo assurdo, mentre lui mi guardava divertito.

<< Oh.. scu..scusa comunque ecco la sigaretta >> riuscii a dire avvampando letteralmente in viso.

Offrii la sigaretta al ragazzo, che osservai ancora più attentamente. Era davvero alto, più di me. Portava un cappellino azzurro con e iniziali NY in bella vista. Sotto il cappellino nascondeva dei dread biondi che gli ricadevano sulle spalle. Aveva dei pantaloni di 1, se non di 2, taglie in più. La stessa cosa valeva per la grande maglietta che indossava. Oh Dio, di nuovo! pensai abbassando il viso e arrossendo per la seconda volta in un minuto. Lui sembrò accorgersene e in modo disinvolto disse:

<< Non c’è bisogno di arrossire, o almeno non adesso… >> disse guardandomi con un sorriso malizioso.

<< Piuttosto - continuò - piacere io sono Tom. >> e mi tese una mano.

<< Io sono Charlotte. >>Tom aspirò a lungo la sigaretta mentre mi guardava negli occhi. << Merda, c'è mia zia! >> la vidi percorrere la strada diretta al terrazzo, così dopo aver buttato la sigaretta per non farmi scoprire, trascinai Tom dietro una pianta. Tom che aveva capito tutto rise e si fece trascinare. Eravamo tutti e due nascosti dietro una grande pianta ed io osservavo mia zia cercarmi, poco dopo rientrò dentro scuotendo la testa. Io e Tom eravamo molto vicini e le nostre braccia si sfioravano.

<< Mi piacciono i tuoi occhi verdi. >> Disse avvicinandosi pericolosamente al mio viso.

<< Adesso ti aspetti che anche io ti faccia un complimento? >> dissi ridendo e allontanandomi.

Lui rispose al mio sorriso.

<< Non ancora >> mi sussurrò all'orecchio scostandomi i capelli.

<< Comunque adesso devo rientrare >> dissi alzandomi.

<< Oh anche io >> finì la sigaretta e iniziò a camminare.

<< Allora ci si vede in spiaggia? >> domandò senza nemmeno voltarsi.

<< E perchè mai ci dovremmo vedere, le persone che non hanno niente da fare non si incontrano >> dissi sorridendo.

<< Ti sbagli - si avvicinò alle mie labbra pericolosamente ed io rimasi immobile per la sorpresa - ci rincontreremo, del resto ti devo una sigaretta >> Dopo aver soffiato sulle mie labbra provocandomi una scossa, se ne andò sorridendo.

 

 

  
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