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Autore: KaterinaVipera    21/05/2014    2 recensioni
[SEGUITO DI "GRAZIE A LEI"]
Dopo due anni di silenzio, Cat crede che Loki l'abbia solo ingannata; dopotutto lui è il Dio degli inganni, come poteva aver creduto che avrebbe mantenuto la sua promessa?
"Ritornerò. Ritornerò per te." le aveva detto prima di tornare ad Asgard e lei gli aveva detto che lo avrebbe aspettato. E lo sta ancora facendo, sotto lo sguardo preoccupato dei suoi cari.
Quello che non si aspetta è che Loki la sta osservando, ed è molto più vicino di quello che la ragazza possa immaginare, perchè ancora una volta, la vita della mortale è in pericolo a causa delle azioni sconsiderate del Dio.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache dei Nove Regni'
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                                                      INCONTRO E SCONTRO


Una volta ritornati ai piedi della grotta, vi entrarono dentro e vennero inghiottiti dall'oscurità; Loki formulò di nuovo l'incantesimo che li aveva teletrasportati ad Asgard per ritornare indietro e quando furono nella stanza, videro che anch'essa era stata inghiottita dalla notte.

Sulla Terra il sole aveva lasciato spazio alla luna, alle stelle e alla fine di tutto. C'era meno tempo di quello che credevano.

“Dove eravate finiti?” domandò Natasha. Era stata informata da Banner che i raggi gamma erano, per un momento, saliti di livello e che quindi era stato aperto il portale. Non fu certo difficile immaginare chi lo avesse attraversato.

“Abbiamo le Pietre.” disse Thor. E gli occhi della donna si dilatarono un attimo per la sorpresa perché ormai non sperava più che ci potesse essere un modo per salvare Caterina, per poi posarsi sulla scatola argentata tra le mani di Loki.

“Forza, venite. Non ci rimane più tempo.” disse guardando principalmente Loki, al quale era rivolta l'esortazione.

Scesero di corsa le scale e si precipitarono nella sala in cui tutti erano riuniti. Il Dio liberò dai fogli il tavolo, gettando tutto a terra e vi appoggiò lo scrigno. Iniziò a borbottare strane parole, in una lingua arcaica a sconosciuta ai presenti, un incantesimo potente. Perchè, come se non bastasse, Odino aveva fatto sigillare con la magia sia lo scrigno sia il piedistallo in cui era posizionato immaginando che Thor avrebbe tentato di rubarlo per aiutare suo fratello e la mortale.

Quando ebbe finito di formulare l'incantesimo la serratura scattò e si sollevò un poco il coperchio che venne afferrato dalle dite affusolate del Dio. Lo aprì, mostrando a tutti il contenuto.

Le sei Gemme dell'Infinito erano dentro e risplendevano luminose, lucide e lisce. Di uguali dimensioni e forma ma di colori diversi, erano ovali e stavano in un palmo della mano, tanto erano piccole.

Ogni Gemma aveva un nome e un ruolo diverso quanto importante. La gemma arancione, quella del Tempo, in grado di controllare la dimensione temporale. La gemma Spaziale di colore viola, in grado di controllare il tessuto dello spazio. La gemma blu, la Mentale, in grado di dominare la mente degli esseri senzienti. Quella rossa, la gemma del Potere che permette di sfruttare e manipolare ogni sorta di elemento, naturale o costruito dall'uomo. La gemma gialla, quella della Realtà, la più pericolosa di tutte, è in grado di deformare, controllare e manipolare la realtà stessa. Infine c'era la gemma dell'Anima, di un intenso colore verde. Questa pietra ha il potere di controllare e assorbire le anime dei vivi. Erano tutte adagiate su di un cuscinetto in velluto rosso, che si era deformato sotto il loro peso, in quei lunghi millenni in cui vi erano state riposte.

Nessuno doveva entrare in possesso di tutte le Pietre, altrimenti sarebbe divenuto l'essere più forte e indistruttibile dell'interno Universo. Un essere onnisciente, in grado di distruggere l'universo stesso.

Questo fu quello che Loki disse loro riguardo a quelle Pietre. C'era molto di più da raccontare, ma quello non era il momento adatto.

“Se è come hai detto tu, perchè le hai rubate? Non vorrai consegnarle a Thanos?” domandò Banner. Seppur ne fosse affascinato in quanto scienziato e avrebbe voluto studiarle, rimanevano comunque delle potenziali armi di distruzione di massa se riposte nelle mani sbagliate, quindi meglio liberarsene.

“Lui dovrà credere di averle.” rispose il Dio

“E come?”

“A questo ci penserò io. Sono bravo, anzi, sono il migliore a formulare inganni. Gli faremo credere che dentro ci siano le Pietre quando, invece, non avrà altro che una scatola contenente dei sassi qualunque.”

“No, non ci saranno dei sassi.” intervenne Tony che fino a quel momento era stato, stranamente, buono buono in silenzio ad ascoltare la storia delle Gemme. “Le riempiremo con qualcos'altro.”

Tutti si voltarono verso di lui, con un'espressione interrogativa stampata sul volto.

“Se Piccolo Cervo può far credere che dentro ci siano dei sassi, perchè non metterci delle bombe?”

“Thanos non può essere annientato da delle comunissime armi midgardiane.” disse Thor, interpretando lo sguardo truce del fratello, rivolto allo scienziato.

“Infatti bel palestrato, non metteremo delle bombe qualsiasi. Useremo l'energia residua compressa del Tesseract per fargli la festa.” aveva spiegato.

“Non si può imprigionare un'energia tanto potente come quella del Tesseract se non è all'interno del Tesseract stesso.” aveva chiarito Steve.

“Stai calmo, io e Bruce abbiamo studiato e trovato un modo per farlo. Cosa credi che abbiamo fatto tutto il tempo giù al laboratorio?”

“E come pensi di riuscirci?”

“Allora..” si gonfiò il petto d'orgoglio, creando un po' di suspense e la curiosità dei suoi interlocutori. “useremo...”

“Scusate signori, credo proprio che dobbiate venire a vedere.”

Si girarono tutti verso quel giovane agente che li aveva appena interrotti. Lo stesso ragazzo che aveva avvertito della scomparsa di Cat, adesso doveva dare un'altra notizia di dubbia positività. Tony lo guardò in tralice, seccato dal fatto di essere stato interrotto sul più bello, mentre stava per spiegare la sua brillante idea.

Lo seguirono nella sala dei computer, fino alla sua postazione. Il giovane si mise a sedere e premendo il tasto del mouse aprì una finestra collegata con la videocamera di sorveglianza, posta sopra al cancello d'entrata.

La videocamera stava riprendendo un ragazzo che sceso di macchina, stava parlando e gesticolando alle guardie, evidentemente alterato.

“Dagli volume.” ordinò il Capitano.

L'agente premette due tasti e subito tutti poterono sentire cosa stesse dicendo il ragazzo davanti al cancello.

“... cosa importante! Devo parlare con il vostro capo. Subito!”

“E questo adesso chi è?” domandò curioso e confuso Tony. Ogni pochino ne succedeva una diversa, la situazione si era fatta molto più movimentata di quello che avevano creduto. Porti una ragazzina all'interno della base e dopo essere scappata te ne ritrovi un altro. Chi aveva detto che doveva essere un lavoro facile e noioso? E poi come diavolo aveva fatto a trovare la loro base?

“Io devo entrare.” continuò, afferrando le sbarre del cancello con entrambe le mani. Al che le guardie impugnarono le loro armi, continuando, però, a tenerle basse.

“Per favore, devo assolutamente parlare col vostro capo!” disse alle due guardie che gli risposero di no e di andarsene immediatamente, indicandogli la macchina affinché ci salisse e ritornasse da dove era venuto.

“E' cocciuto il ragazzo, non vuole mollare.” puntualizzò Banner.

“Già, mi ricorda qualcuno.” disse Clint con un po' d'amaro in bocca, ricordandosi Cat e la sua infinita testardaggine.

“Fatelo allontanare prima che si faccia ammazzare.” ordinò la Rossa.

“No, perchè? Sarà divertente vedere come quell'inutile umano salterà in aria.” aveva detto Loki in tono perfido e tagliente.

Tutti si voltarono verso di lui, sorpresi della sua uscita visto che era sempre stato assorto nei suoi pensieri, sotto un ostinato mutismo. A Natasha le ci volle un secondo per capire chi fosse il ragazzo. Cat gliene aveva parlato, confidandole la cotta che aveva per lei e la gelosia di Loki, e la frase del Dio le dette la conferma.

“Quello è l'amico di Cat.”

“Ecco perchè piccolo cervo è tanto acido.” borbottò il miliardario, sotto i baffi, guadagnandosi l'ennesimo sguardo d'odio.

Natasha ordinò che venisse acceso l'interfono per poter parlare con lui.

“Sono l'agente Natasha Romanoff. Vattene da qui, ragazzo.”

Jake guardò la telecamera fissa sopra di lui e capendo che lo stavano osservando urlò “No, non me ne vado finché non direte dove si trova Cat!!”

“Non sono informazioni che ti riguardano.”

“Certo che mi riguardano se si tratta di Cat!” urlò ancora più forte.

“Sparateli.” disse Loki, freddo.

“Ma signore..” disse perplesso una delle due guardie, insicuro se eseguire o meno l'ordine.

“Ho detto di spararli!” insistette duro, deciso, cattivo.

“No, fermi.” ordinò Natasha perentoria. “Fatelo entrare.” meglio farlo entrare senza permesso che farlo ammazzare.

Jake montò sulla sua auto, dopo aver ricevuto il permesso di entrare dentro la base, e percorse in un lampo tutto il viale; si fermò davanti all'entrata principale, scese e si appoggiò col sedere alcofano della macchina per sgranchirsi le gambe stanche mentre aspettava che gli ''eroi'' si facessero vivi e gli dicessero dov'era la sua amica.

Era distrutto a causa del viaggio e dal fatto che avesse tirato sempre a dritto, senza mai fare una sosta, per andare subito da Cat. Aveva nascosto la partenza a sua sorella, andandosene senza dirle niente, senza lasciarle un messaggio o un biglietto. Era montato in auto e si era diretto in Virginia. Mary lo aveva chiamato e richiamato più volte, ma lui non le aveva mai risposto. Era arrivato a venti chiamate perse e dieci messaggi in segreteria. Degli SMS aveva perso il conto al quindicesimo.

Si passò una mano sulla fronte, portandosela dietro la nuca e grattandosi i capelli, emise un profondo e sonoro sbadiglio.

Si sentì vibrare la coscia destra, sperò che avesse sentito male e di essersi sbagliato, che fosse stata un'allucinazione dovuta alla stanchezza ma la suoneria partì. Sapeva di averla praticamente abbandonata ma in quel momento un'altra persona, a lui molto cara, aveva bisogno del suo aiuto. Dopo la morte dei loro genitori, si erano protetti l'un l'altra e si erano promessi di aiutarsi a vicenda senza mai abbandonarsi. Erano due fratelli inseparabili, legati e uniti, a volte un po' litigiosi ma raramente si staccavano per lunghi periodi e quella era la prima volta che la lasciava da sola all'improvviso; sicuramente si sarebbe arrabbiata, lo avrebbe infamato ma mai e poi mai le doveva dire che la sua migliore amica era scomparsa un'altra volta e che, forse, non sarebbe tornata.

Giunto a quel punto, però, non se la sentì più di nasconderle tutto, doveva almeno parlarle per tranquillizzarla.

Afferrò il telefono esasperato e guardò lo schermo. Sua sorella lo stava chiamando; questa volta non potette fare finta di niente, quindi trascinò il dito sulla parte verde del display accettando così la chiamata.

“Si può sapere dove cazzo sei finito? È tutto il giorno che ti cerco.” strillò sua sorella.

“Mary, non posso parlare adesso.”

“E perchè no?”

“Sono a Charleston.”

“E che cazzo ci fai a Charleston?”inveì la ragazza.

“Sono venuto per un affare con uno che è interessato a comprare le auto che assemblo.” come scusa era davvero pessima e ,infatti, sua sorella non gli credette.

“Cosa?! Un affare a Charleston, a quest'ora?! Ma chi vuoi prendere in giro?” era molto arrabbiata. Suo fratello era scomparso ormai da tante ore e dopo esser riuscita a contattarlo le veniva a dire delle bugie? Aveva paura che si fosse messo nei casini, perché da quando la loro amica era scomparsa, lui aveva iniziato a comportarsi in modo strano, preoccupante. “E' la verità, Jake?” domandò seria, un po' più calma.

“Si. No. Devo andare. Ti richiamo io.” nel frattempo che lui parlava con sua sorella, stava uscendo tutto il gruppo dei vendicatori andandoli incontro, per niente felici di averlo tra i piedi.

“Immagino che tu sia la donna con la quale ho parlato oggi per telefono.” disse rivolgendosi all'unica donna del gruppo.

“Acuto il ragazzo.” bofonchiò Tony.

“Cosa sapete dirmi sulla scomparsa di Cat?” domandò andando dritto al punto, senza aspettare che gli dicessero qualcosa loro.

“Senti ragazzo, l'unico motivo per cui ti abbiamo fatto venire qui è per evitare che tu ti facessi ammazzare dalle guardie e..” disse tutto d'un fiato Steve, con indosso la sua divisa a stelle e strisce. “per dirti che te ne devi andare. Non puoi restare qui.”

“Non posso andarmene. Devo sapere se Caterina sta bene, perchè quando mi ha chiamata era disperata.”

“Lo sappiamo. Il fatto è che non sappiamo neanche noi come stia.” disse con una fredda calma la donna.

“Dovete fare qualcosa per trovarla. Voi l'avete messa in questo casino e voi la dovete togliere!” era stanco e spazientito. Lo stavano trattando come un cretino, con quella loro aria da superiori, e la cosa lo stava mandando su di giri.

“Non credere che non l'abbiamo fatto.” disse Clint, arrabbiato anche lui dal tono di quello sfrontato.

“Si vede non è stato abbastanza!” continuò. “Sapete dove si trova?”

“Non possiamo darti nessuna di queste informazioni, sono riservate.” disse Natasha prima che Clint o qualche d'un altro esplodesse. “Adesso facci un favore, vattene via e ritorna a casa.”

“No! Io resterò qui finché non troverete Cat e l'avrete portata in salvo.” piantò i suoi occhi segnati dalla stanchezza ma testardi sui volti di chi li stava davanti.

“E' fuori discussione.” disse Barton mentre gli apriva lo sportello dell'auto per farcelo salire, nella speranza che capisse che doveva andarsene.

Jake, che aveva capito che non era il benvenuto, cercò però di adottare un'altra tattica, con l'intento di convincerli a farlo rimanere.

“Sentite,” disse assumendo un tono di voce calmo e remissivo “io voglio molto bene a Cat, molto più di quanto possiate capire. Io e mia sorella siamo soli, non abbiamo che lei. Mary è distrutta e io non sono da meno. Non posso andarmene proprio adesso che sono così vicino a ritrovarla. Per favore, permettete che rimanga. Non vi disturberò, non mi vedrete né mi sentirete, però fatemi rimanere qui. Vi prego.”

Tutto il gruppo si guardò, come a cercare uno sguardo di approvazione tra di loro. La cosa migliore sarebbe stata mandarlo via con un bel calcio in culo, ma si trattennero. Fu questa loro esitazione che dette a Jake l'input per continuare ad andare avanti.

“Se proprio non volete farlo me, e vi capirei, fatelo per Cat. L'avete prelevata da casa, senza darle il tempo di avvertire nessuno. Era sola, spaventata e disperata quando mi ha chiamato, lo sarà ancora di più adesso con tutto quello che le sta accadendo. Quando ritornerà qui, perché deve ritornare!, le farà bene vedere qualcuno che conosce e a cui vuole bene.” Questo era davvero l'ultimo tentativo, fallito questo avrebbe fallito tutto e sarebbe stato costretto a tornare a casa.

“Va bene, ragazzo.” disse il Capitano. “Entra, ma non un fiato. Altrimenti ti rispediamo a casa.” disse alzando l'indice in segno di ammonimento.

Lo accompagnarono dentro, persuasi fino ad un certo punto di fare la cosa giusta. Nick Fury sarebbe andato su tutte le furie quando avrebbe scoperto che avevano fatto entrare un perfetto sconosciuto alla base, senza chiedere prima il suo assenso, che non sarebbe mai arrivato. Credettero però di fare un favore alla ragazza, quando sarebbe tornata e avrebbe visto un viso familiare. Già, sempre ammesso che fosse tornata perché non sapevano cosa le stessero facendo in quel momento.

Alla base ormai non c'era più nessuno se non loro. Era notte fonda e tutti gli altri agenti si erano ritirati, o erano usciti. Questo era un bene, almeno nessuno avrebbe notato la presenza di una persona in più, non autorizzata.

Lo stavano accompagnando al piano superiore per farlo riposare e, a dirla tutta, a nasconderlo da Fury, quando il ragazzo chiese di poter mangiare, dato che era digiuno da tutto il giorno. Lo accompagnarono Steve, Clint e Natasha, mentre Tony e Bruce ritornarono in laboratorio per ultimare la loro invenzione.

Attraversarono il lungo e buio corridoio, svoltando per l'enorme sala in cui erano soliti intrattenersi per dirigersi alla cucina. Quando entrarono nella sala, si accorsero troppo tardi che, nascosto in un angolo, seduto su una poltrona in pelle, con lo sguardo triste e perso nel vuoto, c'era Loki.

Gli occhi verdi di Jake si posarono su quelli turchesi del Dio, che da un'espressione rassegnata passò ad una carica di odio e rabbia. All'istante i due si riconobbero e si furono addosso ancor prima che gli altri si rendessero conto di cosa stava per accadere.

“Tu sei Loki!” urlò Jake, avvicinandosi al Dio che stava facendo altrettanto, arrivandoli di fronte e guardandolo con la fronte alta.

“E tu, inutile omuncolo, sei Jake.” disse freddo.

“Sei un vile bastardo! Cosa hai fatto a Cat, eh?”

“Qualcosa che tu non potrai mai farle.” sorrise malizioso, viscido e ambiguo, serrando le labbra fino a farle diventare sottili e taglienti come rasoi.

Jake capì a cosa si stesse riferendo il Dio e la rabbia montò in lui, insieme ad una mal celata gelosia. “Mi fai schifo!” gli urlò, battendogli le mani sul petto, senza neanche smuoverlo.

Loki mantenne la calma, sotto gli occhi increduli di tutti; quella però era solo una calma apparente. L'unico motivo che gli permise di non ridurre in cenere quell'inutile umano era il fatto che fosse caro a Cat.

Come fa a trovarci qualcosa in lui? È così patetico.

Non gliela avrebbe fatta passare liscia tanto facilmente. Socchiuse leggermente quegli occhi diabolici e ingannatori senza smettere di guardare Jake. Un attimo dopo Loki sorrise malvagio e se ne andò.

Non appena ebbe varcata la soglia, udì le voci allarmate e molto alterate dei tre vendicatori che avevano appena assistito alla trasformazione di Jake in una donna, che adesso stava sbraitando e inveiva contro il Dio.

“Loki. Devi immediatamente far ritornare il midgardiano nella sua forma naturale.” disse Thor entrando in camera del fratello, dopo che gli era stato detto quanto aveva fatto.

Loki tacque.

“Mi hai sentito fratello?”

“Ha avuto quello che si merita.”

“Smettila di fare così.”

Di nuovo silenzio. Il Dio biondo si avvicinò a suo fratello, con l'intento di rimproverarlo ma la tristezza e la profonda disperazione che lesse nei suoi occhi, gli fecero cambiare idea.

Non lo aveva mai visto in quello stato. Credeva che fosse una persona fredda, calcolatrice, ingannevole, privo di emozioni ma si sbagliava di grosso. O meglio, era in quel modo ma non con Frigga, non con Caterina. Come aveva fatto a non accorgersene prima? Come aveva fatto a non vedere la profonda disperazione che albergava e inaspriva il suo cuore? Era stato cieco fino a questo punto? Fino al punto di obbligarlo a tacere la sua relazione con lei? Si sentì terribilmente in colpa.

“E' colpa mia, Loki, se Cat è stata catturata.” disse a voce bassa. Il Dio dell'inganni si limitò a guardarlo. “Se non ti avessi costretto a mentirmi sulla vostra relazione, lei a quest'ora sarebbe ancora con noi.”

“Ti stai dando troppa importanza.” sospirò leggermente.

“Perchè tenere nascosta la cosa?” domandò il Dio dei tuoni, curioso di sapere le motivazioni delle azioni di Loki.

“Perché voi non dovevate sapere. Non volevo che Cat venisse giudicata ingenua, quando è più forte e intelligente di tutti voi, e io...”

“E tu, un ingannatore, bugiardo che incanta la sua preda.” concluse Thor.

E io uno sciocco che si fa intimorire da una creatura che sa essere tanto fragile e tanto forte, per cui prova un sentimento così forte e così misterioso, che ti annebbia ogni pensiero logico e razionale. Quel pensiero, come molti altri, se lo tenne per se. Sapeva cosa provava per la ragazza, ma era già difficile da ammettere a se stessi, che non lo avrebbe mai detto ad altri.

[Your love is mine for the taking. My love is just waiting, to turn your tears to roses.]

[Il tuo amore è il mio perchè l'ho preso. Il mio amore sta solo aspettando di trasformare le tue lacrime in rose]1

“Non doveva andare così.” disse Thor evidentemente molto dispiaciuto.

Un rumore di passi che fece voltare i due Dei, terminò alla soglia della porta; il respiro calmo, tenuto sotto controllo ma lo sguardo impetuoso, lasciava trapelare ogni sorta di emozione che pesava sull'anima di Natasha: speranza, incertezza, dubbi e paure. Emozioni che, però, sapevano essere gestite e nascoste.

“Le bombe sono pronte.”









-Angolo dell'autrice-
Bentornati..!!! Jake è stato trasformato in una donna, ooooh che peccato..! XD No, immagino che non importi a nessuno di lui.. Anche se era questo il mio scopo, il povero Jake sta seguendo solo il suo cuore XD.. No, neanche io riesco ad essere dispiaciuta per lui, non posso farci niente...
Spero che lo abbiate trovato un pò divertente questo capitolo perché da qui in avanti da ridere ci sarà ben poco e quindi volevo allentare un pò la tensione prima di farla crescere al massimo XD.... Mi piace troppo tenervi sulle spine, è divertente.
Comunque, detto questo, ho detto tutto. Non ho altro da aggiungere. 
Ah si, ora ricordo...!! Voglio ringraziare (di nuovo, lo so, ma lo farò sempre! =D) tutti coloro che leggeranno, recensiranno e commenteranno la storia. Mi fa DAVVERO tanto piacere vedere che continuate a seguirla, è una gran bella soddisfazione.
Ora si che ho detto tutto.
Un bacio, la vostra Vipera ;-)

NOTE
1 Whispers in the dark, Skillet.
Inoltre le informazioni sulle Pietre sono vere, o meglio, le ho trovate su Internet. Non mi appartengono, solo della Marvel e questa storia non è stata scritta con l'intento di violare il Copyright nè a scopo di lucro.

 

  
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