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Autore: Reiko87    21/05/2014    1 recensioni
Pre - season 6
(dal primo capitolo)
"-Tu la ami?-
Non si sarebbe mai aspettato una domanda così diretta. Il suo corpo s’irrigidì improvvisamente. Come le saltava in mente di chiedergli una cosa del genere?"
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti | Coppie: Jane/Lisbon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Dai Jane, lasciami il braccio, mi fai male-
 
-Allora smetti di fare la bambina e cammina- le rispose deciso.
 
Teresa si sorprese della risoluzione nella voce del suo partner e decise di mettere fine una volta e per tutte a quella storia, così lo seguì senza ribattere.
 
Finalmente furono sul terrazzo illuminato solo dalle luci notturne di Sacramento.
 
-Allora Jane, ti ascolto… ma non perdere tempo perché voglio tornare dagli altri-
 
Patrick si fermò un attimo a riflettere.
 
-D’accordo, allora senza giri di parole… Io ti amo Teresa Lisbon.-
 
L’agente mora rimase paralizzata. Le gambe le tremarono e sentì vorticare pericolosamente la testa.
 
-Forse sono stato un po’ troppo diretto…- disse non vedendo reazione da parte della donna.
 
Dopo qualche istante ancora di silenzio, continuò.
 
-Beh, non dici niente?-
 
All’improvviso esplose la furia.
 
-Razza di idiota che non sei altro! Ma sei forse impazzito? O è uno dei tuoi scherzi per farmi arrabbiare? Perché ti assicuro che non ce n’è bisogno, sono già abbastanza furiosa con te- si fermò per poi voltargli le spalle e ancora una volta girarsi verso di lui e guardarlo negli occhi.
 
Jane iniziò a ridere, forse per scaricare tutta la tensione nervosa che avvertiva, e proseguì.
 
-Ma dai Teresa…-
 
Non potette continuare la frase che avvertì un dolore acuto su un lato della faccia.
Lo schiaffo gli bruciò il viso, e rimase bloccato con la testa leggermente piegata di lato dal contatto tanto violento quanto inaspettato.
 
-Oddio Jane, scusa… Non volevo. Perdonami ti prego…-
 
Lisbon era imbarazzata dalla sua reazione ma quando lo aveva visto ridere, subito dopo averle detto di amarla, il sangue le era ribollito nelle vene e aveva agito d’istinto. Non sopportava di essere presa in giro su una questione tanto delicata. Per lei non era uno scherzo: lei lo amava davvero quell’irritante consulente.
Teresa sapeva di aver esagerato e si sentì davvero in colpa. Decise di mettere da parte il suo orgoglio ferito almeno in quella circostanza. Gli si avvicinò un po’ e gli poggiò delicatamente la mano morbida e calda sul punto in cui lo aveva colpito.
 
-Mi dispiace…- disse in un sussurro appena udibile, e delle piccole goccioline iniziarono a caderle dagli occhi senza che potesse fare nulla per evitarlo.
 
Patrick rimase ancora immobile senza parlare ma non era arrabbiato, solo si stava decidendo su quale sarebbe stata la sua prossima mossa.
La mano calda, leggermente tremante, della donna sulla sua guancia e le lacrime che vide venir fuori da quegli splendidi occhi smeraldini, che in quel momento brillavano come fari nella notte, furono il segno che aspettava.
Raccolse il coraggio, che si rese conto non mancargli, e le afferrò con delicatezza dapprima il polso teso sul suo viso per poi baciarle il palmo della mano. Il gesto fu fatto con tanta dolcezza che diede il tempo a Lisbon di capire cosa stesse succedendo. La donna, anche se spaventata dai sentimenti che le inondavano il cuore, non si ritrasse e rimase in attesa. Ormai erano in pista, tanto valeva ballare!
Jane, di fronte alla donna che amava da molto, troppo tempo, non seppe più resistere e con uno scatto portò la mano che stava sfiorando con le labbra dietro alla sua nuca, avvicinando il corpo di lei al suo, cingendola col braccio libero ed  infine affondando la sua bocca in quella di Teresa.
L’intreccio che ne derivò fu indescrivibile. Le loro bocche sembravano essere nate per trovarsi alla perfezione, e il loro sapore dava vita ad uno nuovo e perfetto; i corpi combaciavano come pezzi dello stesso puzzle. Le braccia e le mani di Patrick vagavano dalla schiena di lei fino ai suo morbidi capelli corvini, e di rimando quelle di Teresa seguivano lo stesso movimento ad accarezzare ogni singolo riccio biondo.
Si separarono solo quando il tempo riacquistò il suo significato, dopo che si era perso come in un mondo parallelo.
Rimasero a fissarsi come se nessuno dei due avesse mai visto nulla di più bello e speciale, ma né l’agente capo, né il consulente seppe cosa dire.
Poi, con non poco sforzo, Patrick iniziò a far fuoriuscire qualche sillaba vaga, e balbettando disse:
 
-Oddio, ti ho baciata-
 
-Sì, me ne ero accorta- rispose la mora con un sorriso malizioso sulle labbra.
 
-Beh, ma tu hai risposto al bacio…-
 
-Ho risposto al bacio?- disse un po’ confusa –Non mi è sembrato che potessi avere qualche altra scelta- proseguendo, sorridendo apertamente.
 
-Diciamo che ti stava bene quello che stava succedendo- continuò il biondo rispondendo al sorriso.
 
-Sei un idiota- aggiunse infine Lisbon dandogli un leggero colpetto sul braccio.
 
-Hey, mi hai fatto male… non ti è bastato sfigurare per sempre il mio bel visino con quello schiaffo? –
 
-Jane, sei il solito esagerato, ti ho appena toccato, scommetto che non hai neanche sentito davvero il dolore…-
 
-Solo perché ero impegnato da altro…- disse con fare malizioso e con gli occhi che gli brillavano guardando quell’espressione di sconcerto.
 
-Se proprio ci tieni posso completare l’opera sull’altra guancia-
 
-E poi mi darai un altro bacino per guarire la bua?- disse l’idiota con gli occhi da cucciolo.
 
-Ma quando inizi a crescere Jane!-
 
Lisbon non potette aggiungere altro perché vide un lampo balenare negli occhi cerulei dell’uomo che di nuovo si mosse veloce verso di lei.
Questa volta non fu dolce come la prima, afferrò il viso di Teresa con entrambe le mani e la spinse col corpo contro il muro della terrazza, baciandola con foga, quasi a volersi nutrire di quelle labbra.
Si staccò di poco dal suo viso e col fiato corto aggiunse:
 
-Non credi sia ora di andare a casa? Mi sento stanco…-
 
In un primo momento spiazzata da quelle parole, Lisbon non riuscì a decidere sul da farsi, poi il suo corpo a contatto con quello dell’uomo che aveva sempre amato gemette e il respiro del suo alito leggero sulle labbra le provocò un formicolio.
Lo guardò profondamente e gli fece un semplice gesto col capo.
Di tutta risposta Patrick sorrise semplicemente e afferrandole la mano nella sua, quasi per paura che scappasse, la portò con se attraverso la porta-finestra.
  
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