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Autore: nephele_cleide    22/05/2014    1 recensioni
cosa sarebbe successo se America fosse realmente tornata a casa dopo aver combinato quel pasticcio al Rapporto?
un seguito alternativo a the Elite dove America, una volta tornata a casa, cerca di tornare alla normalità della sua vita da cinque, impegnandosi a superare quei dolorosi sentimenti che la legano a Maxon. e quando sembra quasi essere tornata alla realtà ecco che quei sentimenti riaffiorano in tutta la loro potenza aggiungendosi al terrore e alla preoccupazione. Nell'ultimo Rapporto infatti Gavril ha annunciato tra la disperazione delle ragazze rimaste e della famiglia reale l'improvvisa scomparsa del principe Maxon...
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Mi alzai di scatto senza ascoltare i miei genitori che mi chiamavano. Uscii di casa di corsa arrampicandomi sulla casetta sull’albero in cerca del biglietto che mi avevano lasciato i ribelli per contattarli. Ero certa che c’entravano loro ed ero decisa ad ucciderli uno per uno se gli avessero fatto del male. Ero furiosa e spaventata al massimo grado. Andai a sbattere più di una volta con la testa contro il soffitto basso in cerca di un qualsiasi indizio del passaggio di quegli assassini ma niente.
Dopo aver cercato per dieci minuti trovai un piccolo foglietto ripiegato sotto ai cuscini dove io e Aspen ci accoccolavamo le sere in cui mi faceva visita. Scaraventai i cuscini nell’altro angolo della casa e aprii con le mani tremanti il bigliettino.
 
America, se sta leggendo questo messaggio significa che ha deciso di contattarci. Siamo lieti di vedere che ha cambiato idea. Le manderemo qualcuno a breve.


“DANNAZIONE!”
“America! Cosa ci fai lassù?” ero furiosa! Chissà quando mi avrebbero mandato qualcuno e soprattutto se lo avessero mandato. Scesi senza dire nulla a mia madre che mi chiedeva spiegazioni. Lacrime di rabbia mi scorrevano sulle guance accaldate dalla preoccupazione.
“America, ti prego calmati.”
“non posso calmarmi mamma! Maxon è sparito e sono sicura che in tutto ciò ci siano di mezzo quei dannati ribelli!” ero terrorizzata, scansai bruscamente mia madre e rientrai in casa, corsi su per le scale e mi rintanai in camera chiudendo a chiave. I miei famigliari continuarono a bussare e a chiamarmi per un po’ poi rinunciarono e andarono a dormire mentre io aprivo la finestra e aspettavo qualche segno di vita.
Passai ore alla finestra in attesa ma niente.. non si sarebbe fatto vivo nessuno, ne ero certa. Chiusi violentemente la finestra e sbattei il pugno contro il cuscino. Non capivo da dove venisse quell’aggressività ma dovevo sfogare la rabbia in qualche modo.  Mi sdraiai sul letto reprimendo le lacrime. Un lampo di luce improvviso mi sferzò gli occhi. Mi alzai di colpo e corsi alla finestra. Caroline mi stava facendo segno di scendere. Aprii la finestra e saltai giù.
“Lady America! Ha cambiato idea?” non fece in tempo a finire di parlare che le ero addosso.
“Dimmi dov’è! Giuro che se gli fate del male vi ucciderò uno per uno! E non risparmierò nessuno, vi farò soffrire il triplo di quello che state facendo patire a lui!” ero furiosa, stringevo le mani al suo collo ma lei era più forte di me e mi fece rotolare a terra mettendosi a cavalcioni su di me e bloccandomi le mani.
“sei pazza?! Cosa stai dicendo? Pensavo avessi cambiato idea!”
“siete dei mostri! Lasciami andare! Lasciatelo stare” lei mi guardava spaventata e incredula
“cosa ti prende?! Chi dovremmo lasciar stare?” o era una grande attrice o non aveva la minima idea di cosa stessi parlando
“Maxon! So che lo avete rapito voi! Cosa gli state facendo? Lui non sa niente di quella robaccia che state cercando!” lei scosse la testa confusa
“non abbiamo rapito nessuno! Tanto meno il principe!” mi stava urlando contro. Nessuna delle due si curava di abbassare la voce per non svegliare i vicini. Sembrava sincera
“perché dovrei crederti?!”
“perché è la verità! E ora stai ferma se vuoi che ti lasci andare.” Non so per quale ragione ma le credevo. Smisi di dibattermi e lei mi lasciò le mani. Mi sfregai i polsi per riacquistare sensibilità
“perché pensavi che avessimo noi il principe?”
“non sapete nulla?! Maxon è sparito da questa mattina! Ero convinta lo aveste rapito per scoprire dove si nascondono quegli stupidi diari!”
“non sono stupidi! Quei diari faranno la differenza!” scossi la testa. Non mi importava minimamente dei diari in questo momento, volevo solo riavere Maxon sano e salvo.
“non mi interessa adesso! Voglio sapere che fine ha fatto Maxon!”
“zitta! Non urlare! Così rischiamo di svegliare tutti e farci scoprire.” Mi zittii…
“non so che fine abbia fatto il tuo principe. Ma ti assicuro che non è con noi.”
“non è possibile!”
“libera di non crederci.” Mi guardava con rabbia mal celata e delusione mentre scendeva dal mio stomaco. Non mi ero resa conto che stessi faticando così tanto a respirare
“pensavo pesassi di meno…” lei ridacchiò.
“me lo dicono in molti.” Aveva l’aria di una persona orgogliosa di se. Scossi la testa lievemente divertita.
“senti se voi non avete rapito Maxon io non ho nulla da dirvi.” Lei scosse la testa delusa
“speravo che dicessi di voler venire con me.”
“mi dispiace. Ho già detto che non posso aiutarvi.” Voltai le spalle a Caroline che non mi fermò. Quando ero sotto il davanzale della mia finestra mi disse semplicemente:
“mi dispiace per il principe. Non dovrei ma cercherò qualche notizia su di lui. Se scopro qualcosa ti contatterò. Nel frattempo pensa alla nostra offerta. Hai ancora un’opportunità.” Le lacrime mi accecavano
“perché lo fai?”
“faccio cosa?”
“perché ti offri di aiutarmi a trovare notizie di Maxon?”
“perché mi sei simpatica, che tu ci creda o no… e perché anche noi seguivamo la Selezione… saresti una regina perfetta. Ho sempre tifato per te.” Mi fece l’occhiolino e un inchino quando poi corse via ingoiata dal buio. Quella ragazza era veramente strana. La preoccupazione per Maxon cresceva ogni attimo di più… mi arrampicai sulla finestra e rientrai in camera. Andai ad aprire la porta e mi infilai sotto le coperte abbandonandomi ad un pianto silenzioso.
Erano passati tre giorni da quando  la notizia della scomparsa del principe si era diffusa… ero sempre più preoccupata, ero di nuovo in uno stato pietoso. Non riuscivo nemmeno più a mangiare, non facevo che seguire le notizie sulle ricerche, passavo le notti insonni ad aspettare Caroline che non arrivava mai. Una mattina uscii di casa che ancora non era sorto il sole decisa a cercare notizie da sola. Mentre mi inoltravo nel bosco per raggiungere indisturbata l’aeroporto mi sentii chiamare. Mi voltai, un ragazzo che non conoscevo era appoggiato ad un albero
“tu chi sei?” chiesi spaventata
“mi chiamo Bernard.” Bernard.. cosa voleva da me questo ragazzo?
“cosa vuoi da me?” lui sorrise
“io nulla… Caroline mi ha chiesto di portarti questo.” Estrasse un foglio spiegazzato dalla tasca interna della sua giacca di jeans logora e sporca di fango. Gliela strappai di mano.
America,
mi dispiace dirti che non ho grandi notizie da riferirti. Le ricerche come tu saprai già non stanno dando grandi frutti. Tuttavia ho qualche conoscenza nel paese. Ho sentito alcuni dire che hanno intravisto qualcuno che assomigliava al principe nei boschi intorno al palazzo. Dicono però che sia abbastanza deperito. Temono che non durerà a lungo se continua a tenersi a distanza dal palazzo.
Non so quanto siano vere queste voci. Ti avevo promesso di cercare notizie, questo è tutto quello che ho per ora.
a presto, C.

 
“ soddisfatta?” mi chiese beffardo
“mi stai forse prendendo in giro?” lui cambiò espressione
“No. Era una domanda.” Mi scrutava insicuro su come comportarsi.
“no… non sono soddisfatta… perché se queste voci sono vere Maxon sta per morire di fame e non so nemmeno perché… e se non sono vere non ho la minima idea di dove possa essere.” Le lacrime mi annebbiarono la vista e caddi a terra. Bernard si avvicinò cauto a me e mi tese una mano. Io la accettai senza pensare troppo e mi aiutò ad alzarmi. Improvvisamente però mi fece calare un sacco sulla testa e mi colpì con qualcosa di duro sulla nuca. Io svenni.
Quando mi ripresi ero legata ad un albero nel mezzo del bosco.
“scusami… non sapevo come farti venire fin qui altrimenti.” Mi sorrise Bernard che sedeva di fronte a me.
“cosa vuoi da me?! Non sei amico di Caroline?”
“si ma ho bisogno che tu collabori per trovare quei dannati diari… fin ora lei ha fallito nel convincerti. Ora tocca a me” con un ghigno si avvicinò e mi sferrò un calcio sulle costole. Sentii il fiato uscire tutto in un colpo dai polmoni e tossii. Lui ridacchiò.
“che ne dici Lady America? Ti va di aiutarmi?” mi disse con disprezzo sputandomi in faccia. Io lo guardavo con odio
“ancora no?!” era seriamente divertito ma anche irritato; mi colpì in piena faccia con il calcio di una pistola. Me la puntò poi in fronte
“rispondi quando ti parlo!” mi urlava contro mentre continuava a sferrare calci e pugni al mio stomaco e al mio viso. Io tossii e sputai sangue.
“ho detto di rispondere! Hai cambiato idea?!” per tutta risposa gli sputai sangue e saliva sulle scarpe vecchie e macchiate. Stavo ancora guardando le macchie di fango sulle sue scarpe quando mi colpì con un calcio in pieno viso. Sentii il naso rompersi, qualcosa di caldo mi scorreva fino alle labbra. Passai velocemente la lingua su di esse e sentii il sapore del mio sangue. Le sue scarpe ora erano sporche anche di macchie rosso scuro.
“cosa diavolo vuoi da me?” la bocca era gonfia, le costole premevano sui polmoni dolorosamente.. non riuscivo a parlare.
lui rideva di gusto
“quanto vorrei che il tuo principe ti vedesse ora! Sai come sarebbe contento di averti rimandata a casa tra quei falliti dei tuoi genitori?” sentivo la rabbia montare dentro, sovrastare la paura e il dolore e iniziai a sfregare i polsi contro il tronco dell’albero cercando di rompere le corde che mi segavano i polsi
“ok… sei ancora un po’ confusa. Ti lascio riflettere sulla mia proposta… buonanotte lady America!” scosse la testa divertito rintanandosi in una piccola tenda che non avevo ancora notato. Il dolore stava tornando sempre più forte. Il sangue continuava a colare sulle labbra impedendomi di respirare così come le costole, probabilmente rotte, spingevano sul polmone facendomi annaspare ad ogni coltellata, cioè ad ogni respiro. Sentivo il mio viso gonfiarsi sempre di più, mi pulsavano le tempie e i polsi bruciavano. Cercai ancora di strappare le corde ma poi mi arresi e crollai svenuta di nuovo.
La mattina mi svegliai con una secchiata di acqua fredda che mi fece aderire al corpo i vestiti leggeri che indossavo dal giorno prima.
“mmmm… vedo che ti sei sporcata un po’…” sorrise perverso.
“e noto con piacere che la piccola America Singer ha anche delle forme…” mi si avvicinò. Lessi nel suo sguardo ciò che stava pensando di fare. Terrorizzata iniziai a dimenarmi. Le corde erano lise ma non abbastanza da riuscire a liberarmi. Avevo ancora gli occhi gonfi e le costole mi facevano male ma non appena sentii le sue mani luride sul mio corpo urlai con tutte le forze.
“non ti sentirà nessuno carina… non sono stupido.” Mi sorrise malizioso e riprese a far scorrere le mani sul mio corpo. Lo sentii grugnire mentre con le dita sfiorava la pelle nuda tra la maglia di cotone e i jeans strappati che indossavo. Mi strappò di dosso la maglia lasciandomi in reggiseno. Si fermò per un attimo. Le lacrime mi rigavano le guance mentre lo guardavo osservarmi compiaciuto. Iniziò a slacciare i suoi pantaloni. Terrorizzata ripresi a tentare di spezzare le corde mentre lui si sfilava i pantaloni con le mani tremanti e impazienti. Quando si chinò di nuovo su di me gli sferrai un pugno sul naso con tutte le forze che avevo. Lui arrancò indietro e andò a sbattere con la testa contro un sasso. Lanciò un urlo. Io mi avventai su di lui prendendolo a calci in faccia e sulle costole.
lui si raggomitolò su se stesso e io presi a correre nella direzione in cui speravo ci fosse la strada. Piansi per la rabbia, la paura repressa, la preoccupazione per me e Maxon, e mentre correvo fuori dal bosco senza maglietta mi scontrai con un uomo. Lanciai un urlo disperato.
“lasciami! Aiuto! Aiuto!”
“signorina si calmi!” non era la sua voce… forse ero al sicuro. Aprii gli occhi e guardai l’uomo contro cui ero andata a sbattere nella mia fuga. Riconobbi subito l’uniforme… una guardia reale! piansi a dirotto nascondendo il viso sul petto di quello sconosciuto
“cosa è successo signorina?” mi chiese preoccupato guardando le mie condizioni.
“uno dei ribelli… mi ha rapita… mi ha picchiata e ha tentato…” non riuscii a finire la frase. La guardia si tolse di corsa la giacca e me la posò sulle spalle. Mi strinsi nella giacca coprendo il mio corpo  nudo e pieno di escoriazioni.
“saprebbe riconoscere il suo aggressore?” mi chiese, annuii.
“bene… andiamo. La riporto a casa…” si zittì per un secondo guardandomi in viso. Poi sgranò gli occhi. Mi aveva riconosciuta sotto il mio viso ferito e gonfio
“Lady America! La riporto a casa venga!” mi prese in braccio e mi riportò di corsa a casa. Bussò alla porta dei miei genitori mentre io ero abbandonata tra le sue braccia in dormiveglia. I miei genitori aprirono la porta
“AMERICA! Cosa le è successo?” mia madre piangeva disperata. Non sentii l’uomo dirle che ero stata rapita da uno dei ribelli. Mi depositarono sul divano. May piangendo mi coprì con una coperta
“May, vai a cercare tuo padre. Digli che America è a casa ma ha bisogno di lui… corri!” mia madre corse in cucina a prendere un bicchiere d’acqua e me lo porse.
“la ringrazio infinitamente per averla riportata a casa signor…”
“Morris. Tenente Morris” Mia madre represse un singhiozzo. Bevvi piano.
“Signorina America se la sente di descrivere il suo rapitore? Le prometto che lo troverò.” Io annuii
“si chiama Bernard. È alto più o meno come lei, ha lunghi capelli castani, un viso spigoloso e sgradevole. Gli occhi non sono riuscita a vederli bene ma credo siano neri. Indossa una giacca di Jeans sporca e logora… le scarpe rovinate sono macchiate del mio sangue e di fango. Questo è tutto quello che ricordo” lui mi sorrise
“lo troverò signorina glielo prometto.” Piansi
“grazie. Potrebbe avere qualche livido… prima di fuggire l’ho picchiato.” Dissi sorridendo. Il tenente rise e si congratulò con me. Mia madre si rintanò in cucina dicendo di dover preparare qualcosa da mangiare per me. Rimasi sola con il tenente Morris. Chiusi gli occhi esausta
“signorina… come ha fatto a trovarla?”
decisi di dire la verità.
“ero uscita in cerca di notizie del principe Maxon. Ero nel bosco qui vicino quando mi ha raggiunta da dietro mi ha colpita con la pistola, credo e mi ha coperto il viso con un sacco… poi sono svenuta. Quando mi sono svegliata ero legata ad un albero. Ha iniziato a picchiarmi chiedendomi di aiutarlo ad entrare a palazzo per cercare qualcosa ma mi sono rifiutata, allora ha continuato a picchiarmi fin quando non si è ritirato in una tenda. E sono svenuta di nuovo fin quando non mi ha svegliata con dell’acqua e ha ricominciato da capo e poi ha tentato… sa…”
“ho capito signorina. Non deve dirlo.” Annuii riconoscente.
“ora devo andare… si riprenda signorina.” Mi sorrise accarezzandomi la testa
gli afferrai la mano
“mi dica se ci sono novità sul principe.” Lo implorai. Lui mi guardò combattuto
“Non potrei dire nulla.”
“la prego. È tutto ciò di cui ho bisogno.. mi dica qualsiasi cosa.”
“signorina… il principe è stato avvistato da alcune persone nei boschi intorno alle città vicine al palazzo… però non si riesce a trovarlo. Qualcuno ha detto di aver trovato un corpo nel fiume che somigliava al principe. Alcune guardie stanno andando a recuperare il cadavere per il riconoscimento. Mi spiace.” Non mi guardava.
“è morto?!” il dolore che avevo provato mentre venivo aggredita era nulla in confronto a questo. Il mio Maxon era morto? Come era possibile?!
“Non lo sappiamo con certezza… le prometto che appena so qualcosa di certo le farò avere notizia ok?”
“grazie tenente.” Le lacrime scorrevano veloci e silenziose mentre il tenente Morris mi sorrideva triste e usciva da casa mia.
Maxon… ti prego, fa che non sia lui! Non riuscivo a pensare ad altro. 
  
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