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Autore: La Nuit du Chasseur    22/05/2014    0 recensioni
[Michael Fassbender]
"Mi sposo", disse lei.
"Vieni a cena con me", disse lui.
Così diversi ma così vicini. La loro storia creerà problemi, danni, guai, passione e felicità. Non sapranno resistere all'avvicinarsi l'uno all'altra, anche se sanno che dovrebbero.
In una Londra complice e romantica, galeotta fu una caffetteria...
Genere: Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Robert era seduto alla scrivania del suo importante ufficio: 24esimo piano di un grattacielo tutto vetro nel cuore della City. Era un manager molto stimato, tutto sorrisi e sicurezza fuori, pieno di crisi e domande dentro. Vestiva in modo impeccabile, giacca perfettamente stirata, camicie di ottima fattura e con iniziali cucite a mano, scarpe italiane e cravatte francesi. Sempre la barba fatta, i capelli sistemati e della lunghezza giusta. A guardarlo bene c’era da chiedersi se avesse un sarto e un barbiere nascosto nell’armadio!
Viveva a Londra da circa dieci anni, e aveva una relazione, molto poco vivace. Era arrivato presto al successo, che con bravura e un pizzico di fortuna era riuscito a tenersi, e a coltivare negli anni, tanto da diventare il pupillo dell’amministratore delegato dell’azienda in cui era entrato anni prima come stagista. Aveva una famiglia molto in vista ad Edimburgo, città dove era nato e cresciuto fino ai tempi del college, un fratello Ingegnere a Parigi ed una sorella stilista a New York. Aveva tutte le carte in regola per essere una persona abile e sicura di se, eppure ancora non aveva molto chiaro quanto fosse fortunato.
Era fidanzato non ufficialmente con Julia da più o meno sette anni. Si erano conosciuti ad una festa universitaria e per lungo tempo le aveva fatto una corte spietata. Lei non si era mai tirata indietro, ma non aveva mai neanche manifestato chissà quale interessamento. Si era semplicemente lasciata andare ad un ragazzo d’oro, che sarebbe piaciuto a sua mamma, che la proteggeva sempre e le rimboccava le coperte quando si addormentava sui libri. Robert era un uomo da sposare, assolutamente. E per non correre il rischio di lasciarselo scappare, Julia aveva iniziato ad uscirci. Qualche tempo dopo si erano presentati alle famiglie e avevano iniziato a fare sul serio. I sette anni successivi erano passati tranquillamente: vacanze insieme ad agosto, settimana bianca in Svizzera a Capodanno, cene dalle rispettive famiglie, che si adoravano e che progettavano i fiori di arancio da tempo. I fiori d’arancio… Robert fremeva, non si capiva bene se fosse perché aveva paura di perderla un giorno, o se perché realmente credeva che fosse la donna della sua vita. Julia si lasciava semplicemente trasportare, senza mai prendere una decisione vera. Non che non fosse innamorata di Robert: quello che provava per lui andava oltre qualsiasi confine, gli era grata, gli voleva bene, si sentiva bene in sua compagnia. Mancava la passione da tempo, non sentiva fuoco dentro quando erano in intimità, ma credeva che quello fosse solo il passare del tempo, che aveva spento qualcosa e acceso la quotidianità. Quindi le andava bene così, anche se ancora non aveva dato il via ai preparativi per una convivenza, figuriamoci per le nozze. Cosa che forse avrebbe dovuto accenderle una lampadina in testa.
Quella mattina Robert non aveva molta voglia di lavorare, era entrato in ufficio alle 9, con la tazza di caffè nero bollente in mano e gli occhiali da sole ancora sul naso, come a volersi difendere da possibili scocciatori sulla sua strada. Martha, la sua segretaria, lo aveva immediatamente capito, e aveva fatto si che nessuno potesse disturbarlo, lasciandolo rintanarsi nella sua stanza, da dove si godeva una bellissima vista della città e dalla quale Robert provò, invano, a chiamare Julia almeno tre volte. La terza volta che il telefono squillò a vuoto, lo ripose sulla scrivania con troppa violenza, facendo saltare la cover che copriva la batteria. Il nervosismo era alle stelle e Robert si sentiva frustrato nel non sapere cosa diavolo stesse succedendo alla sua relazione. Certamente non erano mai stati tutto fuoco, ma lui e Julia si amavano ed erano felici, cosa accadeva ora? Era tempo che la vedeva distante, e aveva pensato che fosse colpa del lavoro, sempre onnipresente nelle loro vite, ma iniziava a credere che quella fosse una scusa. Stanco, irritato, e deciso a farsi valere una volta tanto, prese la giacca, aprì la porta ed uscì correndo, senza avvertire nessuno. Martha prese il telefono ed iniziò a rinviare gli appuntamenti della mattinata, afflitta dai continui cambiamenti di programma del suo capo.
Corse quasi fino allo studio legale dove lavorava Julia, uno dei più in vista di Londra. Ci lavorava da due anni ed era decisa a farsi strada dimostrando quel che valeva. Per questo molto spesso Robert lasciava andare i suoi continui ritardi, il suo continuo essere attaccata allo smartphone, le cene rinviate e le domeniche passate in casa mentre lei lavorava. Capiva il suo bisogno di fare carriera, capiva che per lei fosse importante e credeva che fosse il suo turno di aspettare, di avere pazienza, dopo quella che lei aveva dimostrato quando era lui ad essere ai primi passi in azienda. Solo che diventava sempre più pesante, e quella mattina per lui era stato l’apice.
Entrò quasi con il fiato corto, salutò le segretarie e chiese se poteva entrare nell’ufficio dell’avv. Leighton. Le ragazze dissero che era sola, poteva andare, così lui aprendosi in un sorriso tirato, attraversò a lunghi passi l’accoglienza dello studio ed entrò nella stanza della sua fidanzata, la quale era girata verso la finestra a pensare ad un causa. O forse ad un thè.
La prese di sprovvista e saltò quasi sulla poltrona. Quando si girò e lo vidi lì, elegante come sempre, conosceva già il suo sguardo e già sapeva perché si era precipitato alle 10 del mattino lì. Sicuramente non era morto nessuno e non c’erano emergenze in atto: solo che Robert non era certo un idiota. Lo salutò alzandosi e andandogli incontro per baciarlo: lui voleva respingerla, per farle capire come stavano le cose, ma come sempre era debole di fronte a quella chioma biondo scuro che si avvicinava e al suo profumo. Così si lasciò baciare e a chiarire le posizioni fu lei, con un sorriso.
“Che ci fa qui, Rob?”
“Perché non hai risposto al telefono?” scelta sbagliata: Julia poteva trovare mille scuse, cosa che fece o che forse aveva già fatto quando aveva spento il telefono un paio d’ore prima, e poteva facilmente girarsi la frittata a suo vantaggio.
“Perché ero impegnata, sai che entro presto in ufficio e a quell’ora ero in ritardo pazzesco. Poi sono arrivata, la causa, le pratiche e mi è passato di mente. Non mi sembra il caso di farne una tragedia” chiuse Julia secca, andando a sedersi di nuovo e perdendo il sorriso che si era sforzata di fare. Poi pensò di essere stata troppo secca e si pentì.
Robert si sentì un cretino e andò a sedersi sul divano di pelle, rilassando le gambe e chiudendo gli occhi, con la testa fra le mani.
“Julia, che diavolo sta succedendo? Io non ci capisco più niente”
“Niente Robert, sono solo stanca…vedrai che questa estate, alle Bahamas riusciremo a tornare alla normalità” non era convintissima, ma tanto valeva continuare a crederci e non far preoccupare Robert. Non se lo meritava.
Lui si illuminò subito e tornò a guardarla. “Quindi vuoi partire?”. Quella frase era stata un balsamo sul cuore per lui. “Certo che voglio partire, amore… come ti viene in mente?” sorrise e lo abbracciò. Poi le venne un’idea, quella che poteva cambiarle la vita. Ci pensava da un po’ di tempo e non sapeva mai decidersi. Forse quello era il momento giusto. Se non lo fosse stato, lo avrebbe saputo solo dopo.
“Senti, devo dirti una cosa…” lui si irrigidì ma lasciò che lei continuasse “… è un po’ che ci penso. Pago un affitto stratosferico, stiamo lontani e lavoriamo tutto il giorno. La sera sono così stanca che non riesco neanche ad entrare in doccia senza addormentarmi e ti vedo sempre di meno. Perché non ci sposiamo? Sarebbe tutto più semplice…”. Disse quella frase con un fil di voce, e non era certa che il problema fosse la risposta di Robert. Aspettò ed aspettò e alla fine Robert disse: “Non è la dichiarazione d’amore più bella del secolo ma è sincera… ed è sempre stato il mio sogno sposarti. Ti amo” la stritolò in un abbraccio e poi si sciolse a baciarla con passione, o almeno con quel poco che era rimasta. Rimasero ancora una mezz’oretta a ridere della stramberia di quella decisione, presa così dopo una mezza litigata, senza un anello, senza fiori e senza ginocchia a terra. Ma entrambi, segretamente, si convinsero che forse era quello il modo per essere felici: essere anticonvenzionali. 


Ed ecco a voi il secondo capitolo, con qualche giorno di anticipo. Spero che vi piaccia e non deluda... presto arriveremo al cuore della storia, siate pazienti! Per suggerimenti e critiche (ma anche per dirmi se vi piace) aspetto le vostre recensioni! Buona lettura, 
Hr
  
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