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Autore: Cocchi    22/05/2014    3 recensioni
[Chris Evans ]
Long ambientata durante le riprese di Captain America Il Soldato D'inverno.
Elsa è una vecchia amica di Sebastian Stan e una degli addetti del dipartimento dei costumi, è ad un punto di equilibrio e di bilanci nella sua vita. La sua vita è esattamente come la vorrebbe, ha intorno le persone che ama, un lavoro che adora, tutto va bene. O almeno questo è quello che pensa.
[dal primo capitolo]
Lo guardi per vedere quanto sia serio al riguardo. Odi ammetterlo, ma sembra sinceramente curioso o volenteroso di aiutare. Sai già che se parlerai il tuo equilibrio, soprattutto quello mentale se ne andrà, ma non riesci a non accontentare la sua richiesta per colpa dello sguardo da cucciolo che ti sta rivolgendo. Inoltre potrebbe aiutarti a fare chiarezza parlarne con qualcuno.
«Se lo dici a qualcun altro ti strozzerò con le mie stesse mani.»
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Non posso crederci.» Esclami con un tono esasperato quando vedi Sebastian apparire con in mano la maglia nera che dovrebbe indossare.

«Non dirlo a me.» Sbuffa platealmente porgendoti l’indumento.

«Prima che tu possa inveire contro di me.» Inizia a parlare quando lo fulmini con lo sguardo e gli mostri lo strappo. «Sono rimasto impigliato quindi, tecnicamente, non è tutta colpa mia.» Accenna un sorriso.

«Non mi incanti con quel sorriso.» Rispondi mettendoti subito a cercare di riparare al danno che ha causato. Lui non rimane affatto scalfito dalle tue parole e si siede di fronte a te.

«Non importa che resti qui.» Gli parli mentre ti concentri sull’indumento.

«Adoro contrariarti, quindi resto.» Si limita a rispondere mettendosi più a suo agio sulla sedia. «Inoltre mi fa piacere passare un po’ di tempo con te, Els

«Che ho fatto di male per averti nella mia vita?» Mormori con fare melodrammatico mentre ricuci lo strappo.

«Sicuramente qualcosa hai fatto. Ognuno ha quel che si merita.» Giocherella con un ditale e un metro da sarta mentre parla, sposti le tue cose dalle sue grinfie. «Dai, non trattarmi male.» Si lamenta facendoti il broncio.

«Peggio di un bambino.» Sibili mentre torni a concentrarti nel tuo lavoro. Ma non sfugge a nessuno dei due che le tue labbra si sono incurvate in un sorriso.

«Disse quella che non affronta i suoi sentimenti.» Ti riprende.

Sorpresa dalle sue parole ti pungi il dito con l’ago e lo mandi a quel paese.

«Non è certo colpa mia.» Si giustifica. «Stavolta sul serio.»

«Zitto.» Lo rimproveri mentre porti il dito alla bocca, obbedisce ma scatta in piedi.

«Non funziona questo atteggiamento con me, lo sai.» Insiste guardandoti mentre cerchi un cerotto nel kit di pronto soccorso che tieni sempre con te. «Dovresti aprirti, non cacciarmi.» Non hai la più pallida idea di cosa voglia dire e ti manda in confusione.

Sebastian afferra il kit dalle tue mani e, dopo aver estratto un cerotto dall’apposita confezione, ti afferra la mano.

Cerchi di fare resistenza, ma al suo sguardo serio, ti arrendi e lasci che faccia aderire il cerotto attorno al tuo dito. Non sposti lo sguardo dalle vostre mani intrecciate nemmeno per un istante.

«Voilà. Sarei un ottimo infermiere.» Dichiara soddisfatto dando dei colpetti sulla tua mano prima di abbandonarla.

«Seb...» Pronunci il suo nome con un filo di voce. Lui ritorna vicino a te e ti riafferra la mano.

Potresti dirglielo.

Potresti veramente farlo, ma quando incontri i suoi occhi non trovi il coraggio. Sorridi e domandi.

«Di cosa stai parlando?»

«Penso che sappiamo benissimo entrambi di cosa sto parlando, Els

Hai sempre adorato il modo in cui pronuncia il tuo soprannome.

Il tuo sguardo si abbassa dal suo volto alle sue labbra e senti il cuore accelerare. Stringi le labbra e ti allontani leggermente da lui, in attesa. Sebastian si schiarisce la voce e molla la tua mano, tornando a sorridere non curante.

«Sai che io stavo solo scherzando quando ti ho detto di non andarci a letto, vero?»

Cosa?

Apri e chiudi gli occhi un paio di volte e istintivamente ti allontani ancora e cerchi di raggiungere la tua scrivania. Cominci a darti della stupida mentre lui sorride e continua.

«Non fare la scontrosa, dai. Stavo scherzando! L’importante per me è che non soffriate nessuno dei due.» Ti ravvii i capelli e ti concentri sulla maglietta per non guardarlo.

Stupido. Stupido. Stupido.

Anzi.

Stupida. Stupida. Stupida.

«Qui sarà dura.» Parli continuando a cercare di ricucire lo strappo. «Per girare ti conviene prenderne un’altra al padiglione tre.»

«Ok…» Rimane interdetto dall’altro lato della tua scrivania.

Sollevi il volto per incontrare i suoi occhi confusi. «Ho detto qualcosa che non va?» Domanda aggrottando la fronte.

«Devo lavorare.» Rispondi accennando un sorriso. Lui annuisce.

Non è convinto, ma ringrazi che non faccia domande e se ne vada.

Ti osservi il dito fasciato nel cerotto, ma il fastidio che senti proviene da un’altra parte del tuo corpo. Inveisci sottovoce prima di tornare a lavoro.

 

***

Bonjour!

Su questo capitolo non ho molto da dire…Lascio a voi commenti e pareri. (Ho paura di aver scritto castronerie)

Vorrei fare un sondaggino visto che sono combattuta su una cosa e anche la mia consigliera fidata è incerta sul da farsi…

Per ora, come avrete notato, non ho affrontato il passato di Sebastian ed Elsa. L’idea sarebbe di dare solo indizi piano piano durante la storia, ma scrivendo, mi sono resa conto che potrei inserire un capitolo flashback. Quindi la mia domanda è: volete sapere attraverso commenti qua e là o volete un capitolo apposito?

Let me knooow…let me knooow. Se un capitolo in più, scriver dovròòò (?)

Un abbraccio

Cos

 

  
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