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Autore: solonely182    22/05/2014    1 recensioni
La storia è ambientata a Poway, California, nel 1991. La sedicenne Josie, citata dai Blink in una loro canzone, è appena tornata in città pronta per un nuovo inizio e per il liceo, dove conoscerà successivamente Mark e Tom, amici da sempre.
Ho cercato di rendere la ff quanto più reale possibile (origini dei Blink, canzoni per data e altri avvenimenti). Tratta anche tematiche piuttosto delicate che fanno parte dell'adolescenza sia dei protagonisti che in generale.
Per il resto è la mia prima ff (siate davvero clementi) e spero vi piaccia!
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Mi era sempre scocciato comportarmi da mamma, forse perché odiavo chi lo faceva con me, ma quando vidi Mark troppo ubriaco per reggersi in piedi cambiai idea.
-Quanto hai bevuto?- gli domandai accostandomi.
Mi si buttò addosso.
Halloween era la mia festa preferita, adoravo i costumi e restare sveglia fino all’alba.
Il forte odore di alcool mi fece capire che doveva aver bevuto abbastanza.
Lo afferrai per le spalle.
-Mark, adesso ti porto a casa okay?-
Lui fece cenno di sì con la testa e mi indicò una via da seguire.
Era un quartiere poco frequentato, quasi in periferia.
-Dove abiti?- gli domandai trovandomi dinanzi a diverse abitazioni.
Sbiascicò qualcosa e subito dopo mi puntualizzò quale fosse la casa sua.
Lo feci poggiare di peso sul mio corpo e ci dirigemmo nel suo giardino.
Bussai diverse volte ma mi resi conto che non c’era nessuno.
-Hai le chiavi?-
Alzò lo sguardo e sorrise.
-Sei bellissima Josie- farfugliò.
-E tu sei ubriaco lercio- ribattei e automaticamente sorrisi.
Tirai fuori le chiavi dalle tasche dei suoi jeans e non appena fummo dentro, lo portai nella sua camera.
Si gettò sul letto.
Rimasi sulla soglia pronta per andarmene via.
-Vieni qui- borbottò battendo la mano sul materasso.
Tentennai un attimo ma non rifiutai l’invito.
Mi stesi accanto a lui, aveva gli occhi chiusi e l’odore dell’alcool stava impregnando la stanza.
-Forse è meglio se ti cambi- suggerii.
Lui scoppiò a ridere.
-Dove vai?- chiese non appena mi rizzai.
-Prendo qualcosa da metterti-
Aprii quello che sembrava un armadio e afferrai la prima t-shirt e jeans che vidi.
-Ce la fai ad alzarti?-
Ci provò ma fu inutile.
Mi adagiai al suo fianco e senza fare movimenti azzardati gli sfilai gli indumenti.
Gli sollevai il capo e le braccia per farle transitare nelle rispettive fessure, il suo respiro sul collo mi distraeva.
Terminata l’opera, crollai anch’io.
-Josie-                  
Aprii gli occhi.
-Sì?-
Non disse nulla, allungò la mano sui miei capelli seguendo il profilo del mio volto.
Aspettavo che la scostasse o che voltasse la testa. Non lo fece.
Non la allontanava, non smetteva di guardarmi.
Il tempo pareva rallentare. Senza rendermene conto eravamo a qualche centimetro di distanza.
Mi baciò.
La sua bocca: calda, soffice, così viva che mi strappò un gemito.
Mi spostai di colpo lasciandolo un po’ sorpreso, feci su e giù per la stanza.
-Oddio, devo andare, devo assolutamente andare- annunciai.
Ma non lo feci. Mi sistemai nuovamente accanto a lui, fissai il soffitto con le mani sullo stomaco in subbuglio.
-Josie- pronunciò il mio nome con voce così ipnotica che non resistetti a voltarmi.
Non volevo e volevo. Non ero capace a decidermi.
La sua mano mi attirò dolcemente a sé.
-Sei bella Josie, davvero-
Ero un oceano di confusione.
Gli accarezzai la guancia, ora ero io a porre vicino i nostri volti.
-Non resisto- mi sussurrò tra le labbra. E nemmeno io.
Mi collocai sopra di lui, posò il naso contro il mio, gli occhi fissi nei miei.
Le sue mani mi strinsero delicatamente i fianchi e poi scivolarono lungo le cosce.
Gli lasciai togliermi il vestito di Halloween da Dorothy Gale.
Afferrai il lembo inferiore della sua maglietta, capì cosa avevo intenzione di fare e tirò su le braccia senza smettere di baciarmi.
Le sue mani correvano in fretta lungo la mia schiena, come per esplorare il mio corpo.
Mi slacciò il reggiseno, niente avrebbe potuto arrestare quell’attimo e per un momento quasi non mi mancò il fiato.
Quando mi svegliai lui non era più lì, doveva essere ancora presto poiché dalle persiane proveniva la luce del mattino.
Non avevo mai pensato a Mark in un altro modo se non come amico, eppure era successo.
Raccolsi le mie cose, sparpagliate un po’ ovunque, non potevo rimettermi il vestito di Halloween.
Acciuffai una t-shirt a caso, mi copriva fino a un terzo della gamba, il che andava più che bene.
Poi mi sistemai i capelli e scesi le scale in punta di piedi.
Lo vidi, era seduto al tavolo e stava facendo colazione.
-Avevo fame, scusa- disse ridendo.
-Non fa niente- mi sedetti di fronte a lui.
-Vuoi?- offrì lui.
Mi venne da ridere.
-Perché ridi?- domandò lui.
-Tutto questo è così buffo – spiegai.
Prese ciotola e cucchiaio e li lanciò nel lavandino, dopo mi venne in contro prendendomi il viso tra le mani.
Mi sollevai e gli gettai le braccia al collo.
-Sai cos’è buffo?- chiese con aria divertita trascinandomi sul divano.
-No, cosa?- stavo al gioco.
-Tu con la mia maglia degli Eagles al contrario-
Scoppiammo in una sonora risata, la sua mano sfiorò la mia pancia facendomi rabbrividire e poco dopo riprendemmo da dove avevamo lasciato.
 
 
Come al solito ho cercato di aggiornare quanto prima, spero vi piaccia!
Alla prossima c:
  
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