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Autore: Portgas xyz    22/05/2014    4 recensioni
C’era da dire, però, che non tutti arrivavano ad avere quella fortuna, dato che il Capitano aveva il brutto vizio di spremere fino all’ultima goccia di energia tutti i novellini, obbligandoli ad abbandonare il loro intento per la fatica o per il timore di incappare nelle sue ire. La sua, però, era solo una strategia per testare le volontà di quei bambocci che spesso e volentieri sembravano sul punto di abbandonare un’esercitazione a metà. Che cosa avrebbero fatto in battaglia, se li avesse promossi? No, il suo compito era crescere gente con le palle, non mammolette o femminucce.
Fu per quella ragione che, non appena si rese conto che una femmina si era arruolata nella Marina per fare carriera, non aveva creduto ai suoi occhi.
E lui, di assurdità, ne aveva viste parecchie.
Smoker/Tashigi.
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Smoker, Tashiji
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nuove Reclute.

 
Al mondo c’erano due tipi di uomini: quelli che nella vita non avrebbero combinato niente di buono, scorrazzando per il mondo e causando solo disastri; e quelli che sarebbero diventati qualcuno di rispettabile, un giorno, combattendo in nome della giustizia e aiutando i bisognosi.
Il Capitano Smoker rientrava nella seconda categoria, anche se, per qualche strana ragione, veniva considerato quasi come la pecora nera del corpo della Marina.
Forse era per le sue maniere scontrose e burbere, o per il suo aspetto intimidatorio, oppure semplicemente per la poca voglia di perdere tempo in chiacchiere, insomma, qualcosa in quell’uomo lo rendeva diverso dagli altri. Eppure, a parte i numerosi difetti, gli si poteva dare il merito di essere un uomo incorruttibile e d’onore, fedele ai propri doveri e convinto dei suoi ideali di giustizia.
In più, aveva la fama di essere un ottimo maestro per le nuove reclute. Chi riusciva a resistere per tutto il periodo di formazione sotto la sua amministrazione otteneva automaticamente una buona posizione all’interno delle milizie del corpo militare.
C’era da dire, però, che non tutti arrivavano ad avere quella fortuna, dato che il Capitano aveva il brutto vizio di spremere fino all’ultima goccia di energia tutti i novellini, obbligandoli ad abbandonare il loro intento per la fatica o per il timore di incappare nelle sue ire. La sua, però, era solo una strategia per testare le volontà di quei bambocci che spesso e volentieri sembravano sul punto di abbandonare un’esercitazione a metà. Che cosa avrebbero fatto in battaglia, se li avesse promossi? No, il suo compito era crescere gente con le palle, non mammolette o femminucce.
Fu per quella ragione che, non appena si rese conto che una femmina si era arruolata nella Marina per fare carriera, non aveva creduto ai suoi occhi.
E lui, di assurdità, ne aveva viste parecchie.
 
Quel giorno, con la nuova stagione alle porte, un gruppo di circa venti cadetti appena arruolati e con tanti sogni insulsi nella testa attendevano all’interno del campo di addestramento di Rogue Town l’inizio delle loro brevi carriere.
Quella mattina sarebbe volentieri rimasto a letto, ma la sveglia aveva suonato inesorabilmente alle sei del mattino, costringendolo ad alzarsi e a darsi una ripulita prima di presentarsi ai nuovi allievi. Allievi che avrebbe presto rimesso in riga e strigliati a dovere, si intende.
Poveri illusi, se ne presentavano di nuovi ogni anno e, puntualmente, più della metà se ne ritornavano a casa con la coda tra le gambe solo perché non riuscivano a sostenere una giornata intera di allenamento che, a detta sua, non era altro che una passeggiata. Cosa ci fosse di difficile nel sollevare qualche peso, correre  all’infinito attorno al perimetro della città, combattere contro i propri compagni e, talvolta, contro lui stesso, senza riposare più di cinque minuti ogni quattro ore proprio non lo capiva. Non chiedeva mica la testa di Barbabianca, solo un po’ di impegno!
Dopo una doccia fredda, una colazione veloce e una dozzina di bestemmie rivolte alla madre di qualcuno, si accese due sigari per poi uscire dalla sua stanza e dirigersi all’ingresso che dava in un ampio spiazzo di cortile dove, di lì a qualche minuto, avrebbe dato inizio alla disperazione di molti giovani.
«Buongiorno Capitano Smoker!» lo salutarono un paio di colleghi, ai quali rispose con un grugnito seccato per poi afferrare un registro con i nomi dei nuovi arrivati.
Passandosi una mano sugli occhi e aspirando una profonda boccata di fumo, iniziò a leggerli ad alta voce, intervallando ogni nome con un’occhiata attenta ai diretti interessati che, uno ad uno, facevano un passo avanti, dichiarandosi presenti.
Ogni volta si tratteneva dal ridere: sembravano così ridicoli con quelle schiene dritte e il petto in fuori come galletti pomposi.
Presto, si ripeté, si pentiranno delle loro scelte.
Aveva ormai raggiunto la fine dell’elenco quando, dopo aver pronunciato il penultimo nome con un tono strascicato e annoiato, lesse l’ultimo, zittendosi. Dovette rileggerlo una seconda volta e sbattere le palpebre con stupore prima di alzare lo sguardo, sussurrando quell’unico appellativo mentre faceva saettare gli occhi lungo la fila di futuri, e incerti, soldati.
«Tashigi.» disse solamente, fulminando la figura che si fece avanti per ultima, mormorando a voce alta e fiera un ‘Presente, Signore!’.
Consegnò malamente il registro in mano ad uno degli assistenti senza spostare lo sguardo da quella barzelletta vivente, raggiungendola in poche falcate e fermandosi davanti a lei, giusto a qualche passo di distanza per osservarla meglio.
Oh no, non si era sbagliato come aveva sperato, quella che aveva sotto al naso era nientemeno che una donna. Una donna, nella sua accademia. Una donna che voleva entrare in Marina.
Una donna pazza.
«Tu, ragazzina,» sbottò, masticando tra i denti il filtro del sigaro e sentendone il gusto di tabacco sulla lingua, «Cosa cazzo ci fai qui? Questo è un posto serio dove si allenano i futuri Ammiragli, non un centro commerciale.» spiegò con sarcasmo, o almeno, così sarebbe sembrato se non avesse accompagnato la frase con un’espressione astiosa e una voce che lasciava trapelare frustrazione e indignazione. Non era il tipo a cui piaceva essere preso in giro e quella stolta aveva, a sua insaputa, tirato troppo la corda presentandosi al suo cospetto con la pretesa di venire presa seriamente in considerazione. Si sarebbe solamente ridicolizzata se le avesse concesso anche solo un’occasione, ne era certo.
Per tutta risposta, diversamente da quello che si era aspettato, la ragazza non si scompose e rimase a guardare dritto davanti a sé con la postura rigida e le braccia composte lungo i fianchi. La testa alta e lo sguardo per nulla intimorito. Se era rimasta scioccata dalla sparata di Smoker, non l’aveva dato a vedere.
«Mi sono arruolata, Signore.» disse fermamente, mantenendosi immobile e attenta. Accanto a lei, il resto dei cadetti si erano sporti un po’ con la schiena in avanti per vedere meglio la scena. Si sarebbe parlato a lungo della faccia incazzata del Capitano e della fermezza della novellina.
Smoker la fissò come se gli avessero appena tirato un pugno, e considerando che lui aveva mangiato un Frutto del Diavolo del tipo Rogia, la cosa aveva dell’incredibile.
«Mi prendi per il culo?» le chiese, aggrottando la fronte e iniziando a spazientirsi.
«No, Signore.» ribatté Tashigi, la quale aveva sperato fino all’ultimo di poter evitare una discussione del genere. A quanto pareva, sarebbe stata costretta a sopportare il fatto di essere ritenuta inferiore per tutta la vita.
«E perché mai una ragazzina dovrebbe scegliere di arruolarsi nella Marina?». Per Smoker la situazione stava diventando davvero assurda. L’avrebbe già sbattuta fuori a calci se solo non ci fosse stato il suo nome nella lista. Ciò stava a significare che aveva superato la prova teorica e, se la vista non lo ingannava, il voto accanto al nominativo si riferiva al punteggio ottenuto.
Maledizione, non è affatto male.
Allora decise che l’avrebbe giudicata dalla risposta seguente, verificando quanto era decisa a mettersi in gioco perché, se davvero voleva arrivare a fare strada, si sarebbe dovuta rimboccare le maniche. Già era difficile per un uomo, figurarsi per una donna.
«Perché voglio combattere in nome della vera giustizia, Signore. Il mio sogno è di far vedere a tutti che chiunque è in grado di raggiungere i propri obbiettivi.» rispose fermamente Tashigi, indurendo lo sguardo e parlando con serietà e maturità. Cosa alquanto strana per qualcuno di così giovane.
Smoker, dal canto suo, di gente invasata ne aveva incontrata parecchia. Molte volte aveva visto le nuove leve dichiarare di voler diventare forti, invincibili e valorosi, di voler far rispettare la giustizia e di estirpare il male, ma, la maggior parte di essi, li aveva smontati nel giro di pochissimi mesi. Alla fine tutti si rivelavano deboli e inetti; abbandonavano i loro sogni alla prima difficoltà e ciò faceva imbestialire il marine, anche se ormai ci aveva fatto l’abitudine e non si stupiva più.
Quella mocciosa, però, aveva qualcosa di particolare che ancora non riusciva a definire. Con quella frase aveva chiaramente voluto insinuare che il suo intento era di arrivare in alto nonostante il suo sesso e la sua forma di donna, chiunque l’avrebbe capito, ma aveva anche parlato di giustizia, lasciando scorrere le parole con animo e passione, cosa che aveva visto fare a pochissime persone. E Smoker lo sapeva che, con i tempi che correvano, trovare gente onesta era sempre più difficile. Ormai il Governo collaborava con i pirati, lasciando carta bianca ai più pericolosi di essi, come i componenti della Flotta dei Sette, ed era sempre più dura riuscire a far rispettare la legge in quelle acque, per non parlare dei casini che succedevano nel Nuovo Mondo. Uomini tenaci e sicuri come lui scarseggiavano, inoltre aveva avuto vari scontri verbali con molti suoi colleghi per quanto riguardava il concetto di giustizia, tanto che aveva deciso di trasferirsi in quella cittadina per allontanarsi qualche tempo da quelle menti ottuse e corrotte. Per quanto lo riguardava sarebbe morto pur di far valere i propri ideali, ma cambiare il mondo da solo era un’impresa troppo grande anche per un uomo come lui.
Per la prima volta, comunque, qualcuno l’aveva colpito; aveva riconosciuto in quell’affermazione lo stesso ardore che sentiva bruciare in se stesso quando si trattava del concetto di giustizia che lui sosteneva, quello che molti screditavano.
Chissà, forse sarebbe stata proprio quella assurda ragazzina a farcela.
Grugnì qualche imprecazione, dandole le spalle e andandosi a mettere ai margini del campo.
«Beh, cosa state aspettando? Iniziate a correre, razza di rammolliti!» urlò minaccioso, mentre l’istante successivo le nuove reclute scattavano impaurite, eseguendo l’ordine.
Stava ancora rimuginando sulla possibilità di rispedire a casa la ragazza o darle una chance, quando la vide saltellare in mezzo al gruppo come se stesse camminando sui carboni ardenti.
«Tashigi!» la richiamò, trattenendosi a stento dall’insultarla pesantemente. Era pur sempre una donna e lui aveva un maledettissimo senso dell’onore. «Che diamine combini? Non siamo in una sala da ballo!».
«Mi perdoni, Signore! Mi sono caduti gli occhiali.» lo informò, inciampando sui suoi stessi piedi a finendo carponi a terra.
Smoker si passò una mano sul viso, chiedendosi chi glielo faceva fare di allenare ogni anno un branco di idioti simile.
Soprattutto, voleva sapere cosa aveva fatto di male per meritarsi una mocciosa tra i piedi.
 
Il Capitano in carica a Rogue Town imparò presto che non era la prima impressione quella che contava.
Certo, se si escludeva l’intoppo degli occhiali e l’illimitata sbadataggine della ragazza, a conti fatti e basandosi solamente sui risultati dell’allenamento, non era poi così male.
Ogni mattina era sempre in orario perfetto e mai l’aveva beccata in ritardo o a poltrire; non si lamentava, a differenza di alcuni frignoni di qualche anno più grandi di lei e con il fisico più portato allo sforzo; affrontava ogni tipo di esercizio a testa alta e quando non lo portava a termine ci riprovava, ignorando le battutine e le frecciatine che molti le indirizzavano. Quando si verificava quella situazione e Smoker si trovava nei paraggi, ci pensava lui a zittirli, assegnando ai diretti interessati una bella nottata di corsa attorno all’accademia. Si compiaceva, però, quando era la ragazza stessa a difendersi, incassando i colpi e vendicandosi in campo, quando li allenava nel corpo a corpo o nell’uso di qualche arma.
Se c’era una disciplina in cui eccelleva, quella era l’uso delle spade. Di qualsiasi misura, di tutti i tipi, puntualmente teneva testa ai più promettenti che, con loro disappunto, si trovavano in difficoltà. Magari alla fine riuscivano a spuntarla, ma non era importante la vittoria, almeno, non per Smoker. Quando vedeva l’impegno, la buona volontà e la determinazione di migliorarsi non poteva fare altro che incoraggiare quelle doti.
Non ci volle molto prima che la sessione di allenamento entrasse nel vivo, e con essa la resa di alcuni cadetti, i quali se ne tornarono a casa sconfitti.
Tra i rimasti, o meglio, tra i sopravvissuti, spiccava Tashigi, la ragazzina incapace che aveva dato buona mostra di sé, arrivando a mettere a tacere le dicerie sul suo conto e riuscendo, anche se con molta pazienza e grossi sforzi, a integrarsi un poco nel gruppo.
Oltre a quella che per lei si era rivelata la prima impresa riuscita, la novità accadde durante una sera d’estate piuttosto afosa e calda, in cui difficilmente era possibile rimanere a letto a fissare il soffitto, mentre il corpo si lessava tra le lenzuola. Fu in quel modo che il Capitano Smoker si rese conto di avere tra i suoi ranghi un allievo promettente.
Perché nessuno sano di mente si sarebbe inventato di allenarsi durante la notte nel campo sul retro della caserma. Ad ogni modo, era di una donna che si era arruolata nella Marina che si stava parlando, quindi cosa c’era di normale in tutto ciò?
Smoker gironzolava senza meta da quelle parti, fumandosi i suoi due consueti sigari e respirando profondamente quel lieve filo d’aria che c’era, muovendosi silenzioso come solo lui sapeva fare e controllando nel frattempo che tutto fosse in ordine.
Non poteva essere altrimenti, ovvio, ma un baccano malcelato e piuttosto insistente catturò la sua attenzione, lasciandolo perplesso e sorpreso quando si ritrovò al margine del campetto a osservare quella piccola svitata che tirava fendenti a destra e a manca, mettendoci forza e impegno e rischiando sempre di finire a terra per lo slancio esagerato che esercitava e per gli affondi che tagliavano l’aria. Non si poteva dire che non ce la stesse mettendo tutta per non essere buttata fuori.
Smoker scosse il capo esasperato, avanzando di qualche passo sulla ghiaia e lasciando che il rumore dei suoi scarponi a contatto col terreno avvisasse la cadetta della sua presenza.
Come si era aspettato, lei si voltò di scatto con ancora la spada tra le mani, dimenticando di essere in un luogo dove chiunque avrebbe potuto avvicinarsi, rischiando di colpire il Capitano che, fortunatamente, era fatto di fumo.
Non mancò di rivolgerle un’occhiata glaciale, sopportando i suoi soliti sproloqui fatti di scuse, saluti rispettosi, e ‘Signore qua, Signore là’.
«Tashigi lo sai che ore sono?» le chiese burbero.
«Certo Signore. Uhm… Beh, veramente no, Signore.» si corresse, sistemandosi gli occhiali sul naso e torturandosi mestamente le mani che reggevano ancora l’arma.
Smoker sospirò. «Me lo immaginavo.»
«Per favore, Signore, mi lasci finire.» lo pregò allora, alzando il capo e fissandolo speranzosa attraverso la leggera nuvoletta di fumo che era venuta a crearsi tra loro. «Voglio poter sfruttare ogni attimo libero per migliorarmi, se non le dispiace.»
«E non credi che riposare sarebbe utile?» la riprese sarcastico, alzando gli occhi al cielo e voltandosi per tornarsene sui suoi passi con l’intenzione di andare in cabina a pregare qualche Santo affinché gli venissero concesse alcune ore di sonno. Perché i giovani volevano sempre strafare? Cosa gli davano i genitori quando erano in fasce? Steroidi?
Sbuffò quando sentì lo scalpiccio di stivali alle sue spalle, segno che la mocciosa aveva preso a seguirlo. Purtroppo, però, la sua intenzione non era quella di seguire il consiglio del saggio Smoker.
«Aspetti, Signore, sto benissimo. Non ho sonno!» affermò convinta e quella, al marine, parve tanto una bugia.
Per sfortuna, o fortuna di Tashigi, dipendeva dai punti di vista, quella sera nemmeno il suo Capitano aveva, dopotutto, tanto sonno, perciò ebbe l’idea che avrebbe poi dato inizio ad una nuova routine.
«Molto bene.» disse Smoker, posizionandosi a qualche metro davanti a lei e fronteggiandola con le mani nelle tasche dei pantaloni della divisa e l’aria di chi è terribilmente annoiato. «Colpiscimi.»
A Tashigi ci volle qualche minuto per assimilare la richiesta e solo dopo che le venne ripetuta, accompagnata da un’imprecazione, si decise a stringere l’elsa della spada e a mettersi in posizione d’attacco.
Quell’allenamento non programmano avrebbe continuato a sostenerlo fino a che non fosse riuscita a colpire il Capitano Smoker.
E lui, di certo, non avrebbe reso tanto facile la cosa a una nuova recluta.
 
 
 
 
 
Angolo Autore.
Buonasera a tutti. Ed è così che faccio il mio ingresso in questo sito e nel fandom di One Piece, manga che seguo come un disperato e che adoro da impazzire.
Beh, magari è giusto farvi sapere che sono nuovo, giro da queste parti da poco e, dato che mi piace molto scrivere, ho pensato di mettere mano al pc e dare vita a qualcosa di mio e che spero vi faccia divertire, sorridere o quello che volete voi, ecco.
Smoker è uno dei miei personaggi preferiti diciamo. Insomma, l’avete visto? Con i capelli da figo e gli occhiali da boss, nessuno lo batte, ve lo dico io. Poi, dato che non penso di essere l’unico a pensare che Tashigi sia la sua ragazz… ehm, cadetta preferita, ho messo in mezzo anche lei. E poi il suo carattere sbadato e poco attendo non mi dispiace.
Con questo capitolo ho voluto ipotizzare l’arrivo di Tashigi a Rogue Town e il primo incontro con l’allora Capitano Smoker, passando poi a creare un cambio di opinioni da parte del boss nei confronti della ragazzina. Ecco, godetevi la scena (;
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Spero di aver reso bene la cosa e vi ringrazio per averci anche solo dato un’occhiata (:
Alla prossima,
 
Portgas xyz.
  
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