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Autore: Madelyne Scott    22/05/2014    2 recensioni
[ Giallo | Tematiche delicate | AU! | Natsumi Raimon | Fuyuka Kudou | Hitomiko Kira | Shoujo-ai ]
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Natsumi era distrutta dentro quanto lo era Fuyuka. Anche lei aveva perso una persona importante. Anche lei sentiva il vuoto lasciato dall’unica figura che l’avesse sempre ascoltata in silenzio, osservata con attenzione senza giudicarla, che l’aveva capita.
Hitomiko si era presentata non solo come un’abile psicologa, in grado di aiutare davvero un’adolescente come lei, senza riempirla delle solite cazzate “È la vita, vedrai che passerà”.
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So che non piacerà.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Camelia/Fuyuka, Hitomiko Kira/Lina Shiller, Hitomiko Kira/Lina Shiller, Nelly/Natsumi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Help me.
 
Si afferrò le tempie pulsanti, lasciando che ciocche ramate ricadessero ai lati del viso, il corpo ripiegato su se stesso.
Non era riuscita a guardarla negli occhi, a parteciparle un dolore tanto grande di cui non era Natsumi la protagonista, ma la sua migliore amica.
Quella creatura così indifesa e docile, che non sapeva nemmeno di aver perso la propria madre.
Singhiozzò, facendo scivolare le dita sulle ciglia scure che andavano via via riempiendosi di gemme salate.
Soffocò un nuovo singulto, seguito da brividi che la scossero profondamente. Venne travolta da una poderosa ondata di dolore che le mozzò il fiato, portandola ad inspirare con maggiore frequenza.
Si accasciò ancora di più contro il muro, ben sapendo di essersi rintanata nel bagno scolastico, nonostante potesse sorprenderla chiunque.
Troppo presa a ripetersi che era una menzogna, una fottuta e stupidissima menzogna, sentì i passi leggeri della diciassettenne lungo il corridoio, in cerca sua.
«No…» biascicò a fior di labbra, sprofondando ancor di più verso il pavimento. Fece congiungere la fronte con le calze nere che le fasciavano le gambe elegantemente affusolate, mentre la porta dei servizi si apriva rivelando una Fuyuka alquanto stupita.
La rossa non sollevò il viso, piuttosto si forzò a bloccare il flusso di lacrime che le inondava le guance e immaginò, molto realisticamente, la propria amica.
La vide svettare contro la sagoma dell’uscio, sottile e bella come solo una creatura pura quale lei era poteva apparire. Vide la gonnellina a pieghette immobilizzarsi lungo i suoi fianchi snelli, la camicetta bianca che male nascondeva l’ansia del cuore, impazzito, e il viso pallido, composto, sfigurato però dalle iridi vacue.
Quando alzò il capo, desiderò con tutta l’anima di non aver immaginato mai la stessa immagine che ora le si presentava davanti agli occhi, con la sola aggiunta delle gote arrossate e bagnate.
Rimase a fissarla per diversi istanti, vedendola poi crollare in ginocchio davanti a sé.
«Non è vero, giusto Natsu-chan?»
L’interpellata, messasi di fronte a lei, rimase senza fiato. Vedeva la distruzione nelle pozze scure dell’amica, come stupirsene?
«Giusto? Mia madre è ancora qui, giusto?» ripetè, con un filo di voce, ormai incrinata dall’emozione.
Senza sapere cosa fare, di fronte a quello sguardo perso, la rossa tese le braccia verso la compagna, che vi si gettò istantaneamente. Non appena fu entrata in contatto con il tessuto del copri spalla  scuro di Natsumi, Fuyuka capì in un istante di aver perso l’unica persona che l’avesse sempre amata.
Si abbandonò ad un pianto disperato, stringendosi al petto dell’altra e singhiozzando senza ritegno. Nel contempo, la ramata aveva iniziato a carezzare le sue ciocche chiare, perdendo lentamente il controllo e lasciando che le proprie gote si bagnassero nuovamente.
«Mi dispiace… tu non sai quanto mi dispiaccia…» le sibilò all’orecchio, dondolandosi leggermente avanti e indietro, cullando con il proprio moto il corpo stremato dell’amica, il cui petto era squassato dai singulti.
Era vero. Le dispiaceva, la uccideva il pensiero che Hitomiko fosse morta, e non solo perché era la madre –seppur acquisita- della ragazza che stringeva fra le braccia, ovvero la sua migliore amica. La stessa diciassettenne che non aveva più nemmeno uno dei due genitori, data la precedente scomparsa del padre quando ancora lei era una bambina.
Natsumi era distrutta dentro quanto lo era Fuyuka. Anche lei aveva perso una persona importante. Anche lei sentiva il vuoto lasciato dall’unica figura che l’avesse sempre ascoltata in silenzio, osservata con attenzione senza giudicarla, che l’aveva capita.
Hitomiko si era presentata non solo come un’abile psicologa, in grado di aiutare davvero un’adolescente come lei, senza riempirla delle solite cazzate “È la vita, vedrai che passerà”.
Non era stata una di quelle persone che, con la scusa di ‘aiutarla’, avevano cercato di farle cambiare idea. Di convincerla che non erano le donne a piacerle, che era solo un periodo di confusione.
Lei non era così. Hitomiko Kira non aveva mai pensato di dissuaderla dalla sua convinzione, dalle sue scelte. L’aveva appoggiata, si era schierata dalla sua parte, aveva sostenuto le sue decisioni. Dopo essere la sua psicologa era diventata sua confidente e amica. Avevano parlato tanto, di tanti argomenti diversi; aveva gridato davanti a lei, pianto, riso.
Se n’era innamorata, piano piano.
Non era un amore di quelli adulti, no. Era più giovane, più puro di quelle stupidaggini dei “grandi”. Lo sapevano entrambe, che la gente le avrebbe guardate storto. Ma a loro non importava.
Poi, come una secchiata d’acqua gelida, aveva saputo del tumore. Le aveva gridato contro ogni improperio da lei conosciuto, aveva gettato a terra oggetti, si era ferita tante volte, per gettarsi sul suo petto e piangere come mai aveva fatto.
Nel momento in cui stringeva Fuyuka fra le braccia, provò lo stesso dolore di quella volta, amplificato dai singhiozzi dell’amica, che non era a conoscenza di nulla.
Sentendo bisogno di calore umano la strinse ancora di più, sentendo le lacrime che diventavano sempre più rare sul proprio viso.
«Mi dispiace!»
«Ho bisogno del tuo aiuto – sibilò, senza voce – Ho paura. Sai, probabilmente anche io… anche io sarò affetta da tumore.»
La rossa trattenne il respiro, fissando con occhi increduli la figura esile e tremante che stringeva a sé.
«No…»
«Promettimelo.»
Sollevò il viso verso il suo, le iridi liquide di pianto.
«Promettimi che mi aiuterai!»
Natsumi non riuscì, o forse non ci provò nemmeno, a trattenere le lacrime. Pianse e basta, ancora, come faceva da un tempo ormai indefinito e come avrebbe fatto per chissà quanto altro.
«Ti prego…» la voce debole della ragazza era spezzata dal nodo che le chiudeva la gola.
«Ma-ma certo, Fu-chan!»
 
 
*Angolo autrice*
Ok, non so che cosa ha suscitato in voi questa One-shot, ma sappiate che non l’ho inventata di sana pianta.
Oggi, una mia coetanea nonché mia conoscente ha perso la madre, a causa di tumore.
Sono stanca, e distrutta, perciò perdonatemi se non è perfetta.
In più, non volevo fare nulla di troppo lungo ed esasperante.
Come si può capire, l’ho adattata anche ad un’altra idea: una Crack!Pairing, seconda Shoujo-ai in cui mi cimento, che mi piace un sacco.
Uhm, questo episodio potrebbe essere un finale alternativo per un’idea che sto elaborando, ma non pensate a nulla di certo.
Allora, dopo questo episodio potrebbe nascere amore fra Natsumi e Fuyuka, perché io le shippo (?).
E ora, dato che sono stanca, me ne vado, anche perché so che nessuno recensirà questa cosa~♥
Grazie comunque a chi ha letto *chu*
Un bacio~
La pesca♥
  
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