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Autore: blackmiranda    22/05/2014    11 recensioni
Cinque mesi dopo la sonora sconfitta, Ade riesce finalmente ad uscire dal fiume infernale in cui Ercole l'ha scaraventato. Purtroppo per lui, i progetti di vendetta dovranno attendere: una nuova minaccia si profila all'orizzonte, preannunciata da una profezia delle Parche, unita a quella che ha tutta l'aria di essere una proposta di matrimonio...
“E' molto semplice, fiorellino. Vedi, sono in giro da un bel po', e, anche a seguito di recenti avvenimenti non molto piacevoli, mi sono ritrovato, come dire, un po' solo. E così ho pensato, ehi, perché non cercare moglie?”
Persefone rimase interdetta. La situazione si faceva sempre più surreale, minuto dopo minuto.
“Tu... vorresti sposarmi?” balbettò incredula.

Questa è la storia di Ade e Persefone, ovvero di un matrimonio complicato. Molto complicato.
Genere: Comico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Ercole, Megara, Persefone
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Apocalypse

 


Persefone si trattenne a malapena dal prendere a calci la porta.

"Ehi!” gridò, bussando freneticamente. “Non credere di poter evitare l'argomento! Dobbiamo parlare!”

Non ci fu alcuna risposta. La dea non si arrese. “Non mi muovo di qui, ti avverto!” esclamò continuando a tempestare di pugni la porta.

Ti ho detto che non è il momento, riccioli d'oro.” fece Ade da dietro la porta. La sua voce le arrivò ovattata e riuscì a malapena a udirla.

Persefone non si lasciò scoraggiare. “Sono stanca di fare come dici tu!” disse facendo un passo indietro.

Ci fu un'esclamazione strozzata. “Come dico io?! Non fai mai come dico io!”

La dea incrociò le braccia al petto. “Ti ho aspettato qui senza protestare, o sbaglio?”

Una mezza risata di scherno. “Perché non avevi altra scelta.”

Non ho mai avuto scelta, da quando mi hai portata qui!” gridò lei, perdendo definitivamente la pazienza.

Ci fu un attimo di silenzio. Persefone fissava torva la porta grigia, scolpita da infiniti ghirigori che somigliavano molto a dei serpenti aggrovigliati l'uno sull'altro.

Se vuoi delle scuse, fiorellino, stai bussando alla porta sbagliata.” disse infine lui, cupo.

Persefone si morse il labbro. “Quindi hai davvero bisogno di me.” mormorò, arrivando direttamente al punto. “Il grande Signore dell'Oltretomba ha bisogno di me.”

Io non ho bisogno di nessuno!” ruggì Ade, spalancando la porta di colpo. Era rosso come una brace. “E non azzardarti a starnazzare in giro questa cosa!” sibilò minaccioso.

Mi stai dando dell'oca?!” sbraitò Persefone, troppo arrabbiata per essere intimorita.

Ade ghignò. “Perspicace come sempre...”

Oh beh, scusa tanto, razza di...di...beccamorto che non sei altro! Sai che ti dico, non facevo per niente fatica a credere che mi avessi rapita per il gusto di farlo, dato che nessuna donna al mondo ti sposerebbe volontariamente!”

Credi che io volessi sposarmi? Con te? Hah! Se tornassi indietro non lo rifarei, stanne certa! Pensi di essere speciale? Tu eri una delle tante sulla lista, ti ho scelta per puro caso e non passa giorno che io non me ne penta!”

Credi sarebbe cambiato qualcosa? Io o un'altra, ti avremmo odiato allo stesso modo!”

Oh, dubito che esista al mondo una donna più irritante di te!”

E io sono certa che non esiste al mondo un pallone gonfiato come te!”

Si guardarono in cagnesco, ansimando. Persefone tremava di rabbia, mentre Ade crepitava, avvolto da fiamme arancioni e gialle.

Comunque, se la cosa può consolarti,” disse lui, improvvisamente amaro, “non rimarrai Regina dell'Oltretomba molto a lungo.”

Lei alzò un sopracciglio, raddrizzando le spalle. “E questo cosa vorrebbe dire?”

Ade si spense di punto in bianco, assumendo un'aria rassegnata. “Vuol dire che presto non sarò io l'oggetto principale del tuo odio.” Sembrava quasi dispiaciuto dalla cosa.

Persefone sbuffò. “Ne dubito vivamente.”

Un'ombra di sorriso passò sul volto del dio. “Immagino che dovrei informarti degli ultimi sviluppi sul fronte profezie apocalittiche...”

Persefone rimase in silenzio. L'improvviso cambiamento d'umore del dio la preoccupava molto di più dei suoi scatti di rabbia.

Ade la squadrò, dubbioso. “Vuoi sederti?” chiese, aprendo un po' di più la porta alle sue spalle, che scricchiolò sui pesanti cardini.

Persefone diede un'occhiata all'immenso letto, decorato con decine e decine di teschi, che riusciva a intravvedere nella stanza in penombra. “Ehm... No.” rispose, asciutta.

Come vuoi, fiorellino.” disse lui, stringendosi nelle spalle. “Dunque,” proseguì, appoggiandosi allo stipite della porta, “sai chi è Urano?”

Urano?” fece lei, perplessa.

Ade alzò gli occhi al cielo. “Sì, Urano. L'amorevole paparino del mio amorevole paparino...”

Lo so chi è Urano!” esclamò lei, infastidita dal tono accondiscendente di lui.

Il dio le lanciò un'occhiataccia. “E allora perché diamine hai fatto quella faccia da pesce lesso?”

Era un'espressione di sorpresa!” spiegò lei, esasperata. “Cosa c'entra Urano?”

C'entra perché, a quanto pare, si è risvegliato. E non penso sia molto contento...o piacevole da avere intorno, se è per questo.”

Persefone sbatté le palpebre un paio di volte. “Cosa?” mormorò, a bocca aperta. Una paura ancestrale le nacque nelle viscere, paralizzandola.

Ed ecco di nuovo l'espressione da pesce lesso.” commentò lui, divertito suo malgrado.

Stai scherzando.” boccheggiò lei.

Nossignora. Credevamo ci fosse Crono, dietro tutto questo, e invece...”

Dietro tutto cosa?” sbottò Persefone, tormentandosi una ciocca di capelli.

Te l'ho detto, la profezia apocalittica.”

La dea deglutì rumorosamente. Doveva trattarsi della profezia a cui Pena e Panico avevano accennato pochi giorni prima. Qualcosa che c'entrava con l'Olimpo, e Zeus, e Poseidone, e Ade... “E quindi, cosa faremo?” chiese con voce tremante.

Ade si strinse di nuovo nelle spalle.

Come fai ad essere così tranquillo?!” esplose lei, il cuore che batteva freneticamente.

Lui fece una smorfia. “Non sono tranquillo, sono rassegnato. Non credo ci sia nulla da fare.”

Persefone si portò una mano alla gola, cercando di respirare. Non poteva essere vero. Urano era stato imprigionato migliaia di anni prima, in uno stato che era quanto di più simile alla morte un dio potesse conoscere. Come aveva fatto a liberarsi? E cosa sarebbe successo a tutti loro? Soprattutto, cosa sarebbe successo a lei? E a sua madre?

Ade la osservò in silenzio per qualche secondo. “Non so tu, ma io ho proprio bisogno di un drink.” fece poi, materializzando dal nulla un bicchiere di liquido rosa.

...credo di dovermi sedere.” disse lei con voce roca.

 

***

 

Anfitrione scese a fatica dal carretto di legno, facendosi prendere sottobraccio dalla moglie. Uno stalliere si avvicinò alla coppia di vecchietti, accennando all'asina in testa al carretto. “La porto nelle stalle.” disse, afferrando le redini.

Oh, grazie.” fece Anfitrione sorridendo. “Dalle tanto fieno, se l'è meritato!”

L'animale sbuffò, tirando indietro la testa. “Fai la brava, Penelope!” la ammonì il vecchio ridacchiando.

Alcmena scosse la testa, sospirando. “A volte penso che tu sia più affezionato a quella vecchia asina che a me.” disse mentre i due si avviavano verso l'entrata della villa.

Non dire sciocchezze, mamma.” intervenne Ercole uscendo sui portici di fronte all'entrata. “Aspetta papà, ti aiuto io.” aggiunse andando a sostenerlo.

Ti ringrazio, figliolo.” disse Anfitrione agganciandosi al braccio muscoloso del figlio. “Questa maledetta gamba non mi dà tregua.”

Alcmena gli accarezzò una guancia. “Siamo molto felici di essere qui con voi, Ercole.”

Il ragazzo sorrise. “Potete fermarvi quanto volete. Anzi, perché non vi trasferite?” propose allegramente mentre salivano le scale del portico.

Ma c'è la fattoria, figliolo...” protestò debolmente Anfitrione.

Alcmena scoppiò a ridere. “Lo sai che la fattoria è tutto per tuo padre! Guai a lasciare la fattoria!”

...promettetemi almeno che ci penserete.” insistette Ercole facendoli entrare in casa. A pochi passi da loro, Megara aspettava, tenendo in braccio la figlia, che si guardava attorno con estrema curiosità.

Benvenuti.” li salutò Meg chinando il capo.

I suoceri ricambiarono il saluto. Alcmena la abbracciò e la baciò. “Carissima, sei sempre più bella. E questa piccina è stupenda! Vieni dalla nonna, Macaria...” disse prendendo in braccio la nipotina. “Vieni a vedere il nonno! Guarda Anfitrione, non è bellissima? Ha i tuoi stessi occhi...” aggiunse rivolta a Ercole. Macaria le si aggrappò al braccio, iniziando a tirarle la manica del vestito.

Fa' attenzione se inizia a stringere troppo, mamma. Ieri ha rotto un pezzo di culla mentre faceva i capricci.” fece Ercole, cauto.

Alcmena gli lanciò un'occhiata offesa. “Con chi credi di parlare, giovanotto? Pensi davvero che dopo aver cresciuto te non sia abituata a questo genere di cose?”

Megara sorrise tra sé e sé.

Ah, beh, in effetti...” balbettò Ercole arrossendo appena.

Una volta, mi ricordo, ha demolito mezza casa cercando di aiutarmi a cucinare.” disse Alcmena sospirando di nostalgia. “Ti ricordi, Anfitrione?”

Il marito annuì. “Ricordo anche che poi ci ha aiutati a ricostruirla, però.” disse guardando il figlio con un misto di dolcezza e orgoglio. “Non lo faceva apposta, l'ho sempre detto.”

Sembra che ne abbiate, di storie da raccontare.” intervenne Megara in tono malizioso.

Ah, senza dubbio.” rispose Alcmena allegramente. “Vieni, cara, abbiamo molto di cui parlare...” aggiunse mentre Megara le faceva strada in direzione della sala da pranzo.

Ercole fece una smorfia. “Vieni papà, ti faccio sedere...” disse, leggermente preoccupato dall'improvvisa alleanza che avevano formato sua madre e sua moglie.

Anfitrione gli aveva voltato le spalle. “Si è fatto nuvoloso all'improvviso.” osservò il vecchietto, sporgendosi a guardare il cielo. “Guarda come sono veloci quelle nuvole! Dev'esserci un gran vento lassù.”

Il ragazzo lo imitò. “Hai ragione.” Corrugò le sopracciglia e rimase ad osservare il cielo in silenzio. Una gran massa di nubi bluastre aveva coperto il sole e stava sorvolando la loro città con una rapidità eccezionale...

In direzione dell'Olimpo.

 

***

 

Persefone sobbalzò quando un gran fracasso di trombe si diffuse nell'Oltretomba. “Cosa sta succedendo?!” fece, alzandosi in piedi di scatto. Si era seduta sulla sponda del letto di Ade, tenendosi la testa tra le mani, mentre lui era rimasto languidamente appoggiato allo stipite della porta, impegnato a trangugiare bicchiere dopo bicchiere.

Consiglio di guerra.” rispose Ade stancamente, facendo sparire l'ultimo bicchiere in un filo di fumo. “La nostra presenza è richiesta lassù.”

Ma io non so combattere!” protestò debolmente lei.

Oh, perdonatemi, Altezza. Preferisce restare qui?” fece lui, schernendola.

Persefone si prese un attimo per soppesare la cosa. Se fosse andata sull'Olimpo, chissà cosa avrebbe dovuto affrontare... D'altra parte, restare bloccata lì sotto da sola sarebbe stato anche peggio.

No, vengo.” disse infine a malincuore. “Anche se ancora non posso credere che tutto questo sia reale.”

È appena diventato reale, fiorellino.” disse lui voltandole le spalle. “Muoviamoci.”

Persefone dovette correre per stargli dietro. Quando arrivarono alla sala del trono, il carro nero trainato dal grifone era già pronto a partire.

Salirono e si alzarono in volo, uscendo da una delle due grandi aperture circolari che davano sull'Acheronte. Presero velocità quasi istantaneamente, tanto che Persefone si strinse nel mantello grigio-azzurro che portava attorno alle spalle per proteggersi dall'aria gelida che li sferzava.

In un attimo erano fuori. La luce del sole pomeridiano le ferì gli occhi e dovette schermarli con una mano. Era davvero triste disabituarsi alla luce del sole, pensò mentre facevano una brusca virata. L'Olimpo, avvolto da nubi perlacee, era di fronte a loro e si stava avvicinando rapidamente. Non ebbe il coraggio di aprire bocca durante il breve viaggio, né tantomeno di guardare Ade. Stava succedendo tutto troppo in fretta, tanto da farle girare la testa. Si aggrappò forte al bordo del carro nero mentre atterravano, un po' troppo bruscamente, sulle soffici nuvole periferiche.

Hermes li stava aspettando, svolazzando nervosamente di qua e di là. Persefone scese per prima, salutandolo senza troppo entusiasmo. Ade li superò entrambi, torvo.

Hermes era tesissimo. “Sono troppo vecchio per queste cose. Prima i Titani, adesso questo...” borbottò facendo loro strada verso il cuore della residenza dorata tra le nubi.

Persefone non disse nulla finché non vide, da lontano, la figura verde e prosperosa della madre, in mezzo alle altre divinità. Si mise a correre all'impazzata, colmando rapidamente la distanza tra di loro e tuffandosi tra le sue braccia. “Mamma!”

Oh, tesoro!” esclamò Demetra, singhiozzando.

Mamma, cosa succede? Cosa possiamo fare?” chiese lei, avvertendo il panico crescerle dentro.

Combattiamo!” rispose Ares oltrepassandole con un clangore di armature.

È ora di andare.” intervenne Hera, posandole una mano sulla spalla. “Non possiamo stare qui.”

Persefone sgranò gli occhi. “Dove andiamo?”

In un luogo più riparato. Qui siamo troppo esposte.” spiegò Demetra, prendendola per mano. “Andiamo.”

La giovane dea si voltò mentre Demetra la trascianava via. Zeus era in testa al piccolo esercito di dei, pronto ad impugnare una serie di fulmini dall'aria letale, appena forgiati da Efesto. Poseidone gli era accanto, su un carro di spuma trainato da due enormi cavallucci marini. Ade si affiancò ai due fratelli, le spalle incurvate. Dietro di loro, una schiera di divinità erano pronte a combattere, primi fra tutti Ares, Apollo e Atena.

E poi lo vide. Un muro di nuvole, talmente scure da sembrare nere, che si avvicinava con un rombo che le fece accapponare la pelle.

Kore, vieni!” gridò sua madre, stringendo ancora di più la presa sul suo polso.

Persefone non riusciva a staccare lo sguardo dalla massa informe che si stava per abbattere sull'Olimpo, su tutti loro, quando ad un tratto si rese conto che non era per nulla informe.

Quello è...un viso..?” mormorò, orripilata.

 

 





Ciao a tutte. :)

Ieri ho ufficialmente finito gli esami, per l'ultima volta. Da oggi sto lavorando alla tesi, ma appena mi sono liberata ho voluto scrivere e postare il capitolo. Non nascondo di essere parecchio esaurita; spero di riuscire a rilassarmi dedicandomi un po' alla scrittura.

Ovviamente mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto. Nel prossimo, per dirla all'inglese, all the shit is going down. E spero che possiate divertirvi. xD Nel frattempo vi ringrazio tutte, anche perché il numero di quelle che seguono e preferiscono continua ad aumentare. :) Un bacione a tutte voi.

   
 
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