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Autore: Vin_Star    31/07/2008    3 recensioni
A pochi giorni dall'assassinio dei Potter, Sirius è attanagliato da una orribile sensazione che non gli da scampo...
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: James Potter, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Feelings [SeNsAzIoNi]

 

29 ottobre 1981

Nel piccolo appartamento londinese, il pendolo battè le cinque di un fresco pomeriggio di fine autunno.

Due giovani sulla ventina stavano comodamente seduti sul divano e uno di loro, un alto giovane dai capelli corvini e gli occhi grigi, muoveva nervosamente la punta del piede, gettando occhiate oblique alla finestra di fronte.

-Sirius,- chiamò l’ìaltro -cosa c’è?-

-niente, Moony- rispose evasivo.

Remus lasciò cadere la conversazione per qualche istante, poi notò:- Ventisette minuti. Sono ventisette minuti che muovi il piede in quella maniera. Non hai mai saputo fare finta. Allora, che succede?-

Sirius alzò lo sguardo, e disse all’improvviso:-Ti capita mai di avere…delle sensazioni…come dei presentimenti…-

Moony lo scrutò per un attimo, con espressione indecifrabile, poi tentò innocentemente di buttarla sul leggere:- Pad, se io non sapessi che tu odi la Divinazione, direi che stai facendo una profezia!-

Ma l’occhiata di Sirius gli fece intendere che non era una cosa semplice. I suoi occhi avevano una vena di inquietudine mista a inconfondibile terrore. –E tremendo, Remus. Tremendo davvero.-

-Ti va di parlarmene?- gli chiese Lupin gentilmente.

-Finirei solo col farti preoccupare inutilmente, non ne vale decisamente la pena.- rispose Black.

-Sei sicuro? Nel caso tu volessi…-

-Sicuro, Moony. Sicuro.

***

30 ottobre 1981 (notte fra 29 e 30)

 

Sirius si girò nel suo letto per l’ennesima volta, poi, una volta raggiunta l’esasperazione di quel gesto, si convinse ad aprire gli occhi. Era immerso nel sudore, la vista era ancora lievemente annebbiata. Aveva appena avuto un incubo. Cercò di inspirare profondamente per calmare l’affanno che gli scuoteva il petto. Avrebbe mille volte preferito ricevere un pugno allo stomaco, che lo avrebbe privato del respirare e gli avrebbe fatto assaggiare la durezza del pavimento, piuttosto quella ridicola sensazione. Da quel giorno, in cui aveva messo in atto il suo piano perfetto, lo attanagliava in una morsa dolce e velenosa. Era un sentimento che gli scorreva nelle vene assieme al sangue. Qualcosa da cui non aveva potuto fuggire. Quell’orrendo presentimento aveva sostituito ogni pensiero sereno, aveva preso il sapore di ogni cibo, aveva l’essenza di ogni fragranza. E inevitabilmente, pensava a loro. A Lily e a James.

-No. Sono protetti. Sono al sicuro.- continuava a ripetersi in un mezzo sussurro. – Non fallirà, non fallirà. Non deve.- le sue mani avevano preso a massaggiare le tempie madide di sudore perlaceo. Poi sentì come se qualcosa si stesse scuotendo al suo interno e inesorabile, lo invitava a scuotersi e a evadere. Black non sapeva quanto il desiderio di evasione l’avrebbe accompagnato nei quindici anni che avrebbero seguito. Si alzò con risolutezza dal letto, si vestì e si diresse fuori. La notte londinese era fredda e silenziosa. Il silenzio, in un certo senso, aveva sempre fatto un po’ paura a Sirius. Il silenzio era un’arma a doppio taglio. Il silenzio ti legava a te, ti lasciava incollato alla tua stessa, insana follia. Finivi con l’ucciderti con le tue stesse mani. E lui già lo sapeva da allora, questo.

Il rombo della moto riuscì per qualche momento a frenare il vorticare dei pensieri nella testa del giovane. Sentì l’aria frizzante sferzargli il volto, percepì un brivido di piacere percorrergli la schiena. E poi inizio a saziare il suo bisogno di rumore. Si librò nell’aria, perse la concretezza di ciò che gli era attorno, così chiuse gli occhi.

***

 

Non sapeva dove era giunto. Sirius era tornato a terra, correva lungo una stradina di campagna. Il cielo rifletteva le prime luci tenui dell’alba. Il giovane si sentiva vuoto ora. Finalmente senza pensieri. Decise di accostare. Dopo tante ore di corsa, toccò nuovamente terra. Si stese su un prato lì vicino per un tempo che gli parve interminabile…

E poi cedette. Afferrò lo specchietto d’impulso e chiamò:- James-.

Poco dopo, la faccia assonnata di Prongs apparve.

-Pad, sono le sette del mattino…-mugolò- che succede?-

-Niente- rispose Sirius semplicemente.

-E allora?- incalzò Potter.

-Volevo solo vederti… ecco tutto.-

-Pad, ammetto che il sottoscritto sia la tua fonte di vita ma…insomma, datti un contegno!-esclamò  James, ridendo divertito.

Ma Sirius non rise, si limitò solo a un saluto.

Non se lo sarebbe mai perdonato, se avesse fallito.

 

  
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