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Autore: se solose    23/05/2014    1 recensioni
Eccomi con una nuova storia su Arrow!! Non voglio farla troppo lunga ma...ho cercato di immaginare una sorta di proseguo a questo finale di stagione, vedere un po' cosa capita, dopo, ai miei personaggi preferiti, Olicity.
Fatemi sapere che ne pensate!
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ho passato tutta la notte chiuso nella fonderia a cercare di chiarirmi le idee, cercando di far passare la rabbia ardente che avevo in corpo senza successo.
La porta che si apre è l'unica cosa che mi distrae dai miei pensieri.
"Roy" dico duro. "Tranquillo, tutto liscio con Felicity, mi ha appena dato il cambio Dig". Al suono di quelle parole rilasso i muscoli. La scorsa notte, non essendo riuscito ad ottenere informazioni utili ho chiesto a Roy di controllare Felicity per evitare che qualcun'altro si presentasse alla sua porte, almeno fino a che non avremo capito con chi abbiamo a che fare.
"Secondo me dobbiamo tornare nella stanza del tizio e cercare qualche indizio" mi dice il ragazzo facendo scivolare il caffè verso di me. Mi asciugo via un po' di sudore e prendo il bricco bevendone un lungo sorso. Ne ho passate di notti in bianco, ma questa possiamo aggiungerla tra quelle peggiori.
"Infatti era quello che avevo intenzione di fare, prima che arrivasse la donna delle pulizie e trovasse il corpo."
"Che aspettiamo", mi rimetto la maglietta e ci dirigiamo verso l'uscita.
Arrivati sul luogo del misfatto tutto era esattamente come lo avevo lasciato le sei ore precedenti;  inizio a rovistare tra la roba dell'aggressore ritrovandomi con un pugno di mosche.
La voce di una donna nel corridoio ci fece da allarme, facendoci capire che il nostro tempo per rovistare era finito.

*** Pov. Felicity ***

"Pensavate davvero che non mi sarei accorta dei vostri pedinamenti?" Chiedo molto irritata appoggiando, per nulla delicatamente,  la mia borsa sul tavolo in ferro.
"Non so a cosa ti stai riferendo" guardo Roy in cagnesco prima di spostare il mio sguardo, carico di minacce, su Oliver. 
"Pensi davvero che sia così stupida?" L'indignazione che stavo provando era palpabile. "No, ma voglio essere certo che tu sia al sicuro" "oh ti prego! Mi sembra una scena già vista." Quando mi rendo conto di quello che ho detto è  troppo tardi perché Oliver ha già assunto la sua espressione da scocciato/ non so davvero cosa dire.
- Maledetta bocca!- 
"Forse dovremmo andare a prendere un caffè per tutti,  che dici Roy?" La voce di Dig mi arriva forte e chiara tra i  chiassosi pensieri, ed è chiaro che sia un tentativo di lasciarci soli.
Una volta sentito il rumore della porta Oliver si avvicina di più a me. 
"È chiaro che abbiamo ancora una faccenda irrisolta". Mi sta fissando con quegli occhi cosi profondi, tanto che potrei perdermici e non ritrovare più la via per tornare indietro.
"Non credo", cerco di fare finta di niente, di non capire di cosa stia parlando nonostante il mio cuore stia urlando tutt'altro.
"Felicity" si interrompe per prendere la mia mano e il mio cuore perde uno, due, dieci battiti, sento la pressione salire, il rossore spuntare sulle mie guance.
"A te ci tengo, non vorrei mai e poi mai che ti accadesse niente di male, lo riesci a capire questo?" Un Deja vù. Per un momento la testa mi gira e barcollo leggermente. Oliver mi guarda interrogativo e preoccupato allo stesso tempo, e cercando di non tradirmi do la colpa al bernoccolo che ho in testa.
"Oliver, ho scelto io di rimanere nella squadra, consapevole dei pericoli, perciò non trattarmi come una bambina, ok?" Queste parole, così seriose, non so neanche come abbia fatto a pensarle in questo momento, ma non posso certo dirgli cosa provo per lui; anche perché non so nemmeno io cosa provo, cos'è per me, o si?
Continua a guardarmi e io continuo a sfuggire a quello sguardo carico di parole, carico di significato. 
"Non lo faccio per farti sembrare un bambina, lo faccio solo perché voglio proteggerti" mi accarezza una guancia percorrendo linee immaginarie con il pollice. Non si era mai spinto così tanto, non mi aveva mai accarezzato prima d'ora, qualche sporadico abbraccio, gesti confortanti ma questo...
Sono sicura che può sentire il mio bollore sotto il suo palmo.
" Non da tutto..." riesco a dire prima che un nodo alla gola mi fermi il respiro. 
"Oh, scusate vi ho interrotti?" Una voce femminile si intromette in questo disegno idilliaco che mi stavo facendo in testa. Sento Oliver staccarsi e allontanarsi bruscamente da me, quasi a volermi scacciare via, alla vista di Laurel.
"No, figurati!" Lo sento dire mentre le va incontro. 
"Che ci fai qui?" "Voglio aiutarti, Oliver"  le sento dire e riesco a formulare un solo pensiero. 
- Anche qui! -
Fare parte della squadra del vigilante è l'unica cosa che mi fa sentire speciale, che mi fa sentire di fare qualcosa di buono, nonostante gli innumerevoli reati informatici che posso compiere ogni giorno, e adesso vuole interferire anche qui. Ma lei è Laurel, l'incredibile Laurel, non potrei mai reggere il confronto. 
- ok, sto vaneggiando-
"Non se ne parla" "Ma perché?  Tanto in un modo o nell'altro ti aiuterei comunque perché non farlo consapevolmente?"
" Perché non saresti al sicuro qui!"
"Oh, tranquilla, ha la mania della protezione del genere femminile" dico stizzita prima di andare alla mia postazione, ed in risposta ricevo un'occhiata torva.

*** Pov. Oliver ***

Non so cos'abbia Felicity,  perché si sta comportando in questo modo ma non voglio che altri, oltre me, ne paghino le conseguenze perciò a quelle parole la guardo torvo.
"No" sono secco, non posso combattere due battaglie allo stesso tempo.
"Oliver, lo sai che mi sentirei inutile nel sapere che voi siete qui a salvare la città dal crimine mentre io mi rigiro le mani"
"Non vorrei interrompere ma qui c'è un sacco di lavoro da fare." Mi dice Felicity.
"Laurel possiamo parlarne in un altro momento,  per favore?" Ci mette un po' a rispondere ma poi acconsente demoralizzata.
"Se mi cerchi sono da mio padre", mi dice prima di uscire.
"Cos' abbiamo?" Le chiedo.
"Cos' hai tu? Dovevi andare alla ricerca di indizi utili dopo il fiasco di ieri, no?" 
"Il tipo di pallottole usate, voglio che risali ai compratori recenti - le dico mettendo un paio di pallottole sul tavolo - e poi ho trovato questa - le mostro l'agenda - il nostro amico è stato di recente a Palermo, voglio che controlli se qualcun'altro da li è venuto a Starling City,  anzi controlla direttamente tutti gli arrivi dell'ultimo mese" "L'ultimo mese? Ci vorranno giorni!" "Allora ti conviene iniziare, ho avevi impegni più importanti?"
"In realtà questa sera c'è una festa aziendale della QC, alla quale sei stato invitato anche tu, ma scommetto che non te lo ricordavi"
Mi fa saltare i nervi quando usa quel tono ironico, come se sapesse quello che mi passa per la testa e se ne prende gioco, ma forse dopo averla caricata così tanto di lavoro avrei dovuto immaginarlo.
"Ehm, giusto! Allora inizia adesso, cosi domani sarai avvantaggiata!" Le rispondo, ripagandola con  la sua stessa moneta, con il suo stesso tono e la vedo irrigidirsi indispettita; un sorriso spontanea di vittoria spunta sotto i baffi.
   
 
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