Tredicesimo
capitolo. Una nuova vita
Cinque
anni dopo l’incidente
Era
assurdo che fossero li, Peter non riusciva a crederci.
Circa due anni e mezzo
dopo il loro trasferimento a Washington Elizabeth si era ammalata,
l’assicurazione non copriva le spese per alcune cure sperimentali e un
misterioso benefattore aveva pagato tutte le parcelle. Peter non aveva
fatto
domande, grazie a quei soldi aveva potuto offrire alla moglie le
migliori cure
esistenti e questo gli era bastato. Superato il periodo critico e visto
che
Elizabeth migliorava di giorno in giorno, Peter aveva iniziato ad
indagare
discretamente, senza coinvolgere nessuno, una sua ricerca personale nel
poco
tempo che gli rimaneva tra il lavoro e le ore passate a tenere
compagnia alla
moglie.
Nel
giro di un anno Elizabeth si era ristabilita completamente e la sua
ricerca
aveva iniziato a dare i primi frutti.
Poi una sera era arrivata la cartolina.
Era la copia di un disegno ad acquarello, sul retro nessun mittente e
nessuna
firma, solo la scritta: Lascia perdere ti prego.
All’inizio
Peter aveva tergiversato, non sapeva se parlarne o meno alla moglie,
alla fine
aveva deciso di raccontarle tutto. Elizabeth aveva guardato la
cartolina e la
felicità le aveva illuminato il volto e gli occhi, un sorriso che Peter
non
vedeva più da tempo. Poi la donna si era alzata, era salita in camera e
ne era
ridiscesa con una cartella tra le mani. Peter ne conosceva il
contenuto: i
disegni che Ariel aveva fatto durante il suo soggiorno da loro.
Elizabeth non
se ne era voluta separare. La donna si era seduta accanto a Peter sul
divano,
aveva aperto la cartella e ne aveva preso il primo disegno, lo aveva
passato al
marito. Peter aveva capito subito dove volesse arrivare, il disegno che
aveva
in mano, l’incompiuto, era quello rimasto sul cavalletto il giorno
dell’incidente ed era lo stesso raffigurato nella cartolina, solo due
persone
sapevano di quel disegno e in teoria dovevano essere entrambe morte da
cinque anni.
Ora
i coniugi Burke erano li, avevano affittato un bungalow da una famiglia
locale
e per tutti si stavano godendo il viaggio per il loro venticinquesimo
anniversario di matrimonio, una coppia felice che festeggiava la
possibilità di
stare ancora insieme.
Erano
arrivati da cinque giorni. Peter ed Elizabeth avevano deciso di
visitare tutta
la zona, quel pomeriggio avevano optato per una spiaggia piuttosto
isolata,
molto bella, ma difficile da raggiungere. I due avevano dovuto lasciare
la
macchina a qualche miglio di distanza e fare l’ultimo tratto a piedi.
Ora si
stavano godendo l’ombra delle palme seduti sugli asciugamani distesi
sulla
sabbia morbida. Elizabeth sorrideva mentre spalmava al marito la crema
solare
sulla schiena.
Fu
in quel momento che Peter li vide, un ragazzo ed una ragazza sui sedici
o
diciassette anni, i due spuntarono da dietro un duna. La ragazza
indossava una
tunica leggera verde ed un ampio capello di paglia, il ragazzo era in
costume,
i capelli scuri bagnati e gli occhiali da sole, stavano venendo verso
di loro,
ma non potevano vederli per via della vegetazione.
Elizabeth
sentì il marito irrigidirsi sotto il suo tocco “Che c’è tesoro?” gli
chiese
sorpresa.
Peter
non rispose, prese il mento della moglie con una mano e le guidò lo
sguardo
verso la direzione da cui stavano arrivando i due giovani. In pieno
sole, con i
capelli scuriti dall’acqua e gli occhi invisibili dietro le lenti a
specchio,
il ragazzo era esattamente come Peter si sarebbe immaginato fosse stato
Neal a
diciassette anni.
Elizabeth
era balzata in piedi e si era lanciata verso i due, Peter non aveva
fatto in
tempo a fermarla. Avevano parlato spesso di come si sarebbero
comportati se li
avessero trovati davvero, era diventato il loro gioco, la loro missione
in un
certo senso.
Elizabeth
raggiunse i due giovani, che la guardarono sorpresi.
“Ariel?”
chiese la donna timidamente avvicinando una mano alla ragazza, senza
toccarla.
Anche Peter si era accostato e aveva visto chiaramente la sorpresa sui
visi dei
due ragazzi. Quello che doveva essere Nicholas appariva sconcertato.
Peter
sapeva che il ragazzo non aveva mai incontrato sua moglie, quindi
Nicholas non
aveva idea di chi fosse la donna che si era avvicinata, ma appena aveva
scorto lui dietro di lei, si era ritratto, passando una mano intorno
alla vita
della sorella. Il tocco aveva risvegliato quella che doveva essere
Ariel dal
suo momentaneo stato di trance, la ragazza li aveva guardati un attimo
intensamente, poi in un inglese stentato aveva detto “Scusare me, non
so chi
voi cercare, io Amanda” indicando sé stessa con la mano e sottolineando
il
tutto scuotendo la testa.
“No
Ariel… Amanda” ripeté la ragazza fissando i Burke con luminosi occhi
azzurri.
Elizabeth
era senza parole, fu Peter ad intervenire: “Si certo, scusateci, uno
scambio di
persona” sorrise e scandendo lentamente le parole aggiunse: “Ariel era
una nostra cara amica, tu le assomigli molto” detto questo si allontanò
portando via la moglie.
Dopo
qualche metro Peter si voltò verso i ragazzi ancora impietriti e in
tono
normale disse: “Va bene, ho lasciato perdere… nessuna indagine
dell’FBI,
nessun agente, nessuno… io e mia moglie siamo qui in vacanza per
goderci questo
bel mare.”
Dopo aver sorriso ai due ragazzi Peter si era girato e sempre
trascinandosi dietro un’allibita Elizabeth
era tornato alle loro cose, le aveva raccolte e si era messo in marcia
lungo il
sentiero che li avrebbe riportati alla macchina.
Quando
la donna si era voltata verso la spiaggia i due giovani erano scomparsi
e per
un attimo Elizabeth pensò di esserseli sognati.
“Non
ce la facevi proprio a rinunciare…” disse la voce dell’uomo seduto
sulla sedia
della piccola cucina del bungalow che i Burke avevano affittato per la
loro
vacanza.
Erano passati quattro giorni dall’incontro con i ragazzi in spiaggia e
Peter aveva quasi perso le speranze. L’uomo si alzò dalla sedia e gli
andò
incontro, indossava dei pantaloni bianchi leggeri, una camicia azzurra
molto
chiara ed in testa aveva la solita fedora in versione panna. Peter non
poteva
credere ai suoi occhi, l’uomo in piedi davanti a lui era senza ombra di
dubbio
Neal Caffrey, cinque anni più vecchio dell’ultima volta che l’aveva
visto e
molto più abbronzato, ma comunque Neal.
Elizabeth
non si trattenne, si avvicinò a Neal, lo abbracciò e lo schiaffeggiò
per poi
tornare ad abbracciarlo, aveva gli occhi rigati di lacrime.
“Me
lo merito” disse Neal ricambiando l’abbraccio.
“Come
hai potuto” piagnucolò Elizabeth sempre stringendolo forte a sé.
“Non
sai quanto mi dispiace Elizabeth, se ci fosse stato un altro modo… io
non
volevo farvi soffrire” disse Neal chiudendo gli occhi e respirando il
profumo
dei capelli della donna.
Peter
sbottò incredulo “Non volevi farci soffrire? Cosa diavolo pensavi che
sarebbe
successo?”
L’agente
era arrabbiato con Neal per quello che gli aveva fatto passare, ma era
anche
felice che fossero vivi e orgoglioso di aver seguito le tracce nel modo
giusto,
di essere riuscito a ritrovarli, di non aver mai rinunciato. Quello che
aveva
detto in spiaggia era vero, non c’era nessuna indagine e non ci sarebbe
mai
stata, per il mondo Neal Caffrey e sua figlia erano morti e non era
intenzione
di Peter cambiare le cose.
“Non
mi avrebbero mai lasciato andare Peter, questo lo sai anche tu… e anche
una
volta scontata la condanna, sarei stato comunque nel radar del Bureau
per tutta
la vita, non avrei mai potuto avvicinarmi ad Alex senza farla
arrestare…” iniziò
a spiegare Neal con la voce leggermente incrinata, stava fissando Peter
negli
occhi, gli leggeva in faccia il conflitto interiore che lo animava.
Elizabeth
si staccò da Neal e fece un passo indietro, Peter e Neal si fissarono
per
quello che alla donna sembrò un tempo interminabile, poi il marito fece
due
passi e abbracciò l’amico stringendolo forte.
“Grazie”
sussurro Neal ricambiando l’abbraccio “Grazie a te” disse Peter
trattenendo a
stento le lacrime “Credi non sappia chi ha pagato le parcelle
dell’ospedale”
aggiunse piano sussurrando nell’orecchio di Neal, l’ex-truffatore in
risposta
sorrise.
“E
l’incidente?” chiese Peter bevendo un sorso di birra.
L’agente e Neal erano
seduti su di un morbido divano nel soggiorno della casa di Neal, anche
Elizabeth
era con loro. Da un’oretta buona Neal stava rispondendo alle loro
domande,
spiegando la nuova vita sua e della sua famiglia in quel paradiso senza
estradizione. Le risposte dell’ex-truffatore erano piuttosto vaghe ed
il
discorso era rapidamente passato a tutti quelli che Neal aveva
conosciuto a New
York, l’ex-truffatore era curioso della nuova vita a Washington dei
coniugi
Burke.
“Dell’incidente
meno ne sai e meglio è Peter” disse Neal sorridendo “comunque non è
morto
nessuno… è stato estremamente complicato da organizzare…”
“Ci
credo” disse Elizabeth e aggiunse in tono triste “Non sai che giorni
terribili
sono stati… non so se ti perdonerò mai veramente per questo”
Neal
le sorrise stringendole piano un braccio “Mi dispiace” disse sincero.
In
quel momento una bambina entrò di corsa nella stanza urlando “Papà!
Trovato!” e
corse tra le braccia di Neal.
La piccolina aveva all’incirca tre anni, capelli
e occhi castani, era incredibilmente abbronzata ed indossava un
vestitino
giallo svolazzante. Neal la accolse tra le braccia e la sollevò, la
bambina
rise felice e si accoccolò stringendosi al padre.
“Mi
dispiace mi è sfuggita” disse una voce femminile dalla porta, la
bambina
nascose la faccia nel petto del padre. La donna entrò in salotto
salutando in
tono allegro “Peter, …Elizabeth … è piccolo il mondo”
Era
vestita con una maglia bianca ed una gonna color sabbia ampia che le
scendeva
fino a coprire la punta dei sandali, morbide onde di capelli marroni le
incorniciava il volto abbronzato.
“Ciao
Alex!” disse Peter e la bambina lo guardò confusa.
“Anna”
lo corresse Alex “Peter dovresti sapere che mi chiamo Anna, ogni tanto
l’amico
di papà è smemorato, cosa ci vuoi fare” disse la donna facendo
l’occhiolino
alla bambina tra le braccia di Neal.
L’uomo
si alzò mettendo a terra la figlia, si avvicinò ad Alex e la strinse in
un
abbraccio dandole un bacio sulla guancia, poi si voltò verso i Burke e
indicando
la bambina disse: “Peter, Elizabeth, questa è Samanta, la piccola di
casa
Delacroix, ha quasi tre anni e tra quindici giorni faremo una grande
festa di
compleanno.”
Peter
sapeva che ora Neal si faceva chiamare Matthew Delacroix, Alex cioè
Anna
Delacroix era sua moglie, mente i gemelli erano diventati Amanda ed
Etienne.
Samanta era semplicemente Samanta Delacroix, troppo piccola per avere
idea del
complicato passato che aveva portato i suoi genitori ad essere quelli
che
erano, chissà magari un giorno le avrebbero raccontato tutta la verità
o forse
solo una parte. Per ora Peter era felice di passare gli ultimi giorni
della sua
vacanza in compagnia di sua moglie, di un nuovo-vecchio amico, della
sua
famiglia e di un vicino di casa pelato fissato con le cospirazioni.
FINE
Spero
la storia vi sia piaciuta, io mi sono divertita a scriverla. Grazie a
chi a
letto e doppio grazie a chi a anche commentato.