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Autore: WriteSomething    23/05/2014    0 recensioni
Diana, neodiciottenne che gradualmente assiste all'evoluzione della propria vita, grazie sopratutto ad un fortunato incontro: Davide, non proprio il prototipo del bravo ragazzo. Che cosa nascerà tra i due. Staremo a vedere !
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era Giovedì, l’ultimo Giovedì. Presi il bus, come al solito, ma stavolta avevo una motivazione in più.
 
Lui era lì, proprio all’ingresso della sala, in piedi statuario, insieme ad altri modelli, che rideva e scherzava sonoramente, senza però perdere quella compostezza che lo caratterizzava.  Gli sorrisi timidamente per poi sgattaiolare impacciatamente verso la mia postazione. Lui si voltò e mi sorrise appena, per poi ricondurre la sua attenzione su ciò che stava facendo prima. Mentre sistemavo la strumentazione, però sentivo il suo sguardo e quello degli altri quattro ragazzi lì con lui, pressante sui miei movimenti. Lanciavo ogni tanto occhiate smarrite, non capendo perché continuavamo a fissarmi, parlando tra loro; la cosa mi irritava alquanto. Quando finalmente la signorina Bignacci ristabilì l’ordine, lui si diresse, quasi sfilando, verso di me. Diamine, più si avvicinava, più ogni centimetro del mio corpo era in tensione e più i miei respiri si facevano corti. Quando notai il suo comportamento distaccato nei miei confronti, però tutta qull’iniziale eccitazione  venne a mancare, dando spazio ad altri pensieri che non includevano lui. Eravamo due persone completamente diverse rispetto a quelle della precedente settimana: io gli indicavo le determinate pose, e lui eseguiva. Ne più me meno.
La mia mente vagò a qualche giorno prima, alla litigata con Tom… oggi sarebbe andato all’appuntamento. Mi sentivo terribilmente in colpa. Sapevo com’era fatto; già me lo immaginavo seduto su una panchina scrostata di un qualche parco pubblico, smanettando ansiosamente il cellulare mentre batteva il piede spasmodicamente sull’asfalto. Ed io che non gli avevo nemmeno dato il mio incoraggiamento. La mia espressione di sconforto doveva essere alquanto palese, poiché Davide si avvicinò poggiandomi una mano sulla spalla, rompendo così il muro che si era creato tra noi quel pomeriggio. –Ei tutto apposto?-. colta alla sprovvista da quel gesto così inaspettato come tutta risposta annuii cercando di essere il più convincente possibile.
Anche quella lezione, l’ultima lezione finì. Non lo avrei più rivisto, o per lo meno così pensavo mentre riponevo le mie ultime cose nello zaino scolorito che portavo sempre con me. Mi diressi poi dalla signorina Bignacci la quale mi consegnò un certificato di partecipazione e mi strinse saldamente la mano, complimentandosi del mio lavoro. Soddisfatta feci per andarmene, anche se sapevo che non avrei mai voluto lasciarlo così. Quasi mi avesse letto nella mente, Davide riuscì a raggiungermi sulla porta, chiamandomi da lontano. Mi si illuminò il volto, e mi voltai solamente quando fui certa che quel sorrisetto ebete fosse scomparso dal mio volto.
-Ei- dissi voltandomi.
-Stavi andando via senza salutarmi? Te lo ripeto non mordo!-scherzò lui.
-Hai ragione scusami…- luì ammiccò un sorrisetto dei suoi, poi allungò una mano e gliela strinsi. “Una stupida stretta di mano, certo che ti aspet…” ma non riuscii a finire di articolare quel pensiero nella mia mente che Davide mi trascinò al suo petto e mi abbracciò. - Hahah scema, vieni qui!- E tutta quella  confidenza ora da dove veniva fuori? Beh non potevo proprio lamentarmi ora. Una volta uscita da quella stretta, ancora ubriaca del suo profumo cercai di formulare una frase di senso compiuto. –Beh, è stato un piacere lavorare con te!-, dissi tentando anch’io di sfoderare un sorrisetto zuccherino. –Anche per me…-
Prima che potessi andarmene lui mi porse un volantino. –Ecco, c’è una festa questo sabato, mi hanno chiesto di fare un po’ di pubblicità, se vuoi venire, io ci sarò- disse lui, e per la prima volta da che lo conoscevo mi sembrava leggermente in imbarazzo. – Oh, grazie…- risposi io prendendo il foglio e osservandolo, come se fosse un assegno da un milione di euro. No, era meglio. Avevo finalmente ricevuto la certezza che lo avrei rivisto: tutti i miei sogni erano racchiusi in un volantino.
  
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