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Autore: Artemide12    23/05/2014    5 recensioni
"La prima cosa di lei che li colpì furono gli occhi. Erano di un incantevole azzurro cielo e potevano appartenere ad uno solo di loro.
Poi, in cerca di altri indizi rivelatori, notarono i capelli. Lunghi e fluenti, erano di un nero vivo e brillante e allo stesso tempo di una delicatezza particolare e potevano appartenere ad uno solo di loro.
Ultimo, ma non ultimo, c'era la pelle. Nonostante la villa si trovasse sulla costa e il sole estivo illuminasse l'intera zona, era di un colore latteo e immacolato e, così come quel sorriso beffardo, poteva appartenere ad uno solo di loro."

-§-
Dopo la scomparsa della madre, Luna Momoyma, 17 anni, si trova costretta a dover rintracciare il padre che non ha mai conosciuto.
La madre, però, non le ha lasciato un nome, bensì 3 e starà a lei scoprire chi tra Mark, Ryan e Ghish è l'uomo che cerca e a cui deve dare la lettera che la madre le ha affidato.
Genere: Commedia, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Nuovo Personaggio, Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Lo spettro

 

«Ryan! Muoviti! Sono già in ritardo.»

«Dai, non c'è tutta questa fretta!»

«Sì invece! E se non ti sbrighi ricomincio a chiamarti “papà”!»

«Come se non dovressi farlo.»

«mmm» fece Luna, non troppo convinta.

Aveva provato a chiamarlo “papà”, più di una volta. Ma nessuno dei due sembrava gradirlo più di tanto. Ryan non si girava e lui lo diceva in modo poco convinto.

L'idea di padre, se n'era resa conto solo ora, non le era stata presentata fin da quando era bambina come con quella di madre.

Si ripeteva che era tutta questione di abitudine.

Un mese non basta a cambiare diciassette anni di vita.

Luna continuò a saltellare davanti alla porta finché Ryan non la raggiunse.

«Ricordati di non sbirciare.»

«Fammi capire, mi stai costringendo ad accompagnarti alle prove generali e non posso neanche dare un'occhiatina?»

«Se ci provi mi trasferisco...» stava per dire “da Mina”, ma scacciò subito quel pensiero «...da Ghish.»

«Da Mark no?» la punzecchiò Ryan mentre apriva la porta.

«Mark abita a Las Vegas!»

«Ho sentito dire che passa parecchio tempo da Mina ultimamente.»

Luna sembrò sorpresa.

«E chi te l'avrebbe detto?»

Il biondo scrollò le spalle mentre la precedeva giù per le scale.

«Rose.»

«Ah!» esclamò Luna «C'è qualcosa che devo sapere?»

Ryan indugiò «No.» disse. E il suo tono per un attimo convinse persino Luna.

Per qualche motivo il biondo non voleva ammettere nulla.

Aveva incontrato Rose diverse volte in quell'ultimo mese, dalla loro notte, ma lui aveva sempre fatto in modo che Luna non se ne accorgesse.

Non sapeva perché.

O forse lo sapeva benissimo, solo che non voleva ammetterlo.

Ne era geloso.

E il fatto di essere riuscito a nascondere qualcosa a Luna, che capiva sempre tutto, lo rendeva orgoglioso di se stesso.

Arrivarono nel seminterrato.

C'era ancora qualcuno a lavoro, ma nel giro di mezz'ora se ne sarebbero andati tutti.

Luna si guardò intorno un momento.

Poi finalmente incrociò lo sguardo del ragazzo dai capelli biondissimi e gli occhi nerissimi.

Jack abbozzò un sorriso e le fece un cenno di saluto con la mano.

Lei sorrise di rimando e lo salutò a sua volta con la mano facendo all'indietro gli ultimi passi che la separavano dalla porta.

«E poi sarei io quello che deve dire qualcosa all'altro?» osservò Ryan, ma Luna, apparte un leggero rossore, non si scompose minimamente.

«Io non ci esco di nascosto.» ribatté.

Ryan si raddrizzò all'istante e lei sorrise soddisfatta.

Cavolo, pensò.

«E vorresti farmi credere di non sapere nulla di Mina e Mark?» osservò per sviare l'attenzione da se stesso.

«Non ho detto che non lo sapevo.» gli fece notare lei «Ti ho chiesto chi te l'aveva detto. E poi non ti credere, sono molto più noiosi di voi, si prendono a mala pena per mano e non si sono mai baciati.»

Ryan la fissò male mentre apriva lo sportello della sua auto.

«Si può sapere come fai a sapere tutta questa roba?»

Luna salì in macchina.

«I gatti sono degli ottimi agenti segreti.»

«Ma tu eri alle prove di danza!»

«Parlavo di Romeo, infatti, non di me.»

«Mi arrendo!» dichiarò Ryan accendendo il motore.

Luna, però, era in vena di chiacchiere.

«Rose?»

«Cosa?»

«Non viene stasera?»

«Perché dovrebbe?»

«Beh, perché l'hai invitata.»

«Hai intenzione di pedinarmi?»

«Non è questo che fanno i padri con le figlie?»

«Ma io sono il padre e tu la figlia.»

Luna sospirò. «Allora? Viene Rose?»

«L'ho invitata. Ma ha detto di avere qualcosa di importante da fare.»

Luna sembrò delusa.

«Peccato. Mark ci viene. Sei l'unico che resta scoppiato. Anche se Ghish e Glix non si possono definire esattamente una coppia.»

«Anche tu sei scoppiata, ci hai pensato?»

«Ah, no! Male che vada mi porto dietro Axel! Ha due anni meno di me, ma è comunque un ragazzo niente male! Potresti ballare con Alexia!» si mise una mano sulla bocca «Non dovevo dirlo.»

«Perché? Credi che io non sia un bravo ballerino?»

«No, per esperienza della mamma so che lo sei, ma era un segreto che alla fine dovrete ballare tutto. Però te lo dovevo dire. Sei senza compagna.»

Ryan sbuffò e alzò gli occhi al cielo.

«Alexia fa per due già da sola.»

«Eh, dai! Sono sicura che non le dispiacerà. Al massimo sarà Pam a prendersela un po'.»

Ryan la fulminò con lo sguardo e lei finalmente tacque.

Anche se quella era una delle poche cose che non era riuscita a scoprire, sapeva che era un argomento tabù.

Strinse il suo borsone e rimase in silenzio.

Si fermarono davanti all'edificio dove si sarebbe tenuta la festa. Luna scese prima ancora che Ryan potesse parcheggiare.

Inspirò profondamente e sorrise.

Saltellò allegra fino all'ingresso, poi aspettò che Ryan la raggiungesse.

«Vi trattate bene.» commentò il biondo alzando lo sguardo.

Luna espirò dalla bocca.

«Nervosa?»

«Un po'.»

«Sarai bravissima, vedrai.» le disse mentre salivano le scale.

Si fermarono in una piccola sala di passaggio, da dietro una porta provenivano molte voci.

«Ok, tu aspetti qui, o ti vai a fare un giro.»

«Penso che andrò a cercare un parcheggio migliore, tanto ho ancora due ore e mezza giusto?»

«Giusto!»

Luna gli schioccò un bacio sulla guancia, poi sparì dietro la porta.

Adocchiò il suo gruppo infondo alla grande sala.

La sua insegnate le indicò lo spogliatoio e lei annuì.

Lo spogliatoio era così pieno di ragazze che all'inizio non si accorse di lei.

Era seduta al centro della panca, appoggiata a diversi borsoni.

I jeans scuri le fasciavano le gambe snelle e accavallate; la camicia fucsia smanicata e aperta sul davanti quasi a metà, a scoprire il decoltè abbondante; le labbra accese da un rossetto fucsia si sfioravano sensualmente mentre parlava spigliata con le ragazze che si cambiavano intorno a lei; le scarpe blu scuro, con tacco vertiginoso le si stringevano intorno ai piedi e alle caviglie; i capelli voluminosi lasciati sciolti e ribelli per coprire le orecchie.

«Glix!» chiamò Luna.

L'aliena interruppe la conversazione con le altre ragazze e scattò in piedi.

«Luna!»

Corse ad abbracciarla. Luna si stupì di con quanta facilità riuscisse a camminare su tacchi tanto alti. La superava si dieci centimetri, mentre invece era leggermente più bassa.

«Sei in buona compagnia.»

«Puoi dirlo!» Glix tornò alla sua panca e le fece segno di mettere lì la borsa.

Luna riconobbe le ragazze con cui stava parlando e la salutò allegramente.

Loro, però, ormai erano pronte e uscirono.

«Non credevo di trovarti qui.»

«Pare che sia stata invitata da Claire e la sorella. E poi, a quanto sembra, una buona parola di Mina basta a mettere tutti a tacere.»

«Mina che mette una buona parola per te? Questo mondo non smette di sorprendermi!»

Glix rise.

«Comunque non credere che sia qui a non fare nulla,» continuò Glix guardandosi le unghie laccate di fucsia con disegni in blu elettrico «vi farò da presentatrice.»

«Vuoi forse rubarci la scena?» chiese Luna, ormai in intimo.

«Anche tu potresti benissimo occupare la scena.» replicò, con un'occhiata eloquente al suo corpo scoperto.

Luna alzò gli occhi al cielo e si infilò il vestito bianco.

Non era esattamente un tutù, ma andava comunque bene per ballare.

Era composto da una fascia liscia, una striscia argentata subito sotto il seno e poi una gonna lunga fino a metà coscia e composto da numerosissimi veli, l'ultimo dei quali si riempiva di strass argentati verso il basso.

Glix la fissò e la bocca le si socchiuse senza che se ne accorgesse.

«Dovevi vedere il vestito del saggio dell'anno scorso,» continuò Luna tranquillamente «era blu cobalto, Mina diceva che mi risaltavano gli occhi, avevamo anche delle ali nere e...» finalmente, alzando lo sguardo in cerca della scarpe da ballo, notò l'espressione dell'aliena. «Che c'è?»

«Sei...» la parola “bellissima”, per qualche motivo, le morì in gola «...sembra... la trasformazione... quella, quella del medaglione.» si riprese. «Che fine ha fatto?»

«Ho detto a zia Mina di disfarsene, o di tenerlo lei, semplicemente, io non voglio più vederlo.» dichiarò mentre annodava intorno alla caviglia i nastri delle scarpe.

Si alzò in piedi soddisfatta.

«Tu vieni così in pantaloni?»

«Sì. Io non devo ballare.»

«Non ancora. Ho sentito quello che dicono di te alla scuola.»

«Che dovrei fare danza classica? Con tutto il rispetto, ma non fa proprio per me.»

«...qualcosa tipo sciolta, elastica, fluida nei movimenti, aggraziata...» continuò Luna «Io Mina riusciremo a convincerti vedrai.»

Glix incrociò le braccia al petto.

«Puoi anche scordartelo. La danza moderna mi basta. E poi Mina, al momento sarà anche nella lista delle persone a cui devo un favore enorme, ma non avrebbe tanta pazienza con me.»

«Aspetta di vederla ballare stasera, e ti presenterai volontariamente a lezione.»

Glix alzò gli occhi al cielo.

Luna decise di cambiare tattica.

«Scommessa?» fece, allungando la mano.

Glix la fissò, resistendo alla tentazione di stringerla all'istante.

«Cosa scommettiamo?» si lasciò sfuggire infine.

Luna alzò gli occhi al cielo.

«Se vinco io tu diventerai una delle più brave ballerine che conosca. Se vinci tu asseconderò tutte le tue lamentele sulla danza classica.»

A Glix non sembrava molto equa come scommessa, ma la tentazione fu troppo forte.

Strinse la mano tesa di Luna.

«Guarda che se vinco,» precisò la ragazza umana «a ventun'anni ti stabilisci qui sulla Terra, con o senza Ghish.»

 

Lory non riusciva a staccarsi dallo specchio.

Non faceva che accarezzarsi la pancia, far scorrere le dita sul rigonfiamento ormai ben visibile, anche se non troppo sporgente.

Era la sensazione più magica che avesse mai provato.

Sentiva la vita formarsi dentro di lei. Era qualcosa che andava al di là di qualsiasi studio scientifico o spiegazione logica.

L'affetto incondizionato per quel piccolo essere vivente – ancora non riusciva a chiamarlo bambino – era fortissimo.

Si ritrovò a pensare a Strawberry.

A quello che doveva avere provato scoprendo di essere incinta.

La decisione di non dire niente al padre doveva essere stata molto sofferta.

La faceva pena.

Provare una gioia così grande e costringersi a non condividerla.

All'epoca, quando aveva chiesto aiuto a lei e Mina, Lory non aveva capito tutto questo. Non avrebbe mai potuto.

Sospirò.

Tirò giù la maglietta e si voltò.

Pai la stava guardando, appoggiato allo stipite della porta, l'espressione rilassata e fuori dal tempo. Come se non esistesse nient'altro che quel piccolo nucleo familiare.

Lory non capiva Strawberry.

Ma, persino ora, lei non poteva capire.

 

«Tutti pronti?» chiese la voce di sua madre, da qualche parte nella casa.

«Certo.» rispose Axel.

Alexia non disse nulla.

Continuò a farsi strane facce allo specchio.

In realtà, guardava tutto fuorché la propria faccia.

Si era cambiata almeno una decina di volte prima di decidere che il vestito che le aveva consigliato la madre era il migliore.

Era smanicato, ma a collo alto e dietro si chiudeva con un'apertura a goccia che le scopriva tutto il collo. Le arrivava una ventina di centimetri sopra il ginocchio. Era di un colore marrone dorato che faceva risaltare i suoi anonimi occhi castani da dietro le lenti.

Le ballerine non le stavano troppo comode, ma si sarebbe guardata bene dal lamentarsi.

Era un po' imbarazzante per una ragazza di diciassette anni e mezzo trovarsi a competere in bellezza con la propria madre.

In realtà, lo sapeva bene, non c'era affatto competizione.

Lei assomigliava a sua madre solo per metà. Quindi Pam era bella il doppio di lei.

Nell'ultimo periodo, poi, era rifiorita.

Prima della “vacanza” nella Seyshelles non si azzardava ad uscire di casa senza, come minimo, parrucca e occhiali. Ora stava andando ad un saggio di danza in uno dei luoghi più prestigiosi della città senza nascondersi minimamente.

Quando arrivò nella sua stanza, per un attimo si sentì mancare.

Non era giusto.

Non era giusto che sua madre fosse così bella.

I suoi pensieri non era cattivi, solo un po' gelosi.

Pam indossava un abito senza bretelle dello stesso colore dei suoi occhi che sembravano scintillare. La gambe perfette, da metà coscia in giù, erano velate da calze così leggere e trasparenti da essere invisibili.

Sospirò e sorrise.

Uscì insieme al fratello dalla camera e si avviò all'ingresso.

«Papà?» chiese Axel.

«È andato a prendere la macchina, ci aspetta giù.»

Axel si fiondò giù per le scala.

Alexia maledì la gonna che le impediva di correre nello stesso modo.

Adorava correre. Così tanto che spesso si chiedeva se non dipendesse dai suoi geni di lupo.

Si sentì stringere affettuosamente le spalle e alzò lo sguardo.

La madre le sorrise raggiante.

Era qualcosa che andava al di là della bellezza fisica.

Era felice. Serena. Gioiosa.

Radiosa.

Kyle li aspettava sul ciglio della strada.

Aprì la portiera a Pam mentre i ragazzi erano già saliti sui sedili posteriori.

«Hai intenzione di sviare l'attenzione dalle ballerine?» le chiese sorridendo.

Lei gli lanciò uno sguardo luminoso, prima di sedersi.

«Solo la tua.» sussurrò.

 

Ancora una volta si ritrovò da solo.

Si sedette dietro alla sua piccola scrivania e si abbandonò allo schienale.

Ormai era diventata un'abitudine quella di andarsene per ultimo attardandosi sul posto di lavoro.

Quello che gli altri scambiavano per diligenza non era altro che un opprimente senso di colpa.

Si sporse in avanti.

Appoggiò i gomiti al tavolo e si prese la testa tra le mani.

C'era un silenzio quasi innaturale per una città come New York.

Sentì chiaramente una macchina parcheggiare nel vialetto e qualcuno scendere.

Il motore rimase acceso. Quindi in macchina c'era ancora qualcuno.

Dei passi si susseguirono sui tre gradini.

Un ciuffo così biondo da sembrare bianco gli ricadde davanti agli occhi chiusi, ma lo lasciò lì.

La porta che si apre.

Passi che salivano le scale per arrivare al piano rialzato per poi proseguire lungo il corridoio.

Si fermarono solo davanti a lui.

A pochi passi dalla scrivania.

Aprì gli occhi rivelando il loro colore nerissimo.

Si attardò studiando la figura sinuosa, ma non proprio aggraziata.

I capelli senza frangetta le cingevano il volto rotondo scendendo fino a sfiorare le clavicole sul davanti, ma sempre più corti di dietro.

Gli occhi verde oceano erano gentili. Come sempre.

Nessuno poteva dubitare di lei.

Eppure la sua figura la tormentava. E non era sola.

Erano come fantasmi.

Spettri che ricomparivano sporadicamente ricordandogli tutti i giuramenti infranti. Ricordandogli quanto fosse ingiusto che lui sapesse così tanto in confronto agli altri.

Quella donna portava con sé qualsiasi fantasma.

Sperava solo che dopo quella sera avrebbero smesso di perseguitarlo.

Cercò di salutarla, ma non si fidava troppo della propria voce.

Aprì il primo cassetto e vi sfilò la busta chiusa.

La mise sul tavolo e la allungò.

Lory sorrise dolcemente, comprensiva.

«Spero che tu ne faccia buon uso.» disse.

«Voglio solo assicurarmi che finisca nelle mani giuste.»

«E non sono le tue?»

«Io sono solo un mezzo di collegamento. E comunque, non sono la persona più adatta per questa consegna.»

«Immagino.»

«Non ti ringrazieremo mai abbastanza. Davvero.»

«Non mi sento affatto uno che va ringraziato.»

«Tu non immagini neanche quanto...»

«Cosa? Nascondere la verità non è mai giusto!»

«Anche se la verità fa male?»

«Questa farebbe tutt'altro che male!»

Balzò in piedi.

«Sì invece! Lo so che non puoi capire, neanche io posso farlo fino in fondo, ma questa è la cosa migliore per tutti. Saranno felici.»

«E non pensi a me? Come posso sopportare lo sguardo di Luna sapendo cosa le sto nascondendo? Ogni giorno è più difficile!»

A quel punto Lory si avvicinò praticamente all'improvviso.

Allungò una mano e gli strinse un braccio.

«Mi dispiace. Mi dispiace che tu sia stato messo in mezzo, non sarebbe dovuto succedere. Ma lei non dovrà mai sapere la verità. Mai.»

«E Ryan?»

«Neanche lui. Per nulla al mondo. Ormai sarebbe comunque troppo tardi, li distruggerebbe, anche se ai tuoi occhi sembra una cosa tutt'altro che negativa. Credimi.»

Lui si limitò a fissarla.

«Fidati.» lo implorò.

“Mi fido”, avrebbe voluto dire, fissando quegli occhi così limpidi e generosi. Ma anche altri si fidavano ciecamente di lei. Senza avere la minima idea di quanto nascondesse.

«Me ne lavo le mani.» disse semplicemente riprendendo la busta e porgendogliela. «Falla sparire.»

«Impossibile.»

«Non voglio più vederla.»

«Non è un busta chiusa che devi temere.»

«Ti comporti come se tutto questo fosse solo un gioco.»

«Ci sono giochi molto peggiori a cui giocare, Jack.»

 

Mancava poco all'inizio della serata. Mezz'ora circa. Forse un po' di più.

Non poté resistere alla tentazione di sbirciare nella sala.

E li vide.

C'erano quasi tutti.

Grazie a Mina erano stati fatti entrare in anticipo rispetto a tutti gli altri.

Sapeva che Paddy e Tart non sarebbero venuti. Le bambine erano troppo piccoli. Mina li aveva adorati per il buon senso molto più di quanto avrebbe fatto se fossero venuti, comportati bene, ma annoiati.

Ghish stava parlando con Ryan – civilmente, per una volta.

Pam e Kyle erano molto vicini a Mina.

Alexia e Axel tentavano di fermare tutte le ballerine indaffarate per avere qualche spoiler, ma l'unica che prestava loro attenzione era Glix, che si guardava bene dal rivelare informazioni.

Mancavano ancora Mark e Luc e Pai e Lory.

Luna si guardò intorno.

Sul fondo dell'enorme sala, proprio sopra all'entrata, c'era un balconcino a cui si accedeva dal piano di sopra, o tramite delle scale ai lati della stanza. La vista da lì doveva essere ottima.

Si diresse verso i suoi amici proprio mentre Mark e Luc entravano.

Il bambino strillò il suo nome e le corse incontro felice.

Era incredibile con quanta rapidità si fosse affezionato a lei.

La strinse forte, poi si fece rimettere a terra per tornare dal padre.

«Ben arrivati.» li salutò allegramente Mina «Ora mancano solo Pai e Lory.»

«Come?» fece Mark sorpreso «Erano proprio davanti a noi. Devono aver avuto difficoltà a trovare parcheggio, in effetti, qui intorno si sta riempiendo.»

Seguendo una specie di istinto, forse dovuto al suo udito felino, Luna alzò lo sguardo.

E li vide.

Lory e Pai stavano percorrendo il balcone sopra l'entrata per arrivare alle scale.

Che diavolo ci facevano lì?

Lanciò uno sguardo a Ryan e capì che anche lui li aveva notati.

Fecero finta di niente finché non furono scesi e si furono avvicinati.

«Scusate il ritardo.» disse Pai.

«Il pancione!» esultò Alexia avvicinandosi a Lory che sorride in automatico.

Approfittando del fatto che il bambino in arrivo avesse sviato l'attenzione di tutti, Ryan e Luna si fiondarono su per le scale.

Si ritrovarono in un corridoio poco illuminato dove si aggiravano i tecnici che dovevano sistemare le luci.

Seduta su un divano ottocentesco, come se li stesse semplicemente aspettando, c'era Rose.

«A quanto pare Lory vi conosce molto meglio di quanto credessi.»

Non aveva la sua solita sicurezza, ma il suo sorriso era quello di sempre.

«Non avevi questioni più importanti da risolvere?» chiese Luna.

«Si sono concluse rapidamente, in realtà cercavo solo una conforma.»

«Lory?» ripeté intanto Ryan, anche se non era poi così sorpreso.

Rose aprì la sua borsa.

«Diceva che hai dimenticato di leggere questa.» disse sfilando una busta.

«Cos'è?» domandò Luna.

«Non lo so.» ammise Rose.

Ryan prese la busta. «Il test del DNA!» esclamò.

«Cosa?» Luna quasi urlò. «E quando lo avresti fatto?»

Ryan e Rose si scambiarono un'occhiata mentre Ryan già apriva la busta.

«No-o!» protestò la ragazza «Non voglio vederlo.» diede loro le spalle.

Non poté evitare di tendere le orecchie però.

Sentì Ryan spiegare il foglio e trattenere il fiato.

E poi sciogliersi. Un sospiro. Forse uno sbuffo. O una risata.

Contentezza? O isteria.

Sentì il rumore di altra carta. Forse stava rimettendo a posto la lettera.

Si voltò.

Ryan stava ancora leggendo. Teneva in mano quello che era evidentemente un referto. Luno si sforzò di non sporgersi per leggere.

Non voleva.

Si limitò a fissare l'uomo biondo.

Stava sorridendo, anche se sembrava leggermente accigliato.

Poi, quasi all'improvviso, il sorriso gli morì in volto.

Più che altro gli si pietrificò.

Come se lui stesso non sapesse che espressione assumere.

Alzò lo sguardo e lo fissò su Rose.

«E questo che vuol dire?»

Lei gli sorrise.

«Ho detto che non me ne sarei andata...»

 

Mina approfittò di un momento in cui l'attenzione non era focalizzata su di lei e si allontanò dal gruppo.

Si voltò un attimo e incrociò lo sguardo di Lory.

Lei annuì e Mina ricambiò il gesto con un cenno del capo.

Si era già cambiata per la serata.

Prese il borsone che aveva lasciato su una sedia e si diresse verso il terrazzo, sapendo che era una scorciatoia per fare il giro della sala e tornare nel dietro le quinte.

Si fermò un momento a guardare fuori.

Il sole stava tramontando tingendo New York di qualche screziatura dorata leggermente inusuale per la città.

Era uno strano spettacolo.

Un tramonto così bello e di solito associato a luoghi esotici faceva da sfondo ai grattacieli e alle strutture moderne di una metropoli come New York.

Sentì del passi alle sue spalle e si voltò.

Era Mark.

Aveva appena chiuso i vetri che davano sulla sala e le tende dall'altra parte erano già tornate al loro posto, celandoli dalle persone all'interno.

«Luc ti ha dato pace?» scherzò dopo un po', non sapendo bene che dire.

«Più che altro Lory lo sta monopolizzando. Credo che sia una specie di eccesso di istinto materno.»

Mina sorrise.

Vedere Lory così felice era una gioia.

E le faceva ricordare che era l'unica ad essere rimasta “sola”.

Forse fu a cause di quei pensieri che lo sguardo di Mark la mise estremamente in imbarazzo.

Distolse il proprio, ma sentiva ancora gli occhi scuri di lui sul suo viso.

Tornò a fissarlo a sua volta.

Lui tese una mano nella sua direzione, poi sembrò ripensarsi e si limitò a spostarle una ciocca di capelli dietro un orecchio.

«Cosa c'è?» chiese Mina in un sussurro, incapace di distogliere lo sguardo e allo stesso tempo desiderosa di farlo.

Mark fece un piccolo passo avanti senza mollare il suo sguardo.

«Se...» cominciò «se ti baciassi ricambieresti?»

Mina arrossì all'istante, ma non si scompose. Sentiva il cuore batterle a mille nel petto.

Incapace di parlare, annuì.

«davvero?» sussurrò Mark.

«sì» rispose Mina con un fil di voce.

Le vece scorrere la mano sul collo fino ad accarezzarle la guancia con un dito. Poi si avvicinò fino a far aderire il suo corpo a quello di lei.

E alla fine si chinò, catturando le sue labbra in un bacio dolcissimo, che vece dimenticare ad entrambi tutto ciò che avevano intorno. Tutto ciò che era successo prima o che sarebbe successo dopo.

C'era solo il presente.

Si separarono solo dopo un tempo indeterminato, per riprendere fiato.

Mark appoggiò la propria fronte alla sua.

«allora... “ricambi-e-resti”»

Mina rise, poi gli mise le braccia intorno al collo e si alzò in punta di piedi per poterlo baciare meglio mentre lui le stringeva le braccia intorno ai fianchi.

Fu un bacio anche più lungo e potente del precedente, ma questa volta un ultimo, importante, spettro riportò Mina alla realtà.

Riscese sui talloni.

Doveva liberarsene.

Ora più che mai.

Era arrivato il momento di mettere una parola FINE a questa storia.

«C'è un'ultima cosa che devo fare Mark.»

«E poi resterai con me?»

«Per sempre.»

 

Sentiva la musica provenire dalla sala. Così come mezz'ora prima aveva sentito la voce di Glix dare inizio alla serata.

Ma non era ancora il suo turno.

Aspettava, seduta nello spogliatoio insieme ad altre ragazze su di giri, che arrivasse il suo turno di entrare in scena. In realtà, lo sapeva, mancava ancora diverso tempo.

Arrivò alla porta sul retro e uscì per andare a prendere una boccata d'aria sul terrazzo.

«Luna?»

Si voltò.

«Mina! Non dovresti essere in sala?»

«Io entro poco prima di te, lo hai dimenticato?»

«In effetti sì.» ammise «Sono così agitata.»

«Tanto da scordarti questa a casa mia?»

Luna all'inizio non capì.

Poi divenne una statua di sale.

Mina aveva in mano una busta.

La busta.

Quella doveva essere una serata all'insegna delle tentazioni.

Pazienza. Avrebbe resistito.

«Non l'ho scordata. Ce l'ho lasciata di proposito.»

«Ma Luna... lo so. La mamma voleva che arrivasse al destinatario giusto. Ma per essere sicura di non sbagliare dovrei aprirla.»

«Ma... lui deve averla. Ti pare?»

«Non so. Se ci fosse scritto che aveva intenzione di tornare da lui? Magari senza di me? Sapere che è morta prima di poterlo fare sarebbe terribile.»

«Luna, sai che la penso come te, ma sai anche che gliel'ho promesso.»

«E allora pensaci tu.»

Sul viso di Mina si dipinse una sorpresa incredula.

Pam, se l'avesse saputo, sarebbe stata orgogliosa di lei.

Persino Luna credette che fosse autentica. O forse le fece credere di crederlo.

«Tu ai benissimo a chi la devi dare, vero?»

Mina abbassò lo sguardo e annuì.

«Perfetto. Così non dovremo nemmeno aprirla.»

Mina espirò dal naso, una specie di sospiro.

«Se è quello che vuoi.» fece per andarsene.

«Mina?»

«Sì?»

«Chiunque sia il destinatario ti prego ordinagli di non dirmi nulla.»

«Neanche se è Ryan?»

«No. Altrimenti, se non mi dirà niente, saprò che non è lui mio padre. Non voglio sapere.»

Mina se ne andò.

E capì che Luna lo aveva fatto.

Si era scelta arbitrariamente un padre.

Ma infondo, lo sapevano fin dall'inizio che sarebbe andata così.

Luna sentì un peso enorme scivolarle via dal petto e abbandonarla.

Credeva che dire addio anche a quella parte di sua madre sarebbe stato doloroso. Invece era quasi un sollievo. Non c'erano più fantasmi a darle la caccia.

Sapeva che la lettera sarebbe arrivata all'uomo giusto. E allo stesso tempo che lei sarebbe rimasta all'oscuro di tutto.

Era lì. In quel segreto custodito tanto gelosamente e tanto a lungo che sua madre continuava a vivere davvero. Almeno per lei.

Il mistero era risolto.

Poco importava che per lei rimanesse sempre e comunque un mistero.









Ed eccomi qua!! Con l'ultimo capitolo prima dell'Epilogo!
Scrivere questo libro (e questo capitolo in particolare) è stato bellissimo!
Odio gli addii, specialmente se fatti male.
Perciò vi preannuncio che alla fine dell'Epilogo non metterò nessun commento, questa è l'ultima volta che posso parlarvi cuore a cuore.
Vi devo ringraziare tutte, una per una, mi sono ripromessa di farlo ed è arrivato il momento.

Perciò mille grazie a.....

CHI HA MESSO LA STORIA TRA LE PREFERITE:
 alexandra995 
 amore mio ti amo
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CHI L'HA MESSA TRA LE SEGUITE:
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kilarihiroto
Lady Cheshire
matematica97]
mewgiugiu
MissShadowPasta
New Red Eyes
Nives97
Nuvola101
Piccola_Luna
Saba_12
Simple_Plan
tyene_sand
White Realm
_Crizia_ 
_moonshine_ xD

A CHI L'HA MESSA TRA LE RICORDATE:
Foxx 
ikutoneko
Kagome98
sonounapazza]

 E INFINE HA CHI L'HA RECENSITA (dire che vi adore é poco)
      

Hypnotic Poison    <3 
      
LucySophie
       
karter
      
tyene_sand

Viola_Meridia_32
    
ludovirgi03
      
Danya
      
AngeloBiondo99
      
Saba_12
      
Lullaby 99
      
Nives97
      
MissShadowPasta
      
Akua_Shuzen
      
fiore_di_ren
      
Ginchan
      
Bunny_SmallLady
      

Ahhhh, non sapete che fatica scriverli tutti! Ma era una cosa da fare!

E ce n'è un'ultima!

Ho qui delle foto (mi sono divertita un sacco a modificarle!) delle coppie "nuove"

Rose e Ryan (a questo punto non si possono non considerare una coppia)

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Mina e Mark (la foto originale è quella di Anastasia e Jack nel film "Anastasia")

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E poi, dopo tutto quello che hanno passato, mi sembrava giusto metterne una anche di Pam e Kyle (sono Ariel e il principe nel film "la sirenetta")

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Okay, dopo avervi rivelato quanto mi piacciano i film Disney e avervi ripetuto per la centesima volta che vi adoro, posso salutarvi mandandovi tantissimi abbracci.

Ci vediamo con l'Epilogo! (che, anche se lo finirò prima, pubblicherò la sera del 6 giugno, per la fine della scuola e per augurare buone vacanze a tutti, o buona fortuna con le tesi, dipende ;) <3 )

Artemide12
 

 

  
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