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Autore: PiEr    01/08/2008    2 recensioni
Lui è un uomo con una capacità molto speciale, può entrare nel mondo dei libri e vivere le storie che gli autori ci raccontano in prima persona.
Chi la leggerà, sperando in molti, riscoprirà il bambino che vive in lui e tornerà a vedere su un foglio di carta una pecora che sorridente bruca felice.
Veramente vi consiglio di perdere quasi cinque minuti a leggerla e recensionarla, spero che vi piaccia quanto è piaciuta a me.
Genere: Generale, Sovrannaturale, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È la storia di un aeroplano

 

È la storia di un aeroplano

fermo nel deserto

e di un bambino biondo

dal fare un po’ incerto.

Di una pecora indisciplinata,

di una volpe curiosa,

di una rosa capricciosa,

di una serpe velenosa

e di una notte stellata,

che accolse generosa,

il ritorno del biondino

in una nebulosa.

 

 

Firmò. Quando Elena sarebbe tornata a casa avrebbe saputo dove trovarlo, o almeno dove fosse.

Non tutti avevano la sua capacità, quella di potersi tuffare di pancia tra le pagine di un libro, lui invece poteva vivere veramente ciò che gli autori scrivevano e ora stava per partire.

Appoggiò il libro “ Il Piccolo Principe ” a terra, e fece un passo. Cadde.

 

Atterrò su un terreno sabbioso, si alzò in piedi. Era caldissimo, era vestito proprio come pochi secondi prima. Camicia bianca, lunghi Jeans neri e un grosso paio di scarpe tozze di color marrone scuro. Non aveva pensato al problema del clima dei primi capitoli.

Alzò lo sguardo verso il cielo, una scia di fumo rovinava veloce a terra. Era lì che l’Aviatore era precipitato.

Cominciai a correre, dovevo arrivare prima del Piccolo Principe o la storia non sarebbe potuta continuare, in quel capitolo impersonavo l’Aviatore.

Saltai una duna e arrivai dietro il mio aereo marrone. Per fortuna ero solo, sospirai quando improvvisamente una vocina mi spaventò.

“ Mi disegni per favore una pecora? ”

“ Scusa? ” Risposi incerto. Era sempre strano, nonostante avessi letto quel libro almeno dieci volte prima di tuffarmi non ricordavo come si evolveva il tutto, sì forse quello era il bello di viaggiare nei libri.

“ Disegnami una Pecora ”

Balzai in piedi e mi voltai verso destra, lui era lì in piedi che mi guardavo con aria seria.

Aveva una folta chioma bionda, due piccoli occhi azzurri, una spada quasi ricurva e un scintillante vestito nobiliare, di vari colori. Era una personcina indescrivibile.

Fui spaventato dal pensiero che un bambino della sua età si fosse perso nel deserto, ero lontanissimo dalle più vicine città nonostante questo lui era a piedi e non sembrava né stanco né affaticato.

“ Cosa ci fa, un bambino, nel deserto? ”

“ Per piacere disegnami una pecora... ”

Era esasperante, presi fuori un quaderno, ne strappai un foglio e lo fermai con una graffetta sulla copertina rigida. Afferrai una matita e cominciai a disegnare.

Io non sapevo disegnare.

“ Non importa. Disegnami una pecora ”

Questo addirittura leggeva nei pensieri, o forse semplicemente aveva visto la smorfia che ho fatto appena ho cominciato a fare lunghi tratti a matita sul foglio a quadretti.

“No! Questa pecora è malaticcia ”

Rispose dopo che gli feci vedere la bozza.

“ E se ti disegno anche la medicina? ” Domandai tutto d’un fiato.

“No, no, no! Non voglio la medicina. Dove vivo io tutto e’ molto piccolo e non c’è posto per troppi oggetti. Ho bisogno di una pecora: disegnami una pecora”

Sospirai esasperato. Feci un altro schizzo.

Il Piccolo Principe fissò i quadretti bianchi.

“ Lo puoi vedere da te ” Cominciò “ questa non è una pecora. È un ariete, ha le corna ”

Sbuffai e lanciai anche il secondo foglio lontano accartocciato. Cosa diavolo mi era preso? Invece di cercare di riparare il motore del mio Aeroplano stavo disegnando pecore ad un bambino che non esisteva. Non mi fermai.

“ Questa è troppo vecchia! Voglio una pecora che possa vivere a lungo! ”

Mi irritai parecchio, insomma se non gli piacevano i miei disegni cavolo se li faceva da solo.

Presi la matita e tracciai un parallelepipedo, somigliante ad un cubo con lati disuguali, ci feci un grosso oblò e glielo mostrai.

“ Tieni. La pecora è dentro. ” Spiegai indicando un piccolo orecchio che fuoriusciva dalla finestrella laterale.

“ Proprio quello che volevo, pensi che questa pecora dovrà avere una grande quantità di erba? ”

Non era ancora accontentato, io dovevo mettere a posto il mio motore.

“ Se anche fosse? ”

Domandai un po’ arrabbiato.

“ Perché dove vivo io tutto è molto piccolo... ”

“ Non ce ne sarà bisogno. ”

Presi la matita e disegnati qualche ciuffo di erba all’interno della casetta.

“ Ecco, vedi... Sta mangiando. ”

Lui sorrise e io alzandomi ricambiai.

 

Elena entrò in casa richiudendo la porta, aveva in mano una voluminosa sporta di carta. Corse in cucina, non c’ero. Si voltò verso il salotto. Non c’ero. Bussò sulla porta chiusa del bagno, nessuna risposta. L’aprì. Non c’ero.

Sospirò e si lasciò cadere sul divano. Vide la lettera, una lacrima gli scivolò sulla guancia. Ero partito, partito per una destinazione dove lei non poteva raggiungermi. Raccolse il libro e voltò pagina, cominciando a leggere la mia avventura.

 

Ormai avevo rinunciato ad aggiustare il mio motore, diamine era impossibile farlo con una persona accanto che continua a fare domande infantili, e all’apparenza prive di significato.

Inoltre tutte le volte che ero io a chiedergli qualcosa, questo faceva finta di non sentirmi. Sbuffai.

Poi improvvisamente il Piccolo Principe toccò il mio aereo con entrambe le mani.

“ Che cos’è questa cosa? ”

“ Il mio aeroplano. ”

Mi fissò con sguardo interrogativo, mi alzai in piedi e mostrandogli le ali continuai a parlare.

“ Una cosa, come dici tu, che vola. ”

Suscitai la sua attenzione.

“ Come?! Sei caduto dal Cielo? ”

Annuii.

“ Questa è buffa! ”

Commentò prima di cadere in una rumorosa risata. Non avevo compreso il significato di tanto divertimento, era appena caduto dal cielo, avevo sfiorato il campanello della morte, ed un bambino ci trovava dell’ironia?!

“ Allora anche tu vieni dal cielo! Di quale pianeta sei? ”

Cominciò a dire facendo una pausa. Veniva dallo Spazio? Quell’assurdo esserino non era terrestre!

Ignorai la sua domanda e bruscamente chiesi:

“ Da dove arrivi? ”

Probabilmente ricambiò perché senza rispondere fece un giro intorno all’aeroplano. Era questo che mi irritava, io rispondevo alle sue domande e lui le ignorava come fossero facoltative.

Dopo aver completato il giro commentò nuovamente il mio mezzo.

“ Certo che su quello non puoi venire da molto lontano... ”

Prese fuori la sua pecora, cioè il mio disegno e si fermò a contemplare le righe quasi vedesse veramente un animaletto dentro che si muoveva e viveva.

“ Dove la porterai? ”

Domandai spostandomi vicino a lui.

“ Quello che c’è di buono è che la casetta che mi hai dato le servirò da riparo per al notte. ”

“ Certo e se sei buono ti regalerò anche un bel guinzaglio di corda ”

Dissi fiero. Lo aveva fatto di nuovo, non aveva risposto al mio quesito. Forse dovevo giocare al suo gioco, anzi sicuramente voleva che giocassi al suo gioco.

Scandalizzato questo rispose.

“ Legarla? Che buffa idea! ”

“ Ma se non la leghi con la corda, scapperà! ”

Rise.

“ Ma dove vuoi che vada! ”

“ Dovunque, e si potrebbe persino perdere! Potrebbe semplicemente camminare dritto davanti a sé!”

“ Non importa, è talmente piccolo da me... ”

Scorsi una nota di malinconia e di nostalgia e capii che stava soffrendo nel dire quelle frasi.

“ Che dritto davanti a sé non si può andare molto lontano... ”

 

Elena chiuse il libro, e rilesse la lettera. Era una bella poesia. La rilesse ancora e ancora, finché non gli scese una seconda lacrima.

Perché se ne andava?

Perché se ne andava dove lei non lo poteva seguire?

 

Capii allora che quel bambino era in cerca di una cosa che andava ben oltre un disegno, lui era in cerca di un amico. Ma lo capii troppo tardi, perché lui se n’era già andato.

Allora compresi che era semplice guardare un disegno e immaginarsi una pecora, ma avevo dimenticato il modo in cui avrei dovuto fissarlo...

 

Elena chiuse il libro, aveva letto al fine per assicurarsi che non mi capitasse nulla. E si era commossa dal mio ultimo ragionamento, ora sapeva che io ed il vero protagonista del libro non saremmo mai stati amici o almeno non ufficialmente in quanto solo dopo la sua partenza io avrei compreso il vero messaggio del libro, solo dopo esser uscito dal libro avrei riscoperto che anche io tanti anni fa ero un bambino proprio come lui, e vagavo in cerca di un amico.

 

Lentamente riemersi dalle pagine di quel libro. E abbracciai mia moglie. Entrambi piangevamo.

Le ultime pagine si illuminarono, e tutto tornò come era prima.

La storia che avevo cambiato vivendo quelle parole scritte da un autrice da me molto lontana era scomparsa, forse dimenticata ma nel mio cuore sapevo che lui non mi avrebbe Scordato.

E guardando il cielo fuori dalla finestra, mi chiesi una cosa:

“ Come starà la nostra pecora? ”

 

 

È la storia di un aeroplano

fermo nel deserto

e di un bambino biondo

dal fare un po’ incerto.

Di una pecora indisciplinata,

di una volpe curiosa,

di una rosa capricciosa,

di una serpe velenosa

e di una notte stellata,

che accolse generosa,

il ritorno del biondino

in una nebulosa.

 

  
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