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Autore: ILoveRainbows    23/05/2014    2 recensioni
Le coincidenze non esistono. O sbaglio? E se non ci credete... Se per due giorni di seguito incontraste il vostro idolo non in mezzo alla folla, ma relativamente da solo, non smettereste di crederci pure a voi alle coincidenze?
Dal primo capitolo:
Quasi inchioda dallo spavento e poi accosta la macchina guadagnandosi la rabbia e le grida degli automobilisti.
Si gira verso di me. - Che c'è?! -
- Torno subito. - Senza altre parole scendo dall'auto con un balzo, sotto lo sguardo pesante di mio zio.
Ho visto la Perfezione più tre suoi amici.
Faccio una breve corsa fino ad essere davanti all'entrata di Radio Deejay e pochi passi dietro di loro.
Solo a quel punto realizzo che non ho la più pallida idea di cosa dire. Purtroppo le mie gambe godono di vita propria e prima di riuscire a fermarle mi trovo spiaccicato sulla schiena di una persona molto magra, ma muscolosa, e decisamente alta.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 8
 
Rimango con la testa sprofondata nella sua spalla nel suo abbraccio protettivo che mi fa sentire al sicuro.
- Tutto è iniziato circa quattro anni fa... -
 
" - Daniele, scendi, c'è quel tuo amico, quel Ludovico. -
Un sorriso mi si dipinse sul volto come sempre quando potevo vedere Ludo e, infilando una camicia sopra la t-shirt, scesi le scale quasi volando.
Passando davanti a mio padre mi rivolse un sorriso - Non fare tardi, mi raccomando -
- Non sono più un bambino - gli risposi facendo il finto offeso e uscendo di casa. Consideravo il rapporto con mio padre fantastico, sono pochi gli adolescenti che possono dire una cosa uguale della relazione fra loro e i loro genitori.
Ludovico mi stava aspettando in fondo ai cinque scalini che avevo davanti a casa. Quando lo raggiunsi mi girai un'ultima volta per salutare mio padre sulla porta prima che questi chiudesse la porta.
Io e Ludovico ci avviammo fianco a fianco verso il parco, sorridendo. In giro non c'era nessuno e dopo neanche cinquanta metri sentii la mia mano scontrarsi con la sua ed essere afferrata. Le mie dita si intrecciarono alle sue e ci rivolgemmo uno sguardo felice di sottecchi.
Stavamo insieme da due anni e nessuno se n'era ancora accorto... Almeno fino a proprio quel giorno che era iniziato così bene.
Verso le sei tornai a casa. Il sole stava iniziando a calare e un venticello freddo soffiava senza sosta da Ovest. Ludovico ed io ci saremmo visti a scuola il giorno seguente, anche se non era la stessa cosa.
Quando entrai in casa sentii subito che c'era qualcosa di sbagliato. L'aria puzzava di sudore e pensai che mio padre avesse fatto ginnastica. Avvertivo qualcos'altro però, qualcosa che non si può propriamente sentire con il naso. Più che un odore era una presenza. La rabbia era entrata in casa mia. L'aveva occupata e ora ogni trave e ogni oggetto ne era pregno ospitandola con timore.
Una parte di me avrebbe voluto andarsene. Girare i tacchi e tornare da Ludovico. Un'altra parte di me voleva sapere cos'era successo, cosa mi procurava questo senso di disagio.
La scena che mi si presentò davanti una volta in soggiorno mi lasciò interdetto.
Mio padre era sulla sua poltrona con gli occhiali da lettura sul naso e un'unica luce puntata sul libro che teneva in grembo.
Una scena che normalmente non avrebbe significato niente, ma che in quel momento era completamente fuori posto, come in una bolla, senza accorgersi di cosa succedeva all'esterno.
- Ciao - tentai.
Si accorse di me solo in quel momento e si girò verso di me togliendosi gli occhiali e sorridendomi. - Ehi ciao. Divertito? -
- Sisi, abbiamo fatto un salto da Luca e poi siamo andati un po' al parco. - Dissi titubante, non ero realmente sicuro che fosse tutto apposto.
- Bravi bravi - disse mostrando quel finto interesse che hanno i genitori nei confronti dei figli quando fanno finta di ascoltare quello che dicono. E così dicendo ritornò sul libro tornando nello stato di leggero torpore in cui si trovava prima.
- Allora... Ehm... Io vado a studiare -
Lo risvegliai dal torpore una seconda volta - Sì! Sì... Ok. A dopo - e si rigirò senza dire nient'altro
Me ne tornai in camera mia, sapendo che qualcosa era cambiato per sempre in modo irreparabile.
Nei mesi successivi non successe niente, ma continuavo ad avvertire la rabbia come una lama sopra il collo, che aspettava il momento e il modo giusto di colpire.
Da fuori il nostro rapporto poteva sembrare lo stesso di sempre, ma da dentro si avvertiva la differenza. Per quanto cercassimo di mantenere le apparenze, il nostro rapporto si era fatto teso, costellato da conversazioni forzate.
Poi arrivò un altro giorno che mi colpì, che tutt'ora è fisso nella mia mente in modo indelebile.
Era una bella giornata, calda, ma non afosa e io mi stavo facendo la doccia quando sentii il campanello suonare. Mio padre andò ad aprire la porta e non capii di chi si trattasse finché non mi chiamò dicendo che c'era Ludovico. Risposi che sarei arrivato dopo dieci minuti, quindici al massimo.
Ero felice. Quel giorno non avremmo dovuto vederci, ma mi aveva fatto una sorpresa ed ero più che felice di vederlo.
Nei dieci minuti che ci misi a prepararmi credo debbano aver chiacchierato, anzi, ne sono sicuro!
Quando tornai mio padre stava ringraziando Ludovico e si sorridevano, come se fossero stati amici da una vita.
Fu l'inizio della fine.
Mese dopo mese la situazione peggiorò. Non in casa, no, lì sembrava ancora che nulla fosse successo. Il problema era con Ludovico. Dopo tanto tempo che stavamo insieme qualcosa si era irrimediabilmente spaccato.
Se prima era una dolce, sempre pronto a sopportarmi e consolarmi, ora era violento per usare un eufemismo. A volte tornavo a casa con veri e propri ematomi, questo mi portò ad uscire anche in piena estate con le maniche lunghe. Mio padre però non vedeva, o meglio, come ne ebbi certezza in seguito, faceva finta di non vedere.
Non capivo perché Ludovico improvvisamente avesse iniziato a comportarsi così. Quello non era lui. Lui era una persona pacifica e sempre sorridente.
Non riuscivo più a sopportarlo ormai.
Non dissi a nessuno quello che stavo passando e sospettavo che nessuno se ne accorgesse, ma nemmeno io mi sentivo più me stesso. Iniziai a smettere praticamente di mangiare, non uscivo più di casa, se non per vedere Ludovico e ciò solo perché se non mi presentavo ai nostri appuntamenti avevo la certezza che il giorno dopo usciti da scuola mi avrebbe picchiato.
Dalle stelle alle stalle.
Passò più un anno... Avevo perso quasi tutte le speranze. Non ero un figlio di papà, nonostante il buon rapporto che avevamo avuto, ma non ero neanche forte e capace di ribellarmi.
Ludovico, oltre che violento era diventato anche geloso, troppo geloso. Non potevo fare quasi più niente senza il suo consenso. Mi impedì anche di vedere Luca, capitava rarissimamente che potessi avere l'occasione di incontrarci.
Proprio lui mi salvò da tutto questo. Ad un certo punto la situazione divenne così estrema che in un momento in cui ci trovavamo stranamente soli mi fece confessare tutto. Non ci volle molto. Avevo capito di essere arrivato a una situazione insostenibile e che non potevo andare avanti così.
Mi fece scappare. Da Aosta ce ne andammo a Milano dove con un po' di fortuna e molto olio di gomito riuscivamo a sbarcare il lunario.
Mio padre si fece vedere una volta. Non so come ottenne l'indirizzo del luogo dove lavoravo. Venne a testa alta, fiero come sempre.
Quando lo vidi arrivare volevo scappare, nient'altro scappare più veloce possibile verso casa e sbarrarmi dentro.
Però non mi mossi e quando arrivò vicino a me si limitò a lasciarmi una busta con sopra il mio nome dicendo - Non ho ancora cambiato idea e mai lo farò. Sei il disonore della tua famiglia. -
Una parte di me voleva aprire la lettera lì, su due piedi, ma alla fine decisi di andare al parco vicino casa una volta uscito dal lavoro. Un luogo tranquillo dove non avrei trovato nessuno che mi disturbasse.
Una volta arrivato lì mi sedetti su un'altalena e lessi quello che aveva scritto.
 
Ciao,
A quanto pare non hai capito. Non hai capito che non devi stare con uomini perché gli uomini, come sono io, come sei te, sono creature violente e ti farebbero solo soffrire. Un uomo non può stare con un altro uomo per natura, ci sarebbe competizione e odio, non può esserci amore. In più un uomo ha bisogno di una donna, qualcuno che lo ubbidisca sempre, qualcuno che si occupi della casa, un uomo che si possa chiamare uomo non si abbasserà mai a questi livelli, ma sei ancora troppo inesperto per capirlo. Il mondo è ancora da scoprire per te, non sai niente della vita, sei solo un bambino!
So che cambierai idea, sei figlio mio e sei un uomo. Quando ciò avverrà torna ed io ti perdonerò. Se dovessi veramente scoprire di essere uno di quegli scherzi della natura allora non provare a presentarti perché non ti riconoscerò come figlio.
Ah, Ludovico voleva dirti che gli dispiace per quello che ti ha fatto passare, ma gli servivano soldi e io lo pagavo abbastanza da convincerlo a picchiare il fidanzato per fargli capire che quello che stava facendo era sbagliato.
Addio, anche se spero che questo sia un arrivederci, Claudio Roversi.
 
Fu solo l'ennesima porta che si chiudeva. "
 
Non ce la faccio. Scoppio in lacrime e Mika mi stringe a sé quasi soffocandomi, ma volendo trasmettermi tutto l'amore possibile, cercando di farmi capire che lui c'è. Io gli imbratto la t-shirt di lacrime calde e salate. Non avevo mai raccontato a nessuno di questa storia.
- I'm sorry... I'm so so sorry. - sussurra.
Mi aggrappo se possibile ancora di più a lui. Non so per quanto vado avanti a piangere, ma credo di non aver mai versato così tante lacrime in tutta mia vita, neanche durante quel periodo terribile con Ludovico.
Sono fortunato ad avere una persona come Mika. Solo ora, dopo avergli raccontato questa storia sento di amarlo con tutto me stesso.
 
ANGOLO SCRITTRICE: io e le promesse non andiamo d'accordo. Anzi, io e le promesse con la scuola a farmi da ostacolo non andiamo d'accordo! Beh, questo è un capitolo di passaggio.
Spero vi sia piaciuto!
ILoveRainbows
  
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