Serie TV > Robin Hood (BBC)
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Autore: Clitemnestra    23/05/2014    1 recensioni
Till è una delle più belle donne di tutta l'Inghilterra.
E' una degli abitanti di Sherwood ma nessuno sa niente di lei, solo che quando arrivò nella foresta era malconcia e in fuga da qualcuno.
Ma lei porta con sè un oscuro segreto, un segreto che se rivelato potrebbe cambiare le sorti della Gran Bretagna.
Spero vi piaccia, aspetto le vostre recensioni, un bacio a tutti
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Guy di Gisborne, Marian, Nuovo personaggio, Robin Hood, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7 Lo Sceriffo squadrò la monaca davanti a sé. Non portava il velo e i capelli rossi le ricadevano sulla schiena. -Avanti, sorella, parlate…- mormorò l’uomo infastidito. -Oh Sceriffo..- la donna emise un singhiozzo –Oh Sceriffo, io ed un frate, stavamo…stavamo attraversando la foresta di Nottigham quando….degli uomini ci hanno aggredito…. Ci hanno derubato del vino che portavamo sul nostro carro…sa il vino che serviamo a messa…ma non sembravano soddisfatti… mi guardavano con certi occhiacci che ahimè parevano il diavolo in persona…uno si è avventato su di me seguito dai compagni come lupi famelici su un agnello indifeso, m’hanno strappato il velo, vedete…- s’indico la chioma fulva –Io piangevo, sceriffo, solo Dio sa quanto piangevo e quanto imploravo…ma il Signore è buono e nella sua infinita bontà mi ha donato quel frate…un frate grande e grosso, con due guance rubiconde che parevano due mele….li ha presi a pugni uno per uno…aveva una forza che pareva quella di Sansone…. Ma uno di quegli uomini, che a mio parere sembrava il capo, con la forza di Satana è riuscito a fermarlo…io Mylord tenevo gli occhi sbarrati non sono riuscita a capire cosa succedeva ma…quando ho sentito il grembo libero, senza le mani di quei bruti sono corsa via….- scoppiò a piangere L’uomo le posò una mano sulla spalla, mormorando- Suvvia, sorella, non piangete, vi rassicuro prenderò quei fuorilegge… e troverò il vostro frate….- le rivolse un sorriso forzato. La donna annuì asciugandosi le lacrime con il dorso della mano –Grazie…grazie Sceriffo…- sussurrò rassicurata. -Ora vi prego seguite Marshall, egli vi indicherà dove si trova un convento di monache per sistemarvi.- mormorò indicando la guardia che aveva accompagnato la monaca nella sala quando l’aveva trovata stremata e piangente davanti al portone del castello. La suora annuì poi disse –Che Dio sia con voi Sceriffo di Nottigham- All’uomo parve di sentire una nota di sarcasmo della voce della religiosa tuttavia, per non mettere in imbarazzo la donna mormorò –Grazie sorella, sono sicuro che Iddio sia dalla parte della legge e della giustizia.- La donna annuì inchinandosi, poi uscì , accanto a lei la guardia che le lanciava occhiate maliziose ai seni prosperosi nascosti dal saio che balzavano ad ogni suo passo. Rimasto solo lo sceriffo di Nottigham, si sfiorò un orecchio pensieroso. La monaca gli aveva raccontato di essere stata aggredita, tuttavia, l’esperienza gli aveva insegnato che a seguito di una violenza una donna dove essere sporca di sangue. E sul saio nero non c’era traccia di sangue cremisi. S’insospettì, forse quella donna aveva mentito? Quella monaca era in combutta con la banda di Robin Hood? Oppure non era nemmeno una monaca, ma una prostituta assoldata per il ruolo della suora aggredita? Scosse la testa, non poteva mettere in dubbio le parole di una religiosa, a meno che non trovasse il modo di smascherarla… Doveva pensarci su, avrebbe potuto chiedere a Guy di indagare….ma no quell’uomo aveva il cervello di una gallina non poteva chiedergli di fare una cosa del genere e poi a quell’ora sicuramente stava bazzicando per le vie di Nottigham in cerca di una puttana da scopare o di un bambino da prendere a calci. Ne doveva parlare col Principe Giovanni, sicuramente il reggente la pensava come lui. Ma in quel momento l’uomo stava pregando per l’anima di sua “nipote” e sicuramente non voleva essere disturbato. Era strano quell’uomo, prima ammazzava una donna per l’ascesa per il potere poi pregava per la sua anima. Alzò le spalle, lui i re non li avrebbe mai capiti…. ………………………………………………………………………………………… Madre Cecile sorrise quando la guardia la lasciò al convento delle monache. Quell’uomo le dava un cattivo presentimento e più volte lo aveva visto guardarle il seno. Fu accolta dalla suora guardiana, che appena la vide le squadrò i capelli rossi che le si riversavano sulla schiena. Scoppiò a piangere e quella addolcita dalle sue lacrime la fece entrare e la condusse nella camera dove dormivano i pellegrini. Nel frattempo Madre Cecile si asciugò le lacrime, nascondendo a stento un sorriso. Era stata brava, aveva mentito allo sceriffo di Nottingham senza destare sospetti. Pensò a cosa le avrebbe detto Fra’ Tuck, se l’avesse vista; sicuramente l’ avrebbe applaudita, fischiando oppure cantando qualche canzonaccia su donne, amori e qualcosa di molto sconveniente. Tuttavia era scontenta del fatto che il frate fosse rimasto…sarebbe voluta rimanere lei! Avrebbe voluto passare più tempo con Will, farsi raccontare la sua vita, sentire ancora la sua voce, lei, che in vita sua, di quel figliolo aveva solo sentito il vagito da neonato. Abbassò la testa sconsolata, era sicura che sebbene l’uomo l’avesse abbracciata, le avesse sussurrato all’orecchio la parola madre, non sarebbe mai riuscito a perdonarla. Conosceva il carattere iracondo di sua sorella, sapeva che quando si arrabbiava, gli occhi le diventavano furiosi e nelle pupille nere parevano comparire fiamme guizzanti, sapeva anche che quando s’infuriava, al contrario di lei che teneva sempre un carattere mite, urlava e alzava i pugni, e distorceva il muso porcino tanto da assomigliare a un cinghiale inferocito. Si nascose il volto tra le mani, non osava neppure immaginare, quello che Will aveva patito. Ma per fortuna quel diavolo di sorella che si era ritrovata era morta in un incendio, che le sue consorelle non avevano avuto il buon senso di raccontarglielo, anzi lo aveva saputo proprio dal figlio mentre le accennava solo la fine della sua convivenza con la zia. La suora guardiana tornò accompagnata dalla badessa. Madre Cecile s’inchinò, baciandole il saio nero -Oh Madre Reverendissima.- mormorò . La badessa le rispose con un cenno infastidito della mano poi aspettando che la donna si fosse alzato mormorò –Chi siete?- la sua voce pareva un gracidio di rane. La donna chinò il capo –Mi dispiace Madre aver interrotto i vostri affari… ma ahimè lo Sceriffo mi ha consigliato di venire qui…- Sentendo pronunciare il nome dell’uomo, la monaca sbiancò, mosse le labbra per dire qualcosa, sbatté le palpebre più volte, si voltò verso la consorella, le due si guardarono incredule poi ritornò a guardare la donna. -Che volete?- domandò quasi spaventata. -Oh Madre io non intendevo… io volevo solo chiedere il permesso di ritirarmi qui da voi, monache, aspettando che le mie sorelle siano informate della mia condizione e si decidano a venirmi a prendere….- -Quale condizione?- mormorò la badessa squadrandole un ricciole posato sulla fronte – Quali consorelle? Certamente una monaca non si degnerebbe di girare così senza velo?!- -Madre, lasciatemi spiegare…- mormorò lei facendo finta di ricominciare a piangere –Stavo attraversando la foresta di Sherwood, in compagnia di un frate…quando degli uomini ci hanno aggredito…lui è stato catturato, mentre io sono riuscita a scappare…- una lacrima di finta paura le scese lungo la guancia –Ho perso il velo…mentre uno degli uomini mi ha aggredito…- La badessa rimase impassibile e quando la donna finì il racconto fece una smorfia di disgusto –Mia cara, provvederemo subito…- mormorò poi fece cenno alla suora guardiana che si allontanò. -Innanzitutto non mi avete ancora detto chi siete?- sbottò la badessa quando la sorella se ne fu andata. Madre Cecile socchiuse gli occhi poi sospirando disse –Madre Cecile, badessa del convento di Londra.- La monaca la guardò sbigottita poi s’inchinò mormorando –Oh, mi dispiace…io non vi avevo riconosciuto…. Voi siete…Oh cielo io non pensavo…- -Su avanti, sorella, non vi preoccupate- disse l’altra abbozzando un sorriso per tranquillizzarla –Può capitare di non riconoscere una badessa..- -Si- bofonchiò l’altra. La suora guardiana ritornò, tra le mani stringeva una benda bianca, un velo nero e un paio di forbici. -Permette?- domandò la badessa indicando l’arnese che la consorella reggeva per i manici nel timore di ferirsi. Madre Cecile annuì sbuffando, sollevandosi una ciocca dagli occhi –Fate pure…- La monaca annuì poi dopo che ebbe fatto inchinare l’ospite le tranciò un ricciolo. Madre Cecile rabbrividì quando le forbici le tagliarono i capelli tuttavia strinse i denti e congiunse la mani in preghiera. Quando l’abatessa ebbe finito, le fasciò la testa con la benda poi le mise il velo nero. L’altra si alzo tentando di nascondere la smorfia di disgusto che aveva fatto mentre la monaca le aveva tagliata i riccioli. -Grazie…- bofonchiò. La donna annuì poi sussurrò qualcosa alla suora guardiana, la quale dopo aver fatto cenno di aver capito prese per un braccio l’ospite, strattonandola. -Oh eh.. Suor Mary! Che si fa così?- la rimproverò la madre badessa –Sii più cortese…- La suora guardiana abbassò gli occhi dispiaciuta poi bofonchiò –Perdonatemi…- -Sie-siete perdonata… Suor Mary…- poi si lasciò prendere il braccio nuovamente. La monaca le rivolse un sorriso poi le fece cenno di seguirla. Le due sparirono dalla porta della stanza. La badessa , rimasta sola, lanciò uno sguardo alla chioma rossa sul pavimento e una smorfia di ribrezzo le sfiorò delle labbra. Istintivamente si accarezzò il velo nero. Il contatto con la stoffa le diede una sensazione di sicurezza. Sorrise, s’incrociò le mani sul petto mormorando una preghiera per quel frate prigioniero di quei mostri di Satana. Quando ebbe finito si inchinò. Con la punta delle dita sfiorò i riccioli recisi di Madre Cecile, provando invidia. Allontanò la mano impaurita, si alzò velocemente. Uscì lasciando un’ultima occhiata ai capelli che giacevano sul pavimento simili a mille papaveri in un campo d’estate. ………………………………………………………………………………………………….. Will guardò l’arco reggeva in mano. Mille domanda gli si affollavano nella testa eppure quando ci aveva parlato non ne era riuscito a dirne neanche una. Era stato tutto il tempo seduto ad ascoltare il suono della sua voce e a odorare il suo profumo. Sua madre… Quella donna che per anni aveva cercato nei volti delle donne che incontrava…quella donna che tante volte aveva sognato lo venisse a prendere…quella donna che era comparsa accompagnata da quel buffo fraticello di campagna. Eppure nonostante l’avesse rivista, toccata non riusciva ancora a togliersi l’immagine torregiante di sua zia che brandiva il tizzone ardente schiacciandolo col piede che urlava –Brutto Figlio del diavolo, neppure tua madre ti ha voluto…ti ha abbandonato…- poi con gli occhi spiritati lo colpiva sulla schiena, sui fianchi e lui sentiva la pelle bruciare… Sua madre aveva detto c’era sempre stata con lui…allora dov’era quando quella pazza lo torturava, oppure dov’era quando le sue urla squarciavano il cielo, quando anche il Signore pareva avergli voltato le spalle, quando aveva paura….. Lei non c’era…lei era in convento a fare la monachella casta, nonostante avesse partorito un figlio con uno sconosciuto. Qualcuno mosse lievemente la tende poi la testa di Till fece capolino nella tenda. -Oh Cielo che puzza!- bofonchiò portandosi una mano sul naso. Will abbozzò un sorriso poi mormorò –Cosa vuoi?- Till entrò dicendo –Volevo vedere come stavi…- L’uomo storse le labbra in una smorfia voltando la testa per evitare che la donna scorgesse gli occhi lucidi. Till gli si avvicinò, gli accarezzò le mani. -Come era il rapporto con tua madre?- le domandò tornando a guardarla. Till fece una risatina nervosa –Mia madre ci ha abbandonati quando mio padre è stato abbandonato…- -Mi dispiace io non lo sapevo.- -Non importa Will, ora è felice, ha un nuovo marito, un commerciante, e un figlio…vivono in una bella casa, ha tutto ciò che ha sempre voluto..- mormorò la donna impassibile –In fondo è meglio così…mia madre non era avvezza al vivere in strada…- L’uomo le accarezzò una guancia –Mia madre era una monaca…- ammise triste. Till lo guardò sbalordita, portandosi una mano alla bocca . -Era la badessa in viaggio con Fra’ Tuck…non so se lo hai visto- non aspettò la risposta –Lei mi ha detto che mi vuole bene….- abbassò gli occhi. - E tu Will gli e ne vuoi?- L’uomo alzò lo sguardo sbalordito poi scuotendo la testa aggiunse –Io…penso di volerle bene…però non riesco a perdonarla…- Till annuì guardò l’arco con ammirazione lanciando un fischio. -Vi piace?- domandò Will alzando l’oggetto. -Oh si…- -Lo volete provare?- Till avvampò torcendosi le mani –Ma io.. non so usare un arco….- -Nessun problema, ve lo insegno?…Quando venni qua sapevo solo tirare sassi alle anitre…- le sorrise Will tentando di rassicurarla. -Si!- esclamò la donna battendo le mani per la contentezza. -Andiamo a tirare allora!- disse l’uomo tenendo l’arco con una mano e afferrando la faretra piena di freccia con l’altra. La donna annuì poi uscì seguita da Will che si limitava a sorridere scuotendo la testa, contento. …………………………………………………………………………………………… Robin uscì dalla tenda, dopo aver riposato. Sentì il calore del sole toccargli la pelle, e gli steli d’erba solleticargli il cuoio sottile degli stivali. Sorrise. Una sottile brezza gli sfiorò i capelli, provocandogli un brivido di piacere. Chiuse gli occhi assaporando l’odore della foresta. In lontananza udì il cinguettio degli uccelli. Aprì gli occhi. Vide Till uscire da una tenda seguita da Will. Rideva, tenendo i pugni chiusi davanti al petto mentre l’uomo le sorrideva cingendole i fianchi con le mani. Sembravano una coppia di innamorati. Strinse i pugni fino a sbiancarsi le nocche. Sentì l’impulso di correre verso di loro, chiamarli per nome, distrarli, fare qualunque cosa per far smettere di ridere Will. Sentì il sapore della bile attraversargli la gola. Sputò disgustato. Chiuse gli occhi, tentando di tranquillizzarsi. Ma l’odore dell’erba si confuse col profumo di Till e il cinguettio degli uccelli gli parve la risata di Will. Scosse la testa, cercando di dimenticare quella scena. Aprì gli occhi. La coppia pareva sparita, come se fosse solo frutto della sua immaginazione. Sorrise rassicurato. Fece per rientrare nella tenda quando il vocione di John lo fermò. Si voltò e vide l’omone che veniva verso di lui alzando i pugni per richiamare la sua attenzione. -Little John…-mormorò schermandosi gli occhi dal sole. -Robin…- ansimò quello quando fu vicino –Li hai visti quei due?- chiese sorridendo indicando il punto in cui poco prima Will e Till ridevano. -No John non li ho visto!- urlò irritato –Ora lasciami andare!- entrò nella capanna, muovendo violentemente la tenda. L’omone lo guardò sconcertato poi scrollò le spalle. Forse l’amico aveva fatto solo un brutto sogno e ne era irritato. Prese a fischiettare poi si allontanò, tenendosi le mani nelle tasche. ……………………………………………………………………………………….. Till incoccò una freccia. Will la guardava ridacchiando. La donna scoccò la freccia. Il dardo emise un sibilo poi si conficcò nel tronco di un albero. L’uomo batté le mani lanciando un fischio di ammirazione –Complimenti…non avevo mai visto un arciere così bravo al secondo!- Till rise –Sicuramente è meglio del primo- mormorò indicando la prima freccia conficcata a pochi piedi di distanza da Will. L’uomo sorrise –Per fortuna che non mi ha beccato1- mormorò passandosi una mano sulla fronte –Sei la prima principiante che tenta di uccidermi!- -E chi te lo dice non volevo farlo apposta!- mormorò Till sorridendo maliziosa. Will la guardò storto, poi si mise davanti a lei aprendo le braccia. -Avanti, tenta di evitarmi!- La donna lo guardò indecisa se ridere o arrabbiarsi, alla fine esclamò –Stai scherzando spero?- domandò un lampo di paura le attraversò lo sguardo. -No sono serio, Till! Fai conto che un tuo nemico ha catturato un tuo compagno e lo usa come scudo? Tu che fai, ti arrendi? No!- Till scosse la testa esasperata poi prese una freccia dalla faretra e la incoccò e la fece scoccare. Il dardo sfiorò l’orecchio di Will e si conficcò nel terreno. -Complimenti!- esclamò l’uomo –Mettici un poco più …- s’interruppe di colpo vedendo che Till aveva preso un’altra freccia e si preparava ad incoccarla. -No Till, aspetta io non sono pronto!- urlò Will portandosi le mani incrociate al petto. Ma la donna aveva già scagliato la freccia. L’uomo si buttò a terra sbarrando gli occhi. Sentì il sibilo del dardo fermarsi di colpo. Aprì gli occhi, a pochi passi da lui un cervo ero steso a terra. L’animale agonizzante alzava a scatti la testa, una freccia era conficcata nell’addome. Till si avvicinò alla preda. Si inchinò, estrasse la freccia. Il cervo le rivolse uno sguardo riconoscente. La donna prese il coltello dalla cintura. Accarezzò il manto dell’animale, avvicinò l’arma al collo poi con la punta del collo disegnò un arco sulla gola del cervo. Il sangue le schizzò sulla camicia. Will la guardò stupefatto. Till si alzò poi indicando la carcassa mormorò –La prendi tu nevvero?- -Oh si certo!- esclamò. La donna annuì poi s’incamminò. Will la guardò sorridendo, poi si alzò. Prese l’animale e se lo caricò tra le spalle, iniziando a correre per raggiungere la donna. …………………………………………………………………………………………. Djaq immerse le mani nel catino. Sentì l’acqua fredda toccargli la pelle, facendole venire i brividi. Con la coda dell’occhio vide qualcuno accanto a lei. Il catino si rovesciò all’improvviso come se qualcuno lo avesse spinto. Alzò gli occhi esasperata. Un frate era accanto a lei, aveva una mano dove poco prima c’era il catino, negli occhi brillava una luce carica di odio. -Perché?- domandò la donna. -Sporca saracena!- esclamò il frase disgustato –E’ inutile che ti lavi, non riuscirai mai a pulire lo zozzo della vostra anima!- Djaq lo guardò stupita –Che intendete dire?…io...io non comprendo….- -Lo sapete benissimo! Tu e quelli della vostra razza avete infettato il mondo…- -Ma voi siete pazzo!- -Pazzo, dite? Umh… io dico devoto…- alzò i pugni minaccioso. La donna si coprì la testa con le mani poi urlò. Sentì il pugno del frate colpirla sotto il mento. Un altro pugno allo stomaco le fece mancare il fiato. Cascò a terra ansimando. L’uomo prese a colpirla a calci. Era diventato difficile anche respirare. I calcioni del frate le aveva rotto le costole. Sentì il piede del religioso schiacciarle lo sterno poi tutto divenne nero. ……………………………………………………………………………………………………….. John sentì un urlo squarciare la quiete della foresta. Rizzò il capo cercando di capire da dove provenisse il grido. Sentì un vocione urlare qualcosa seguito da uno rumore come un corpo che si accasciava a terra. Iniziò a camminare velocemente, passò tra due file di tende poi si fermò. Una donna era accucciata a terra, le mani si coprivano la testa ricciuta. Si contorceva per il dolore, la bocca semiaperta in un grido silenzioso. Sopra il suo petto, il piede di un frate, stretto nel sandalo. L’uomo rideva, premendo con forza il piede come a volerle schiacciare lo sterno. John fissò la donna inorridito poi spostò lo sguardo verso il religioso. Con rabbia lo colpì allo sterno facendolo barcollare all’indietro. Poi si avvicinò alla donna e con delicatezza le accarezzò una guancia, una lacrima gli scivolò su un dito. Con due dita le alzò il mento e sussultò. La donna era Djaq. Teneva gli occhi chiusi , da una ferita alla tempia, il sangue scendeva copioso scorrendo sulla palpebra chiuse. La prese per le braccia e la coricò su una spalla. Si voltò, il frate lo squadrava con disprezzo. -Miscredente!- urlò sputando per terra –Vergogna per l’umanità!- John lo fissò sbalordito poi alzando lo sguardo si diresse verso la tenda di Djaq mentre il frate sputava per terra, centrandogli il cuoio degli stivali. ……………………………………………………………………………………… Nota dell’autrice Salve eccomi qui con il capitolo 7, mi scuso per il ritardo ma quest’anno ho gli esami e pare che le prof godano nel vederci soffrire per i troppi compiti…. Allora cosa ne pensate?
  
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