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Autore: nonezero    24/05/2014    5 recensioni
[Daichi Sawamura x Koushi Sugawara]
«Era di questo che volevi parlarmi?» Lo interruppe Sugawara con tono tranquillo, rivolgendogli il suo tipico sorriso gentile, nascondendo in modo magistrale il fastidio che gli arrecava la morsa che gli aveva stretto la bocca dello stomaco.
«Eh? No...Vedi, ho bisogno di un consiglio e tu sei il mio migliore amico, giusto? Non saprei a chi rivolgermi altrimenti».
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Daichi Sawamura, Koushi Sugawara
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Rinunce

La vita è fatta di scelte e di rinunce. In fin dei conti, non puoi sfruttare al cento per cento qualcosa che ti è stata data in prestito, no? La vita è un po' come quel videogioco che ti presta il tuo amico: ti viene data per un periodo limitato di tempo e tu sai che devi sfruttarla al massimo e trattarla bene, perché non è tua e tutti sanno che le cose che si ricevono in prestito vanno tenute con maggiore cura delle proprie, poi, un giorno, quando magari neanche te lo aspetti ti viene portata via.
Sugawara si era trovato un sacco di volte a pensare alle rinunce che era costretto a fare e quale fosse il modo migliore per trarne comunque qualcosa di buono. Gli era capitato di dover rinunciare a delle uscite con gli amici, in passato, per poter dedicare più tempo allo studio e alla pallavolo e quando si metteva a riflettere su certe cose, finiva sempre per provare una certa sensazione di fastidio pensando che, piuttosto che stare chinato sui libri, o sudare in una palestra, si sarebbe potuto godere dei pomeriggi in sala giochi, oppure sarebbe potuto andare al Luna Park con quelle compagne di classe così carine. Sospirò.

Quando Kageyama era entrato in squadra, si era trovato a dover rinunciare per un po' al suo posto sul campo e, nonostante fosse sembrato a tutti che avesse passivamente accettato di mettersi da parte per favorire il talento del più giovane (dopo tutto anche lo stesso Kageyama era andato a parlargli per spronarlo e Sugawara, doveva ammetterlo, a volte mostrava un atteggiamento troppo accondiscendente), era riuscito a sfruttare tutte le vie a sua disposizione per poter comunque trarre il meglio da quell'esperienza. Osservando, dal bordo del campo, era riuscito a vedere molti più particolari di quanto non avessero fatto i suoi compagni in partita.
Adesso, il vicecapitano della Karasuno, si preparava a rinunciare all'ennesima cosa ma non riusciva proprio a vedere i lati positivi di questo mettere da parte i suoi desideri più egoisti.
Egoista? Poteva davvero ritenersi tale in quella situazione?
Non credeva che sarebbe mai potuto essere considerato dagli altri un egoista, perché lui si impegnava ad evitare che ciò accadesse.
Vi erano state occasioni in cui aveva pensato che, in realtà, i suoi comportamenti non fossero dettati dal fatto che davvero volesse aiutare la sua squadra, o che davvero volesse lottare per raggiungere i suoi obbiettivi, ma che piuttosto fosse solo spaventato a morte dall'idea di essere considerato un ragazzo egoista.
Che cosa avrebbero pensato i suoi compagni di squadra se non si fosse messo in panchina fin dall'inizio per poter osservare le doti dell'accoppiata Kageyama-Hinata? Tanaka e Sawamura lo avrebbero considerato un egoista che non vuole lasciare il suo posto sul campo, neanche se fosse stato per il bene della squadra, ecco cosa avrebbero pensato.
Oppure no? No, certo che no. Sawamura, in particolare, non avrebbe mai fatto una cosa del genere, tra loro c'era un rapporto di solida stima e fiducia, un gesto simile non gli avrebbe sicuramente fatto cambiare idea sulla sua persona, forse non avrebbe cambiato idea neppure se gli avesse ucciso il gatto!
Rise del suo stesso pensiero.
«Che hai da ridere?» Nishinoya lo guardò alzando un sopracciglio. Sugawara scosse la testa farfugliando qualcosa a proposito del fatto che mai, mai avrebbe ucciso il gatto di Sawamura!
Il libero scosse la testa con un'espressione basita stampata sul volto, a volte Sugawara lo lasciava perplesso, aveva anche pensato che dietro a quell'aspetto così tranquillo e amorevole si potesse nascondere uno sterminatore di gattini, ma avrebbe preferito non riceverne la conferma.

La palestra si svuotò in fretta lasciando i ragazzi liberi di riposare durante il week end e Sawamura sarebbe davvero voluto tornare a casa prima degli altri pur di non dover affrontare la conversazione che sapeva si sarebbe tenuta di lì a poco, ma non era da lui fuggire ai problemi, anche perché, quella chiacchierata sarebbe stata “un problema” solo per lui. Ed in realtà era già stato costretto ad ingoiare la pillola due giorni prima, senza neanche avere il tempo di prepararsi un bicchier d'acqua per facilitarsi il compito.
«Grazie per l'ottimo lavoro di oggi! - Sawamura si avvicinò all'amico senza riuscire a trattenere uno sbadiglio – Il coach sembra molto soddisfatto. Hai notato? Yamaguchi ha fatto dei grandissimi progressi, all'inizio non credevo che sarebbe stato al passo degli altri primini, ma invece se la sta cavando benissimo...»
«Era di questo che volevi parlarmi?» Lo interruppe Sugawara con tono tranquillo, rivolgendogli il suo tipico sorriso gentile, nascondendo in modo magistrale il fastidio che gli arrecava la morsa che gli aveva stretto la bocca dello stomaco.
«Eh? No...Vedi, ho bisogno di un consiglio e tu sei il mio migliore amico, giusto? Non saprei a chi rivolgermi altrimenti».
Il suo migliore amico, sì. Il sentimento era reciproco, in un certo qual modo.
Se avessero chiesto a Sugawara come avessero fatto a costruire un rapporto di amicizia così stretto, non sarebbe riuscito a spiegarlo. Era stato una sorta di colpo di fulmine, si erano trovati sulla stessa lunghezza d'onda in modo naturale, come se fossero nati per fare lavoro di squadra. Anche Asahi era un buon amico, così Tanaka e Nishinoya ovviamente, ma con Daichi c'era qualcosa di più, a volte con lui non c'era neanche bisogno di discutere per trovarsi d'accordo su cosa fare.
«Certo». Rispose cercando di sembrare quanto più tranquillo possibile.
Sawamura cominciò a parlare mentre armeggiava con le chiavi per chiudere la porta della palestra e, malgrado ostentasse il suo solito tono di voce pacato, era evidente che si stesse trovando in imbarazzo e che non volesse incrociare lo sguardo dell'amico.
«Sai che non sono molto pratico di certe cose, voglio dire. Posso fare qualunque cosa in partita, posso prendere a spallate i capitani di tutte le squadre di tutti i club sportivi di questa scuola, ma c'è una cosa che non sono proprio capace di gestire...Vedi, una ragazza – si interruppe e tossì per poi sospirare e riprendere il discorso – non una ragazza normale, ma Michimiya...Michimiya Yui, mi ha...Ecco, mi ha chiesto di uscire e mi chiedevo se tu, che sei così bravo a dare consigli, potessi darmi qualche dritta per...Insomma, gestire la faccenda».
Sugawara finse di essere sorpreso, dalle labbra gli sfuggì un “oooh” davvero poco naturale che ricordava vagamente uno di quei versi che escono dalle labbra di Hinata quando si trova di fronte a qualcosa di entusiasmante.
Il setter sapeva bene che Yui aveva chiesto a Sawamura di uscire dal momento che, un paio di giorni prima, lei lo aveva fermato durante la pausa pranzo ponendogli più o meno la stessa domanda che il capitano della Karasuno gli aveva appena fatto.
«Fammi pensare...Se fossi al posto tuo, la porterei a vedere una partita di pallavolo. Nel week end ci sono spesso partite di serie A, no? Tra lo studio e le attività del club abbiamo sempre pochissimo tempo per andare a vedere partite di professionisti allo stadio, sarebbe divertente- mi ricordo ancora di quella volta che avevamo comprato i biglietti e poi non siamo riusciti ad andare perché eravamo rimasti indietro con lo studio e avremmo rischiato di compromettere il risultato degli esami- Oppure puoi portarla al Luna Park, dovrebbe esserci ancora la festa con le giostre, ogni anno ci ripetiamo di andare e poi dobbiamo sempre rinunciarvi!- l'anno scorso ha piovuto così tanto la domenica che avevamo pensato di passare là che se fossimo andati davvero ci saremmo dovuti spostare con dei gommoni- E sai, la porterei a mangiare del shoyu ramen in quel locale in centro dove lo fanno davvero buono- so che adori quel posto, ma ho sempe pensato che mi avresti preso per un demente se ti avessi chiesto di andar a cena là assieme- ma...Alla fine non ha importanza ciò che si fa, la cosa che conta è la compagnia».
E Sawamura Daichi era la compagnia migliore che si potesse avere. Perché era cordiale, perché era simpatico, perché era fedele e aveva l'aria protettiva, perché ogni volta che Sugawara si sentiva giù di morale, Daichi riusciva a trovare la parola giusta per rimettere in sesto il suo umore, perché quando si sentiva crollare il mondo addosso, la spalla di Daichi sembrava quella più forte sulla quale poter piangere.
Possibile che la sua ancora di salvezza fosse la stessa cosa che lo stava affondando?
Sugawara abbassò la testa, aveva gli occhi lucidi e non voleva per nessuna ragione che l'amico lo notasse.
Michimiya era una brava ragazza, ed era anche molto carina. Era evidente da tempo che lei e Daichi si piacessero, ma sembrava che fossero entrambi troppo timidi per rivelarsi i reciproci sentimenti.

Sugawara avrebbe dovuto essere felice per entrambi.

Ma non lo era, perché era un egoista, perché voleva Sawamura solo per sé. Voleva essere lui a portarlo a vedere una partita di pallavolo, per poi andare al Luna Park a fare i cretini sulle giostre assieme ai bambini e poi, voleva portarlo a mangiare al suo ristorante preferito e voleva essere lui il motivo per cui Daichi arrossiva e andava a chiedere consigli su come “gestire la faccenda”.
Era un egoista che non voleva lasciare a nessuno quel ragazzo così perfetto, che non voleva lasciar andare il suo colpo di fulmine perché era certo, come non lo era di nient'altro al mondo, che non avrebbe mai trovato nessun altro con il quale avere un'affinità simile: chi altri poteva conoscerlo così bene da completare le sue frasi con le stesse parole che avrebbe usato lui? Chi altri avrebbe riso alle sue battute sulla pallavolo e avrebbe potuto capire il suo sentimento di orgoglio per aver guidato la Karasuno durante i tornei?
E se lo avesse perso anche come amico, cosa diavolo gli sarebbe rimasto? Daichi non aveva mai avuto una fidanzata prima e non avrebbe trovato il tempo anche per lui se avesse cominciato ad uscire con Yui. Sì, avrebbe potuto continuare a vederlo grazie alla squadra, ma sarebbe riuscito a farsi bastare quelle occasioni? Probabilmente no, non sarebbe riuscito più a vivere quei momenti preziosi che si dedicavano a vicenda e poi la scuola sarebbe finita ed ognuno avrebbe preso la sua strada.
«Suga, ti senti bene?»
«Posso abbracciarti?»
Sawamura sgranò gli occhi. Che domanda era quella?
Sugawara non alzò lo sguardo e non attese risposta, appoggiò la testa sul petto del Capitano e lo abbracciò. Per quanto si fosse sforzato di trattenere le lacrime si mise a piangere silenziosamente tentando di impedire ai singhiozzi di farlo tremare.
Era un coglione, ed era pronto a rinunciare di nuovo.
Sawamura arrossì violentemente, fissando la testa dell'amico senza capire a cosa fosse dovuta quella reazione. L'unica cosa che gli venne in mente fu che a Sugawara piacesse Yui, ma lei aveva chiesto a lui di uscire e non avrebbe rinunciato a quell'occasione che stava bramando da mesi.

Gli voleva bene, Sugawara era il suo amico più caro, ma quella ragazza era più unica che rara e non voleva lasciarsela sfuggire: chi altri al mondo poteva capire la sua stessa passione per la pallavolo? Chi altri al mondo poteva ridere delle stesse battute sullo sport e poteva condividere l'orgoglio di essere stato capitano della squadra del club di pallavolo della loro scuola?
Ricambiò l'abbraccio, stringendo Sugawara a sé.
«Non mi mettere da parte, almeno come amico». Si stava già mettendo da parte da solo, non voleva essere spinto ancora più distante.
Daichi continuò a non capire, ma gli venne spontaneo stringerlo ancora un po'.
«Sei il mio migliore amico, Suga».
Forse avrebbe trovato qualcosa di positivo anche in quella rinuncia, avrebbe continuato a trattare bene il prezioso dono che aveva ricevuto in prestito e non si sarebbe fatto deprimere neanche da quell'avvenimento. Forse un giorno si sarebbe riuscito ad accontentare del ruolo di “migliore amico” e da quel posto, seppur fosse simile allo stare in panchina, avrebbe continuato ad osservare tutti quei particolari che agli altri sfuggivano, prendendone il meglio per sé e continuando a fare il meglio per colui a cui voleva bene.

If I can't love you as a lover, I will love you as a friend.
And I will lay a bed before you; keep you safe until the end.
(La Dispute, Andria) 

 

Note: Non scrivevo una fan fiction da almeno 5 anni, ma HQ mi sta facendo troppo bene in questo periodo e non potevo trattenermi dal buttare giù un paio di righe per quella che è una delle mie coppie preferite all'interno della serie (forse un giorno scriverò qualcosina per la mia OTP, perchè no). Ad ogni modo, voglio ringraziare le due gentilissime ragazze di twitter che hanno preso la briga di correggere la mia dislessia (, Ju.doc, thank you<3).

  
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