24/05/2014
1 recensioniNick autore: Queen of the lower court
Titolo: Khilíarkhos
Personaggi: Tooru Oikawa, Hajime Iwaizumi
Genere: introspettivo, generale
Avvisi: what if (perché per quanto ci sia una scan di loro due piccolini che fa capire che si conoscono pressoché da sempre, la certezza non è ancora stata data)
Rating: verde
Note:
Il compleanno di Oikawa è il 20 luglio, data della nascita di Alessandro Magno.
Il compleanno di Iwaizumi è il 10 giugno, data della morte dello stesso.
Chiliarca è la denominazione greca per una carica inserita in epoca ellenistica e ricalcata sul titolo persiano di hazarapatiš ("comandante dei mille"), cioè il comandante dei mille guerrieri più forti incaricati della protezione del re. Il titolo assunse l'equivalente di visir o comunque seconda autorità dello stato, e venne attribuito ad Efestione da Alessandro stesso.
La scan di Oikawa "generale di eserciti" l'avete vista tutti, spero. Che io poi sia ossessionata da Alessandro Magno e che voglia vedere parallelismi tra Iwaizumi ed Efestione, l'è un altro discorso.
(E, uhn, doveva venire diversa, mannaggia a me >_<)
Titolo: Khilíarkhos
Personaggi: Tooru Oikawa, Hajime Iwaizumi
Genere: introspettivo, generale
Avvisi: what if (perché per quanto ci sia una scan di loro due piccolini che fa capire che si conoscono pressoché da sempre, la certezza non è ancora stata data)
Rating: verde
Note:
Il compleanno di Oikawa è il 20 luglio, data della nascita di Alessandro Magno.
Il compleanno di Iwaizumi è il 10 giugno, data della morte dello stesso.
Chiliarca è la denominazione greca per una carica inserita in epoca ellenistica e ricalcata sul titolo persiano di hazarapatiš ("comandante dei mille"), cioè il comandante dei mille guerrieri più forti incaricati della protezione del re. Il titolo assunse l'equivalente di visir o comunque seconda autorità dello stato, e venne attribuito ad Efestione da Alessandro stesso.
La scan di Oikawa "generale di eserciti" l'avete vista tutti, spero. Che io poi sia ossessionata da Alessandro Magno e che voglia vedere parallelismi tra Iwaizumi ed Efestione, l'è un altro discorso.
(E, uhn, doveva venire diversa, mannaggia a me >_<)
Khilíarkhos
Iwaizumi non si ricorda minimamente come ha incrociato per la prima volta Oikawa, come quel bastardo sia entrato nella sua vita e vi sia annidato come un cuculo nel nido di un’allodola. Dev’essere stato all’asilo, o forse le loro madri erano conoscenti, fatto sta che dev’essere un incontro risalente a ben prima dell’età della ragione.
Quello che si ricorda, e si ricorda perfettamente, sono le sue mani. Piccole, paffute, grassoccie, sporche di tempera e unte di cioccolata, ma dalle dita lunghe e affusolate. Ricorda il modo in cui già nella tenera età si stringevano al vecchio e consunto pallone rinvenuto nel cortile, il modo in cui lo facevano danzare nell’aria come se non avesse alcun peso, il modo in cui la sua attenzione si catalizzava in quella sfera e la sua espressione cambiava, mutando dal più stupido e vacuo dei sorrisi a una concentrazione affilata, tagliente, pericolosa.
Si ricorda perfettamente anche quel nodo in fondo allo stomaco e quel formicolare convulso nelle braccia e nelle gambe che lo avevano spinto a investirlo di peso per ingiungergli di insegnarli, di giocare con lui, di mostrargli cosa accidenti stava combinando con quella palla –sancendo, de facto, l’inizio del loro rapporto e la scomparsa di tranquillità dalla sua esistenza. Se lo ricorda benissimo, anche se dopo anni passati a rincorrere quel pallone per riuscire a spedirlo di là di una rete tesa ancora non sa bene dire perché l’ha fatto, perché il sé stesso bambino abbia provato l’impulso di andare dietro quel maledetto idiota.
-Iwa-chan? Dovresti saltare più vicino alla rete, la prossima volta, e partire con qualche secondo in anticipo-
Perché seguire i dettami di Oikawa è un’idea stupida, decisamente ottusa e inconcepibile. Ma seguire Tooru? Seguire l’uomo i cui sensi si acuiscono e il cui sguardo si assottiglia diventando quasi predatorio quando sono in campo, mettersi al servizio di quel capitano che è sempre, sempre stato in grado di migliorarlo, plasmarlo, trovare le sue pecche e trasformarle in perfezione?
Quello sì, può decisamente farlo.
-Ho capito, ho capito, non mi fare incazzare! E smettila con quel nomignolo, ci sono i primini, è imbarazzante!-
Quello che si ricorda, e si ricorda perfettamente, sono le sue mani. Piccole, paffute, grassoccie, sporche di tempera e unte di cioccolata, ma dalle dita lunghe e affusolate. Ricorda il modo in cui già nella tenera età si stringevano al vecchio e consunto pallone rinvenuto nel cortile, il modo in cui lo facevano danzare nell’aria come se non avesse alcun peso, il modo in cui la sua attenzione si catalizzava in quella sfera e la sua espressione cambiava, mutando dal più stupido e vacuo dei sorrisi a una concentrazione affilata, tagliente, pericolosa.
Si ricorda perfettamente anche quel nodo in fondo allo stomaco e quel formicolare convulso nelle braccia e nelle gambe che lo avevano spinto a investirlo di peso per ingiungergli di insegnarli, di giocare con lui, di mostrargli cosa accidenti stava combinando con quella palla –sancendo, de facto, l’inizio del loro rapporto e la scomparsa di tranquillità dalla sua esistenza. Se lo ricorda benissimo, anche se dopo anni passati a rincorrere quel pallone per riuscire a spedirlo di là di una rete tesa ancora non sa bene dire perché l’ha fatto, perché il sé stesso bambino abbia provato l’impulso di andare dietro quel maledetto idiota.
-Iwa-chan? Dovresti saltare più vicino alla rete, la prossima volta, e partire con qualche secondo in anticipo-
Perché seguire i dettami di Oikawa è un’idea stupida, decisamente ottusa e inconcepibile. Ma seguire Tooru? Seguire l’uomo i cui sensi si acuiscono e il cui sguardo si assottiglia diventando quasi predatorio quando sono in campo, mettersi al servizio di quel capitano che è sempre, sempre stato in grado di migliorarlo, plasmarlo, trovare le sue pecche e trasformarle in perfezione?
Quello sì, può decisamente farlo.
-Ho capito, ho capito, non mi fare incazzare! E smettila con quel nomignolo, ci sono i primini, è imbarazzante!-