Metodo Scientifico
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Fase due: sorridi con il cuore
Non smettere mai di
sorridere, nemmeno quando sei triste,
perché non sai
mai chi potrebbe innamorarsi del tuo sorriso.
Gabriel Garcia Marquez
- Buongiorno. – Felicity entra
nel mio ufficio. Al suono della sua voce alzo gli occhi su di lei e in risposta c’è il suo sorriso radioso. È da una settimana
abbondante che ogni mattina mi saluta con questo insolito sorriso. Non il
classico sollevamento delle labbra di qualche istante, ma è più come se fosse
il primo raggio di sole della giornata. Le sue guance si sollevano, gonfiandosi
appena, inclina leggermente la testa verso destra mentre la sua bocca, tinta di
uno sgargiante lilla chiaro, si distende. Unito all’effetto del suo sguardo
profondo, il risultato non può che essere affascinante. Sì, proprio
affascinante. Ogni volta che lo incontro mi concedo
qualche secondo e mi soffermo a osservare il suo viso, fino a quando lei non è
consapevole di quello che sto facendo e batte in ritirata.
Ho quasi la netta sensazione che stia
cercando di dirmi qualcosa da un paio di settimane ma che non riesca a farlo
con le parole e allora utilizza il linguaggio del corpo per trasmettermi il
messaggio. Prima i suoi occhi, ora le sue labbra e domani che cosa sarà?
Fermo il flusso dei miei pensieri. Osservo
Felicity prendere posto alla sua scrivania, e la
domanda mi sorge spontanea: domani come mi parlerai?
Inspiro profondamente cercando di
tenere sotto controllo questa insana curiosità.
Mi tuffo nella marea di scartoffie
che riempiono la scrivania di Oliver Queen. Documenti noiosi ma necessari.
Ahimè, non riesco a tenere la giusta concentrazione.
- Buongiorno, Diggle. – A quel
saluto distolgo lo sguardo dalle lettere e li osservo. Quei due hanno avuto fin
da subito un’intesa particolare, quasi fastidiosa. Il fare protettivo da
fratello maggiore di Diggle nei confronti di Felicity è per certi versi
irritante.
Li osservo. Felicity gli sorride, ma
non nel modo in cui ha sorriso a me, in modo diverso, più confidenziale. I
lineamenti del suo viso sono rilassati, i suoi occhi hanno una luce
particolare, e perfino la postura del suo corpo è diversa da quando sta con me.
Mi adagio allo schienale della sedia.
Incrocio le braccia al petto e proseguo la mia analisi. I due stanno scherzando
senza accorgersi che li osservo e poi accade.
Diggle si sporge verso Felicity e le
pizzica la guancia con il dorso dell’indice e del medio. Lei si blocca un
attimo, disorientata dal quel gesto confidenziale, ma è solo un brevissimo
istante, poi scoppia a ridere.
Ora, basta! Mi alzo e in pochi passi
mi ritrovo con loro. Si bloccano e mi guardano disorientati.
- È successo qualcosa, Oliver?
– Domanda Diggle, cercando di capire qualcosa dal mio sguardo.
Sì, le stai troppo addosso per i miei
gusti. – No.
- Hai bisogno di qualcosa? – Mi
volto a guardare Felicity. Mi osserva in attesa di una mia risposta.
- Un caffè. – No! Troppo tardi
per fermare la mia risposta immediata. Trattengo il respiro e chiudo brevemente
le palpebre. Dannazione!
Sorride. Felicity mi sta sorridendo,
ma non un sorriso di circostanze, o derisorio, uno
aperto e spontaneo.
- Stai dicendo sul serio? –
Domanda sorpresa e inclina il capo verso sinistra. Brutto segno. – Terzo
piano. In fondo al corridoio, secondo porta a destra. Lì troverà una comoda
sala caffè e senz’altro un’affabile segretaria che saprà porgerle una magnifica
e gustosa tazza di caffè fumante appena fatto, signor Queen.
Sorrido a labbra strette. Me la sono
cercata. Diggle, al contrario, ride apertamente e Felicity lo osserva seria
prima di sorridergli complice con un accenno di occhiolino.
- Non intendevo questo. – Tono seccato, forse troppo per la situazione.
– Diggle, andiamo a fare due passi.
- Dove? – Felicity s’informa
prontamente. – Tutto bene, o dovete fare quel solito discorsetto tra
maschi?
- Ho solo bisogno di caffè e un po’
d’aria fresca. È da stamattina che sono rinchiuso in quell’ufficio. - Sono
frustato da questa situazione, ecco!
Un’altra volta la reazione di
Felicity mi sorprende. Mi sorride con comprensione. – Va bene, scusa. –
Sorride sincera e dispiaciuta. - Ricordati che alle quattro hai la riunione con
la signorina Rochev.
La fase due sta andando alla grande.
Tutti i test sono positivi. Devo complimentarmi con me stessa. È stata una vera
genialata inserire elementi esterni in modo da confutare i dati. Sono più che
sicura che Oliver si sia accorto della diversità di atteggiamento che tengo con
lui e con Diggle. Devo ampliare i miei test, ma con chi?
Mi avvicino alle vetrate, sconsolata.
La mia vita sociale è davvero piatta. A parte Oliver e Diggle, non ho al
momento altri uomini all’orizzonte. Che tristezza.
Passo diverso
tempo in silenzio con la testa vuota. Non puoi mollare proprio ora l’esperimento, Felicity.
Vorrà dire che sorriderò a chiunque di sesso maschile mi capiti a tiro.
Mantenendo fede al mio proposito,
inizio a sorridere al fattorino, al postino, al barista, all'usciere, praticamente a tutti gli uomini che mi capitano a tiro
quando sono insieme a Oliver. Ogni volta cambio il modo di sorridere. A chi ne
rivolgo uno lungo e sincero, a chi aperto e divertito,
e a chi timido e imbarazzato.
Dopo diversi giorni con questa
tecnica inizio a sentire male alle guance. Devo aver sorriso troppo
meccanicamente, non immaginavo che sarebbe stato così difficile farlo a
comando. Mi massaggio con nonchalance dalla mascella agli zigomi, mentre
monitoro gli spostamenti di Diggle dandogli le giuste indicazioni per il
pedinamento.
Oliver sta completando il suo
allenamento serale.
- Ora prosegui dritto per
quattrocento metri, e poi svolta a destra. Si è fermato.
Mi adagio allo schienale, stanca.
Sento un peso che si appoggia sulla sedia. Tiro su il volto e mi scontro con la
faccia di Oliver. Sorrido in automatico, con lui mi viene naturale, anche se
sento tirare i nervi della faccia. Devo aver preso freddo l’altra sera.
Oliver mi osserva pensieroso. –
Tutto bene?
Siamo bloccati in questa posizione,
con una labile lontananza tra i nostri visi. Il mio proteso verso il suo, e il
suo che cade su di me.
- Devo aver un po’ di nevralgia al
viso, forse ho preso freddo.
- O forse sorridi a troppe persone.
– I suoi occhi seri mi colpiscono ancora di più della frase insinuante.
- Che male c’è a sorridere? –
Mi lascio sfuggire, ma ho bisogno di conferme per l’esperimento.
- Niente, se lo fai solo con me.
Blackout totale. Non so che pensare.
Non so come respirare. Non so che cosa dire. Sono ferma, bloccata, in
quell’assurda posizione, e l’unica cosa che penso, che voglio,
che lui appoggi le sue labbra sulle mie.
Sgrano gli occhi ma non è l’unico
motivo.
L’esplosione mi rimbomba
nell’orecchio. – Diggle!
Mi allontano da lui e mi rivolto ai
computer. Digito velocemente per entrare nel video di sorveglianza dove si è
appostato Diggle. Quello che vedono i miei occhi è indescrivibile. Fiamme e
fumo ovunque.
- Diggle! – Lo chiama Oliver
spaventato.
- Oliver, - Mi volto verso di lui.
Afferro tremante il suo braccio.
La sua mano si appoggia sulla mia e
me la afferra. – Non ti preoccupare, Felicity,
lo riporterò sano e salvo.
Ed eccolo il calore che sento ogni
volta che ripongo la fiducia nelle mani di Oliver. Il mio sguardo è triste, ma
il mio sorriso sincero dà la giusta speranza che ci vuole in questo momento per
non abbattersi al peggio.
Sono lunghi minuti di attesa. Dopo
un’ora li vedo finalmente scendere le scale. Oliver sostiene Diggle e lo aiuta
a camminare.
Gli corro incontro e li abbraccio.
Non ho mai provato così tanta paura e felicità allo stesso momento.
Appoggio il capo al petto di Oliver e
il suo braccio mi circonda le spalle insieme a quello
di Diggle.
- Ehi, sto bene. – Mi rassicura
Diggle.
- Dai, ti portiamo a casa. Hai
bisogno di una bella dormita. - Afferma Oliver rassicurante.
Sono in macchina con Oliver. Siamo
sotto casa mia. C’è uno strano silenzio tra di noi. Non so decidermi. Le
sensazioni di prima si stanno mescolando tra loro. Una lotta impari tra ragione
e sentimento. Non può fallire così miseramente la fase due.
Io. Non.
Sono. Innamorata. Di. Oliver. Queen.
Mi ripeto bene. Ho solo perso di
vista il mio obiettivo.
- Ehi, - Il tocco leggero della sua
mano sulla guancia mi fa sussultare. Ero così presa dai miei pensieri che non
mi sono accorta che ha spento il motore. - È andato tutto bene.
No, che non va bene. Il mio
esperimento sta naufragando.
Mi volto a guardarlo. Mi fisso nei
suoi occhi.
- Perché non mi regali uno dei tuoi
sorrisi che rivolgi solo a me?
L’ha notato! Automaticamente, senza
poterlo impedire, sorrido in quel modo speciale che mi viene naturale solo con
lui.
- Brava… - Appoggia la sua mano calda
sulla guancia. – Hai ancora la nevralgia? – Delicatamente il
pollice mi accarezza.
Socchiudo gli occhi. – Un po’.
– Inspiro profondamente. – Grazie. – sussurro appena.
È un attimo. Avverto Oliver
spostarsi. Apro gli occhi proprio nell’attimo in cui lui si sporge su di me.
Chiudo gli occhi. Mi sta per baciare, almeno quello che credo. M’irrigidisco e
aspetto l’inevitabile che bramo.
- Felicity, - No, non adesso. –
Felicity, - Ripete il mio nome con un tono più deciso. Apro gli occhi e mi
ritrovo a faccia a faccia con Oliver. Mi porge un libretto che ha preso dal
vano porta oggetti di fronte a me. Stupida, non sei altro che una stupida.
- Cos’è? – Si accorge pure lui
del mio tono deluso.
Mi guarda stranito, mi spiega
qualcosa ma non ci faccio neanche caso. Sono troppo impegnata a continuare a
darmi della stupida e a ripetere il mio ritornello: Io. Non.
Sono. Innamorata. Di. Oliver. Queen.
- Va bene. – Acconsento a
qualsiasi cosa che lui mi ha spiegato. – Buonanotte.
E poi lo faccio inconsciamente. Mi
sporgo verso di lui per baciarlo sulla guancia, ma prima che possa farlo,
Oliver volta il capo verso di me e appoggio le labbra sull’angolo della sua
bocca e sulla guancia. Me lo impongo. La situazione è già abbastanza strana
così com’è. Mi allontano di poco. Lo guardo fissa negli occhi e poi… sorrido
gentile, intenerita.
- Grazie per aver mantenuto la
promessa.
Oliver rimane bloccato dalla piega
della situazione. L'ho capito. Non sa cosa fare, né cosa dire. Va bene così.
Scendo dalla macchina molto
lentamente, ma prima di chiudere la portiera mi abbasso e infilo la testa
nell’abitacolo al suo richiamo.
- A domani. – Sorrido e dopo
qualche istante anche lui ricambia. Gli occhi brillano ed io mi sento
soddisfatta.
M’infilo sotto le coperte. Sistemo
meglio la piega del lenzuolo e rimiro il soffitto. Solo
gratitudine, ecco cos’era quella sensazione. Ero felice e grata a Oliver
per aver riportato Diggle e se stesso al sicuro.
Gratitudine, niente di più. Quanto
sei sciocca, Felicity Smoak.
Esperimento due riuscito e l’esito è
sempre lo stesso: Io. Non. Sono. Innamorata. Di. Oliver. Queen.
Mi giro nel letto per trovare la
giusta posizione conciliante per il sonno. Una mano sotto il
cuscino, l’altra vicino al viso. A occhi chiusi rivivo gli attimi di
quell’intensa serata.
La mano si muove da sola e
delicatamente il dito scivola sulle labbra fino a sfiorare la parte con la
quale ho toccato le sue labbra.
- Oliver… - Respiro profondamente e
tutto tace.
Continua…
Angoletto di Lights.
Sorpresa! Ho anticipato la pubblicazione perché si
prospetta una settimana ricca di impegni per la
sottoscritta, specialmente lunedì, e così ho pensato “meglio prima che dopo” :D
Avvertenze per il capitolo:
Se durante il capitolo vi è venuto da sorridere in
continuazione nelle scene Olicity, non vi preoccupate, è tutto normale.
Il sorriso è contagioso anche attraverso le parole ;)
Povero Oliver, non sa in che guai si sta cacciando ahhahahahhaha
Come sempre, ma non lo smetterò mai di dire grazie
immenso a vannagio e a jaybree
^_^
Bene, a lunedì prossimo.