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Autore: Oldwhatsername_24    24/05/2014    3 recensioni
Dopo aver perso la donna che ama e la sua bambina, Billie Joe entra in uno stato di depressione, anche perché dopo il successo di American Idiot si sente un fallito sia a livello musicale che a livello familiare.
Ma quasi all'improvviso, una giovane donna e un giovane uomo che nella vita non hanno mai avuto nulla da perdere, gli faranno cambiare il modo di vedere le cose.
(Continuazione di "Now I wonder how Whatsername has been")
[dal testo...]
"Qualcuno dovrebbe parlare di una storia d'amore reale, basta cuori e amori, una alla Sid e Nancy, cazzo quella si che è una bella storia!"
"Sei volgare per essere una ragazza"
"E tu troppo per bene per essere una rock star"
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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With me.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
-G-
Ho immaginato questa casa in molti modi, ma nessuno neanche paragonabile a questo qui.
Perché è l’esatto ritratto di dove una come mia madre potrebbe vivere.
La casa ha le pareti bianche, in parte ricoperte dall’edera di un verde brillante che ci si arrampica sopra, e il tetto è spiovente.
I balconi del piano superiore sono in ferro battuto e decorato, e su di uno c’è una sedia a dondolo in legno con una vecchissima chitarra lasciata a riposare sopra.
Il giardino è ben curato e strapieno di fiori e alberi, lo steccato è bianco e di legno.
Sulla destra un enorme albero, con sopra una casetta, collega il balcone con la chitarra alla finestra della casa accanto: casa di Billie Joe.
Billie apre il cancello con una mano, facendomi segno di entrare, e io muovo qualche passo incerto sul vialetto di mattonelle di terracotta, beandomi del profumo delle camelie e dell’albero di mimosa.
Billie mi prende la mano, stringendola forte.
Aveva chiesto alla sua famiglia di andare a casa di mia madre, così da dare la “notizia bomba” a tutti quanti nello stesso momento.
Guardo i fiori che porto nell’altra mano e spero che il messaggio arrivi come ha detto Victoria.
Chiudo gli occhi e lui bussa il campanello, rompendo la quiete di quel quartiere.
La porta si apre, e una signora sulla sessantina, con i capelli marroni raccolti in una crocchia, apre la porta guardandosi intorno.
Riconosco la corporatura in quella di mia madre.
“Chi è?...OH SANTO CIELO!” esclama lei, portandosi una mano alla bocca quando mi guarda.
Faccio un timido sorriso, salutando con la mano che intanto Billie ha lasciato.
Lei alza una mano e la avvicina al mio viso, gli occhi totalmente persi nel vuoto.
Lascio che mi sfiori la guancia.
“Entriamo, Macy, lascia che ti spieghi tutto”
 
-
 
Seduta sul divano, con tutta la famiglia di fronte a me, mi sento tremendamente in soggezione.
Billie non mi lascia neanche per un secondo, e aspetta che tutti siano estremamente concentrati.
“Chi è questa ragazza, tesoro?” chiede Olly, la madre di Billie Jo…mia nonna, chiede mia nonna.
Billie prende un respiro profondo.
“Andrea. Lei è Andrea”
Nella stanza cala il silenzio.
Poi, qualche secondo dopo, Macy sviene ai nostri piedi.
Mi lancio su di lei in un secondo, sventolandola con la prima cosa che mi capita a tiro, e dandole dei deboli schiaffetti sul viso per farla rinvenire.
“Ehi?! Ehi?! Tutto okay?! Sveglia!”
La donna riapre gli occhi, e le sue iridi azzurre mi osservano a lungo.
Poi si mette seduta e posa ancora le mani sul mio viso.
“Andrea….”
Faccio un mezzo sorriso “Mi chiamano Gloria, adesso”
Lei mi abbraccia, lanciandomi le braccia al collo e cominciando a singhiozzare, e io la stringo forte a me.
Un attimo dopo mi abbracciano tutti quanti, e un sacco di mani mi sfiorano il viso, i capelli ormai tornati completamente rossi, le braccia…
Mio nonno sorride, e capisco che mia madre ha ereditato da lui il sorriso, e con lei anche io.
“Le somigli molto”
“Davvero? Secondo me assomiglia a Billie” dice Olly, senza mollarmi il braccio nemmeno per un secondo.
Conosco i miei cugini, mio zio materno e tutti quanti gli zii paterni, conosco il nuovo marito della madre di Billie e i miei nonni materni.
“Ma com’è possibile?” chiedono tutti, una volta superata l’euforia del momento.
Io vado a sedermi in un angolo del salotto, accanto a Christian, mentre BIllie Joe racconta ancora una volta l’assurda storia della nostra vita, nei minimi particolari.
Mentre loro continuano a parlare, io e Christian ci lanciamo in esplorazione della casa, puntando direttamente al piano di sopra.
La sua camera la trovo subito, sarebbe stato impossibile non riconoscerla: la porta è decorata da un meraviglioso dipinto di un ramo di ciliegio in fiore, la vernice è leggermente rovinata ma è disegnato magnificamente.
Apro la porta.
Non sono mai stata qui, ma qualcosa mi dice che questa camera non sia mai stata modificata da quando lei non c’è più.
C’è ancora un letto ad una piazza e mezzo con una coperta patchwork di un sacco di colori, poster di gruppi anni ottanta, un vecchio stereo, un armadio bianco pieno di adesivi e polaroid.
Dal soffitto pendono altre polaroid e molte decorazioni ricavate da vecchi cocci di vetro, che illuminano la stanza di mille sfumature una volta toccati dal sole.
Luce, questa stanza è piena di luce, così come era lei.
Così come vorrei essere io.
“Mi sarebbe piaciuto conoscerla” dice Christian, andando a guardare le polaroid sull’armadio, che ritraggono per lo più lei insieme a Billie, Mike, Trè e altri tre ragazzi che non conosco.
“Anche a me”
Apro la finestra e mi affaccio verso l’esterno.
Poi, con un salto, atterro sul ramo più grande dell’albero e cammino fino a raggiungere la casetta.
“Gloria? Dove cavolo vai?!”
Christian mi segue a ruota e alla fine siamo qui, nella casetta sull’albero dove vent’anni fa c’erano mia madre e mio padre, pieni di sogni e speranza come sanno esserlo solo gli adolescenti.
Nel silenzio degli alberi, Christian dice l’unica cosa che riesce a spaventarmi.
“Allora, ci stai ancora?”
Lo sguardo, inghiottendo l’amaro che mi è rimasto in bocca per pensare alla risposta da dargli.
“Non lo so”
Christian sospira, torturandosi le unghie della mano sinistra.
“Lo immaginavo”
“Ho appena ritrovato casa mia, Christian, non posso partire come se niente fosse poco dopo”
Lui mi guarda, prende la mia mano tra le sue e ne bacia le dita.
“E’ ancora il tuo sogno?” mi chiede poi.
Chiudo gli occhi e ci penso, Gloria, ma non puoi rinunciare ai tuoi sogni”
Abbasso lo sguardo verso il pavimento di vecchie tegole della casetta.
“Un anno è un sacco di tempo…”
Christian mi sorride.
“Abbastanza da cambiare il mondo”
“Tu cosa ne pensi?”
“Penso che quell’anno di volontariato in Africa sarebbe l’unico modo in cui possiamo lasciare un vero segno, l’unico modo per cambiare realmente la vita di qualcuno”
Annuisco, poi Christian capisce come mi sento e mi lascia da sola, tornando in camera di mia madre dal ramo.
“Gloria?” chiede qualcuno dal basso, qualche minuto dopo.
Mi affaccio dalla finestrella della casetta, la famiglia al completo mi sta aspettando ai piedi dell’albero.
“Cosa c’è?”
“Ti va di incontrare tua madre?”
 
-B-
 
Gloria si siede a gambe incrociate sull’erba, di fronte al marmo bianco, ancor più luminoso in questa bella giornata.
L’albero fa un po’ di ombra, ma il sole filtra tra i suoi rami illuminandole il viso.
Accanto alla lapide di W adesso c’è solo erba, perché la polizia sta cercando di rintracciare chi fossero i veri genitori della bambina che credevamo fosse Gloria.
Gloria sorride all’immagine di W e posa un fiore ai piedi della lapide.
“Ciao, mamma”
E in quel momento, vedendole finalmente riconciliate, penso che tutto vada bene.
E che almeno ho rispettato le promesse che le avevo fatto, e che farò in modo che Gloria viva la vita che ha sempre sognato in ogni modo possibile.
E così lei vedrà la luce, e anche io.
 
Ada
Finalmente questo tanto sofferto capitolo è arrivato! Chiedo davvero perdono per l’attesa, ma è un periodo stressante! Cercherò di essere più presente in futuro !
  
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