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Autore: LordNightmar3    24/05/2014    0 recensioni
Una casa sperduta in mezzo alla neve ed un terribile segreto nel bianco.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Il raccolto oggi è stato parecchio inconcludente»  disse il vecchio uomo lisciandosi la folta barba grigia, lasciandosi scappare un sorriso.
«Noto, noto» rispose una voce dall' altra parte della stanza buia ed incrostata di polvere.
"Suvvia Lèon, non abbatterti troppo. Abbiamo razioni per un' intera settimana, l' inverno non durerà per sempre».
«Sei sempre ottimista tu» disse l' altro sedendosi meglio sulla poltrona umida e scomoda.
Il vecchio emise una risata di gusto e si pulì gli occhiali con un panno, tossendo un poco.
Faceva veramente un freddo glaciale ed i suoi sospiri sembravano provenire da una teiera, cosa che, in base alla sua corporatura robusta, non poteva stupire.
«Papà, posso farti una domanda? » disse la voce nel buio quasi senza muoversi.
«Ovvio, dimmi tutto» tossì l' uomo mentre si inforcava nuovamente gli occhiali.
Un lungo sospiro attraversò la stanza gelida e nuovamente piombò il silenzio.
La coperta, dopo qualche secondo, si mosse ed il ragazzo prima seduto si alzò in piedi.
Nuovamente, un sospiro.
«Sei guarito dal-»
«Sì, sì, ma ascoltami bene ora» tagliò corto Lèon.
Lo sguardo del vecchio si alzò verso il volto del figlio che ora si trovava di fronte a lui.
«Dobbiamo fare qualcosa per questo problema, non puoi semplicemente fare finta di niente».
Il vecchio abbassò lo sguardo e si grattò il mento, quasi non lo avesse sentito.
«Padre, ti prego. Come hai detto tu non siamo messi male come dispensa».
Il vecchio finalmente lo fissò con i suoi occhi gelidi, timorosi.
Come poteva essere suo padre un uomo così?
«Avevi una domanda o sbaglio? ».
Lèon strinse i denti.
«Posso portare un solo pezzo di pane? ».
Il vecchio lo fissò a lungo e poi scoppiò in una risata.
L' aria glaciale ibernò il sorriso del padre e Lèon ancora una volta si chiese perché ce l' aveva tanto con quella... cosa.
«Padre» sbottò Lèon.
«Fallo, ma se perdi una mano morirai nella neve».
Il ragazzo guardò in tono di sfida il padre per qualche secondo ed alla fine gli girò le spalle.
«Tua madre non avrebbe voluto, lo sai».
Lèon si fermò davanti alla dispensa e fissò il pomello che rifletteva ancora un poco i giorni perduti, quando ancora tutto nella casa era nuovo.
«Mamma non è più qui» disse aprendo la piccola anta e cacciando la mano nella semi-oscurità.
Estrasse un pezzo di pane e diede un forte morso.
«Cosa hai in mente? » domandò il vecchio mentre dalla sua sedia fissava il giovane che prendeva la porta.
«Giustizia» fu l' unica risposta del giovane.
La porta cigolò e si aprì su uno scenario innevato, quasi completamente oscuro.
Erano gli ultimi istanti del tramonto.
Lèon si sistemò il suo pesante mantello e lo trascinò per qualche metro.
«Hey, non ti spaventare» disse, accucciandosi nella neve davanti ad una gabbia di legno rimediata con l' intreccio di corde e grossi bastoni a loro volta ricavati da grossi tronchi.
L' oscurità cresceva sempre di più.
La creatura all' interno di quella prigione era lontana da Lèon e tremava in maniera ben visibile.
Aveva una forma umana, ma probabilmente non era considerata tale da nessuno.
Un grosso ed aggrovigliato arto morto pendeva da quella che doveva essere, in uomo normale, la spalla destra.
Lèon tirò fuori il pezzo di pane e lo avvicinò cautamente verso le sbarre.
La creatura non si mosse di un millimetro e continuò a tremare, guardando il ragazzo negli occhi.
«Non hai fame? Certo che sei un' ingrata».
La creatura si mosse impercettibilmente di qualche passo, sempre rimanendo ben nascosta e quasi nella totale oscurità.
Lèon vide brillare i due occhi neri della creatura e sorrise.
«So che puoi sentirmi, le hai le orecchie, e non ho paura di te».
Delle dita umane uscirono cautamente dall' oscurità e presero il pezzo di pane che fu poi portato rapidamente nell' ombra.
«Papà non fa che parlare di te».
Un rumore all' interno di quella prigione costruita su misura fece intendere a Lèon che la bestia stava consumando la sua cena.
«Sei stata di certo una sorpresa per lui, credo».
Silenzio.
«Per me sicuramente» sorrise Lèon mentre si sedeva a gambe incrociate su di un cumulo di neve.
Ancora silenzio.
La creatura finalmente si mosse e tornò esattamente nella sua posizione di partenza.
«Mi chiedo perché non ti abbia ancora ucciso, ho visto molti uomini cadere per sue mani» continuò il ragazzo dal lungo mantello mentre disegnava simboli senza senso sulla neve.
Sorrise tra sé e sé.
«L' unica tua colpa è di essere sua figlia, d' altronde».
La creatura continuò a tremare senza badare alle parole del giovane che doveva apparirle come un grosso monolite nero nella quasi totale oscurità.
«Ho sempre desiderato una sorella. Qui ci siamo solo io e papà per moltissimi chilometri».
Ancora silenzio.
Gli occhi di Lèon si illuminarono all' improvviso, ma di una luce profondamente cupa, spettrale.
«Mamma non l' hai sopportato quel bastardo».
Sospirò e continuò a scrivere sulla neve.
«Meglio di no... » disse fra sé e sé.
La creatura ora sembrava scrutarlo nell' ombra, come interessata alle parole che aveva pronunciato.
Il ragazzo si alzò e scrutò per un attimo la gabbia senza dire una parola.
Voltò le spalle e si allontanò verso la porta di casa.
Mise una mano sulla maniglia, quasi congelata, e guardò nel buio.
«Buonanotte, forse un giorno... » disse e fu illuminato dal fuoco acceso nel camino.
 
  
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