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Autore: KillerQueen86    24/05/2014    4 recensioni
Rose, il Dottore e River cercando di salvarsi dalle ombre dentro la biblioteca, nel mentre tra loro tre la situazione è sempre più tesa, e per Rose sempre più dolorosa.
Quella donna lo confondeva, ma non poteva dire di non esserne affascinato. Non riusciva comunque a fidarsi di lei, non completamente. Scosse la testa cercando di concentrarsi.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Donna Noble, River Song, Rose Tyler
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autore: Ecco il terzo e ultimo capitolo di questo “episodio”. Scusate per l’enorme ritardo, ma purtroppo fino a Pasqua sono stata senza connessione e solo ora mi sono riuscita a concentrare per mettermi a scrivere la continuazione.

Spero di aggiornare prestissimo con “Midnight”.

 

Beta: Paolettazza e Feyilin

 

Capitolo 3

Dirsi Addio

 

Donna varcò la soglia della camera, ancora incredula su quello che il Dottore le aveva appena detto o per lo meno quello che lei era riuscita a tirargli fuori. Vedeva Rose fare avanti e indietro, mettere le sue cose in valigia. Non credeva che sarebbe mai successa una cosa simile. Li considerava inseparabili, testardi e a volte molto stupidi si, ma mai, mai avrebbe pensato di vederli separarsi.

"Allora è proprio vero" disse facendo sobbalzare Rose che si voltò verso la rossa, il viso arrossato, gli occhi lucidi. Aveva pianto fino a poco prima.

"Te ne stai andando" continuò Donna avvicinandosi.

Rose distolse lo sguardo e continuò a sistemare le sue cose in valigia.

"Perché adesso?" chiese la rossa non riuscendo a capire il comportamento di Rose e rendendosi conto che le stava tenendo nascosto qualcosa.

"Perché ne ho bisogno”, rispose senza mai alzare lo sguardo.

Donna la prese gentilmente per un braccio costringendola a voltarsi.

"Di tutti, credevo che tu non lo avessi mai lasciato solo, se non costretta" le disse con dolcezza.

"Le cose cambiano" rispose lei liberandosi dalla sua presa e riprendendo a sistemare.

"Rose, lui ora ha bisogno di te" continuò la rossa.

"Lo so, dannazione" disse irritata Rose guardandola negli occhi per la prima volta.

"Credi che non lo sappia, credi davvero che voglia lasciarlo, lasciare questa vita?" disse stringendo i pugni.

"Allora non farlo, rimani" la rimproverò lei.

"Non posso più farlo, non lo capisci?!" scattò lei improvvisamente.

"Lui ha bisogno di me, lo so, perché anche io ne ho bisogno, ma non posso aiutarlo se sono a pezzi. Mi sento tirare da tutte le parti e non riesco più a trovare la mia tranquillità" lo disse con le lacrime che scendevano copiose sul viso. Donna si avvicinò e la lasciò continuare, perché sapeva che quella era solo la punta dell'iceberg.

"Dopo tutto quello che è successo, il Maestro, Astrid, Pompei, Luke, Jenny, River, il collegamento che avevo con lui era l'unica cosa a mantenermi in forze, a consentirmi di andare avanti, ma adesso che lui non riesce più a tenermi neanche per mano non riesco più a fingere che tutto vada bene" disse con disperazione piegandosi sulle sue ginocchia. A Donna strinse il cuore, sapeva che Rose stava male, ma non avrebbe mai immaginato che fosse a pezzi. Si avvicinò e si piegò anche lei sulle ginocchia abbracciandola.

"Perdonami, sono un'egoista, perdonami, non posso aiutarlo" continuò disperata stringendosi a lei.

"Shhh calma, non sei un'egoista" la cullava tra le sue braccia accarezzandole la schiena e cercando di darle un minimo di conforto.

 

Una piccola scossa la costrinse a reggersi alla ringhiera, il Tardis si fermò, la colonna centrale cessò di fare su e giù. Rose aveva gli occhi fissi sulla porta, non aveva il coraggio di guardarlo, se lo avesse fatto la sua certezza di fare la cosa giusta sarebbe crollata inevitabilmente e alla fine sarebbe rimasta. Chiuse gli occhi ripentendosi il perché di quella decisione, doveva potersi proteggere e andare avanti con la sua vita.

Sentì i passi alle sue spalle e fece un respiro profondo. Donna stava per salutarla e quindi doveva voltarsi. Lo fece lentamente cercando di concentrarsi sulla sua amica che le sorrideva tristemente.

“Sei proprio sicura?” chiese accarezzandole il braccio. Rose annuì con la testa, pur sapendo di mentire.

“Quando avrai bisogno di parlare, hai il mio numero, chiamami subito” si assicurò la donna con dolcezza, Donna sapeva che lei non l'avrebbe chiamato, sapeva anche che lo avrebbe evitato per non cadere nella tentazione di lui.

“Prenditi cura di lui, mi raccomando” disse semplicemente per poi abbracciarla dolcemente.

“Stammi bene, Rose Tyler” la salutò infine sciogliendosi da quell’abbraccio. Donna si allontanò e Rose ne approfittò per prendere la borsa a tracolla, doveva dirgli addio, gli doveva almeno questo. Quando la rossa lasciò la stanza, il Dottore si avvicinò a Rose.

“Hai preso tutto?” chiese freddamente senza guardarla negli occhi. Le faceva dannatamente male quel tono, ma era stata lei a volerlo e doveva andare fino in fondo.

“Credo di sì” rispose guardando a terra. Rimase per alcuni minuti così in silenzio, aspettando un qualche segno dell’altro.

“Sarà meglio che vada, mia madre avrà sentito il Tardis e sicuramente ti costringerà a rimanere” disse spezzando quel silenzio e forzandosi di guardarlo negli occhi.

“Abbi cura di te Dottore” si raccomandò con le lacrime agli occhi, lui annuì lentamente continuando a evitare i suoi occhi.

“Porta Donna in qualche posto bello e rilassante, dimostrale che l’Universo non è solo dolore e paura” continuò con la voce tremante. Prese in mano il suo borsone e si diresse verso la porta, prima però si fermò nuovamente, sentiva il Tardis contrariato per quella decisione, posò il borsone e si avvicinò a una delle colonne accarezzandola.

“Addio mia vecchia amica” disse sottovoce, la nave rispose un po’ indispettita.

Per un'ultima volta Rose guardò il suo Dottore fermo con le mani in tasca nel suo completo marrone, la consapevolezza della sua scelta la investì, dovette deglutire un paio di volte per evitare di scoppiare a piangere, si aggrappò alla sua forza di volontà per soffocare la voce che le urlava di non andare, di correre da lui, lottare anche per loro.

“Addio Dottore” disse con la voce rotta dalle lacrime, sospirò ancora una volta, prese il suo borsone e uscì da quella cabina, camminò senza voltarsi indietro, quando sentì il Tardis, si voltò per vedere un'ultima volta quella buffa cabina che per quasi quattro anni aveva considerato casa. Il borsone le cadde dalle mani, tentava di aggrapparsi alla consapevolezza di aver fatto bene, di aver agito per il bene di entrambi, ma non riuscì più a trattenere le lacrime che scivolavano copiose sulle sue guance.

“Rose” la voce di sua madre le arrivò alla spalle, si voltò nella sua direzione, vedendo la confusione sul suo viso, lasciò andare il borsone e le corse incontro e, quando le braccia della madre la circondarono, si lasciò andare ad un pianto disperato e liberatorio. La madre non disse nulla, la strinse solo a sé e tentò di consolarla con parole di conforto. Sapeva che la donna non le avrebbe fatto pressione, le avrebbe lasciato il tempo necessario e poi le avrebbe spiegato cosa era successo. Forse, con il passare dei giorni, la voce che continuava a urlare di tornare da lui avrebbe capito che questa era la cosa migliore. Forse, finalmente poteva riprendere in mano la sua vita, o almeno aveva bisogno di credere questo, perché la scelta era dannarsi per aver mandato via l’uomo della sua vita, l’unica persona che avrebbe mai amato.

 

Fine

 

   
 
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