-Si può sapere qual è il tuo problema?- le urlò contro Zoro.
-Tu! Tu sei il mio problema!- rispose con lo stesso tono di voce Nami.
-Perché? Vorrei sapere il perché!- chiese esasperato.
-Lo sai il perché!- gli disse, altrettanto alterata.
-Non è vero!- insistette lui.
-Invece sì!- gridò la Navigatrice.
-Non ti sopporto più! Basta!- chiuse il discorso lo Spadaccino, voltandole le spalle per andare in palestra.
-Non scappare, Roronoa!- lo arpionò, pungendolo sul vivo, tanto che quello si voltò all’istante e tornò sui suoi passi per fronteggiarla di nuovo.
-Io non scappo!- ci tenne a precisare, puntandosi un dito al petto.
-No? Allora non voltarmi le spalle idiota!- ribattè l’altra.

Decisamente imbestialito, le si fece più vicino, tanto da sentirne il profumo e sfiorarle il naso con il suo.
-Sta’ zitta, Strega.- le sibilò in viso a denti stretti -Non sono affari tuoi.
-Sì che lo sono!- si impuntò la rossa.
-No! Mai lo sono stati e mai lo saranno!- esclamò infine lui, con un tono così cattivo ed uno sguardo che la raggelò.
Si mosse verso lei, che indietreggiò prima di un passo, poi di un altro, incespicando sulle assi del ponte, fino a sbattere la schiena contro la paratia di legno.

Non osò profferir parola, limitandosi a fissarlo col terrore negli occhi, non avendo mai visto Zoro adirato sino a quel punto; le parve di non riuscire a respirare per quella che le parve un’eternità, mentre sentiva distintamente i battiti accelerati del suo stesso cuore pulsarle nelle orecchie.
Dopo un’ultima occhiata ammonitrice, corredata da ringhio basso e profondo, lo Spadaccino le voltò le spalle e si diresse a grandi falcate verso la sua meta, lasciandola impietrita, con le spalle nude contro il legno ruvido, gli occhi lucidi con le pupille dilatate per lo spavento e il fiato corto.

Rufy e il resto dei compagni tornarono sul tardi, poco prima di cena, e il chiacchericcio chiassoso e allegro, fece affacciare Nami dal suo studio.
Il Capitano la salutò con la mano e un gran sorriso sul volto, poi le gridò: -Nami! Dov’è Zoro?
Lei si rabbuiò in viso ed esclamò: -Non è affar mio!- quindi si rintanò nuovamente nel suo angolo.