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Autore: shadowmemories    25/05/2014    2 recensioni
Dal testo:
"I suoi occhi brillavano di una luce ormai tremula, costantemente lucidi a causa delle medicine e di lacrime trattenute per amore. "
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice

Mi ritrovo a ringraziare il mio amato Paul per questa flashfic, che inizialmente era una brevissima drabble. L'ho scritta presa dall'ispirazione data dalla voce di quell'uomo in Hosanna, che vi consiglio di ascoltare durante la lettura ( http://www.youtube.com/watch?v=uJcYPGZe0PM&feature=kp ). E' una canzone meravigliosa, e spero che McCartney non mi maledica per averne fatto quest'uso. Anyway, spero vi piaccia e mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
Un bacio, el.

 

 

 

 

 


Time is flying by us every day,

I wanna hold you in my arms.

 

 

 

 

 

Il tempo scorse troppo velocemente quella primavera. Primavera che lui non poté vivere e respirare a pieni polmoni, incatenato da una malattia incurabile che tra migliaia di possibili altri, aveva scelto lui. Puri boccioli di rose rinvenivano nel vaso adagiato sul davanzale della finestra, lui appassiva sotto i miei occhi. Ogni giorno il sole splendeva, ogni giorno il suo pallore oscurava il vivo colore della sua pelle. I suoi occhi brillavano di una luce ormai tremula, costantemente lucidi a causa delle medicine e di lacrime trattenute per amore.

Ho sempre amato la primavera. La primavera portava con sé i delicati boccioli, di cui i semi erano stati piantati da lui l'anno prima con cura e dedizione. I fiori per lui erano le fiabe più belle di sempre. Conosceva i significati e la storia di ciascuno, tenendoli per sé come il più grande dei tesori. Amavo la primavera, che con un timido sole e una fresca brezza rinsaniva l'animo dalla rigidità dell'inverno. L'amavo perché portava con sé la voce di Paul McCartney nel giardino di casa nostra, quando seduto sul dondolo sotto il portico contemplavo il mio ragazzo dedicarsi alla sua arte.

Quest'anno la mia amata aveva deciso di non concederci la sua bellezza, di donarla a qualcun altro. Che ce ne fossimo beati troppo a lungo? Ogni notte mi chiedevo se avessimo già avuto tutto. Mi chiedevo se mai avessimo avuto troppa felicità, troppo amore, e fosse giunto il tempo della fine del nostro idillio. Non potei fare nulla e nulla feci. Rimasi accanto a lui, letteralmente. Non sentivo il bisogno di mangiare, o dormire. La mia vita si era completamente annullata nel momento in cui il termine della sua fu stabilito. Avrei voluto sapere chi avesse stabilito quel termine. Termine incontestabile, se deciso da qualcuno più in alto di noi. Che le Moire, stanche di ammirare lo scorrere del filo che era la sua vita, avessero deciso di spezzarlo? Non ebbi nulla a cui aggrapparmi, all'udire la notizia. “Ventotto giorni di vita rimanenti”; mezza verità, poichè la vita terminò nel momento in cui vennero pronunciate queste parole.

Si spense lentamente. In una manciata di minuti, dal punto di vista medico. Minuti che per me furono una straziante eternità. Gli occhi, stremati, si oscurarono, e fu come se l'inverno avesse deciso improvvisamente di tornare a prevalere sulla puerile gioia portata dalla primavera. Il respiro si affievolì, gli permise solamente di sussurrare un debole "ti amo" prima di arrestarsi. Il cuore, cuore che avrei sostituito con il mio, se solo mi fosse stato possibile, cessò di battere. Mi guardò negli occhi con una forza che non so dove riuscì a trovare, e mentre accarezzavo il dorso della sua mano, il sole tramontò e l'ombra calò sui suoi occhi, che si chiusero per l'ultima volta.

  
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