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Autore: Cioccolataconpanna    25/05/2014    7 recensioni
[STORIA SOSPESA]
Amore,odio,litigio:questo è il Klaroline.
Long story Klaroline,dedicata alla coppia che amo,ma che qualcuno sta distruggendo.
Le cose tra Caroline e sua figlia,non vanno rose e fiori:Ryan è sempre più arrogante,irascibile ed intrattabile e Caroline non sa cosa fare,perchè in fin dei conti la colpa è sua.
Le cose precipitano quando Klaus fa il suo ritorno,mettendo a dura prova il loro rapporto madre e figlia.
Un altro problema si aggiunge:Ryan,la figlia dell'Ibrido Originale e della dolce vampira,concepita grazie ad un incantesimo della potente Davina.
La vampira è confusa:tra una figlia adolescente ed un ibrido stalker da gestire,Caroline,deve fare scelte che cambieranno per sempre la sua vita.
Sempre nella giusta direzione,grazie alla famiglia e i suoi strambi amici,Caroline deve proteggere la cosa a lei più cara:Ryan.
Dal testo:
Io e lo zio Damon ci accomodammo al banco,mentre quest'ultimo ordinava da bere.
“Ehi,zio D,qui non possono servire alcool hai minorenni” feci notare.
p.s=contiene accenni Delena
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTE PRE CAPITOLO:Ciao mie lettrici,mi scuso immensamente per il ritardo!In oltre sto postando questo capitolo per la centesima (?) volta. Ho riscontrato numerosi problemi nel postarlo,in quanto toglieva certe parti del discorso,ma ora spero che vadi bene!Ringrazio ancora tutti per la presenza e per le recensioni!Un abbraccio


 

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Siamo creature stupide e incostanti,con la memoria corta e un grandissimo talento per l'autodistruzione.

Il canto della rivolta- Suzanne Collins

 

‡‡‡

 

POV Klaus

Fino da quando ero bambino, avevo sempre avuto la capacità di scoprire quando la gente mentiva. Grazie a questa capacità, ero sopravvissuto per più di mille anni. 
Quando la gente mentiva, era come se un alone scendesse su di loro,rendendoli appannati. Non importava quando fossero bravi a mentire,io ero meglio della macchina della verità. Questo aveva comportato secoli di distruzione, rabbia e vendetta.
Era per questo motivo che non sapevo come reagire alle parole di Caroline: Ryan, l'adolescente svitata e dalla rabbia facile, era mia figlia...nostra figlia.
Il sogno di ogni vampiro della Terra era diventato il mio incubo personale. Tutti i vampiri volevano avere un figlio biologico, perché io no?
Mi bastava Chantal, anche se nemmeno lei avrei voluto avere.
Ma da quando quella ragazzina era comparsa nella mia vita, a modo suo, l'aveva migliorata. L'aveva colorata con mille sfumature, facendomi sentire un po' meno l'uomo freddo e calcolatore che ero.
Ma comunque rimanevo dell'idea di non avere figli. Non ero la persona adatta per crescerne uno, visto il padre che avevo avuto.
Mikael non aveva mai vinto il premio “Padre dell'anno”, anzi, forse non conosceva il significato della parola padre. Era sempre stato un uomo duro, freddo con i mie fratelli e in particolare con me. Aveva incominciato ad odiarmi quando scoprì che non ero in realtà suo figlio, ma frutto di una scappatella di mia madre con un licantropo del villaggio. Da allora mi umiliò in tutti i modi possibili,come se la mia vita per lui non avesse nessuna importanza. Non feci mai in tempo a conoscere il mio vero padre che Mikael, per vendetta, lo uccise.
Non avevo mai visto Mikael,abbracciare Rebekah o congratularsi con Elijah per il bottino di caccia, e l'unico scopo della sua vita era distruggermi,fisicamente e psicologicamente. Nei secoli avevo sempre avuto paura di lui: da umano mi aveva terrorizzato, lasciando che le sue minacce si insediassero dentro di me, non facendomi chiudere occhio la notte. Avevo dormito sonni tranquilli solo quando lo avevo visto bruciare sotto i miei occhi, solo quando il suo corpo era diventato carbone. Avevo gioito alla morte della persona che mi aveva cresciuto.
Non solo non volevo un figlio, ma ora mi ritrovavo con due figlie. Due figlie in preda alle crisi ormonali e alle fasi ribelli dell'adolescenza... il sogno di ogni uomo.
Detestavo Ryan, quella ragazzina riusciva a farmi perdere le staffe come solo sua madre sapeva fare. Lei mi aveva tenuto lontano dalla mia Caroline per sedici anni, obbligandola a nascondersi da me. 

Se proprio dovevo avere un altro erede,non avrei voluto fosse lei.
Purtroppo quella foto diceva l'esatto contrario: non si poteva non notare quanto la nostra somiglianza fosse palese.
Ancora non riuscivo a comprendere come non avevo fatto ad non accorgermi della nostra somiglianza la prima volta che mi aveva aperto la porta di casa sua.
Ero stato subito colpito dai suoi occhi: erano troppo simili hai miei, stesso taglio e stesso colore, ma non ci avevo mai dato troppo peso. Non avevo mai fatto particolarmente caso al suo aspetto fisico, ero sempre troppo preso ad ammirare la bellezza sfolgorante di Caroline. La sua luce riusciva a mettere in ombra qualunque donna fosse nei paraggi.

In più di mille anni avevo visto le più belle donne al mondo, ma nessuna di loro era paragonabile a lei. Erano tutte frivole e altezzose, mentre Caroline... non esistevano parola per descriverla. Lei era unica. Forse se al primo impatto sembrasse una normale bionda superficiale, lei era un vulcano attivo: forte, testarda, cocciuta ed indipendente.
Caroline era un bellissima stella che riusciva a portare luce nei meandri più bui del mio cuore. Caroline era la mia Stella Polare.

Rabbia. Provavo solo quella.
Perché, sorvolando il fatto che avessi una figlia con Caroline, Ryan Forbes era l'unica arma che poteva uccidermi. Genevieve,una delle streghe più potenti al mio servizio,era riuscita a togliere l'incantesimo dell'indistruttibilità del paletto,così da poterlo bruciare. Dovevo essere invincibile, ma evidentemente non era destino.
Tutto quello che le succedeva, capitava anche a me. Se un comune paletto di legno l'avrebbe uccisa, io l'avrei seguita a ruota nell'altro mondo.
Per questo motivo dovevo ucciderla prima che completasse la sua trasformazione. Non mi importava se era mia figlia e se avrei perso Caroline per sempre, ero un egoista: la sua vita per la mia.
Ed io avrei sempre scelto la mia, qualunque si sarebbero rivelati essere i danni collaterali.

 

‡‡‡


 

Avevo cercato per tutta Chicago il posto dove lei e la sua famiglia si erano nascosti, ma i miei tentativi erano stati vani. Erano svaniti nel nulla, come se un vortice li avesse risucchiati e spediti in un altra dimensione.
Ma non dovevo demordere, avevo un solo scopo: uccidere quella ragazzina prima che fosse stato troppo tardi... ed io ottenevo sempre ciò che volevo.
Solo quando dei tagli profondi si manifestarono sulle mie braccia capii che non avevo più speranza per adempire al mio piano. La trasformazione doveva essere già in uno stadio troppo avanzato per potere interferire. Ryan ed io eravamo ormai legati per sempre.
Era la mia condanna a morte,ora avevo anche io un Tallone d'Achille...di nuovo.

Delle fitte toraciche mi attaccarono,obbligandomi ad accasciarmi al suolo trattenendo gemiti di dolore, mentre il mio sangue, provocato dai tagli brucianti, colava placidamente.
Delle immagini pervasero la mia mente, rendendola affollata come il mercato del venerdì mattina.
Non riuscivo a distinguerne il contenuto, ma sapevo che erano ricordi... ed erano quelli di Ryan. 

"Ryan,piccolina,non correre sul bordo piscina,è bagnato!Bambina mia,guarda che poi ti farai male!" la riprese seccata la vampira bionda.

La piccolina non ascoltò le parole della madre e continuò a correre,divertita da quel nuovo gioco. I capelli ambrati erano raccolti in una crocchia disordinata,mentre le frange del suo costumino rosa sventolavano per la corsa,cosa che divertiva molto la piccola Ryan. "Guardami mammina,sono più veloce del vento!" gongolò la bambina.

Caroline non poté trattenere un sorriso,nel vedere quanta innocenza ed ingenuità fosse presente in sua figlia. 

Sbattei le palpebre convulsamente,ritornando alla realtà.

Ero sorpreso:fino a dove si estendeva il mio legame con lei?

Un sorriso da calcolatore,si dipinse sul mio viso:la ragazzina mi sarebbe stata molto utile contro i suoi preziosi amichetti, ma al tempo stesso sarebbe stata anche un grandissimo punto debole. Chiunque voleva il trono di New Orleans l’avrebbe usata contro di me,ma essere sempre al corrente di cosa complottava la Banda Salvatore,era utile.
Poi un urlo si divampò nella notte: era l'urlo di Ryan.

Sentivo tutto quello che le stava capitando, sentivo tutto quello che provava. E lo stavo provando anche io.Paura, dolore, rabbia.
Usando il mio super udito,inseguii l'urlo proveniente da quel parco abbandonato.
Mi nascosi tra gli arbusti, invisibile agli occhi degli altri presenti, lottando con tutto me stesso per impedire la mia trasformazione in licantropo. Sentivo ogni mio arto spezzarsi e contorcersi, ma sanarsi un attimo dopo; gli occhi divennero gialli e i canini uscirono senza il mio comando.
La ragazzina era accerchiata dai babbei Salvatore, i fratelli Gilbert, la streghetta e lei. La mia Caroline aveva il viso visibilmente provato, i crini dorati erano incollati sulla fronte imperlata di sudore, gli occhi vitrei fissavano con dolore la figlia che si contorceva per le convulsioni.
Ryan...stava soffrendo davvero. Il suo corpo si contorceva sempre con più forza, mentre la povera ragazza supplicava che la sua agonia finisse.
Un po' di tempo passò prima che Ryan si trasformasse in lupo e perdesse completamente il controllo, iniziando ad attaccare la sua famiglia.
Non sapevo cosa mi avesse spinto ad intervenire, ma non so come riuscii a fermarla ed a farla calmare. 
Dovevo tenere quella ragazzina in vita, fosse l'ultima cosa che facevo.

 

‡‡‡
 

POV Ryan

Non sapevo trovare le parole adatte, per descrivere come mi sentissi in questo momento. Diversa era la prima che avevo trovato.
Sentivo che tutto intorno fosse diverso, era come se fossi stata catapulta in una dimensione parallela alla mia. Eppure tutto era rimasto invariato: erano le stesse pareti sbiadite dal tempo, la stessa trapunta rosa che possedevo da quando avevo memoria, l'identico letto cigolante... Ero solo io che guardavo con occhi diversi. Era come se avessi un paio di occhiali a Raggi X, che mi permettevano di vedere perfettamente ogni più piccolo dettaglio.
Se mi concentravo attentamente potevo vedere delle macchie sulle coperte... Rabbrividii per il disgusto: non era nel mio interesse personale scoprire a chi appartenevano.
Avevo un udito finissimo: captavo spezzettoni di conversazione telefoniche ad un raggio di dieci chilometri da me; sentivo i mormorii dei vicini; le caffetterie affollate e le loro macchine da caffè tostare i chicchi di caffè, spargendo nell'aria un' aroma gradevole; e la quiete totale di casa mia...strano, a quell'ora mia madre doveva essere già sveglia e intenta a preparare due tazze di cappuccino.
Mi sentivo nuova, rinata, una versione migliorata e aggiornata della Ryan Billie Forbes di sempre. Ero rinata dalle mie stesse ceneri, come una fenice.
Ero immortale, senza tempo, senza preoccuparmi delle convenzioni che prima erano di vitale importanza,come andare ogni venti minuti in bagno perchè madre natura ti aveva donato una vescica grande quanto una nocciolina,oppure che scherzi fare a Chantal la mattina seguente.

Ero tutto quello che nei miei sogni più oscuri avevo voluto essere: invincibile.

Sentivo di avere il controllo su tutto: le emozioni che negli ultimi giorni mi avevano sottomesso sembravano essere del tutto accantonate in un angolo del mio corpo.
Ma quello che era successo la sera precedente era imperdonabile: stavo per uccidere una povera innocente, che con me non centrava nulla, e avevo voluto uccidere la mia famiglia. Okay, lì era stato il lupo-Ryan a provarci, non avevo nessuna colpa, ma...okay non c'era nessuna scusa. Tanto valeva arrendermi e smettere di cercarne una valida. 
Non sapevo di essere così forte mentre ero licantropo, anzi, oserei dire un bellissimo licantropo dalla pelliccia bianca e candida come la neve di fine dicembre. Ero quasi riuscita a infrangere la barriera magica di Bonnie.
I miei istinti erano solo guidati dalla voglia di uccidere: uccidere, dettava la bestia che era in me e quando finalmente era uscita fuori, aveva proprio tentato di farlo. Ma ad un tratto si era calmata, perché aveva visto lui. Niklaus Mikaelson era lì, nel parco abbandonato, con un espressione iraconda e rabbiosa in viso,che mi imponeva di fermarmi. E ci era riuscito, non so con quale incantesimo, avevo tranquillamente aspettato l'alba ed mi ero ritrovata a casa mia nel mio letto. La me-licantropo, forse aveva compreso che Klaus era un alfa e non si doveva disobbedire ai suoi ordini.
C'era solo una domanda che pulsava vivida nella mia testa: che cavolo ci faceva lui lì? Insomma, fino a pochi giorni fa voleva la mia testa ed ora...? Non riuscivo ancora a capire e sicuramente la risposta che cercavo non sarebbe arrivata in un futuro immediato, o comunque avrei sudato per riuscire a estorcerla da qualcuno.
Per il momento avrei lasciato perdere, mi sarei goduta il mio primo giorno da ibrido-vampira tranquillamente. 
Quale era la prima cosa che avrei voluto fare? Ah già! Dovevo ingozzarmi di schifezze fino a vomitare. Ora come ora, la dieta non era più un mio problema.
Nel pensare al cibo, sentii la mia gola infiammarsi e bruciare come il fuoco: ah giusto, vita nuova, fame nuova. 
Volevo riprovare la sensazione del sangue scendermi giù per la gola: quella prima e unica volta in cui, impacciata ma guidata dall'istinto animale, avevo affondato i canini nel collo della ragazza, mi ero sentita completa. Forza, agilità, senso di indistruttibilità, ogni pezzo del puzzle combaciava alla perfezione...ne valeva la pena?
Mi stiracchiai ancora un pochino,massaggiando i muscoli doloranti e lievemente atrofizzati dalla sera precedente. Sentivo, forse per via della trasformazione, le articolazioni scricchiolare come quelle di una settantenne con seri problemi alle ossa. Scrocchiai rumorosamente le nocche e le ginocchia ed infine decisi di andare in cucina... sì, a mangiare o meglio bere la mia colazione.
Alzai le coperte e mi sollevai dal letto... troppo velocemente. 
In meno di un battito di ciglia, ero già sulle mie gambe e con la mano sul pomello della porta di camera mia, stringendolo fino quasi a sgretolarlo. Dovevo urgentemente imparare a controllare le mie nuove abilità di neo ibrido-vampira.

"Dimenticavo … super velocità" sbuffai sonoramente, un po' esasperata, passandomi una mano sulla fronte.
Però non mi dispiacevano per niente: vita nuova, abitudini nuove e questo metteva in conto molti benefici... e anche molti svantaggi.
Mi avviai con lentezza estrema verso la cucina, coprendomi con una mano gli occhi dai raggi di sole, decisamente fastidiosi ,che picchiavano sul mio volto.
Ryan devi solo abituarti a tutto questo, come ti devi abituare alla fame. No, no, che stai facendo? Non pensare a questo ora! mi sgridò piccata la solita vocina fastidiosa, mentre immaginavo un succulento bicchiere di sangue fresco.
"Che c'è?Ho fame!" ribattei,ad alta voce,leggermente disorientata,come se fosse la cosa più logica del mondo.
La gola continuava a pizzicare e a prudere lievemente, come se avessi appena ingoiato delle ortiche.
Le mani incominciarono a sudare e il corpo a tremare, mentre sentii il mio viso tendersi e trasformarsi in quello da ibrido: non pensavo che la fame mi riducesse così.
Setacciai ogni cassetto, ma niente, feci sbattere le ante degli armadietti della cucina senza trovare del sangue ed aprii più volte il frigorifero e il congelatore, ma neanche li trovai quello che cercavo.
Stavo già iniziando a spazientirmi e sentii un moto di rabbia riscaldare le mie membra. Questo non era un buon segno.
"Cerchi questo?" mi sorprese un voce atona mentre sentivo sventolare una sacca di sangue in aria. Anche se era sigillato in una sacca di plastica ed io ero girata di spalle e accucciata sulle mie ginocchia, riuscivo comunque a sentirne il delizioso aroma metallico spargersi nell'aria. Stupido super olfatto da sacco di pulci, questo rendeva mille volte più difficile controllarmi.
Mi voltai verso mia madre, rivolgendole uno dei più solari e, allo stesso tempo, inquietanti sorrisi... sorridere mentre avevo i doppi canini snudati e gli occhi gialli e neri,non era di certo il miglior modo di dire buon giorno, specialmente se affamata.
Mia madre era seduta pigramente con la gamba destra attorcigliata sinuosamente alla gamba della sedia, mentre l'altra era poggiata tranquillamente sul ginocchio destro. Portava soltanto dei pantaloni della tuta nera sgualciti ed un maglietta bianca stropicciata. I suoi capelli erano un unico groviglio dorato, gli occhi vitrei e gonfi e rossi per le lacrime versate. 
Non sembrava lei, Caroline Forbes, la quintessenza della perfezione, sempre ben curata e posata per ogni occasione, un sorriso benevole stampato in viso e la luce irradiata da tutti i pori della pelle... non avevo mai visto questa versione mogia e spenta di mia madre. Sul suo viso ombreggiava una smorfia di tristezza, che faceva venire voglia di tentare immediatamente il suicidio. 
"Mamma?" bisbigliai, ritirando i canini e avvicinandomi a lei lentamente."Perché sei conciata così?" domandai titubante, non trovando le giuste parole per non offenderla. Non volevo peggiorarle l' umore, vederla così triste, così spenta, così non lei... mi aveva leggermente turbata.
Lei, alzandosi dalla sedia, ignorò la mia domanda e si avvicinò ad un armadietto della cucina. Si alzò leggermente sulle punte dei piedi e aprì un anta, estraendo un bicchiere di vetro con una profonda crepa.
Prese la sacca di sangue e con un gesto secco dei denti la aprì, versando poi il contenuto nel bicchiere e porgendomelo.
Un profumo delizioso e pungente arrivò alle mie narici, riattivando così i miei istinti da predatore. 
"Bevi, sicuramente avrai sete" mi incoraggiò mia madre, mentre una ruga di tristezza calò sul suo volto d'alabastro. 
"È AB negativo: personalmente è il migliore sulla piazza!" cercò di sdrammatizzare lei: evidentemente ,dalla mia smorfia di disappunto capì che non aveva avuto un buon risultato.
Con le mani tremanti presi il bicchiere e lo portai alle labbra. Inspirai sognante quella dolce fragranza, perdendomi in essa.
Da umana (fino a ieri mattina) non avevo mai pensato che il sangue avesse un odore così...delizioso. Ero sempre stata convinta che non avesse alcun sapore, come anche nessun odore. Stupide convinzioni da umana.
Il sapore del sangue... non aveva parole. L'avevo assaggiato solo una volta, ma era bastata per farmi capire che era la cosa più buona che avessi mai gustato in vita mia. Non era la pizza di Pizza Hut o le ciambelle con glassa bianca di Starbucks,il sangue era paradisiaco.
Non aveva un gusto preciso ,non si poteva specificare. Sì, il sapore metallico dominava le papille gustative, ma non era solo quello. Era tutto quello che volevo che fosse.
Sentivo i miei canini fremere d'impazienza, volevano subito quel dolce liquido tutto per loro.
Non volevo più aspettare così tracannai tutto il bicchiere avidamente. Un calore piacevole si espanse in tutta la gola,riscaldando le membra del mio corpo freddo. Mi sentivo nuova, come se il sangue mi donasse la vita. Il sangue era vita.
Ma il mio corpo ne esigeva dell'altro, io ne desideravo altro.
"Mamma,non è che potrei..." lasciai volutamente la frase in sospeso, presa da un attacco di vergogna.
Lei scosse la testa."Per ora no,verso mezzogiorno. Voglio che ti abitui ad tre sacche giornaliere, così non rischierai di...".
"Uccidere qualcuno?" domandai stizzita. Perchè aveva paura di dire quella parola? Che male c'era, io non avrei mai ucciso nessuno,comunque.
Lei annuì,iniziando a torturarsi una ciocca di capelli ."Io ho ucciso,Elena e Stefan pure,di Damon non ne parliamone. Tutti noi abbiamo del sangue sulle nostre mani,chi più e chi meno,ma le nostre mani sono sporche. Sia chiaro,che non voglio che succeda anche a te".
Avevo sempre saputo che mia madre aveva ucciso un uomo e sapevo che il fardello del senso di colpa lo portava sempre in spalla: lei non poteva dimenticare, ma lo aveva superato. 
"Allora,come ti senti...ti fa ancora male?" chiese con voce spezzata,cercando di cambiare discorso.
Non avevo mai provato così tanto dolore come ieri sera. Mi stavo spegnendo lentamente tra atroci fitte di dolore; il mio battito cardiaco si era affievolito fino a fermarsi del tutto; se prima le mie mani erano calde,osavo dire umane,ora erano fredde. Come il freddo che soffiava dentro di me,lì dove una volta il mio cuore batteva veloce e con vita. 
Ero morta. 
Morta. Morta. Morta.
Cadi ora dal fico? Certo che sei morta, ragazza mia! commentò quella seccante vocina di sempre. Si faceva sentire sempre nei momenti peggiori.
Oh mio Dio, sono morta. Io sono morta. MORTA! Sono un cadavere ambulante, mi correggo, un fottuto freddo cadavere ambulante! Non ho un cuore e per abbracciare gli altri dovrò mettere dei guanti.....
Avevo dimenticato di essere... non riuscivo a dirlo, perché ancora non ci potevo credere. Iniziai ad andare in iperventilazione ed ad agitarmi sul posto. 
Le certezze di poco prima erano svanite e mi ritrovai nel panico più totale: ero morta per sempre e non si poteva tornare indietro. Ah, dimenticavo, io ero nata morta ed in teoria non avevo mai vissuto una vita vera. Io non ero mai esistita.
Non riuscivo più a capire niente e la testa fumava,per le troppe informazioni. 
"Ryan…" mormorò mia madre, preoccupata, nel vedere delle lacrime silenziose solcare le mie guance.
"Mamma,io sono morta. Sono morta...io sono morta" cantilenai piangente, stringendo le sue braccia. 
Ecco perché aveva pianto, in teoria sua figlia era morta ed era... una bastarda. 
Perché io ero nata bastarda, in tutti e due sensi. Mio padre era un ibrido e non mi aveva mai conosciuto e sicuramente non aveva mai voluto. Molto probabilmente io ero il frutto di una notte dominata dall'alcool e dalla vendetta.
Caroline mi stringeva forte al suo petto, accarezzandomi i capelli dolcemente e cullandomi tra le sue braccia, mentre delle lacrime sfuggirono al suo controllo.
Ma quella scena mi parve solo un patetico tentativo di rimediare ai suoi errori.
Le vene cominciarono a ribollire per la rabbia ed i canini premere per uscire. Scansai violentemente la vampira e mi alzai in piedi, mordendomi il labbro e asciugandomi gli occhi.
"Non ho bisogno che tu mi consoli, perché credimi fai abbastanza schifo in quello" sbottai, con rabbia. Sapevo del peso di quelle parole,ma non riuscii a pentirmene."Io sono morta ormai, non mi serve la tua compassione da quattro soldi. Forse potevi pensarci due volte, prima di andare a letto con quel... verme".
"Ryan, capisco che tu sia sconvolta, ma ascolta bene..." supplicò la vampira,con gli occhi lucidi.
"Cosa dovrei ascoltare? Le tue scuse? Non serve scusarti per avermi ucciso, perché in fin dei conti la colpa è tutta tua. Sei tu che mi hai partorito. E sai una cosa? Non mi pento di queste parole, perché io non ho un cuore, letteralmente".
Per tutta risposta mi arrivò uno schiaffo,di quelli forti,che facevano voltare la guancia dall'altra parte.
Misi la mano sulla guancia bollente, scioccata da quel gesto. Non mi aveva mai alzato un dito sopra di me, se non per abbracciarmi o per farmi il solletico.
"Forse ho fatto cose per cui non vado fiera,forse ho combinato più casini di quanto bene abbia mai creato. Ma tu non mi puoi dare la colpa,per averti donato la vita. Accetto che tu ce l'abbia con me per quello che è accaduto,ma se dici un altra volta che è colpa mia perchè tu sei nata,non è solo uno schiaffo quello che ti arriverà" gridò lei, stringendo i pugni lungo i fianchi.
Ruggii sguainando i canini, mentre gli occhi diventavano gialli e neri. A quanto pare, alla nuova me non piacevano particolarmente le minacce. Scattai verso mia madre e le ringhiai in faccia, inchiodandola al muro, mentre lei cercava di scostarmi invano. Non avevo mai provato così tanta rabbia, non come ora. L'unica cosa che volevo fare era staccare la testa di mia madre... e sicuramente l'avrei fatto.
Mia mamma tremava di paura e solo allora mi accorsi di quello che avevo fatto,delle cose che avevo detto. Era quel fottuto gene del lupo.
"Maledetto..." dissi tra i denti, maledicendo mio padre. Era solo sua la colpa,della mia rabbia improvvisa. "Mamma, non sai come mi dispiace. Non avrei mai... è colpa del gene del lupo" mi giustificai, lasciandole le spalle.
Indietreggiai da lei e guardai fuori dalla finestra:non sarei riuscita a sopportare quel suo sguardo terrorizzato, da animale braccato. Io l'avevo spaventata,io,sua figlia,l'unica persona di questo pianeta che non avrebbe mai dovuto.
Feci dietro front per sparire in camera mia, ma lei mi bloccò "Ryan,devi solo ascoltare più attentamente".
Non capii quello che aveva detto, finché non sentii. Un tonfo debole, quasi impercettibile, dentro la gabbia toracica. Portai una mano alla carotide ed una sul cuore,il rumore si sentì ancora. Lui c'era e batteva lievemente, dovevo solo concentrarmi per sentirlo, per non dimenticare l'umana debole che ero.
Sorrisi amaro, dopo quello che le avevo fatto, non ne avrei più avuto bisogno. 
L'unica cosa che volevo fare era scappare, uscire dalla finestra della mia camera e inoltrarmi tra le vie di Chicago da sola. E così feci.

 

‡‡‡
 

 

POV Caroline

Ryan si era chiusa in camera sua e non si era più fatta vedere per tutto il giorno, la cosa mi spaventava non poco... soprattutto perché ormai era sera inoltrata.
Dalla sua camera provenivano solo i gracchi dei vecchi dischi in vinile che le aveva regalato Stefan un po' di anni fa degli ACDC, il gruppo suo preferito insieme ai Depeche Mode e ai Queen. Era la sua maniera per farmi capire che era depressa. Si sdraiava sul pavimento abbracciando il suo peluche preferito,Dottor Sherman così si chiamava,un mangiucchiato cammello spelacchiato e dal pelo scuro, ascoltando musica hard rock e sgranocchiando patatine intinse di burro d' arachidi...ebbene si faceva abbastanza schifo. Io almeno ascoltavo Lana Del Rey.
La verità era che non volevo ripetere l'esperienza di questa mattina. 
Avevo visto i suoi occhi lampeggiare di rabbia che non le apparteneva, di sicuro era colpa del gene del lupo ereditato da Klaus. Ricordo che anche Tyler aveva attacchi di rabbia e faticava a controllarla.
Questa mattina avevo avuto paura, paura che mia figlia potesse uccidermi. Era molto più forte di me, avendo ereditato la forza da vampiro e quella di ibrido, in più era anche furiosa... disturbarla e di conseguenza ripetere l'esperienza di oggi, non mi allettava. Così decisi di lasciarle i suoi spazi, doveva abituarsi a tutto: alla sua nuova vita, alle sue nuove abilità e sì, anche alla sua nuova dieta.
L'ultimo periodo era stato molto stressante, con la situazione di Ryan e tutto il resto, ma la cosa che mi preoccupava di più era Klaus.
Da quando gli avevo detto di Ryan, l'avevo visto solo durante la sua trasformazione... cosa diavolo ci faceva lì? Per un attimo avevo pensato che l'avrebbe uccisa, ma lui non si era mosso dal luogo dove era nascosto: era rimasto immobile, come se fosse stato paralizzato dal dolore...ah già, tutto quello che accadeva a Ryan, accadeva anche all'Originale. Non sapendo che fine aveva fatto il paletto di Quercia Bianca, mia figlia era l'unica arma per ucciderlo e, conoscendo l'Ibrido, avrebbe tentato di tutto per rompere l'incantesimo che li univa: avrebbe trovato una soluzione anche quando evidentemente non ce ne era una, coinvolgendo sicuramente streghe potentissime e usando Ryan.
Dovevo assolutamente nasconderla e scappare da lui. Infondo non era quello che Katherine faceva da circa mezzo millennio? Quella donna aveva un innato istinto di conservazione... non mi sarebbe dispiaciuto chiederle un consiglio.
Avevo circa solo sei ore di tempo per fare i bagagli e prendere due biglietti aerei per l' Antartide, mettendo così due continenti di distanza tra Klaus e la mia bambina, prima che decidesse, usando la sua forza da Ibrido Psyco Originale, di strapparla, letteralmente, tra le mie braccia.
Prima di andare in camera mia per preparare le valige, feci una sosta alla camera di Ryan e, evitando accuratamente di non entrare,urlando un mugugnato "Tesoro fai i bagagli" cercando si sovrastare il volume altissimo della musica.
Mi diressi in camera mia e a velocità vampiresca, iniziai a tirare fuori i miei vestiti dall'armadio e appallottolarli con noncuranza nella valigia.
Magliette, jeans, abiti... cavoli le mie Jimmy Choo!” mi appuntai mentalmente, mentre sparivo a prendere le scarpe.
Notai che Ryan non aveva ancora abbassato la musica così, raccattando tutto il mio coraggio, entrai nella sua camera.
"No,no,no!RYAN!" un urlo isterico si andò propagando dalla mia gola vedendo che la camera era vuota.
Mi misi le mani tra i capelli ed iniziai a fare avanti e indietro per tutta la stanza.
Il letto era disfatto, il giradischi ancora funzionante, nell'armadio sembrava essere appena stato derubato e la finestra era aperta.
Dove cavolo sei finita?”.

 

‡‡‡
 

"...Elena andrà nella zona sud di Chicago, Damon cercherà nella zona nord. Jeremy pattuglierà la zona est, mentre Stefan quella ovest. Bonnie rimarrà a casa sua,provando a rintracciarla mentre io aspetterò che torni qui" conclusi, sedendomi dopo venti minuti di monologo continuato.
I miei amici erano in piedi, intenti a guardare una mappa turistica di Chicago e segnare i luoghi preferiti di mia figlia.
Li avevo chiamati in una piena crisi di nervi, mentre invano cercavo di calmarmi. Niente. Ryan sembrava scomparsa dalla faccia della terra. Inutile era stato il mio tentativo di provare a chiamarla, trovai il suo cellulare a meno di cinque metri da me, nascosto sotto una pila di romanzi horror che aveva letto recentemente.
"Tranquilla Barbie,troveremo la tua progenie di plastica in un battito di ciglia" commentò Damon, ricevendo un forte scappellotto da Elena.
"Damon ti consiglio di stare zitto,oppure,ti giuro che ti faccio diventare pelato. Non ti ho ancora perdonato per aver fatto ubriacare mia figlia,sto pensando ha una piccola vendetta. Ruberei tutte le tue riserve di bourbon segrete e ci farei un bagno mentre,con tutta la tranquillità del mondo, ti eliminerò tutte le applicazioni del tuo telefono. Che ne dici?".
Lui mugugnò qualcosa di incomprensibile ed uscì, seguito da Elena e Jeremy. Rimasi sola con uno Stefan evidentemente teso e preoccupato. 
"La troveremo" mi consolò lui,sedendosi in parte a me e stringendomi in un caldo abbraccio.
"E se non la dovessimo trovare? Tu non sai quello che è successo questa mattina! Sarà scappata perché si sarà sentita in colpa. Sicuramente è così! Che razza di madre sono? Dovevo mostrarmi forte invece... sono un incapace..." gridai disperata, ancorandomi al petto del mio migliore amico. 
"Ehi, tu non sei un incapace, anzi.." si fermò per sollevarmi il viso ed asciugarmi con i polpastrelli le lacrime "Sei la mamma migliore di questo mondo. Nessuna madre ha mai affrontato tutto questo, nessuna potrebbe mai immaginarlo. Hai cresciuto Ryan da sola, difendendola da tutti e da tutto...".
"E guarda come siamo finite. Io l'ho distrutta, io l'ho obbligata a patire le pene dell'inferno. Ci credo che questa mattina ha voluto attaccarmi. Sono un disastro di madre" lo interruppi, scoppiando di nuovo in lacrime.
Quelle lacrime avevano il peso di un macigno e soprattutto erano da troppo che le trattenevo,forse erano anni. Sarei rimasta schiacciata da loro, se non fossi crollata. Dovevo sfogarmi, lasciarmi andare, permettere al dolore di lasciarmi completamente. Le lacrime che stavo versando erano per aver rovinato la vita a Ryan solo per un mio stupido desiderio egoista, stavo piangendo per avere coinvolto i miei amici in tutto questo e stavo piangendo per Klaus, per essere sparito dalla faccia della terra, per avermi lasciata sola e per il fatto che fosse stato un bugiardo nei miei confronti: mi aveva riempito la testa di bugie, di promesse che non si sarebbero mai avverate ed io, l'inutile stupida, avevo creduto alle parole di un seduttore. Lo odiavo ed odiavo me stessa.
Le lacrime aumentarono e il mio petto era scosso da violenti singhiozzi. Ero ritornata la Caroline umana, debole, fragile, insicura, maniacale e nevrotica. Per quanto avessi lottato con tutte le mie forze, nel tentativo di sopprimerla, lei era lì e premeva per uscire, cosa che in situazioni come questa spesso accadeva.
Per quanto odiassi sentirmi così debole, piangere mi stava facendo bene. Le lacrime trascinavano via un po' del mio dolore, facendo alleggerire lievemente il peso del mio cuore morto. 
Non mi sarei mai perdonata se a Ryan fosse successo qualcosa o peggio... se l'avesse trovata Klaus, di certo le avrebbe spifferato tutta la verità e se doveva veramente sentirla da qualcuno, quel qualcuno dovevo essere io.
"Sarai maniacale, nevrotica e un po' stronza a volte... ma di certo non sarai mai una cattiva madre. Promettimi che non penserai mai più di esserlo".
Annuii e mi accoccolai ancora di più al suo petto, circondata dalle sue braccia mi sentivo protetta. Al sicuro. Questa era la mia amicizia con Stefan: lui mi proteggeva sempre, era il mio rifugio sicuro. Non mi aveva mai criticata e non mi aveva mai rivolto una parola che non fosse gentile. Stefan era la mia ancora di salvezza, il mio consigliere e confessionale personale, sempre pronto con un sorriso a tirarmi su e a spronarmi a non mollare mai. 
Passarono diversi minuti prima che Stefan si decidesse di andare a cercare mia figlia e lasciarmi completamente sola.
Dovevo fare qualcosa per fare sbollire l'agitazione e quello che mi riusciva meglio era sfogliare l'album fotografico mio e di Ryan.
Sorseggiai una tazza di caffè, ormai freddo, sfogliando quel vecchio album dalla copertina rosa pallido e dagli angoli smussati. Piccoli angoli di vita erano rinchiusi lì dentro, ricordi che sarebbero durati per secoli, erano rimasti catturati dalla macchina fotografica usa e getta che compravo per le occasioni.
Ricordavo ogni singolo particolare di ogni giorno trascorso con lei: dal buongiorno di mattina, al bacio della buona notte la sera.
Ryan che sorrideva con in braccio un gatto randagio e che starnutiva perché era allergica, era così piccola in quella foto aveva solo cinque anni. Piccola, minuta ma con un bel caratterino. Le mollette bionde che spuntavano disordinate da due treccine ed il vestito rosso a pois, calzava a pennello con i piccoli occhiali da sole bianchi. 
C'era una foto che amavo particolarmente:il primo giorno di vita di Ryan, quando Bonnie ed Elena si erano dovute impersonare due ostetriche. 
La presi in mano e con estrema delicatezza, iniziai a sfiorare i contorni delle figure presenti in essa.
Era una foto semplice, di quella che tutte le mamme fanno. Un piccolo fagottino rosa, avvolta in un caldo asciugamano e stretta al mio petto, le mie lacrime di gioia le bagnavano il viso, mentre mia madre, sorridente e con gli occhi lucidi, scattava la foto. Il ricordo più bello che una madre possa chiedere.
Con il dorso della mano mi asciugai una lacrima sfuggita al mio controllo. 
Il campanello suonò e scattai in piedi, chiudendo rumorosamente l'album. Ryan era tornata. 
Mi precipitai fuori dalla porta e l'abbracciai, stringendola forte.
"Non mi aspettavo un'accoglienza così calorosa. Ti sono mancato così tanto,amore?" sussurrò una voce suadente e divertita al mio orecchio.
"Oh no" sputai disgustata staccandomi come scottata dall'Ibrido "Sei peggio dell raffreddore,Klaus!Sparisci da casa mia".
Klaus scoppiò in una risata fragorosa, ma un istante dopo si ricompose riassumendo un espressione fredda e seria.
L'originale,ora,era l'ultimo dei mie problemi.
Si passò la lingua tra le labbra e, superandomi, entrò in casa."Fossi in te, amore, doserei bene le parole" spiegò con calma e con una punta di altezzosità, sprofondando sul divano.
Mi morsi il labbro inferiore, fino a farlo sanguinare. Dovevo mantenere la calma.
"Spiegami perché sei qui" sbuffai puntando lo sguardo sull'album fotografico.
"Ryan" sillabò. 

 

‡‡‡
 

POV Ryan

Non sapevo con esattezza dove mi trovavo, almeno sapevo che ero ancora a Chicago.
Quello che stavo facendo era abbastanza immaturo e infantile: ero scappata di casa per schiarirmi le idee e per non pensare a quando avevo attaccato mia madre. Ero scappata come un ladro, senza affrontare le mie paure. 
Codarda. Ero solo una codarda e anche egoista.
Caroline stava di certo entrando nel panico, travolta completamente da una delle sue crisi nervose, abilitando tutti per ritrovarmi.
Come potevo farle questo? Ero sparita tutto il giorno, facendo finta di essermi rintana, come una talpa da computer, in camera mia ad ascoltare vecchi dischi. Non le potevo fare questo.
Per tutto il giorno ero sempre stata al punto di fare dietrofront e ritornarmene sui miei passi, ma avevo troppa paura. Avevo paura che la rabbia sarebbe ritornata e non avrei più potuto contenerla, non potevo fare questo a mia madre.
Avevo gironzolato per tutti i vicoli di Chicago, da quelli super snob a quelli dove i venditori di droga mi assalivano, per convincermi a provarla. Uno mi aveva anche palpato il fondo schiena. Dopo un volo di tre metri e un calcio, ben assestato, nei gioielli, mi aveva lasciato in pace.
Ma ogni volta tornavo nello stesso posto e non capivo perché. L'istinto mi portava nel quartiere più lussuoso di Chicago, davanti a villa. Era grande, il piccolo appartamento in cui abitavo era grande quanto una loro stanza. Dietro ai cancelli alti, si apriva un parco inglese, dove una strada portava all'ingresso dell'abitazione. Era una villa moderna, ma aveva un so che di ottocentesco. Non ero mai stata brava in storia dell'arte, quindi non potevo definire che stile era... in poche parole era fine e faceva rosicare i comuni mortali, be' anche quelli sovrannaturali.
I miei piedi non si muovevano più, erano incollati al terreno. Sentivo qualcosa di famigliare provenire dall'abitazione. Qualcosa che sapeva di caldo, di famiglia.
Decisi di usare il mio super udito per captare qualche suono preveniente dall'interno. Lo so, era da impiccioni, ma ero troppo curiosa. Scostai una ciocca di capelli e mi avvicinai furtiva alla villa e, esattamente come una stalker, mi nascosi sotto il muretto del cancello.
Passi felini, probabilmente di una ragazza, abbastanza bassa e forse della mia età. Mi sentivo una spia, tipo Totally Spies, e l'unica cosa che riuscivo a pensare era quanto potesse essere fico intuire così tante informazioni solo dal rumore dei passi. Dovevo ringraziare di essere un ibrido-vampira. D'ora in poi, se la gente mi chiedeva cosa ero, avrei detto che ero un i.v., ibrido-vampira era troppo lungo da dire.
La voce della ragazza, catturò la mia attenzione: stava parlando al telefono e io la conoscevo bene. 
“Chantal” mormorai tra i denti.
Chantal si accostò alla finestra, spostando la tenda lussuosa per guardare fuori.
Come se mi avesse sentito, si girò verso di me: non capendo da dove proveniva il rumore, fece una smorfia e scrollò le spalle. 
Mi accucciai ancora di più, sperando che non mi avesse visto: anche lei era un ibrido e se io vedevo chiaramente cosa stava facendo, poteva farlo anche lei.
"Mamma,nell'ultimo tempo papà e strano. Sparisce per un giorno intero e poi ritorna. Sì, mi piacerebbe tornare a casa,ma sai come è fatto. Non lo so,penso che la situazione con quella Camille sia la stessa di sempre. Non mi piace qui e non mi piace neanche passare il tempo con lui. So che mi vuole bene,ma quando lo guardo bene negli occhi,vedo un velo d'odio che li ricopre." sussurrò la ragazza, con tristezza e malinconia, quasi per non farsi sentire.
La voce al telefono aumentò la velocità delle parole, impedendomi di capire. Mi sporsi un pelino dal mio nascondiglio, alzando di più gli occhi. Forse un po' troppo, perché Chantal mi vide. Mi accucciai immediatamente, stringendo le ginocchia al petto. 
"Mamma,ti devo lasciare fuori c'è una guardona" troncò la chiamata scocciata.
Per un po' non sentii più rumori: speravo che avesse lasciato perdere. Ma non era così: Chantal Mikaelson non mollava mai l'osso. 
"Forbesfigata, sei così ossessionata da me, che adesso mi fai da stalker?" sibilò velenosa la voce della mora, facendomi sobbalzare e picchiare la testa. Ahia, era anche incazzata.
Non lasciai alla sorpresa di dominarmi, così assunsi il solito sorriso sprezzante e arrogante di quando la vedevo. 
"Mikaelstronza, è un piacere vederti. No, scherzone. Spero che Dio abbia deciso di fare piovere acido solforico, così da levarti quel naso per sempre" borbottai,ironica,percependo chiaramente l' inclinazione della voce.

Stare in presenza di quella ragazza,mi aveva sempre reso nervosa. Quando era vicino a me,la solita vocina,ormai mia compagna di disavventure,mi incitava a competere con la mora,senza un motivo valido. E la cosa era reciproca. Eravamo sempre in costante competizione,senza mai aver decretato una vincente o una perdente. Non ci importava che situazione fosse,noi dovevamo sempre dimostrare che una era più brava dell'altra.
Lei con teatralità si coprì il naso "Farebbe un favore anche a te, potrebbe sciogliere quei brufoli e quegli enormi pori dilatati, che fanno da riparo ai barboni. Seriamente, sono enormi!".
Avevo un grande problema con la pelle, ma ero stufa che lo usasse sempre come scusa per offendermi.
La rabbia iniziò a salire e i canini fremere per uscire. Strinsi i pugni. "Concludiamola qui, o potrebbe finire male" proposi con voce trattenuta.
"Ryan Forbes che lascia perdere. Sì, forse hai ragione: forse Dio farà veramente piovere dell’acido" concluse, scomparendo in casa.

Usando la super velocità mi allontanai dalla villa,mettendo tutta Chicago tra me e lei.
Ed ora eccomi qui,in uno squallido vicolo cieco,tremante di rabbia mentre le stelle,il cielo scuro e le loro ombre prendono il posto al calore del giorno. Ah giusto si aggiungeva la fame.
Volevo tornare a casa,ma la paura e l'orgoglio me lo stavo impedendo.
Lo stomaco iniziò a brontolare e a ruggire per la fame,mentre la gola cominciò a seccarsi. Volevo urgentemente tornare a casa.
Un flashback inondò il mio cervello, non facendomi più capire niente.
"Ti ci porto io" le propose il ragazzo.
La ragazza sbuffò, ma lui continuò."Roma. Parigi".
La ragazza sbuffò ancora."Tokyo".
Lei rise di una risata genuina, contagiandolo. Risero insieme.
Era mia madre,vestita in blu abito principesco e Klaus in smoking, sembravano divertirsi.
Poi un altro flashback. 
"Lui è il tuo primo amore, io voglio essere il tuo ultimo. Non mi importa quanto tempo dovrò aspettare" sussurrò Klaus, posando un casto bacio sulla guancia della vampira.
Da dove diavolo sbucavano fuori questi flashback?Era la cosa più scontata al mondo, ma sapevo che non mi appartenevano. E allora di chi erano?
Urgeva una chiacchierata intensa con mia madre,se Klaus aveva intenzione di essere il suo ultimo amore,be' prima sarebbe dovuto passare sul mio cadavere.

"Ehi Joe, guarda cosa abbiamo qui!" esclamò una voce maschile entrando nel mio campo visivo.
Era un ragazzo alto e corpulento, spalle grosse e braccia massicce, dalla carnagione scura ed i vestiti logori.
Un altro ragazzo questa, volta basso e smilzo come un chiodo, lo affiancò.
"Lo sai che sei proprio un bel bocconcino?" biascicò il ragazzo, che doveva essere Joe, avvicinandosi. 
Puzzavano tutti e due di alcool e ad uno dei due stava sanguinando lo zigomo. La fame aumentò.
"Fossi in voi,me ne andrei via" dissi,trattenendo malamente una minaccia,con voce rotta e con la gola secca,capendo subito le loro intenzioni.
Due ragazzi,non venivano mai,ripeto mai,in un vicolo buio,avendo buone intenzioni...specialmente se incontravano una ragazza.
Non volevo fare loro del male e soprattutto non volevo che loro ne facessero a me.
Ero immortale, ma avevo comunque paura: forse era la cosa più imbarazzante che si potesse pensare, ma volevo che la mia prima volta fosse romantica, con delle rose bianche e il ragazzo che mi amava... non in un vicolo sporco e con un ragazzo ubriaco. 
"DJ, la ragazza vuole che andiamo via, la accontentiamo?" continuò, sorridendo verso l'amico.
I ragazzi scoppiarono in una risata sadica e si misero davanti a me, impedendomi qualsiasi via di fuga.
"Lasciatemi in pace, per favore" chiesi ancora, cercando di mantenere il controllo,mentre il profumo del sangue si avvicinava sempre di più.
I due ragazzi risero ancora,non badando alla mia richiesta. Stupidi,idioti."Joe siccome l'ho trovata io, ci faccio prima un giretto, poi te la lascio" disse DJ. 
Joe annuì e se ne andò, mentre DJ si avvicinò a me slacciandosi la cintura dei pantaloni. 
La paura si impadronì di me, impedendomi di reagire. Ma l'unica cosa che mi importava era il sangue, era il sangue che stava macchiando il volto del mio assalitore. Poco importava se mi avrebbe violentata, io volevo il suo sangue.
"Sarà una bell'esperienza...be' almeno per me" continuò lui inchiodandomi alla parete e stringendomi i fianchi. Il suo naso si infilò tra i miei capelli annusandoli ed io ero sempre più vicina alla mia droga.
"Ti prego, lasciami andare" implorai ancora,mentre lottavo contro l'impulso di snudare i canini.
Il ragazzo sembrò non curarsene."Sono sicuro che ne vorrai ancora. Lo sai, sei proprio bella" sussurrò lascivo al mio collo,facendo scivolare le mani sul seno fino ai glutei. Rabbrividii per il disgusto.
Ryan reagisci!”.
Non posso,non ce la faccio!” replicai,impaurita.

Solo quando le sue mani slacciarono la cintura dei miei pantaloni,facendoli scivolare a terra, reagii. I canini uscirono ed il viso mutò. 
"Invece per te,credo che non sarà una bella esperienza" tagliai corto avventandomi sul suo collo.

La fame prese il sopravvento,sbloccando tutti i miei inibitori.
Il ragazzo urlava, ma non mi importava: il suo sangue era delizioso e fino a dieci secondi fa aveva cercato di violentarmi...era una scusa valida.
Strinsi ancora di più le braccia intorno al suo collo e affondai con maggiore intensità i denti.
Si stava spegnendo, mentre io mi stavo riaccendendo.
Quel DJ era ancora vivo, quando Joe ritornò seguito a ruota da quattro ragazzi. Doveva aver sentito le urla di terrore,del suo amico e aveva portato la scorta. Mi leccai i baffi: c'era da divertirsi.

C'era sangue dappertutto:sui loro corpi,sui muri,sul mio viso... Mi sentivo una regina,la regina della notte.
Non sapevo se avevo ucciso qualcuno, perché Stefan mi prese in braccio di peso e mi trascinò via.
"Ho fame" protestai, con ancora il viso sporco di sangue.
"Li hai quasi uccisi, anzi uno è agonizzante" spiegò prima di sparire ed andare a curare con il suo sangue quei ragazzi, finendo l'operazione soggiogandoli.
Quando tornò da me, aveva un espressione delusa sul volto."Se non fossi arrivato in tempo, ora sarebbero morti. Tu li avresti uccisi, anzi squartati. Conosco la rabbia che provi mentre ti nutri, ti fa perdere il controllo. Avresti combinato un macello".
Quelle parole pesavano, sapevo cosa avrei combinato ma non mi importava. Se il sapore del loro sangue era così buono, io dovevo berlo tutto, non mi importava se morivano.
Ero grata a Stefan di avermi fermata: a quest'ora al posto di sei corpi malridotti ma vivi, ci sarebbero stati solo arti vagabondanti e corpi in via di decomposizione.
Iniziai a piangere, del tutto colpevole. Mi ero fatta trascinare dalla frenesia del sangue,avevo ceduto e perso il controllo. Avevo fatto tutto quello che la mia famiglia,mi aveva detto di non fare. Li avevo delusi:avevano riposto le loro speranze in me ed io li avevo delusi. "Non voglio più nutrirmi" singhiozzai."Li ho quasi uccisi e non me ne importava".
Stefan si avvicinò e mi abbracciò."E' così quando ci nutriamo ,non ci importa se la vittima vive o muore. Siamo vampiri, l'egoismo è nella nostra natura" mi giustificò lui calmo."Ed ora andiamo, tua madre è disperata".

Annuii e mi staccai da lui."Possiamo tornare a casa a piedi? Mi piace quando tu mi abbracci. Il calore del tuo corpo mi fa sentire...bene".
Forse questo avrei dovuto tenermelo per me,visto che violava l'accordo fatto il giorno prima.
Lui sorrise e fece un cenno di consenso con la testa.
Stefan si avvicinò e fece scivolare un braccio intorno alla vita,mentre con l'altro mi teneva fermo le spalle,stringendomi a lui.
E così,teneramente avvinghiati,ci avviammo per le vie buie di Chicago.

 

‡‡‡
 


POV Caroline

"Dammi una buona ragione perchè io,ti ceda mia figlia. Mi stai prendendo in giro?!" sbottai minacciosa.
Come poteva solo pensare una cosa del genere?Era venuto per sottrarmi mia figlia e prentendeva pure un mio consenso...non esisteva un ibrido più complicato e strano di lui!
Come poteva sfiorargli l'idea di agire così?Solo il giorno prima aveva minacciato entrambe!
Klaus sembrò non preoccuparsene ed iniziò a sfogliare l'album fotografico. Iniziò a ridere "Vedo che Ryan era una bambina molto... vivace" sghignazzò riferendosi alla foto che aveva in mano.
Con velocità la strappai subito dalle sue mani, mettendola al suo posto."Ryan adorava il cibo, anche se questo voleva dire versare tutta la sua pasta tra i miei capelli" spiegai altezzosa, lasciandomi sfuggire un sorriso:lui si era perso qui bellissimi momenti,rendendoli intimi,un legame in più tra me e Ryan."Non ti lascerò mai portarmela via".
"Vedi il punto è questo: non mi interessa avere un legame con lei, ma purtroppo sono obbligato. E' l'unica cosa che può uccidermi e non mi piacerebbe morire da un giorno all'altro solo perché tua figlia inciampa in un paletto di legno. Io devo portarla via, con le buone e con le cattive. Devo solo trovare una via di fuga dal nostro legame e poi potrai tornare alla tua vita di sempre, con Ryan ed i tuoi amici babbei" parlò con calma ed autorità, versandosi da bere.
Sapevo che era sbagliato ma quella proposta mi allettava, un mondo senza Klaus era il massimo. Un mondo senza il legame tra Ryan e Klaus era sublime.
"E se non la trovassi?" domandai: ovvio, c'era anche quell'opzione.
"Tu non rivedrai mai più tua figlia" concluse con ovvietà.
Lui sorrise, conoscendo già la mia risposta.
"Be in questo caso, la porta sai dov'è, prima che ti cacci a furia di calci nel sedere fuori da casa mia".
"So cosa ti frulla nel cervello, puoi andare anche dall’altra parte del mondo ma ti troverò, sappilo. Ho un talento sovrannaturale nel scovare le persone" mi ricordò, bevendo un altro sorso di alcool."E a quel punto non vedrai mai più Ryan".
Mi scagliai contro di lui, non mi importava se era più forte, ma non mi avrebbe mai portato via mia figlia, nessuno mi avrebbe mai separato da lei. Nemmeno la morte.
Lo inchiodai alla parete, le mani sulle sue spalle e le gambe ancorate alla sua vita.
"Tu provaci e vedrai" sibilai,sulle sue labbra.
Il motivo per cui mi ero avvinghiata così a lui, non mi era ancora chiaro: potevo buttarlo fuori casa ed invece ero ad un passo dal baciarlo. Ma la cosa non mi poteva interessare, perché stranamente la trovavo piacevole.
Klaus invertì le posizioni, torcendomi le braccia dietro alla schiena. Il suo respiro caldo provocava brividi di piacere sul mio collo, mentre le sue mani percorrevano tutta la mia spina dorsale, intrecciandosi alla mia vita. 
"Fai del male a me e lo farai anche alla tua mocciosa" sospirò al mio orecchio, posandovi un bacio languido e sensuale.
Rabbrividii. Perché mi faceva sempre effetto? Probabilmente non lo avrei mai capito.
La sua bocca si posò sulla mia clavicola ed iniziò a tracciare una sciai di fuoco con la lingua. 
Riprendi il controllo Caroline, vuole portarti via tua figlia”.
La ragione si impadronì di me: con uno strattone mi liberai dalla presa e lo allontanai brutalmente. 
Klaus mi guardò sorpreso e malizioso."Stiamo flirtando quando tu minacci di portarmi via mia figlia" borbottai più a me stessa che a lui.
Klaus alzò le spalle e soffocò una risatina."A me non dispiace" disse lanciando un occhiata maliziosa e avvicinandosi a me. 
Ogni volta che mi guardava, sentivo che mi stava spogliando con gli occhi. Mi ero ripromessa di reprimere quella sensazione che, a distanza di anni, mi perseguitava ancora,ma non ci ero mai riuscita. 
Perché era inutile mentire a me stessa, per Klaus avrei per sempre provato qualcosa: non era solo il padre della mia bambina, ma lui era l'unico uomo a cui era importato qualcosa di me... anche se poi ottenuto il suo scopo, si era dileguato. Mi aveva corteggiato, mi aveva capito al volo e mi aveva scelto. Ed io ero stata una stupida.
Le labbra di Klaus erano sempre più vicine alle mie. Dovevo allontanarle, subito, ma non ce la facevo. Klaus mi continuava a guardare con quell'espressione maliziosa ed io mi sentivo accaldata. 
Volevo o no quelle labbra? Non sapevo decidermi, mi sentivo un po' come Elena quando era indecisa quale Salvatore scegliere.
Furono le labbra dell'Originale decisero per me. Le sue labbra si posarono sulle mie anelanti.
Le volevano così tanto da farmi male. Lui mi faceva male. 
Ribellati Carolineimpose una vocina.
Debolmente provai a respingerlo, ma le sue mani si saldarono attorno ai miei polsi. Dovevo fare appello a tutto il mio orgoglio femminile e alla mia forza di volontà per non cedere, ricordandomi quanto avevo sofferto per lui.
Le sue labbra iniziarono a muoversi voraci ed avide, pretendendo un cenno di vita dalle mie. Il mio cuore stava per scoppiare ed era prossimo ad un attacco di tachicardia.
Caroline non cedere.
Intrappolò il mio labbro inferiore tra le sue, succhiandolo dolcemente. Liberò una mano ed iniziò ad accarezzarmi il viso con dolcezza.
Non resistetti più.
Chiusi la porta alla voce della mia coscienza e risposi al bacio con passione ardente.
Fai come se io non ti avessi detto niente disse la vocina, piccata.
Non badai alle sue parole.
Gli concessi l'accesso alla mia bocca. La lingua dell'ibrido si intrufolò nella mia bocca e la mia lingua rispondeva felice alla sua. Si incontravano,scappavano e si ritrovavano, facendomi impazzire. 
Avevo baciato un infinità di uomini, ma mai nessuno mi aveva donato le sensazioni che Klaus mi faceva provare. Con gli altri uomini era sempre il solito schema, lo stesso schema che c'era tra me e Tyler. Invece con Klaus tutto era diverso: ogni volta che lo baciavo sentivo sempre qualcosa di nuovo, senza un nome, sconosciuto e pericoloso.
Klaus incominciò a baciarmi ansiosamente,con rude passione,come se fosse da un momento all'altro potessi scapparre. Se avessi dato ragione alla ragione,lo avrei fatto. Ma io amavo il rischio.
Le sue mani iniziarono a vagare su tutta la schiena fino a saldarsi sui miei fianchi,le mie dita scivolarono sul suo collo fino ad intrufolarsi tra i suoi capelli.
Cacciai un piccolo grido di piacere, quando sentii la terra mancarmi sotto i piedi e ritrovarmi seduta sul tavolo con le gambe avvitate alla sua vita.

La passione ci stava bruciando vivi,mentre tutti e due cercavo un modo per avvinghiarci ancora di più,dovevamo sentirci fino alle ossa,solo allora saremmo stati contenti.
Iniziai a baciargli il collo fino ad arrivare al lobo dell'orecchio, mordicchiandolo. Sospirò di piacere.
Mi tolse la maglietta e, con malavoglia, mi dovetti separare da lui. Sfruttando l'occasione gli levai anche la sua camicia.
Tracciò una scia di fuoco dal mio collo fino al incavo dei miei seni, facendomi gemere di piacere.  Iniziò a risalire verso il collo alternando baci e morsi,finché trovò il lobo dell'orecchio. Iniziò a torturarlo,stuzzicandolo con la lingua e con in denti,sorridendo soddisfatto,mentre io cercavo boccheggiavo,impudica.
Lo volevo, lo volevo sentire dentro di me. Volevo affondare dentro di lui tutto il mio dolore, perché sapevo che lui mi avrebbe guarito. Klaus era sempre stata la mia tachipirina, la mia morfina. 
Dimenticai tutto.
Dimenticai la trasformazione di Ryan, l'accaduto di questa mattina e la porta che si apriva. 
"Mamma?!" ci interruppe la voce scioccata di Ryan.

Ops.
 

‡‡‡
 

POV Ryan

Fino da bambina sapevo che, prima o poi, avrei visto qualcosa di traumatizzante per la mia crescita. La cosa era accaduta oggi.
Non avevo mai saputo come ci si sente quando sorprendi tua madre che pomicia con l'uomo che ti sta di più sulle palle al mondo. O comunque con qualsiasi uomo.  Se fossi arrivata solo pochi secondi dopo,ci sarebbe stato abbastanza materiale per un film porno. Bleah,che schifo!
Certamente l'imbarazzo domina. Nessuno dei tre sapeva come comportarsi. Io non sapevo se era una buona idea correre in bagno a vomitare anima e corpo per la scena vista. 
Entrambi erano ansanti e mezzi nudi davanti ai miei occhi, mentre io avevo trovato più interessanti le mie scarpe. Decisamente vomitare era la scelta migliore al mondo.
Storsi il naso in una smorfia di vero disgusto, supplicando Dio di cancellarmi la memoria.
Quello meno a disagio era Klaus, il che mi causò un tic nervoso all'occhio sinistro. Di quell'uomo non ci si liberava più: non era bastato averlo a cena a casa mia, era comparso come uno stalker alla mia trasformazione ed ora amoreggiava con mia madre, nel mio salotto, davanti ai miei occhi. Non mi sarei tolta quella visione dalla testa tanto facilmente.
Raccolse la camicia da terra e se la mise, mentre mia mamma arrossiva sempre di più.
Speravo con tutto il cuore che non iniziasse il tipico discorso: "Ryan ti sembrerà strano, ma anche tua madre ha una vita sessuale", non sarei più stata capace di guardarla in faccia.
"Ryan..." iniziò lei. 
Oh,no.
"Mamma ti prego risparmiamelo! Sei una donna adulta ed indipendente, non devi spiegare niente. Puoi farti chi ti pare e piace...anche lui" mugugnai con una punta di acidità,guardando la punte delle mie scarpe di certo più interessanti della conversazione.
Klaus mi fissava sprezzante e ricambiai lo sguardo. "Anche se significa toccare i bassifondi" continuai arrogante. Non riuscii a frenare la mia bocca,era da un po' che lo volevo dire. Klaus era il gradino più basso che mia madre avesse mai toccato,preferivo persino Trippa Danny,il ragazzo di mia madre quando io avevo dieci anni.
Feci per sparire in camera mia, ma Klaus mi bloccò.
L'ibrido mi fissò minaccioso, il viso sfigurato e gli occhi gialli lampeggianti di rabbia. Per la seconda volta, provai la vera paura e percepii la mia morte imminente.
Una morsa attanagliò il collo e la terra sotto i piedi mancarmi. Boccheggiai in cerca d'aria.

Mia madre provò a liberarmi, ma fu scaraventa via. 
"Hai messo a dura prova la mia pazienza,già troppe volte,ragazzina. Di solito la gente non è così fortunata e tu stai passando il limite. Non mi importa niente se tu sei mia figlia ed se tu muori,muoio anche io. Sarà un piacere vederti morire per mano mia" ringhiò al mio orecchio,mentre la sua faccia assumeva un colore livido e annaspava in cerca d'aria. Mollò la presa e sparì facendomi cadere per terra.
Iniziai a tossire e a massaggiarmi il collo, mentre nella testa mi frullavano ancora le sue parole.
Caroline si avvicinò a me, sorreggendomi per le spalle.
Mia figlia.
"Non dovevi scoprirlo così. Avrei dovuto parlarti io, con calma" cantilenò la sua voce, stringendomi tra le sue braccia esili.
Se muori tu, muoio io.
"Mi dispiace, Ryan".
Mia figlia.
Le lacrime iniziarono a scorrermi lungo le guance. Potevo sopportare tutto: la fame, la trasformazione, ma non che Niklaus Mikaelson fosse mio padre... e di conseguenza la Mikaelstronza mia sorella.
Tutti i castelli di sabbia, costruiti pensando che mio padre fosse un supereroe, erano stati spazzati via. La verità er che mio padre,colui con il quale condividevo la metà del mio patrimonio genetico,era un spietato assassino,un portatore di dolore e la mamma me lo aveva nascosto per sedici anni.
"Avevi promesso niente più bugie".
"Ryan lo so ma è complicato..." provò a spiegare.
Non la lasciai finire, non volevo sapere, non mi interessava."Cosa è complicato? Io sono sua figlia e se muoio io muore anche lui. Più facile di così".
"Ryan..." cercò ancora lei,di spiegare.
"NO! Questa volta niente Ryan, mamma. Dovevi dirmelo subito, eri obbligata a dirmelo subito. Sei una bugiarda ed una codarda!" sbraitai stringendo i pugni.

Caroline perse la pazienza,strinse le nocche fino a farle sbiancare,cercando di trattenersi da una crisi di nervi.
"Io sarei una codarda? Ti ho cresciuta senza il suo aiuto, proteggendoti da lui! Tu non sai molte cose su di lui, su cosa è capace a fare. Il vostro sangue è collegato, se ti succede qualcosa capita anche a lui! Ti avrebbe portata via da me se lo avesse saputo. Sei l'unica arma in grado di ucciderlo".
Questo spiegava i flashback di oggi.

Provai ad aprire bocca,ma non trovavo niente da dirle. Non mi importava, mi aveva mentito troppe volte, non avrei più avuto fiducia in lei. Ogni volta che scoprivo qualcosa c’erano altre bugie sotto.

Se c'era una cosa che odiavo era sentirmi dire delle bugie. Mi sentivo tagliata fuori da qualcosa ed odiavo quella sensazione. Avevo sempre fatto fatica a fidarmi delle persone e quando accadeva, loro mi mentivano sempre.
La vampira mi bloccò il polso, obbligandomi a guardarla. Feci una smorfia e con uno strattone mi liberai, scomparendo poi in camera in mia.
Chiusi la porta a chiave ed iniziai a preparare lo zaino,prendendo Dottor Sherman da sotto le coperte e sistemandolo con cura dentro.

D'ora in poi avrei vissuto con Stefan, non avrei più sopportato la vista di mia madre.
La porta di camera mia sbatteva sempre più forte e Caroline implorava per entrare.
Due mani mi tapparono le vie aeree, impedendomi di chiedere aiuto. 
"Sogni d'oro,piccola Ryan" mi salutò una voce a me conosciuta, prima di vedere tutto buio

 

‡‡‡

 




* Mon Coin*

Sì lo so,forse farò bene a non parlare e a scomparire da questo sito...per sempre.

Devo ringraziare la mia beta Kyuby95,per aver corretto questo capitolo.

Scusami ancora,spero almeno che ti sia piaciuto :')

Quindi vorrei dedicarle questo capitolo.

Ringrazio inoltre tutte le lettrici che mi scrivo di non mollare,lo so la scuola adesso finisce e mi potrò liberare.

Grazie anche alle dolcissime ragazze che hanno recensito il capitolo precedente. Io ancora non credo,11 recensioni?O mio Dio!

Non so cosa mi sia preso,mi è partito l'ormone Klaroline...così ho deciso di cambiare anche il banner,vi piace?

Allora questo capitolo sarà diviso in due parti.

Allora partiamo dal capitolo:primo punto la nostra Ryan.

Vediamo una Ryan profondamente combattuta:adora essere un i.v.,ma allo stesso tempo si sente in colpa per tutto quello che ha combinato da allora. Ha attaccato sua madre e stava per uccidere quei ragazzi...se non fosse stato per Stefan.
Che ne dite di Ryan e Chantal?Chi rimarrà più traumatizzata tra le due,per il loro legame di parentela?

Come vi sentireste voi se aveste scoperto che vostro padre è un assassino ed amoreggia con vostra madre in casa vostra?Oltre all'imbarazzo ed alla rabbia...la nostra ragazzina si sente anche delusa. In cuor suo si aspettava un padre modello,non un serial killer.

Caroline in questo capitolo ha dovuto abbassare la guardia:sia con Klaus che con sua figlia. Non può rischiare di perderla...ma Klaus?Nei prossimi capitoli,Klaus cercherà con tutte le sue forze di non uccidere Ryan e Caroline. Mentre un nuovo personaggio arriverà a sconvolgere le vite dei nostri personaggi...vi dico,vedo l'ombra di un triangolo tra...top secret. Leggete i prossimi capitoli!

Spero che il momento Klaroline,vi sia piaciuto...ora inizierà il bello!

Nei prossimi capitoli vedremo un Klaus prossimo ad una crisi di nervi, una Ryan intenta a portare all'esasperazione il proprio padre ed una Caroline pronta a mettere i bastoni tra le ruote al nostro ibrido sexy.

Va be,ora vado!
Vi abbraccio e grazie per essere con me,sperando che questa storia vi piaccia.

Pace!


Cioccolataconpanna

 

 

  
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