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Autore: Lylawantsacracker    25/05/2014    1 recensioni
SPOILER NONA STAGIONE. AMBIENTATA SUBITO DOPO LA 9X23.
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Quale sarà il comportamento di Dean ed i suoi rapporti con Sam e Castiel? Sarà una persona completamente nuova o riuscirà a far prevalere il suo lato umano?
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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"Life, it seems, will fade away
Drifting further every day
Getting lost withing myself
Nothing matters, no one else

i have lost the will to live
Simply nothing more to give
There is nothing more for me
Need the end to set me free."





Sam entrò in un tunnel di orrore e disperazione. Diventò l'ombra di se stesso. Passava intere giornate sul divano a bere fino allo sfinimento. Sfogliava ogni giorno l'album che conteneva le foto di quando lui e Dean erano piccoli; sfiorava il bordo delle foto, con le lacrime che gli scendevano lungo le guance. Dean aveva sempre fatto così tanto per lui; così tanti sacrifici non riconosciuti, soprattutto da loro padre John. Sam se n'era andato a Stanford, dicendo di sentirsi in trappola in quella famiglia, ma quello che aveva sofferto di più era stato Dean. John lo aveva sempre trattato in modo orribile. Forse era il suo volto delicato, tanto somigliante a quello di Mary, a farlo andare fuori di testa.
In ogni caso, malgrado i problemi e e le sofferenze, Dean aveva sempre tirato avanti, cercando di rendere l'infanzia di Sam più felice possibile. E Sam invece? Lui non aveva nemmeno provato a tirarlo fuori dal Purgatorio, tempo prima, pensando solo alla sua vita. Sam provò disgusto verso se stesso. Certo, Dean aveva sbagliato nel farlo possedere senza il suo consenso; ma l'aveva fatto per disperazione, per salvargli la vita. Odiava ogni singola fibra di se stesso. Stava diventando più simile a suo fratello di quanto non lo fosse mai stato.
Aveva smesso di pregare Castiel. Era imprigionato in Paradiso, e lui non avrebbe potuto fare niente per cambiare la situazione. Allo stesso modo, non
avrebbe potuto aiutare Dean. Si sentiva inutile e arrabbiato; non poteva fare nulla per le due persone che per lui avevano fatto di tutto.

Ci aveva provato, comunque. Aveva provato ad evocare Dean, vista la sua nuova condizione di demone. Ma non ci era riuscito. Non era un demone ordinario; aveva il Marchio di Cain. Probabilmente una semplice evocazione non sarebbe bastata.
Sam era come morto, morto dentro; non provava più interesse nel vivere. Ogni tanto si chiedeva perché non la facesse finita e basta, e ogni giorno trovava sempre meno motivazioni. Non era in pace neanche durante la notte; continuava a sognare Dean con gli occhi neri e vuoti, che massacrava lui e Castiel sorridendo.
La sua sopportazione si faceva sempre più scarsa. Bramava la morte, la fine delle sofferenze. Guardava con morbosità il rasoio con cui si faceva la barba, desiderandolo premuto sulle sue vene. Ma doveva davvero finire così? Dopo tutto quello che avevano fatto insieme? Non se la meritavano, un po' di felicità?

Sam, dopo tre mesi passati nella depressione più nera, decise di evocare Crowley. Si chiese perché non ci avesse pensato prima.
Crowley apparve. Notò di essere intrappolato e sbuffò, irritato, ma poi vide Sam. I capelli in disordine, le profonde occhiaie e la barba incolta lo facevano sembrare un'altra persona.
Il Re degli Inferi apparve sinceramente dispiaciuto. - Alce. - disse piano.
- Saltiamo i convenevoli, stupido pezzo di merda. Devi riportare Dean com'era prima. - disse Sam guardandolo con odio.
- Non posso, Dean. Mi dispiace davvero.
Sam gli lanciò un getto di acqua santa sul volto, facendolo urlare. - Non dire che ti dispiace, stronzo. Sei tu che l'hai messo in questo casino, di proposito.
Crowley sospirò. - Ne sono cosciente, Alce. Ma ti giuro che non sapevo di questa storia. Il fatto che Cain fosse diventato quello che è dopo essersi pugnalato con la Prima Lama era solo una leggenda. Non avevo idea che fosse vera, Sam, credimi.
- Crederti? - rise Sam, sprezzante. - E perché mai? In ogni caso, anche se tu non stessi mentendo, devi aiutarmi. Anche se immagino che non ne abbia voglia, visto che ora hai un nuovo migliore amico.
- Su questo hai completamente torto. - disse Crowley, stanco. - Lo vedo solo ogni tanto, giù all'Inferno, ma non è che ci frequentiamo molto. Lo preferivo quand'era il caro, vecchio scoiattolo.
- Ah sì, è diventato troppo potente per te, forse? - commentò l'altro con sarcasmo.
- Non è quello il motivo. Sicuramente è il sangue umano che mi dà alla testa, ma non ho troppa voglia di assistere alle cose che combina laggiù.
Sam si irrigidì. - E quali sarebbero, queste cose?
Il Re degli Inferi scosse la testa. - Meglio che ti risparmi i dettagli, Sam. Comunque ti aiuterò. Bisogna andare da Cain, e fin qui ci siamo, posso farlo facilmente. Però il problema sarà convincere Dean.
- Come faccio a sapere che lo farai?
Crowley alzò le spalle. - Non lo sai. Devi solo fidarti.
Sam sbuffò, ironico.
- Chi è che ti ha avvisato che eri posseduto da un fottuto angelo? - continuò Crowley stizzito.
Sam lo osservò per qualche momento, poi grattò il bordo della trappola.
- Ciao, Alce. Ci sentiamo. - disse il Re, e si congedò con uno schiocco di dita.

Sam andò in cucina a prendere una birra dal frigo. Poi si sedette al tavolo del salone.
Pensò a quello che aveva detto Crowley. "Non ho troppa voglia di assistere alle cose che combina laggiù." Ricordò quello che gli aveva detto Dean appena uscito dall'Inferno anni prima, riguardo le torture che aveva cominciato ad infliggere alle anime, e a quanto gli fosse piaciuto.
Con uno scatto di rabbia, gettò la birra già mezza vuota a terra, urlando dalla frustrazione. Iniziò a prendere a calci tutto ciò che gli capitava davanti agli occhi. Buttò giù i libri dagli scaffali, rivoltò le sedie; era distrutto. Non riusciva ad accettare la situazione. Sperò che l'aiuto di Crowley valesse qualcosa.

 




Dean, intanto, alternava la tortura delle anime negli Inferi agli omicidi degli umani, come passatempo. In un impeto di umanità, subito dopo essere andato via dal bunker, si era trasferito in un motel, dove aveva sistemato le sue cose. Come ai vecchi tempi in cui lui e Sam andavano a caccia. Ogni tanto si fermava, e l'odio verso se stesso lo travolgeva. In quei momenti pensava a Sam e Castiel, e giurava che non avrebbe continuato. Ma poi ricominciava sempre, dopo poco tempo.
Adesso questi momenti di pentimento si facevano via via più rari, ed iniziava a gustarsi sempre di più gli orrori che infliggeva. Era piuttosto compiaciuto anche dal timore che leggeva negli occhi di Crowley; era più potente di lui, e più crudele. Dean, però, non aveva intenzione di rubargli il trono infernale. Almeno per il momento. Se l'avesse voluto, gliel'avrebbe soffiato senza sforzarsi troppo.

Tutto quello di cui aveva bisogno era torturare le sue vittime. Era felice di poter scaricare l'odio di una vita in quelle misere, patetiche creature urlanti.

Spesso, in una sorta di perverso divertimento, si vestiva da agente dell'FBI e faceva finta di indagare nei vari casi in giro per l'America, come ai vecchi tempi. Dopo, quando entrava a casa delle famiglie delle vittime col pretesto di fare delle domande, iniziava il divertimento. Prima cominciava descrivendo i dettagli più cruenti delle morti delle vittime, devastando le famiglie già sofferenti, e poi le torturava. Le riduceva a pezzi, le graffiava, le mutilava. Per lui erano come pupazzi di plastilina.
Tre mesi dopo la sua dipartita dal bunker, era in New Jersey ad "indagare" ad un caso di omicidio di una bambina. Da quello che aveva capito, col suo vecchio istinto da cacciatore, era opera di un fantasma, ma non gli importava. Voleva solo provocare più dolore possibile.
Bussò alla porta della casa degli Spencer, famiglia della vittima. Gli venne ad aprire una donna di mezz'età dall'aria provata.
- Salve. - disse Dean con falsa gentilezza. - Sono venuto qui per indagare sull'omicidio di sua figlia.
- Ma ci sono già due agenti. - disse la donna, perplessa.
Dean le sorrise. - Beh, uno in più non può far male, no?
Dopo qualche momento di esitazione, la donna lo fece entrare. Sul divano del soggiorno, su cui l'ingresso si affacciava, erano seduti i Ghostfacers che lo fissavano.
Dean li guardò con perplessità per un istante, poi sorrise. - Ciao ragazzi. Quanto tempo, eh?
- Ehi, di questo caso ce ne occupiamo noi. - esclamò Harry irritato.
- Sì, certamente. Siete dei professionisti, voi. - replicò Dean divertito. Poi si rivolse alla donna che sedeva sulla poltrona davanti a loro. - Ci dica, signora Spencer. Ha notato qualcosa di strano nei giorni prima che sua figlia Mindy venisse brutalmente uccisa?
La signora Spencer sussultò. - No, niente. Era tutto normale quel giorno. Dopo averla riaccompagnata a casa dopo la scuola, sono andata a fare la spesa. Poi quando sono rientrata ho visto la mia bambina accasciata a terra, morta. - disse, con le lacrime agli occhi. Iniziò a dondolarsi, mentre singhiozzava disperatamente.

Dean stava per scoppiare a ridere davanti a quella visione, ma si trattenne. Assunse un'aria contrita. - Mi dispiace. Immagino cosa deve aver provato, nel vedere la sua piccola bambina sgozzata e con le membra sparse sul pavimento. - disse piano. La signora Spencer emise un gemito disperato. Dean continuò, implacabile. - Tutto quel sangue, tutto quell'orrore... dev'essere stato uno spettacolo terribile.
Ed iniziò a dare pacche sulla schiena della donna, lanciando un'occhiataccia a Dean. - Sai, fose dovresti essere meno esplicito.
In quel momento il marito della donna rientrò in casa. Era basso e minuto, ed aveva la stessa aria stanca della moglie.
- Salve, lei dev'essere il signor Spencer. - disse Dean alzandosi per stringergli la mano. - Stavo giusto parlando di quanto sia stato terribile trovare Mindy sgozzata sul pavimento, con tutte le budella di fuori.
Il signor Spencer impallidì. - Non c'è bisogno di descrivere la scena con così tanta vividezza, agente.
Harry si alzò, ponendosi davanti a Dean. - Cosa caspita ti prende? Il tuo atteggiamento non è affatto professionale! Forse dovresti lasciare questo caso a chi è più esperto!
- Già. Non ce l'hai un po' di umanità? - intervenne Ed.

Dean parve pensarci un po' su, con aria divertita. Poi i suoi occhi diventarono completamente neri. - In effetti l'umanità è l'unica cosa che mi manca. -disse tranquillamente. Poi afferrò Harry per il collo, e lo mandò a sbattere contro il muro, facendogli perdere i sensi.

Ed e gli Spencer urlarono. Cercarono di fuggire, ma Dean aveva bloccato la porta.
- Che inizino le danze. - sussurrò.
- Chi sei? Cosa ne hai fatto di Dean? - urlò Ed singhiozzando terrorizzato.
Dean lo guardò impietosito. - Caro Ed, sono io. - disse mostrandogli il tatuaggio sul collo, come aveva fatto con Sam. Ed urlò dall'orrore, mentre Dean lo afferrava per il colletto.
- Ti ho mai detto che tu e il tuo compare siete parecchio irritanti? - disse, avvicinando il volto a quello del ragazzo spaventato. - Forse è ora di finirla.
Tirò fuori la Prima Lama, e la passò sul collo di Ed, lentamente, in piena estasi. Si godette l'orrore che gli riempiva gli occhi, e la vita che ben presto svanì da essi. Il sangue iniziò a sgorgare copioso, schizzando il volto di Dean, che gettò Ed a terra come un giocattolo rotto.
Si voltò. Sul divano, immobili dal terrore, c'erano ancora i due Spencer. Dean si gettò sull'uomo mingherlino, e gli torse il collo senza troppi sforzi, con una sola mano.

La signora Spencer andò a chiudersi in bagno. Dean rise con disprezzo. Notò il vecchio camino all'angolo della stanza, con l'attizzatoio poggiato sopra. Posò la Prima Lama sul divano, con delicatezza. Con quell'affare si sarebbe divertito ancora di più.
Si mise l'attizzatoio in spalla, e si avviò lentamente verso il bagno, attraversando il corridoio. - Tutto lavoro e niente svago rendono Jack un ragazzo annoiato*. - disse ad alta voce, sorridendo. Ripeté la stessa frase più volte, finché arrivò finalmente davanti alla porta del bagno. Bussò piano, poi iniziò a colpirla con l'attizzatoio.
Sentì la signora Spencer urlare. Dean, dopo essersi divertito a scheggiarla, scardinò la porta con una sola mano. - Ecco Johnny!* - urlò, ridendo follemente.

La donna era rannicchiata all'angolo vicino il gabinetto, terrorizzata. Dean iniziò a colpirla con l'attizzatoio, macchiando di sangue i sanitari, finché non sentì il suo cranio rompersi. Soddisfatto, tornò in salone. Notò che Harry aveva ripreso i sensi, e che si guardava intorno con orrore. Dean lo colpì all'addome con una forza tale che l'attizzatoio lo attraversò da parte a parte. Poi si sedette sul divano, accanto al corpo dell'uomo che aveva ucciso. Assaporò l'odore metallico e acre del sangue che si era diffuso nella stanza, in preda al piacere.

"È meglio del sesso, cazzo." pensò, inclinando la testa all'indietro sullo schienale del divano. Chiuse gli occhi. Pensò a come Castiel e Sam avrebbero reagito davanti a quel macabro scenario. A come avrebbero reagito sapendo che aveva ucciso quei sempliciotti dei Ghostfacers, che erano irritanti, ma che non avevano mai fatto nulla di male.

Riaprì gli occhi, e si osservò le mani sporche di sangue. Ricordò improvvisamente le parole di Castiel, il giorno in cui si erano incontrati. "Sono quello che ti ha afferrato stretto e salvato dalla perdizione". Non avrebbe più potuto salvarlo, adesso. Era lontano, troppo lontano da lui per poterlo fare. Ma Dean non sapeva se glielo avrebbe permesso, stavolta. Anche se Castiel fosse stato libero, lui avrebbe comunque mantenuto le distanze. Era sporco, era impuro; non avrebbe voluto rischiare di fargli del male. Era lo stesso motivo per cui si era allontanato da Sam.

Le lacrime iniziarono a scorrere sul suo viso sporco di sangue. Credeva di aver rimosso completamente il suo lato umano, ma era troppo presto. Ci sarebbe voluto ancora molto tempo perché ci riuscisse.
Si odiava. Odiava provare ancora sentimenti, odiava voler ancora bene a Sam e Castiel.
Sapeva che non avrebbe potuto salvarsi in alcun modo, per questo voleva reprimere tutto ciò che lo legava a loro. Si sentiva disgustoso e letale.
Si sentiva veleno. **










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* Entrambe citazioni del film Shining di Stanley Kubrick, tratto dal romanzo di Stephen King. Personalmente non mi è piaciuto molto, ma ho adorato la straordinaria interpretazione di Jack Nicholson. 
Quando mi è venuta in mente l'idea di citare le frasi che il suo personaggio dice mi sono gasata tantissimo ahah *v* (sadismo mode on)
Inoltre il nostro caro Dean era un fan di questo film e dell'attore stesso, quindi mi sembrava quasi dovuto fare riferimenti del genere u.u
**  Come dice lui stesso nella 9x10, Road Trip. 

Lo so che ho aggiornato troppo presto, forse, ma questa storia mi sta prendendo parecchio *v*
Ah, la canzone all'inizio è Fade to Black dei Metallica. 
Spero non vi dispiaccia, al prossimo capitolo :)

  
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