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Autore: Mokusha    25/05/2014    3 recensioni
Raccolta di OS, FlashFic e Drabble su Jared/Marie (+Shanina in alcune)
[personaggi della Long 'So, you think you can tell Heaven from Hell?]
OS1 - Coniglio di Pezza
OS2 - Vieni Qui
FF 3 - Pagine
OS 4 - Bacio alla fragola
OS 5 - Lights will guide you home
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OS2: Vieni Qui

[Raiting: Arancione | Lime, Fluff | Jared/Marie]


Marie scese dal taxi e si precipitò sul vialetto d’ingresso. A pochi passi dalla porta la ragazza rallentò.
I suoi impegni di lavoro ultimamente l’avevano tenuta lontano dalla sua famiglia un po’ troppo spesso per i suoi gusti, e non vedeva l’ora di tornare a casa. Tuttavia non aveva intenzione di irrompere in salotto e far notare subito a Jared quanto le fosse mancato, ben consapevole che, come al suo solito, non avrebbe perso l’occasione di usare le sue emozioni contro di lei.
Aprì piano la porta, ed entrò nel soggiorno.
Jared era seduto sul divano, le dava le spalle, la televisione era accesa.
In dieci anni che lo conosceva, la ragazza non aveva mai avuto l’onore di vederlo spaparanzato davanti alla TV. Avvicinandosi un po’ notò che aveva il suo vecchio blocco degli appunti posato sulle ginocchia.
Sorrise e si fermò a guardarlo: naturalmente non stava prestando la minima attenzione al programma che stavano trasmettendo.
“Ti ho sentita scendere dal taxi, correre nel vialetto d’ingresso e rallentare poco prima
della porta. Adesso mi stai fissando, avverto la tua presenza ed è inquietante.”
Marie scoppiò a ridere, si avvicinò a lui e lo abbracciò da dietro, posandogli il mento sulla spalla. Lui voltò la testa e le baciò una guancia.
“Bentornata.” le disse “Non serve tutta questa messinscena per fingere che non ti sia mancato.”
“Tu dovresti fare a meno di fingere che io non ti sia mancata, Leto.”
Jared rise.
“Dov’è Nina?” chiese Marie.
“Dalla nonna.” rispose Jared “Qualcuno della crew ce l’ha accompagnata oggi pomeriggio.”
Marie si irrigidì.
“Non voglio che mia figlia sia affidata a ‘qualcuno della crew’” borbottò. Fece per sciogliere l’abbraccio ed indietreggiare, ma lui la trattenne.
“Lo so sciocca, stavo scherzando. L’ho portata io poco fa. Mamma dice che stasera la tiene a dormire.”
“Mhh.” fece Marie, voltandosi verso di lui. La punta del naso della ragazza sfiorava la pelle del collo dell’uomo. “Quindi siamo solo noi due?”
Jared annuì.
“Hai in mente qualcosa di particolare per questa serata?” domandò lei.
“Beh, per cominciare” spiegò “Potresti venire qui e salutarmi come si deve.”
Marie non se lo fece ripetere due volte, si sfilò le ballerine e scavalcò il divano, mettendosi a cavalcioni su di lui.
Gli prese il volto tra le mani e chinò il viso per incontrare le sue labbra.
Le mani di Jared premevano sulla sua schiena, in modo da poterla tenere stretta contro il proprio petto.
Non era il tipo da manifestare apertamente i propri sentimenti, ma il modo in cui la accoglieva quando mancava da casa era la sua maniera di dirle che era contento di rivederla.
La aiutò a sfilarsi la giacca, mentre continuava a baciarla.
Le mani di lui sulle sue braccia nude le facevano venire i brividi. Il cuore della ragazza accelerava sempre di più, si strinse a lui ancora più forte, mentre Jared aumentava l’intensità del bacio.
L’uomo si sfilò la t-shirt e prese a spogliarla, finché lei gi faceva scottare la pelle con le proprie labbra.
All’improvviso, si ritrovarono a fissarsi, a parlarsi con gli occhi, a trasmettersi mute emozioni.
Le dita di Jared sfiorarono delicatamente la cicatrice sulla spalla della ragazza.
Marie vide chiaramente il suo sguardo incupirsi.
Gli accarezzò una guancia, dolcemente.
Il modo in cui l’amore che provava per lui le si sprigionava dentro aveva ancora il potere di farle male al cuore.
La spinse delicatamente verso il divano, sovrastandola. I fianchi della ragazza si sollevarono istintivamente, andando incontro a quelli dell’uomo.
Le labbra di lui si posarono sulla spalla ferita di lei, all’inizio, percorrendo quella sottile striscia bianca di baci quasi impercettibili, poi sempre più fameliche, angustiate.
I movimenti del suo bacino seguivano il ritmo delle sue labbra, una mano era aggrappata all’altra spalla della ragazza, la stringeva talmente forte che la ragazza pensò che sarebbe riuscito a trapassarla.
Jared gemette, Marie ansimava.
C’era qualcosa di terribilmente struggente nel modo in cui stava facendo l’amore con lei, quella sera, lei poteva percepirlo, nonostante la violenza con cui stesse assecondando i suoi istinti.
Il culmine si sprigionò simultaneamente nelle vene di entrambi, Jared si scostò quasi bruscamente dalla ragazza, che gli si accoccolò contro, senza fiato.
Rimase in silenzio, giocherellando con i capelli di Marie.
Dopo un po’ lei sollevò lo sguardo verso di lui. La sua espressione era seria, pensierosa, quasi afflitta.
Marie si tirò su in ginocchio.
“Ehi.” mormorò, dolce. “Cosa c’è?”
Jared scosse la testa.
“Jared.” lo chiamò Marie, accarezzandolo. “Cosa c’è che non va?”
Lui sospirò, e a Marie si strinse il cuore.
“Oggi sono cinque anni.” rispose, infine.
“Cinque anni?” domandò Marie, spaesata.
“Cinque anni da quella.” spiegò lui, indicando distrattamente la spalla della ragazza.
Oh.” riuscì a dire sommessamente lei.
Cinque anni prima, in quella stessa data, era rimasta coinvolta in una sparatoria in un parco di New York, dopo che lui l’aveva cacciata di casa quando aveva scoperto che era incinta.
Marie sapeva quanto i sensi di colpa per i suoi gesti, per le sue scelte sbagliate lo tormentassero, schiacciandolo e angosciandolo.
“E’ solo una cicatrice, amore. E’ guarita.”
“Non è solo una cicatrice.” sottolineò. 
Marie sospirò.
“Jared, perché non ti sei ancora perdonato?”
Lui rise amaramente.
“Dico sul serio.” continuò lei. 
“Perché mi torna spesso in mente come ti ho trattata.” spiegò “E non capirò mai come tu abbia potuto amarmi lo stesso e continuare a farlo.”
“Ma Jared!” esclamò lei “Io non ti amo lo stesso. Io ti amo e basta, perché è così. Perché ho un milione di motivi per farlo, e nessuno per smettere. Quanto puoi essere testardo per non essere ancora riuscito a capirlo?”
Lui la guardò, e si strinse nelle spalle.
“E togliti quell’espressione da funerale dalla faccia, ti sembra il modo di darmi il bentornato, questo?”
Lui rise.
“Vedi di rimediare, e anche in fretta.” lo canzonò allegramente lei.
Jared rimase a guardarla per qualche istante.
Un sorriso non tardò ad allargarsi sul suo volto, raggiungendo anche i suoi occhi.
Allargò le braccia.
“Vieni qui.”




Scritta di getto (e si vede).
Ma insomma, questa raccolta é fatta apposta per questo tipo di racconti, quindi portate pazienza, e assecondatemi :')
Ringrazio Giulia, che si é presa la briga di recensire, e anche le care anime che hanno aggiunto la raccolta alle preferite/seguite.
Un grazie va anche ai lettori silenziosi. (non siate timidi, so che ci siete :D)
Un abbraccio, alla prossima!
(sentitevi liberi di prenderla come una minaccia, sì :3)


   
 
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