Cap
4
Il
posto che Euron aveva in mente non era altro che
un’immensa piana verdeggiante, nella parte più
interna delle Isole di ferro
dove quasi nessuno di quegli uomini di mare si inoltrava.
-
Mi hai portata fin qui per farmi vedere dell’erba?
– domandò, inarcando beffardamente un sopracciglio
perfettamente curato.
-
Non essere così impaziente, bambina. –
Aveva
appena finito di parlare che una mandria di
cavalli allo stato brado fece la sua comparsa. Uno stallone nero come
il
peccato si stagliava, possente e muscoloso, tra gli altri grigi;
l’occhio
sinistro era dello stesso colore del carbone, ma quello destro era di
un
azzurro talmente chiaro da sembrare
quasi fatto di vetro. Eterocromo, nello stesso
meraviglioso e singolare
modo del pirata.
-
C’è ancora. – constatò
brevemente Euron, mentre un
piccolo sorriso si dipingeva sulle sue labbra.
Erin
registrò mentalmente l’espressione e come i
suoi lineamenti si addolcissero quando era davvero contento; da quando
l’aveva
conosciuto l’aveva visto sogghignare spesso, ammiccare, ma
mai essere
intenerito da qualcosa se non quando per un attimo aveva lasciato che
la
nostalgia lo avvolgesse quando erano sul punto di sbarcare a Pyke.
-
Prima di
essere bandito dalle Isole venivo qui spesso, quel puledrino appena
nato per certi
versi mi ricordava me, mi ero ripromesso di portarlo alla roccaforte e
domarlo.
– continuò, in una breve spiegazione che le
rendesse comprensibile la ragione
per cui l’aveva condotta lì. O, almeno, sperava
che fosse sufficientemente
chiaro.
-
Quindi, ora che sei tornato vuoi domarlo e farne
la tua cavalcatura? – tentò.
-
Voglio domarlo? Sì. Farne la mia cavalcatura? No,
in realtà voglio donarlo a una persona. –
Erin
si voltò verso di lui, sorpresa. Di tante
risposte non si sarebbe mai aspettata proprio quella, forse
perché non ce lo
vedeva Euron Greyjoy che si metteva a dispensare regali al primo che
passava.
-
A Victarion? – lo punzecchiò, con voluta malizia.
L’uomo
alzò gli occhi al cielo, sbuffando: - Non
essere ridicola, l’unica cosa che donerei a mio fratello
è una spada nel petto.
–
Poi
studiò l’espressione contrariata di Erin e
aggiunse, cercando di mascherare senza grande successo quanto la cosa
lo
seccasse.
-
Parli spesso del mio fratellino, non sarà che ti
stai davvero invaghendo di lui? –
-
Se anche fosse, non è un tuo problema, no? –
L’afferrò
per i fianchi, stringendola con più forza
del necessario e traendola rabbiosamente a sé: - Sei la mia
moglie di sale. –
-
Solo ufficialmente, in realtà posso farmi piacere
chi voglio. E tu, tanto per la cronaca, non mi piaci proprio per
niente. –
aggiunse, sputando le ultime parole con tono rabbioso. Cercò
di divincolarsi
dalla sua presa, ma senza grandi risultati dal momento che il pirata
era
decisamente più forte di lei dal punto di vista fisico.
-
Bugiarda. – le sussurrò a fior di labbra,
chinandosi poi a catturarle in un bacio passionale.
Per
un paio di secondi Erin chiuse gli occhi e si
lasciò andare, assaporando il gusto leggermente salato della
pelle dell’uomo e
godendosi la sensazione di piacere che avvolgeva il suo corpo. Poi,
tornando
lucida e ricordando chi era a baciarla in quel modo, come se fosse una
sua
proprietà, si divincolò nuovamente con
più forza; questa volta riuscì a
liberarsi dalla presa, sicuramente perché Euron non se
l’aspettava, e mise un
paio di metri di distanza tra loro.
-
Come … Cosa … - balbettò.
Il
pirata ghignò sfrontatamente: - Calma, bambina,
era solo un bacio. Non dirmi che non ti è piaciuto
perché non ci credo. –
aggiunse prontamente, come se sapesse perfettamente che quella era la
replica
che stava per affiorarle sulle labbra.
Erin
decise allora di cambiare immediatamente
risposta: - Se lo rifai giuro che ti taglio la gola. –
Scoppiò
a ridere, buttando la testa all’indietro e
mostrando una serie di denti bianchi che scintillavano sotto il sole,
in
contrasto con le labbra leggermente bluacee dovute
all’assunzione dell’Ombra
della sera.
-
Melodrammatica, almeno quanto me potrei
aggiungere, insieme saremmo davvero una bella coppia. – rise,
per nulla
intimorito dalla minaccia.
La
ragazza sbuffò, alzando gli occhi al cielo, ma
decise di lasciar perdere. Discutere con lui non aveva senso, non
quando si
stava così evidentemente sforzando di farle perdere
completamente il controllo.
-
Prendi quel cavallo così possiamo tornarcene alla
roccaforte. – sbottò, risalendo in sella e
incrociando risolutamente le braccia
al petto.
Una
volta tanto fece quello che gli era stato
chiesto, muovendosi agile e silenzioso tra i fili d’erba e
riuscendo a prendere
al lazzo la bestia con una serie di movimenti da vero esperto.
Assicurò la fune
a un campanello della sella e montò dietro di lei,
stringendola tra le braccia
per poter recuperare le redini e governare la cavalcatura.
Galopparono
in silenzio per un’ora; poi, quando le
mura della roccaforte erano ben visibili e gli uomini di ferro di
vedetta
stavano già provvedendo ad aprire il cancello, le
tornò a rivolgere la parola.
-
Non sei curiosa di sapere a chi intendo regalarlo?
–
-
Non mi importa, sono solo contenta che tu non
intenda tenertelo; è un animale troppo bello per te.
– replicò, con un tono che
suonò eccessivamente acido persino alle sue orecchie. Non si
sarebbe scusata,
però, perché il ricordo delle labbra bluacee
sulle sue la turbava ancora.
-
Già, è una cavalcatura adatta a una regina.
–
convenne Euron, dandole un paio di secondi per assaporare quelle
parole,
chiedendosi distrattamente se stesse lentamente cominciando ad
arrivarci.
-
D’accordo, te lo dico io. – aggiunse, notando che
la spadaccina non sembrava affatto bendisposta nei suoi confronti
né
intenzionata ad assecondarlo nel suo gioco, - Il cavallo è
per te, sempre
ammesso che ti piaccia. –
Quelle
parole ebbero un effetto magico.
L’espressione corrucciata della ragazza si distese e il suo
viso s’illuminò,
mentre le labbra si stiravano in un sorriso aperto e solare. Sembrava
che
persino il bacio di poco prima fosse stato dimenticato, così
come il fatto che
lei poco sopportasse l’uomo che la teneva stretta a
sé.
-
Io venero
i cavalli e questo è talmente incredibile che non
può non piacermi. –
Scivolò
giù e si avvicinò allo stallone,
accarezzandogli delicatamente il muso e grattandogli la fronte. Un
nitrito
lieve e uno strusciare contro la sua mano furono la ricompensa e le
strapparono
una risatina gioiosa.
-
Sei una meraviglia, piccolo mio. – sussurrò,
baciandolo sul collo possente e inspirando a pieni polmoni
l’odore puro e
pungente del pelo.
Un
rumore alle sue spalle la spinse a voltarsi; Euron
era al suo fianco e accarezzava ritmicamente il destriero.
-
Come lo chiamerai? –
-
Balerion. – rispose, senza la minima esitazione.
-
Il Terrore nero, è un buon nome per la cavalcatura
di una regina guerriera. – approvò.
Rimasero
a contemplare l’animale finchè uno degli
stallieri non giunse in tutta fretta per portarlo alle scuderie.
Assicurò che
sarebbe stato trattato con ogni sorta di riguardo,
s’inchinò esageratamente
prima a Euron e poi a Erin, e sparì dalla loro vista.
-
Io … Io ti ringrazio. – sussurrò,
così piano che
per un attimo il pirata credette di avere solo immaginato che quelle
parole
fossero uscite dalle labbra delicate della spadaccina.
-
Scusa? –
Erin
aggrottò la fronte, contrariata, - Non
costringermi a ripetertelo. –
Rise.
– Suppongo che sentirtelo dire anche solo una
volta sia più che sufficiente. Sai, bambina, anche ai mostri
senza cuore
piacciono le cose belle. –
Pronunciate
quelle enigmatiche parole, le voltò le
spalle lasciandola sola a domandarsi a cosa esattamente si stesse
riferendo.
*
Terminato
il pranzo, Erin trovò ad attenderla
Victarion. Non potè fare a meno di notare che, in confronto
al solito
abbigliamento che indossava le volte in cui si erano incontrati in
precedenza,
questa volta aveva un’eleganza in più. Il farsetto
ricamato, la cappa perfettamente
pulita e senza una piega, gli stivali lucidi. Sembrava una pallida
copia di
Euron, considerò. Una copia senza labbra sottili e bluastre;
si chiese
distrattamente se baciarlo le avrebbe procurato la stessa divampante
sensazione
di piacere che l’aveva avvolta quando Euron l’aveva
sfiorata. Scosse la testa,
scacciando via quelle fantasie e l’immagine ancora fin troppo
vivida di lei che
si lasciava baciare in un campo nel mezzo del nulla senza fare troppe
storie. Perché
ora si metteva a rivivere a occhi aperti quel momento? Euron
l’aveva baciata
con l’inganno, se avesse intuito le sue intenzioni non glielo
avrebbe certo
permesso. Vero? Che gli Estranei se lo portassero alla dannazione, con
che
diritto le scombussolava la mente?
-
Stai molto bene. – commentò, certa che
concentrarsi su Victarion l’avrebbe aiutata a scacciare via
ogni fastidiosa
fantasia.
L’uomo
le rivolse un sorriso smagliante,
apparentemente soddisfatto del fatto che avesse notato il suo cambio di
vestiario.
-
Posso chiederti se c’è qualche occasione
particolare? – aggiunse poi.
-
Nulla di formale, ma visto che avevamo intenzione
di passare il pomeriggio insieme desideravo essere
all’altezza della bellezza
della mia sirena. –
Arrossì
lievemente, abbassando lo sguardo. Si rese
conto di sembrare incredibilmente civettuola e si costrinse a darsi un
contegno. Se Euron l’avesse vista fare la svenevole con suo
fratello non ne
sarebbe di certo stato contento.
In
nome degli Dei Antichi e Nuovi, da quando in qua
gli importava cosa pensava quel pirata?
-
Ti prego, non farlo. –
Victarion
la fissò perplesso.
-
Non fare cosa, mia sirena? –
-
Chiamarmi in quel modo … Non credo sia
appropriato. – spiegò.
Un’ombra
passò negli occhi scuri dell’uomo. Erin si
sentì a disagio più di prima; non intendeva
ferirlo, ma non riteneva giusto
nemmeno illuderlo. Le piaceva la sua compagnia, ma quella mattina aveva
visto
un nuovo lato di Euron; un lato che, malgrado l’infastidisse
tremendamente ammetterlo,
le piaceva.
-
Come la lady mia cognata desidera. – decretò,
inchinandosi rigidamente e facendo per voltarle le spalle.
-
Victarion, per favore, resta. Non c’è alcun
bisogno che tu te ne vada. – mormorò, posandogli
una mano sull’avambraccio e
fermandolo.
-
Non credo di riuscire a comportarmi bene in tua
presenza. –
Sgranò
gli occhi. Non stava davvero per dirle ciò
che temeva, vero?
-
Perché ogni volta che ti guardo non desidero fare
altro che questo. – concluse, tornando verso di lei e
schiacciandola contro il
muro in pietra. Le catturò le labbra in un bacio lungo e
profondo,
accarezzandole delicatamente una guancia.
Ecco
la risposta alla sua domanda di poco prima.
Euron era passionale, ardente come il fuoco, mentre Victarion era dolce
e
delicato, lieve come l’acqua quando accarezza la pelle.
Ricambiò il bacio
stando attenta a non metterci più trasporto del dovuto; non
voleva ferirlo, non
di nuovo, perché sapeva che se l’avesse fatto si
sarebbe allontanato per sempre
da lei.
In
fondo al corridoio, nascosto da una delle
colonne, Euron osservava la scena. La mascella serrata, le mani strette
a pugno
e la voce nella sua testa che ruggiva a pieni polmoni e pretendeva che
andasse
lì e trapassasse Victarion da parte a parte.
Spazio
autrice:
Chiedo
scusa per il ritardo con cui ho aggiornato,
ma la sessione estiva è cominciata e lo studio mi porta via
sempre più tempo.
Spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto e sia valso
l’attesa; come
sempre vi chiedo di farmi sapere che ne pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt