Film > Le 5 Leggende
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Autore: AngelsOnMyHeart    25/05/2014    3 recensioni
[FANFICTION IN REVISIONE DAL 15/11/2015]
[Capitoli revisionati: 11/15]
Gli anni sono trascorsi dalla vittoria dei Guardiani e la conseguente sconfitta di Pitch, l'Uomo Nero.
Dieci anni, ad essere precisi.
Tutte le attività delle Leggende sono tornate alla normalità e di quei difficili giorni, non è rimasto altro che un lontano ricordo.
Ma non tutto è esattamente tornato come prima, poiché, da quella notte, una luce sul Globo ha smesso di brillare.
Scarlett è una studentessa di diciotto anni, una semplice ragazza la cui vita non ha nulla che possa ritenersi degno di nota ma che cela nel proprio petto un peso oscuro, il quale sta lentamente trascinando la sua mente nell'oblio.
Incubi.
Da che la ragazza riesca a ricordare, la sua mente è sempre stata tempestata da neri, asfissianti ed orribili incubi e non è mai stata in grado di capire il motivo per cui questi infestassero il suo sonno. Sapeva solamente che erano sempre presenti e che, qualunque cosa facesse, sarebbero tornati notte dopo notte.
Ma il tempo inizia a stringere e, con questo, molte verità verranno a galla, portandosi dietro altre domande le cui risposte non sempre saranno un sollievo per l'anima.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Pitch, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VIII
Il momento di scegliere.




Il viaggio di ritorno al Polo Nord si dimostrò più tetro e silenzioso di quello d'andata e, specialmente per Scarlett, anche piuttosto angosciante.
Pitch sedeva alle sue spalle, nel retro della Slitta, in silenzio. Tutto a un tratto sembrava aver perso la sua preziosa parlantina.
La ragazza volse appena il capo dietro di se, così da riuscire a tenerlo d'occhio sebbene non ce ne fosse bisogno. L'Uomo Nero si trovava seduto tra Calmoniglio e Jack Frost, entrambi messi a guardia del loro acerrimo nemico, inoltre due enormi manette gli cingevano i polsi sottili. Così sottili che sarebbero potute tranquillamente scivolare via.
Ecco perché continuava a girarsi. Era innocuo ormai, sapeva che non avrebbe potuto torcerle nemmeno un capello in quella situazione.
Eppure...
I suoi occhi neri incrociarono ancora una volta quelli ambrati dell'uomo ed il suo cuore perse un colpo quando questi le sorrise maligno.
Se quelle manette fossero cadute, quanto gli ci sarebbe voluto per afferrarla e trascinarla via con se?
Scarlett interruppe il contatto visivo e tornò a guardare avanti a stringendosi più che poté contro il petto piumato di Dentolina che le sedeva di fianco. La fata le sorrise teneramente, carezzandole maternamente la testa :-Non temere tesoro, non potrà più farti del male-.
La ragazza cercò di trovare conforto in quelle parole ma ormai il dubbio si era insinuato e sapeva che non c'era nulla da fare per scacciarlo via. Inoltre avrebbe giurato di aver sentito Pitch ridere, a seguito di quell'affermazione.

* * * *

Al loro arrivo alla Fabbrica vi fu non poco di scompiglio: Scarlett rimase con Dentolina, che la portò nello studio di North a riprendersi mentre gli altri cercavano una stanza da adibire a cella, dove avrebbero rinchiuso Pitch fino a quando la situazione non sarebbe stata risolta.
Infine trovarono uno sgabuzzino mal illuminato da una finestra bassa e larga, posta nella parte più alta di una delle quattro pareti della stanza rettangolare. Posero una sedia al centro e vi si chiusero dentro con Pitch, mettendo due Yeti di guardia dinanzi alla massiccia porta. Non gli sarebbe sfuggito, non questa volta ma la sicurezza non era mai troppa.
Il Re degli incubi se ne stava bellamente agiato sulla sedia mentre North, Jack, Calmoniglio e Sandman lo fissavano minacciosamente in attesa di risposte.
:-Vedi di cominciare a parlare-. Lo intimò Frost alla fine, punzecchiandolo su di una spalla con bastone, stufo di attendere.
Pitch lo guardò digrignando i denti :-E di cosa vorreste che vi parli? Del tempo? Mi sembra faccia abbastanza freddo di recente ora che mi ci fai pensare. Ottimo lavoro Frost-.
:-Dicci come liberare cuore di ragazza-. Tentò di incalzarlo North.
:-Ancora con questa vecchia storia? Eppure credevo di esser stato abbastanza esaustivo sull'argomento. Vi ho sempre immaginati degli inetti ma non credevo fino a questo punto. Chissà, forse con un disegnino....-. Non riuscì a terminare la frase, Calmoniglio glielo impedì afferrandolo per il collo con una forza tale che lo costrinse ad alzarsi.
:-Adesso basta- sibilò il Pooka a denti stretti, di calmo in lui era rimasto solo il nome -Dicci esattamente cosa le hai fatto e, soprattutto, come toglierlo. O io ti giuro su tutte le mie uova che ti faccio saltare i denti a suon di pugni-.
Pitch cominciò a sudare freddo, forse per lui era giunto il momento di iniziare a giocare seriamente, basta giochi.
Batté le mani tremanti sulla zampa del Guardiano che gli cingeva la gola, nel tentativo di calmarlo :-S...suvvia- disse con non poca fatica, visto che la stretta gli impediva quasi di respirare -Cerchiamo di non essere troppo avventati-.
Calmoniglio dal canto suo alzò il pugno della zampa libera, avvicinandolo ad un palmo dal naso di Pitch :-Parla -.
:-Va bene, va bene-. Si arrese infine l'uomo, scrollandosi dalla presa del Pooka, e prendendo a passeggiare avanti ed indietro per la stanza, con le mani cadenti in avanti a causa delle manette.
:-Immagino sia vostra intenzione sentire nuovamente tutta la storia?-.
North annuì, seguendo il cenno del capo con uno della mano, così da fargli intendere di cominciare.
Pitch ridacchiò, prese un respiro profondo ed iniziò a raccontare.
:-Era una splendida notte: buia e senza stelle. Il tempo ideale, oserei dire, e voi Guardiani eravate finalmente sul punto di essere cancellati dalla faccia della Terra. Ma, c'è sempre un “ma”, una banda di marmocchi ha deciso di darvi man forte, ridandovi la forza necessaria di ridurmi al minimo delle mie! Ma sapete benissimo come è andata questa parte. Purtroppo per voi vi sfuggì un piccolo dettaglio: non sono uno sciocco-. Improvvisamente si fermò, fissando la parete vuota dinanzi a lui.
:-E quindi hai...-. Tentò di dire Jack.
:-Ho cercato una garanzia, un piccolo trucchetto che mi permettesse di ritornare nuovamente al mio tetro splendore senza troppa fatica. Ed è qui che è entrata in scena quella....- si bloccò così da pesare bene le proprie parole conscio che, se gliene fosse sfuggita anche solo una fuori posto, Calmoniglio non si sarebbe di certo limitato ad altre minacce -...graziosa ragazzina. Sono giunto giusto in tempo nella sua stanza. Oh che angioletto! Così vulnerabile ed indifesa-. Scandì per bene l'ultima parola, facendone pesare ogni lettera ai presenti.
:- A quel punto c'era solo una semplice cosa da fare: ho lasciato che le mie tenebre trovassero dimora nel suo cuore, germogliando in esso fino al momento opportuno. E...eccomi qua!-. Si rivolse ai Guardiani :-Se avete domande, e non mi stupirei, alzate pure la mano-.
:-E cosa le accadrà esattamente, quando ti riprenderai quest'oscurità? A New York hai parlato di un contenitore vuoto, cosa intendevi dire?-. Chiese Frost con l'indice poggiato contro il mento, pensieroso.
:-Uh uh! Speravo proprio che me lo chiedessi- rise Pitch sfregandosi le mani- Vedi, l'oscurità non è come la luce, un semplice raggio che irradia tutto ciò che gli passa vicino. Eh no! L'oscurità avvolge, culla e penetra a fondo, mettendo le radici. E così è successo con il cuore della ragazzina, la paura è cresciuta divenendo terrore dentro di lei ed ora ogni parte del suo cuore è nera, putrida ed impura. Quando al suo interno non resterà nemmeno un ultimo granello di tenebra, di lei non rimarrà altro che un fragile corpicino umano e....bye bye dolce Scarlett-.
:-Vuoi dire che resterebbe senza anima?-. Chiese Calmoniglio battendo nervosamente una zampa a terra, inquieto.
:-Sissignore-.
:-E non esiste altro modo?-.
:-Voi lo avete trovato?-. Chiese a sua volta Pitch, deridendoli senza ritegno.
Il silenzio cadde nella stanza e l'Uomo Nero tornò a sedersi sulla sua sedia, soddisfatto :-Come immaginavo- rigirò il dito nella piaga, facendo una breve pausa prima di continuare -ma, suvvia, non abbattetevi così tanto. Effettivamente...un altro modo ci sarebbe-.

 
* * * *
 
:-Ha detto che deve affrontarlo-. Spiegò Jack a Dentolina e Scarlett, dopo aver raccontato loro dell'interrogatorio avvenuto poco prima.
:-Affrontarlo?-. Chiese la ragazza, fermandosi dal suo camminare nervosamente avanti e indietro per lo studio di North, con le braccia conserte contro il petto.
:-Tipo in un duello?-.
Frost inizialmente annuì con convinzione, poi si fermò iniziando a scuotere la testa e infine, nel dubbio, si rivolse agli altri Guardiani con espressione incredula stampata sul viso bianco :-Tipo in un duello?-.
“Grazie dell'aiuto Frost” Scarlett roteò gli occhi al cielo, esasperata.
North fece mettere Jack da parte e prese parola :-Credo intenda che tu debba affrontare lui a tu per tu, senza armi. Devi affrontare tue paure-.
:-E' troppo rischioso, non possiamo permetterlo-. Si intromise subito Calmoniglio scuotendo vigorosamente la testa :-Se la ragazza perde, perderà anche la sua anima e Pitch...no. Deve esserci un altro modo!-.
:-Abbiamo cercato un modo per dieci anni Calmoniglio. Cos'altro dovremmo fare allora?-. Sbraitò Frost piantando con forza il bastone ricurvo sul pavimento, facendo alzare una leggera brina nell'aria che fece rabbrividire tutti i presenti.
Inutile dire che ne seguì un battibecco che impegnò tutti e cinque i Guardiani. Tra Frost e Calmoniglio, sempre pronti a punzecchiarsi, Dentolina che zigzagava sbattendo nervosamente le ali, Sandman che componeva immagini sulla sua testa talmente frettolosamente da far girare la testa e North che cercava invano di metter pace tra tutti, Scarlett si ritrovò ad osservarli in silenzio. Litigavano, continuavano a litigare dinanzi a lei, come se non fosse presente, mentre tentavano di decidere le sorti del suo sfortunato destino.
Avevano avuto una lite simile anche dieci anni prima? Quando avevano deciso di lasciarla in disparte, ignara di tutto, a vivere un interminabile incubo?
Questi quesiti cominciarono a minare quella fragile finestra di fiducia che aveva cominciato a crearsi.
:-Vi siete, per caso, mai chiesti cosa volessi io?-. Chiese alzando la voce, interrompendo il sonoro battibecco.
I Guardiani si zittirono di colpo, i loro visi tradirono un evidente imbarazzo.
Il vento mise davvero a dura prova la tenuta di quella finestra.
:-Noi vogliamo solo fare ciò che è meglio per te, cara-. Decise di risponderle Dentolina, avvicinandosi a lei e avvolgendole un braccio intorno alle spalle.
:-Ma non si tratta solo di questo- disse North -se tu perdessi contro Pitch, lui non distruggerebbe solo te. Minerebbe anche sicurezza di bambini in tutto il mondo, come sta facendo ora, ma con potenza molto più grande-.
Il cuore riprese a batterle in maniera irrefrenabile “No, ti prego no”.
:-Stai dicendo che...sareste disposti a sacrificarmi?-.
Scese il silenzio, ancora.
La finestra della sua fiducia non solo si spalancò lasciando entrare un ululante vento furioso, ma andò completamente in pezzi e le schegge furono il doloroso boccone amaro che la ragazza si trovò costretta a mandare giù.
Scarlett si allontanò di scatto da Dentolina, spingendola lontano, e cominciando a rimpiangere gli incubi che infestavano il suo sonno perché, l'incubo che si stava rivelando la realtà, era peggio di qualsiasi cosa avesse potuto immaginare.
:- Io ho finalmente l'opportunità di mettere fine a tutto! Mi basterebbe riuscire a sconfiggerlo e voi volete davvero impedirmelo?-. Il tono della sua voce si stava facendo man mano più alto, le mani le tremavano, gli occhi pizzicarono.
Sandman tentò di farsi vicino, sulla sua testa si ricreò la piccola figura di una ragazza che finiva in una rete da caccia, ma troppi erano i pensieri che si stavano accumulando nella mente di Scarlett per capire cosa stesse cercando di dirle o, quanto meno, non le importava comprenderle.
La testa prese a girarle e si ritrovò costretta a poggiarsi alla scrivania di North :-V...voi non potete. Non potete farmi questo-.
Calmoniglio abbassò le orecchie :-Scarlett- era la prima volta che le si rivolgeva direttamente dalla sua crisi nel bosco, inutile dire che alla ragazza tremarono le gambe -per favore non perdere la speranza. Non ora, non è mai troppo tardi-.
La ragazza non poté far a meno di scoppiare a ridere :-Speranza? Ma di quale speranza stai parlando? Quella di non finire in qualche centro di riabilitazione una volta tornata a casa? O in un reparto psichiatrico dove verrò spedita per il resto dei miei giorni mentre quel pazzoide continua a tormentare il mio sonno? Questa speranza?-.
:-Scarlett...- ancora a ripetere il suo nome, come se questo potesse cambiare la situazione o farle vedere le cose sotto una diversa luce -cerca di capire-.
:-No!-. Urlò lei stavolta, portando le mani alla testa :-No! Sono stanca di cercare di capire! Sono dieci anni che cerco di farlo ma nessuno mi ha mai aiutata! Sono sempre stata sola e continuerò ad esserlo-.
La fata tentò nuovamente di avvicinarsi ma lei si ritrasse, lo sguardo stravolto ed il volto rigato da amare lacrime di delusione.
:-Ci dispiace-. Disse Dentolina, toccando terra con la punta dei piedi, stringendo le mani contro il petto.
La ragazza tentò di asciugare le lacrime con la manica della felpa ma queste continuavano a riversarsi senza controllo sul suo viso :-Le scuse non potranno liberarmi da tutto questo-. Disse prima di correre via dallo studio, travolgendo erroneamente due elfi che credevano di essere di guardia alla porta. I Guardiani decisero di lasciarla andare. Era normale che fosse sotto shock e forse stare da sola era per lei il modo migliore di sfogarsi in quel momento, avendocela a morte con tutti loro. Una volta a mente lucida sarebbe potuta tornare ed avrebbero affrontato al meglio la situazione, per il momento sarebbe solamente stata controproducente per se stessa e per tutti loro.
Ma Scarlett aveva in mente ben altro che sfogarsi.

La porta che che delimitava la prigione di Pitch era nera e massiccia, i due Yeti messi alla sua guardia erano impegnati ad una partita a carte. Scarlett la fissò in silenzio alcuni minuti, il dubbio la stava tormentando. Non vi era alcuna certezza in ciò che stava per fare, tutte le probabilità sembravano essere in suo sfavore ma...era davvero pronta a passare un'intera esistenza nel rimorso? Nel domandarsi perché non aver tentato?
Infilò la mano nella tasca della felpa, ricercandone qualcosa all'interno e, quando la trovò, sorrise amaramente sfilando il pugno chiuso. Si prese un po' di tempo prima di aprire il palmo della mano, trovandovi la chiave che aveva rubato dalla scrivania di North, pochi attimi prima di uscire dal suo studio, e allora iniziò per la prima volta a realizzare che non sarebbe più potuta tornare indietro.
Si ritrovò sul punto di inserire la chiave nella toppa se uno dei due Yeti non l'avesse fermata, guardandola confuso e chiedendosi cosa quella ragazzina stesse cercando di fare.
Scarlett mantenne il sangue freddo, stupendosi quasi di se stessa, e rivolse allo Yeti un sorriso forzato, rendendosi conto d'aver dimenticato di elaborare un piano per sfuggire a quei due.
:-North mi ha concesso di parlargli-. Mentì infine, di certo l'improvvisazione non sarebbe mai stata il suo forte, inoltre si sentì vagamente sporca per questo. Come ogni volta che si ritrovava a mentire, del resto.
Lo Yeti si volse al suo compagno, entrambi si scambiarono borbottii incomprensibili alla ragazza, la quale pregò con tutta se stessa che non fosse loro intenzione richiamare i Guardiani per avere conferma, infine fecero entrambi spallucce e lo Yeti che l'aveva fermata iniziò ad allontanarsi da lei.
Scarlett iniziò a sudare freddo.
La creatura, al contrario delle sue più nere aspettative, tornò a sedersi al tavolino dove era impegnato in una partita di carte e, con un gesto della zampa, le lasciò il via libera.
Quasi non riusciva a credere di esserci riuscita, prese un respiro profondo e si girò nuovamente in direzione della porta.
Forse questa sarebbe stata la volta buona o forse, come credevano i Guardiani, l'ennesimo buco nell'acqua. In un certo senso era conscia del peso che gravava su di loro, di tutti gli incroci su cui li stava conducendo quella via, ma questa volta avrebbero potuto smettere di preoccuparsi. Perché, per la prima volta in vita sua, aveva deciso di prendere in mano il loro destino, privandoli di qualsiasi obbligo sentissero avere nei suoi confronti.
“Sto facendo loro un favore, dopotutto” Si convinse di questo.
Infilò la chiave nella toppa e girò una, due, tre volte finché non la sentì scattare aprendosi.
Abbassò la maniglia e spinse piano. La porta sarebbe dovuta essere di legno massiccio, quindi piuttosto pesante ma, non seppe spiegarsi il perché, le risultò leggerissima. Forse un qualche incantesimo del posto. Forse cominciava a sentire sempre più vicina la fine di tutto, nel bene o nel male.
Era pronta ad affrontarlo.
Pitch era lì in piedi al centro della stanza, attendendola come se già sapesse.
Scarlett si chiuse la porta alle spalle, facendo un paio di passi nella sua direzione.
:-Mi hanno detto che devo affrontarti-. Esordì, tradendo un leggero tremolio nella voce che non si preoccupò granché di mascherare.
Pitch annuì senza dire niente, limitandosi a fissarla, silenzioso. Troppo silenzioso. Se fino a quel momento aveva creduto che le sue parole fossero la base su cui lui riuscisse a poggiare tutti i suoi timori -beh- si sbagliava. Perché averlo lì dinanzi a lei, l'incarnazione della paura che l'attendeva i silenzio, la fece rabbrividire come mai aveva fatto prima.
Ma non si sarebbe tirata indietro.
:-Lo farò- disse avvicinandosi ancora di qualche altro passo -ti affronterò-. Aggiunse.
:-Immaginavo che avresti scelto con saggezza mia cara-. Si decise infine a parlarle lui, con tono quasi paterno, mentre le porgeva le mani ammanettate. :-Liberami allora, non vorrai affrontare un uomo che non può muoversi no?-.
Scarlett scattò, percorrendo tutta la distanza rimasta tra di loro, e gli portò l'indice dinanzi al naso, a mo' di avvertimento :-Niente inganni-. Disse lei, avrebbe dovuto risultare una minaccia ma, dal modo in cui le parole fuoriuscirono dalle sue labbra, parve più una supplica.
:-Nessun inganno. Lo giuro sul mio onore, piccola Scarlett-. Rispose lui palesemente subdolo, non tentò minimamente di mascherarlo.
La ragazza lo fissò immobile, guardandolo dritto negli occhi, non sapeva se era pronta o meno ma non aveva più tempo per i dubbi e comunque, in ogni caso era condannata.
“Ma se perdi, condannerai tutti” Disse all'improvviso una piccola voce proveniente dal suo io più profondo, forse la sua coscienza. Si strinse nelle spalle, scuotendo appena il capo con disinteresse “Non sarò comunque presente per vederlo” Si disse lei infine.
Ora avrebbe solo dovuto liberarlo.
Non aveva di certo una chiave di Sabbia dorata con se, quindi di certo aveva bisogno di un altro espediente per liberare l'uomo dalle manette, ma non era venuta del tutto a mani vuote. Mentre percorreva il grande corridoio a spirale della Fabbrica di Giocattoli, le era ritornata alla mente una frase che Jaime le aveva detto il giorno precedente: Fidati, Scarlett, sono solo incubi e la consistenza di un incubo è talmente sottile che basta solo un soffio della tua fiducia per farlo volare via”.
Aveva riflettuto a lungo su quelle parole. Quindi se un soffio di fiducia poteva spazzare via un Incubo, poteva benissimo accadere il contrario.
Quindi avvicinò le proprie labbra alle manette dorate ed iniziò a soffiare piano. Come aveva immaginato, la sabbia iniziò a volare via, trasportata dalle sue paure e insicurezze.
Quando anche l'ultimo granello sparì dai polsi di Pitch, questi non perse tempo protendendosi in avanti per afferrare le braccia della ragazza, avvicinando il volto a quello di lei in una frazione di secondo. Scarlett non si ritrasse di un solo passo, il sangue le si era gelato nelle vene mentre realizzava, ormai troppo tardi, d'aver fatto un passo falso.
:-Scacco matto-. Le sussurrò all'orecchio.
   
 
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