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Autore: _BrendaBellini_    25/05/2014    0 recensioni
Veronica una ragazza di 17 anni è un'ossessionata di libri, ha sempre sognato un bel lieto fine ma non lo da a vedere, l'unico ragazzo che ha avuto risale a parecchi anni fa; fino a che in una vacanza con amici incontra Jonah (19 anni) un ragazzo adorato da tutte le ragazze del posto, ma che sceglie solo una persona. Veronica si troverà ad affrontare problemi più grandi di lei ma con accanto una persona meravigliosa che la aiuterà in ogni momento. Avverrà il lieto fine che ha sempre sognato?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La mattina mi svegliai per prima, Luca era girato dall’altra parte e non volevo svegliarlo; presi il telefono posto sul comodino e guardai l’orario, erano le 10.00, mi alzai dal letto cercando di non fare rumore, mi infilai le havaianas feci un lungo sospiro e mi alzai. “Dove vai?” il tono della voce di Luca mi fece sussultare, mi sedetti di nuovo sul letto e mi girai verso di lui incrociando le gambe “vorrei andare in spiaggia a fare una passeggiata e leggere un po” dissi “senti…” fece una piccola pausa e si girò verso di me “scusa per ieri sera” fece per alzarsi e sedersi ma io mi buttai addosso a lui, emise un piccolo gemito, poi mi avvolse tra le sue braccia muscolose e mi rilassai, stavo ascoltando il battito del suo cuore, era regolare quasi magico, mi sentivo al sicuro, come se fossi nel posto giusto al momento giusto. Mi era sempre piaciuto il modo in cui Luca mi abbracciava, come se ci mettesse tutta la passione possibile, era solo per me e lui, un’amicizia infinita, indistruttibile. Sorrisi ma subito mi attraversò la preoccupazione “non iniziare di nuovo a bere, per favore” chiesi implorante, quelle parole erano uscite da sole, così naturali come se ci fossi abituata a quelle situazioni “ma siamo in festa” disse lui con un tono triste “se proprio vuoi bere fallo quando ci sono io, così non fai cazzate” dissi quasi alterata “va bene” si arrese. Cercai di alzarmi ma lui mi spinse di nuovo sul suo petto, lo so neanche io volevo andarmene ma volevo leggere in riva al mare, da sola, con tranquillità per avere un attimo la testa senza pensieri “devo andare, Luca” dissi io triste “allora vengo anche io” affermò con un tono squillante “Luca, vorrei stare un po sola, scusa” mi alzai e lui mi lasciò andare come se fosse stato respinto dolorosamente “tranquilla, capisco i tuoi spazi” sorrise. Andai davanti alla valigia e presi un costume nero con dei pantaloncini corti in jeans dello stesso colore, andai in bagno e mi guardai allo specchio, avevo un aspetto orribile, l’alito sapeva di alcol e sembravo un zombie; mi lavai la faccia e i denti poi indossai il costume e i jeans. Stavo uscendo dal bagno quando sentii il telefono vibrare “pronto mamma” dissi “ciao tesoro, come state? Avete fatto nuove conoscenza? L’appartamento è bello? E Luca come sta?” mi bombardò con un sacco di domande e cercai di elaborarne una per volta “ mamma sto bene, abbiamo già conosciuto nuove persone, l’appartamento è bello e comodo e Luca sta bene, vado di fretta ci sentiamo più tardi” gli misi giù senza neanche lasciarli il tempo per controbattere. Uscii dal bagno, presi il libro e salutai Luca. Mi diressi in fretta e furia verso la spiaggia, non vedevo l’ora di sedermi in riva al mare, magari su quelle barche rosse che lasciavano sempre i bagnini e leggere il libro, volando con la fantasia. Appena arrivata in spiaggia non c’era praticamente nessuno sugli sdrai e mi chiesi perché era abbastanza tardi dovrebbero esserci le persone. Poi un gran boato proveniva dalla riva e vidi una baraonda di persone ammassate attorno a qualcosa, mi sporsi per guardare meglio, era un campo da beach volley, andai a dare un’occhiata e c’erano quattro giocatori in tutto, guardai meglio, un giocatore era Jonah. Il cuore iniziò a battermi forte senza sapere neanche il perché, speravo con tutto il cuore che non mi vedesse ma proprio in quel momento i nostri sguardi si incontrarono ma distolsi subito lo sguardo e feci finta di non averlo visto, mi incamminai per allontanarmi cercai di camminare in fretta per allontanarmi il più in fretta possibile quando vidi la barca dei bagnini mi ci sedetti e guardai il mare per lunghi secondi, mi trasmetteva una sensazione di tranquillità è come se qualcuno mi cullasse, era fantastico, ero incantata da quel movimento delle onde ma un suono di fischietto mi fece tornare duramente alla realtà, a quel punto iniziai a leggere e mi accesi una sigaretta, mi sentivo libera. Vedevo solo il mio libro, odoravo solo il fumo della mia sigaretta, sentivo solo il rumore del mio sangue che scorreva nelle vene. “Veronica” mi girai e lo vidi venire verso di me “perché sei andata via dalla partita?” mi chiese con un’aria delusa “volevo leggere in santa pace” dissi con arroganza “ah, allora ti lascio stare” disse con un aria quasi offese. Prima che fece un altro passo gli presi il polso e lo tirai verso di me, lo guardai “scusa, è solo che…” Jonah mi interruppe “tranquilla” disse sorridendo mentre si sedeva vicino a me. Mi mise la mano sulla coscia “allora, cosa leggi?” chiese “Stay Strong” risposi. Guardammo il mare per un lungo istante, quasi interminabile, fino a che la sua voce non spezzò il silenzio “di cosa parla?” chiese non distogliendo lo sguardo dal mare “di una ragazza che ha una malattia terminale e sta lottando da due anni insieme al suo amico di nome Kevin. Stanca di affrontare tutto questo decide di arrendersi, ma Kevin non vuole permetterglielo. Nonostante tutti i suoi sforzi lei decide di farla finita per non far soffrire i suoi cari.” Dissi completamente incantata dai suoi occhi azzurri “ma non sei neanche a metà, come fai a sapere tutta la storia?”chiese incuriosito “una storia lunga, della mia mente contorta” affermai ridendo, lui rise con me. Ci fermammo a guardarci negli occhi e tutto si fermò; entrambi avevamo schiacciato il pulsante “pausa” eravamo solo noi due e tutto il resto era scomparso come le nuvole dopo il temporale, come la neve scompare quando esce il sole a riscaldarla. Un eterno sguardo eppure troppo breve. “Ho tutto il tempo che vuoi per ascoltare come funziona la tua meravigliosa mente contorta” ecco, quelle parole e quel sorriso avevano premuto il tasto “play” così che tutto si muovesse di nuovo, avrei potuto guardarlo negli occhi per ore e ore, ma ad un tratto mi imbarazzai a quel pensiero e mi sentii le guance andarmi a fuoco. “Allora… sono abbastanza strana” risi, ma Jonah mi continuava a guardare come se adorasse la mia stranezza e in un certo senso mi sentivo apprezzata, “praticamente leggo un libro fino a che non mi stanco, a volte mi capita di rileggerlo per sette volte di seguito, adesso questo libro l’ho letto tre volte, questa è la quarta. È come se avessi sempre più voglia di assorbire le parole, sempre più in profondo, come se avessi bisogno di qualcosa che mi tiene in piedi e solo i libri riescono a farlo, capisci?” raccontai quasi sognante. Jonah mi guardò con un sorriso radioso “oddio…” mi prese la mano “sei perfetta” disse, io arrossì e lui si tappò la bocca come se avesse fatto un crimine “scusa, scusami tanto” disse subito dopo, gli presi la mano che aveva sulla bocca e la strinsi “hei, tranquillo non hai detto niente di male” gli dissi dolcemente sorridendogli, lui abbassò la testa come se lo avessi appena gridato contro “si te stesso, non sbaglierai mai” mi sedetti in braccio a lui e lo abbracciai, lui ricambiò ed era tutto “wow” il suo abbraccio era meraviglioso, il suo petto nudo era caldo e, nonostante c’erano quasi quaranta gradi, ma mi piacque molto. Non volevo staccarmi da lui per nessuna cosa al mondo e questa sensazione mi spaventò. Lui mi allontanò dolcemente ma eravamo abbastanza vicini così che le nostre fronti si toccassero. Il suo sguardo era pesante come mai era stato prima, mi penetrava dentro e mi faceva sentire debole, per un attimo mi girò la testa e ebbi un mancamento. La sua mano andò sulla mia schiena e mi tenne stretta “stai bene?” chiese preoccupato, no, non adesso, maledetto calo di zuccheri. A volte ero anche svenuta, è un problema che mi tormenta da quando ero piccola “si, credo” dissi vedendo tutto girare “un calo di zuccheri, mi viene a volte” dissi prendendo con difficoltà una caramella nella tasca dei jeans, che portavo sempre con me nel caso mi succedesse. Me la misi in bocca e delicatamente Jonah mi fece appoggiare la testa sulla sua spalla, mi iniziò ad accarezzare la mia schiena con la sua mano calda. “Tranquilla” mi disse dolcemente, la testa iniziava a fermarsi e iniziavo a vedere più chiaramente allora mi alzai e presi il mio libro “è meglio che torni al mio ombrellone” dissi cercando di evitare il suo sguardo “non è meglio che ti riposi un attimo?” chiese preoccupato “no, andiamo” dissi invitandolo a venire con me. Lui si alzò e mi prese la mano, appena feci il primo passo la testa iniziò a girare ancora e ancora, mollai la presa di Jonah e mi appoggiai alla suo spalla, lui mi sostenne per i fianchi, chiusi gli occhi aspettando che questo inferno finisse, sentivo la testa pesante, come le gambe e le braccia, come se qualcuno, sotto la sabbia, mi stesse tirando giù. Jonah mi fece sedere dove eravamo prima e mi appoggiò l’intero corpo a lui. Adesso non era più il libro quello che mi sosteneva ma era lui, la mia ancora. “Veronica chiamo qualcuno?” la sua voce era tremante come terrorizzato “no, tranquillo, sto bene” dissi rassicurandolo “a me non sembra, chiamo Luca” prese il mio telefono dalla tasca, digitò il nome Luca e lo chiamò “Luca, sono Jonah, siamo in riva al mare vicino all'hotel Marinaio, Veronica non sta bene” disse il più veloce possibile “arrivo immediatamente” disse lui.
  
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