L’Angelo
Ho perso tutto. Ho perso tutto.
Tutto.
Sta succedendo di nuovo. Prima, Ella. Ora, Tessa.
Sollevo la lama angelica e la punto contro quell’orribile Mondano che ha osato fare .. che ha osato … Mi rifiuto di pensare che sia morta. Non può finire in questa maniera.
“Sapete cosa succede quando conficco una di queste nella carne umana?” La mia voce giunge estranea alle mie stesse orecchie. Rispecchia esattamente il mio stravolgimento, pian piano sostituito dalla rabbia.
Le mie minacce contro Mortmain durano ancora per poco: mi getto in avanti, in un grottesco affondo, pronto a sentire, e a gioire, della reazione che la mia spada avrà su di lui … ma non accade nulla. Il Magister è sparito e di lui non c’è più traccia, se non di uno dei bottoni della sua giacca.
Digrigno i denti, ma la mia attenzione si rivolge subito a Tessa, ancora accasciata, esamine, pallida e circondata di sangue, accanto alla fontana che continua, incurante della catastrofe che sta avvenendo, a gorgogliare timidamente.
Mi inginocchio accanto a Tessa e la prendo tra le braccia. Il sangue comincia ad invadere le mie mani, le mie braccia e anche la camicia. Dondolo un po’ con il capo di Tess adagiato al mio petto e mi ripiego su di lei. Il mio volto che sfiora il suo, la pelle di entrambi appiccicaticcia di sangue, ma non mi importa nulla.
Sento una ferita riaprirsi, all’altezza del cuore. Una ferita che non mi aveva dato problemi, negli ultimi quattro anni.
Sto liberando il volto di Tessa dalle ciocche di capelli incrostate di sangue, quando poggio la mano nell’incavo del suo collo.
E’ caldo, e un battito, seppure debole, si percepisce distintamente.
Sgrano gli occhi, ormai lucidi (da quanto tempo non verso una lacrima? Credo, a questo punto, che non sia oggi il giorno in cui riscoprirò come ci si sente, a piangere).
“Will. Sei proprio tu, Will?” Niente più di un sussurro, ma è la voce di Tessa. E’ viva.
Mi agito. Devo portarla in infermeria, bisogna fermare la fuoriuscita di sangue. Nel frattempo, lei continua a biascicare qualcosa a proposito del Magister. Ma cosa mi può importare del Magister, adesso? Quello è secondario. Ma, in fondo, se non si comportasse così, Tess non sarebbe Tess. E’ per questo che la amo … Ed è inutile negarlo, o comunque, è inutile negarlo a me stesso.
“Will, non è sangue mio.”
“Cosa?” E di chi dovrebbe essere? Mortmain non era ferito.
C’è un che di orgoglio e soddisfatto, negli occhi socchiusi della ragazza.
“Sono stata io. Mi sono trasformata.” Mi spiega il trucco: il suo potere si è nuovamente dimostrato utile, se non indispensabile.
“Ho ingannato il Magister, Will.” Continua lei. “Non lo avrei ritenuto possibile. Era così sicuro della sua superiorità. Ma ho ricordato cosa avevi detto di Boadicea. Se non fosse stato per le tue parole …” Sorride. E quel sorriso mi disarma. La stringo a me, sempre più forte. Ho bisogno di sapere che lei è lì.
Non mi interessa sapere che cos’è. Non mi interessa sapere perché il Magister la vuole. Non mi interessa. La stringo e basta, la mente sgombra.
Ci allontaniamo un po’ e lei mi scruta, con quei suoi occhi grigi.
Si aspetta che io dica qualcosa, e vorrei tanto farlo, ma improvvisamente il raziocinio si rimpossessa di me e, come un muro, mi separa dolorosamente da lei.
Le labbra rimangono sigillate, non ne escono né parole né baci.
Continuo a ripetermi che l’ho fatto per il suo bene, per il bene di Tessa. Ed è la verità. E’ solo che è stato così difficile pronunciare quelle parole. Prima ha dovuto subire il tradimento del fratello, e ora ha dovuto sopportare anche le mie parole disgustose. Almeno adesso sono certo che, se mai è esistito, nel suo cuore, il germoglio di sentimento per me, ormai l’ho sradicato, estirpato, polverizzato.
Rigiro freneticamente l’anello degli Herondale che porto all’anulare destro, mentre aspetto, sotto la pioggia scrosciante, che qualcuno mi venga ad aprire la porta.
Sono andato nell’unico posto in cui spero di trovare aiuto, e non mi interessa quanti soldi dovrò sborsare, per avere quello che voglio.
Una sorta di appendiabiti ambulante, che riconosco essere un succubo, mi viene ad aprire.
“Desidera?” Mi guarda senza vedermi realmente, gli occhi vacui.
“Voglio parlare con Magnus Bane. E’ qui?” Chiedo, brusco.
“Si, entrate, vi prego.”
Non rispondo, ma non me lo faccio ripetere due volte. Sto congelando e ho fradice persino le ossa. Il succubo mi scorta fino ad un elegante salotto, pieno di mobili massicci, sculture e pervaso da un quasi soffocante odore di pelle.
“Si scaldi, signore. Vado a chiamare il signor Bane.”
Annuisco, tremante. La porta si chiude alle spalle dell’uomo e io getto su una poltrona lì vicino il soprabito. Prendo a passeggiare nervosamente avanti e indietro, di fronte al fuoco, pensando alle esatte parole da pronunciare, al modo in cui porgermi, senza rischiare di essere trasformato in un topo o qualcosa del genere.
Sento la porta aprirsi e mi passo una mano sul volto. Giochiamoci quest’ultima carta.
“William, che cosa diavolo ci fai qui?” Magnus Bane è sorpreso di vedermi, non si aspettava proprio una mia visita. E perché avrebbe dovuto? Di certo non sono famoso per i miei servizi a domicilio a casa degli stregoni. Anche se, tecnicamente, questa villa è di Camille Belcourt.
“E’ successo qualcosa all’Istituto?”
“No.” Boccheggio. Mi schiarisco voce. “Sono qui di mia iniziativa. Ho bisogno del tuo aiuto. Non c’è … non c’è assolutamente nessun altro a cui potrei rivolgermi.”
“Davvero?” Lo stregone mi si avvicina a grandi passi. Porta una veste da camera, pantaloni di flanella neri e una camicia mezza sbottonata bianca, sotto una vestaglia ricamata dall’aria costosa. Di certo i soldi non gli mancano, mi sembra giusto che si tratti bene. Se non fosse per il colorito scuro e gli occhi da gatto apparirebbe come il più nobile tra gli aristocratici inglesi.
Magnus Bane ritorna sui propri passi e chiude la porta a chiave.
“Perché non mi dici qual’e il problema?”
C’è un che di affabile nelle sue parole. Rimango sul vago, e gli chiedo semplicemente se è nelle sue possibilità trovare quel demone blu, non accennando minimamente al motivo. Purtroppo, oltre per le informazioni sull’aspetto, non gli sono molto utile. So che è una pazzia, me ne rendo conto nel momento stesso in cui parlo, e mi aspetto che lo stregone si metta a ridermi in faccia o che mi cacci via da casa sua. Nulla di tutto questo avviene.
“Cacciatore” sospira, dopo aver meditato per qualche minuto, il silenzio rotto solamente dal crepitio del fuoco nel camino. “Ti aiuterò.”
La mia sorpresa è tale che non riesco neanche a dire ‘grazie’.
Spazio autrice: Salve a tutti! Mi dispiace di averci messo così tanto ad aggiornare ma la scuola è agli sgoccioli e le verifiche e le interrogazioni non solo non accennano a smettere di perseguitarmi, ma, al contrario, si sono moltiplicate in frequanza. Ma a voi queste cose non interessano, quindi parliamo del capitolo! Volevo solotanto dire che non ho intenzione di soffermarmi troppo sui libri che già conosciamo, appunto perchè già sappiamo cosa succede e non potrei mai reggere il confronto con le meravigliose parole della Clare. Dunque, così come è accaduto per L'Angelo, anche per Il Principe e La Principessa i capitoli saranno contati, anche se conto di soffermarmi, come è ovvio che sia, un pò di più sulla Principessa, a rischio di perdermi tra le sue meravigliose pagine per la trecentesima volta. Au revoir!
P.S. Fra due giorni esce CoHF. Io non posso. Io non posso aspettare che lo traducano ... come farò ad evitare gli spoiler??