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Autore: Ili91    26/05/2014    4 recensioni
[Crossover Teen Wolf/Supernatural, Sterek, POST 3x12]
Un vecchio amico di John Winchester fa sapere a Dean e Sam che a Beacon Hills ci sono problemi e richiede il loro intervento. Intanto, sei mesi dopo gli ultimi eventi successi a Beacon Hills, Lydia trova due cadaveri in pochi giorni e Stiles e il resto del branco sono certi si tratti dell’opera di un licantropo. Derek, intanto, si è trasferito, ma una telefonata lo spinge a tornare a casa.
Leggesi anche come: Beacon Hills ha un alto tasso di mortalità, Derek e Stiles hanno sentito la mancanza l’uno dell’altro, e Dean ha un serio terrore di un’anziana signora e del suo pappagallo.
Tratto dal primo capitolo:
Senza smettere di battere sulla tastiera del portatile o cliccare con il mouse, Sam disse: «Un vecchio amico di papà - Timothy, lo ricordi? - mi ha fatto sapere che a Beacon Hills succedono cose strane e richiede anche il nostro intervento.»
[…]
«Hai trovato riscontri o il vecchio Timothy esagera?»
Sam si voltò verso di lui, guardandolo ad occhi sbarrati. «Esagerare? Penso che Beacon Hills dovrebbe essere citata come una delle città con il più alto tasso di mortalità dell'ultimo secolo.»
Genere: Commedia, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Isaac Lahey, Peter Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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There is need of the Winchesters - CAPITOLO 11 Titolo: There is need of the Winchesters
Beta: Luthien (si ringrazia anche Gellie per alcuni consigli, tra cui il titolo - grazie mille ad entrambe per il vostro lavoro)
Fandom: Teen Wolf/Supernatural
Personaggi: da Supernatural (Sam e Dean)
da Teen Wolf (Stiles, Derek e Scott principalmente, ma un po' tutti, insomma)
Pairing: Stiles/Derek
Rating: Giallo
Genere: Mistero, Sentimentale, Comico
Note e avvertimenti:
- Crossover
- What if? (Ci sono delle discrepanze con la serie, alcune cose che ho preferito ignorare o su cui non concentrarmi: ho tralasciato l'oscurità di cui parlava Deaton, si sa che Lydia è una Banshee, ma non ho voluto approfondire. Comunque, in linea di massima, seguo il canon).
Note dell'autrice:
- Capitolo: 11/16 (2346 words)
- Ambientato a Beacon Hills, circa sei mesi dopo la fine della 3x12


There is need of the Winchesters

11

Uno scricchiolio persistente continuava a risuonare lungo il corridoio del motel, proprio davanti alla camera di Dean e Sam.
Dean venne svegliato proprio da quel rumore, che gli fece immediatamente tendere l'orecchio, con circospezione.
Aveva il sonno leggero, di chi è abituato a saltare ad ogni minimo problema. Un cacciatore addormentato era un cacciatore morto, questa era una delle prime regole della sua professione.
Scostò le lenzuola dal corpo e si alzò in piedi, evitando di fare lui stesso troppo rumore e di farsi scoprire da qualsiasi cosa si divertisse a disturbare le sue già ridotte ore di sonno.
Per un momento considerò il fatto che si fosse sbagliato, che non ci fosse nessun pericolo, ma non avrebbe certo corso il rischio. Inoltre, lui non si sbagliava mai... quasi.
Lanciò uno sguardo sul fratello, ancora profondamente addormentato. Sam aveva trascorso la serata a fare ricerche sul suo portatile, per talmente tante ore che aveva rischiato di sprofondare nel sonno sulla tastiera, mentre Dean aveva fatto un giro di telefonate sulle conoscenze che avevano.
Non erano ancora arrivati a niente e la cosa cominciava ad essere frustrante, si sentiva di nuovo come un cacciatore alle prime armi ed era assurdo dopo tutto quello con cui lui e Sammy avevano avuto a che fare.
Prese la pistola che teneva sotto il cuscino, i proiettili con il sale e il minimo necessario per poter affrontare un mostro.
Lui e Sam sospettavano che a uccidere il pappagallo della padrona di casa fosse stato un fantasma e avevano iniziato a ricoprire di sale i davanzali delle finestre e le fessure delle porte della loro stanza, aspettando di occuparsene appena si fosse fatto vedere.
Al momento non era il loro problema più urgente, avevano ben altro a cui pensare.
In quel momento, però, Dean vedeva ben volentieri una caccia tranquilla e semplice come quella di un fantasma, avrebbe fatto bene alla sua autostima, tanto maltrattata negli ultimi tempi.
Non riusciva ad accettare che un semplice lupo mannaro fosse ancora a piede libero e che avesse causato tanti problemi sotto il suo naso.
Aveva detto che odiava Beacon Hills, quel buco di città dove erano finiti? Perché lo odiava.
Dean si avvicinò alla porta silenziosamente e abbassò la maniglia con circospezione, prima di scivolare nel corridoio, guardando velocemente in entrambe le direzioni più volte.
La via pareva deserta e non sembrava esserci alcun fantasma lì, almeno non al momento. Inoltre, la temperatura circostante era stabile e non particolarmente fredda, non come la morte.
Decise, in ogni caso, di scendere al piano inferiore, nella hall e in tutte le stanze a cui aveva accesso, per controllare meglio e magari tornarsene a letto a dormire.
Aveva sonno, ma se non fosse stato certo che tutto fosse tranquillo non sarebbe riuscito a riaddormentarsi.
In meno di venti minuti riuscì a controllare la hall, la sala da pranzo e la cucina con risultati nulli. Stava per rinunciare, quando sentì un rumore nella stanza posta sul retro del bancone della hall, a cui aveva rinunciato di entrare trovandola chiusa a chiave. Però, se il rumore proveniva proprio da lì dentro, non gli importava affatto di dover forzare una serratura per poter entrare.
Il motel, benché ancora solido, era vecchio e bastarono un paio di minuti del suo intervento e della sua esperienza perché la serratura scattasse e Dean si ritrovasse all'interno della piccola stanza.
Si guardò intorno e vide che era arredato come un ufficio, dove probabilmente era gestita la contabilità del motel. Il locale aveva una sola, grande finestra, con delle tendine spesse e scure, mentre l'arredamento era composto da un paio librerie in legno colme di volumi, una credenza e una scrivania con un sedia per i due lati più lunghi, poste sul fondo della stanza, proprio sopra un vecchio tappeto.
Girò per la stanza, alla ricerca di qualche indizio, e il suo sguardo si fermo sulle tre fotografie delineate sulla scrivania. La prima ritraeva il nipote della proprietaria, Peeta, che sorrideva in giardino, in direzione del pappagallo, appoggiata al suo braccio e con le ali leggermente aperte; la seconda Peeta in compagnia di un uomo che gli somigliava molto e una donna con un sorriso freddo, probabilmente i suoi genitori; mentre la terza la proprietaria - non l'aveva mai vista sorridere prima! - in compagnia dell'uomo biondo della foto precedente.
Sentì un brivido lungo la spina dorsale e sollevo lo sguardo. Vide il vetro della finestra appannato ed estrasse la pistola carica di proiettili di sale. C'era qualcuno lì e non doveva essere umano.
La porta si aprì improvvisamente e apparì Sam, il quale costò quasi un mezzo infarto a Dean. Cominciò a respirare affannosamente e fissò male il fratello. «Cazzo, Sammy! Ancora un secondo e ti avrei riempito di piombo!»
Sam non si scompose, non era la prima volta che rischiavano la vita in quel modo. «Cosa fai in piedi? Hai... sentito qualcosa
Dean annuì e lo oltrepassò per sbirciare fuori dalla porta, verso l'ingresso. «Lo senti il freddo?» Senza attendere risposta continuò: «C'è una presenza e sospetto abbia a che fare con la famiglia che gestisce questo hotel.»
«Peeta e sua nonna?»
«Chi altri?»
Mentre continuava a guardare fuori dalla porta, mosse il braccio per indicare un punto alle sue spalle. «Guarda sulla scrivania, le foto. Qui ci vivono solo la nonna e il nipote, i genitori del ragazzo dove sono?»
Sentì Sam muoversi alle sue spalle. «Uhm, capisco cosa vuoi dire, è possibile.»
Dean fece una smorfia. «Dammi un po' di credito, Sammy. Da quanto faccio questo lavoro? So riconoscere un caso quando lo vedo.»
Immaginava già come potessero essere andate le cose: probabilmente la vecchia, in un momento di follia, aveva causato la morte del figlio e della nuora, ed ora i fantasmi dei suddetti perseguitavano il motel. Aveva più senso anche il fatto che fossero gli unici clienti ed era un peccato, perché si mangiava divinamente.
Spiegò la sua teoria anche a Sam, che rise.
Rise!
«Che c'è? Non lo trovi possibile? Torna tutto!» replicò, un po' offeso.
Sam inarcò un sopracciglio e lo guardò come se sapesse ogni cosa. Odiava quell'espressione, era così irritante.
«Mio Dio, Dean! Ma ti senti?! Non puoi imbastire una teoria basandoti su una fotografia!»
«Tre fotografie» borbottò Dean tra i denti e incrociò le braccia.
«Senti, sono d'accordo che sia possibile che i genitori di Peeta, se sono loro in quelle foto, potrebbero avere a che fare con il fantasma, ma dobbiamo saperne di più.»
Non aveva bisogno di ascoltare il resto per sapere cosa Sam avrebbe detto. "Dobbiamo fare una ricerca, Dean." Nella sua mente poteva anche immaginare l'intonazione che la frase avrebbe avuto.
«Dobbiamo fare una ricerca, Dean. Se è come pensi, troveremo i resti dei corpi e porremo fine alla questione; ora torniamocene a dormire.»
«E il fantasma?»
«Ora non è qui. Il freddo?» chiese retoricamente e scostò una tendina dal vetro della finestra. «Fuori sta diluviando e il calorifero è rotto.»
Oddio, che fosse tutto nella sua testa? «Ho sentito dei passi lungo il corridoio, prima. Sai, mentre tu dormivi.»
«Forse la Signora Remkall è andata in bagno.»
«Chi?» lasciandosi trascinare fuori dalla stanza e su per le scale.
«Jacqueline Remkall, è la proprietaria del motel. Pensavi non avesse un nome anche lei?»
Di certo non immaginava che fosse un nome dolce e musicale. «Semplicemente non sapevo come si chiamava.»
Lui e Sam raggiunsero la loro camera ed entrarono.
«Ci penseremo domani, buona notte» disse suo fratello, poi sbadigliò sonoramente e si rifugiò tra le coperte.
Dean rispose con un mugugno poco convinto, si sdraiò nel letto e chiuse gli occhi.
Eppure non si sbagliava e l'avrebbe dimostrato anche a Sam.

***

«Sei già qui?» Derek si fermò sulla soglia del soggiorno, sorpreso di vedere Stiles già nella vecchia casa degli Hale, alle prime luci dell'alba.
Stiles aveva spostato i pezzi di legno e i detriti che erano sul pavimento in un angolo, creandosi uno spazio vuoto sul pavimento in cui posizionare carte, volumi aperti e il proprio computer portatile. Era talmente preso dal battere sulla tastiera di quell'infernale marchingegno che non l'aveva nemmeno sentito arrivare. «Accidenti, la batteria è quasi a terra! Se solo ci fosse l'elettricità qui dentro...» stava dicendo, gesticolando animatamente – Stiles gesticolava sempre in quel modo –, poi alzò lo sguardo e finalmente lo vide. «Derek! Ma dov'eri finito? Voi licantropi avete bisogno di fare jogging di mattina presto?» Si alzò dal pavimento e preso un sacchetto di carta che emanava un buon odore, per poi porgerglielo. «Vuoi? Le ho soffiate a mio padre, stamattina, è meglio che lui stia lontano da questa roba.»
Derek batté le palpebre meccanicamente e prese una brioche. «Non ho dormito qui» rispose, ancora un po' sorpreso.
«Oh!» esclamò l'altro inizialmente, poi si ripeté, come se stesse immaginando chissà cosa.
«Non dormo mai qui» disse, cercando di rimediare, anzi, di spiegarsi meglio, ma peggiorò solo la situazione.
Stiles fece una smorfia, poi gli voltò le spalle e tornò a sedersi sul pavimento. «Va bene, ho capito, non è che voglia i dettagli!»
Derek sbuffò e inarcò le sopracciglia, non capiva perché ci tenesse tanto a spiegare come stavano davvero le cose. «Dormo in macchina, da solo e ora chiudi la bocca!» Benché usufruisse molto della villa abbandonata, sia lui, sia il resto del branco e gli intrusi, che l'utilizzavano come quartier generale, rimanere lì, di notte, era diverso. Macabro, avrebbe detto qualcuno, ma per lui era più che altro difficile e triste, pieno di brutti ricordi.
Ogni stanza aveva la sua storia e lui voleva evitare di rammentarla il più possibile. Era anche per questo che si era trovato quel loft, l'anno precedente, se solo fosse potuto tornare lì.
«Risparmierò qualsiasi battuta sul fatto di dormire fuori perché ho la sensazione che mi staccheresti la testa, però...» scherzò l'altro, mentre si rialzava in piedi, come se non riuscisse a stare fermo per troppo tempo nello stesso punto.
Una volta, Stiles non si sarebbe mai sognato di rivolgersi a lui in quel modo. Un momento, non era esatto. Lo avrebbe fatto lo stesso – in fondo, si parlava sempre di Stiles –, ma, ad una sua occhiata minacciosa, avrebbe ritrattato ogni cosa. Ora, semplicemente, era impossibile impedirgli di esporre la propria opinione non richiesta.
Se qualcuno pensava che gli artigli, i denti aguzzi e l'occhiata giusta sarebbero dovuti servire, si sbagliava. Non con Stiles, non più. E forse era meglio così.
«Non puoi davvero credere che un'automobile sia il posto adatto dove trascorrere la notte. È fredda e scomoda e pericolosa! Posso immaginare benissimo l'Alpha, mentre tu riposi tranquillamente – oh, beh, tranquillamente, stiamo pur sempre parlando del grande e grosso lupo mannaro Derek, quindi è un parola grossa –, attaccarti. Saresti praticamente indifeso, è una follia!» Stiles fece un passo avanti, avvicinandosi ulteriormente a lui, ormai li distanziavano solo una trentina di centimetri.
Derek era una persona tattile, perciò non faceva mai molto caso allo spazio personale e aveva notato che anche per Stiles era lo stesso, ma ultimamente si sentiva sempre più consapevole della presenza dell'altro. Non si erano visti per lungo tempo e quello a cui una volta non avrebbe fatto caso, ora era diventato evidente e scomodo, come il fatto che gli sarebbe bastato allungare un braccio per toccarlo.
«Non ho bisogno di una casa» disse, schiarendosi la voce e riportando l'attenzione sull'argomento "dove Derek dovrebbe o meno vivere", un terreno sicuro, di cui non si sarebbe pentito in seguito.
L'espressione di Stiles si fece seria, mentre per un momento scostava lo sguardo. «Senti, so che non sai se rimarrai qui, dopo, ma non ti sto dicendo di trovarti un'abitazione, solo un posto dove stare. Anche momentaneo.»
Derek lo fissò ancora per un attimo, poi si scostò. «Hai scoperto qualcosa riguardo il caso?»
Stiles lo guardò male ed emise un verso di frustrazione. «È come parlare ad un muro!»
Bofonchiando qualcosa che pareva un: “che si arrangi! Quanto pensi che mi importi?”, si risedette di nuovo sul pavimento e imprecò. «Ecco, si è spento. Sarebbe il caso di attaccare la corrente, qui, sai.» Continuando a sbuffare, Stiles si allungò per prendere una manciata di fogli, che gli sventolò sotto il naso. «Annette lavorava a scuola, come già sapevamo, e in questo palazzo di lusso. Non è dove si è trasferito Peter, da quando è tornato in vita?»
Derek annuì con il capo. «Sì, ma sapevamo anche questo. È stato lui stesso a dircelo.»
«Ah, ho capito.» Stiles sembrava un po' deluso perché la sua scoperta non era utile. «Mattinata sprecata, allora.» Gettò uno sguardo all'orologio. «Uh, si sta facendo tardi. Devo andare a scuola.» Raccattò il computer che infilò nello zaino e se lo appoggiò sulla spalla.
Derek seguì Stiles mentre si avviava verso la porta e poi all'esterno dell'edificio.
«Senti, riguardo a prima...» disse Stiles, girandosi verso di lui. «Pensaci, dammi retta, per una volta.» Sorrise. «Potrei darti una mano a trovare un motel. Dovrebbe essere in un posto isolato, magari poco frequentato e ti assicuro che sarebbe il più lontano possibile da quello dove si trovano i due cacciatori.» Gli strizzò l'occhio. «Forse, ma non sarebbe divertente farsi impallinare da due cacciatori nel cuore della notte.»
E poi Derek smise di ascoltare e pensare, semplicemente ricambiò il sorriso di Stiles e lo mise a tacere. Premette le labbra su quelle dell'altro, prima piano, poi con più veemenza, mordicchiandogli il labbro inferiore e approfondendo il bacio.
Sentì un tonfo e immaginò che fosse il rumore dello zaino di Stiles che cadeva sull'asfalto, perché un attimo dopo una mano si appoggiò sulla sua spalla e l'altra si strinse alla sua maglietta, per fargli avvicinare di più l'uno all'altro.
Derek non aveva idea di cosa stesse facendo, non sapeva neanche cosa avrebbe significato o quali conseguenze ci sarebbe state, sapeva solo che ci aveva pensato a lungo e ora era solo stanco di farlo. 
«Oh, mio Dio!» esclamò Stiles, quando si separarono. Lo guardò con sorpresa e aprì e chiuse la bocca più volte. «Wow, cioè... io proprio non me l'aspettavo e...» cominciò a balbettare. «Niente. Devo andare. A scuola, devo andare a scuola.» Raccolse lo sguardo e si allontanò velocemente.
Derek lo lasciò andare via senza fare nulla per fermarlo o per parlare. In realtà, ora che il momento era passato, si sentiva spaventato. Non sapeva cosa gli era preso, non sapeva cosa avrebbe fatto.
Si avviò per tornare dentro casa, ma ritornò indietro dopo un paio di passi. Aveva una commissione da sbrigare.
 

[to be continued...]


Nota: Remkall. Il cognome non è a caso, ma è un'anagramma di Mellark (il cognome di Peeta in Hunger Games). Peeta non è proprio il Peeta di HG, ma mi piace prendere qualche riferimento.

Nota 2: Derek può dire tanto: “don't touch me” or something, ma la verità è che lui è il primo a toccare gli altri o buttarsi addosso a Stiles, quindi sì, penso sia una persona che non ha problemi con il contatto fisico. XD 

Spazio Autrice: Finalmente chi sappiamo noi si è dato una mossa!
Spero che la scena (ma anche tutto il capitolo in generale) vi sia piaciuta. Per me fu un parto scriverla, credo sia il capitolo con cui ho faticato di più. Ho scritto due volte la prima scena con Dean, perché la prima volta non scorreva bene, poi nella seconda scena gli Sterek mi hanno fatto penare molto.
Il bacio ha una lunga storia dietro di sé. Scrissi la scena di un bacio Sterek (moooolto diversa da questa) e la misi da parte per inserirla nel momento più opportuno, ma poi, scrivendo questo capitolo, c'era talmente tanta tensione che è uscito quello che avete appena letto. Inoltre, il primo bacio avrei voluto inserirlo qualche capitolo fa (più o meno verso l'ottavo o il nono), ma non ci fu l'occasione giusta, quindi slittò fino a questo momento. Se vi state chiedendo che ne fu di quella prima scenetta già scritta... ;)
Nel prossimo capitolo: Ci saranno due "punti di vista" speciali, diversi dal solito trio: "Dean, Derek e Stiles". Chi pensate che possano essere? Inoltre, Stiles sbrocca. 

Alla prossima settimana!
Ilaria
   
 
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