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Autore: Love_in_idleness    02/08/2008    2 recensioni
Due storie diverse intrecciate tra loro per una strana, irresistibile Legge delle Ambivalenze.
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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ambivalenze21

Giovedì quattordici Giugno,

Due e-mail di racconti; una conversazione ironica nella caffetteria; alcuni progetti per il futuro decisamente a lungo termine; una canzone e il rumore degli Anni Sprecati infranti

I.

A: ottavia.---@---.it

Cc:

Oggetto: Piccolo week-end prima degli esami

Allega: Foto 01; Foto 03; Foto 04; Foto 10

Ciao Otta!

Mi sto divertendo da morire qui, anche se tuo fratello non sembra essere dello stesso parere. Il sole splende, il cielo è azzurro, ci sono io, non so cosa trovi ancora da lamentarsi. Questo ragazzo è un concentrato di negatività oscura e sensazionale che presto o tardi finirà per incrinare l’armonia perfetta del mio Equilibrio Cosmico. Un po’ c’è già riuscito. Capisco che sia agitato per gli esami, ma continua, continua a ripetermi che non avremmo dovuto prendere nemmeno un giorno di vacanza. È il quattordici Giugno, tra un mese è festa nazionale in Francia, io sono contento, e il mondo è fantastico, almeno così cerco di mettermi in testa. Cioè, non è che sia proprio convinto. Diciamo che il mio microcosmo è fantastico.

Adesso Lelio dorme, per fortuna. È uno sfigato, si addormenta sempre di pomeriggio e la notte si lamenta che non riesce a chiudere occhio. Ha i ritmi un po’ sfalsati, sai… è anche colpa mia.

Salutami Nikita che sarà sicuramente con te, e magari Die e quel gran gnocco del suo nuovo ragazzo. No, aspetta, io amo solo Lelio e troverò attraente solo Lelio. Lo giuro. Ieri sera si è ubriacato un po’ e ha improvvisato uno spogliarello cantando quella canzone stupida che fa I don’t feel like dancing – si chiama così?... Gli faccio sempre alzare un po’ il gomito perché diventa di buonumore, e io sono felice, e siamo felici insieme, e fine della storia.

Se fossi il re del mondo, saprei come sconfiggere il Male. L’acqua fa male, il vino fa cantare. Fais ce que tu voudras. Viva la Dive Bouteille. Sarei saggio e magnanimo come Pantagruel, solo, decisamente più affascinante.

Baci ^_^

Cea (e, spiritualmente, anche Lelio)

II.

A: ottavia.---@---.it

Cc:

Oggetto: Otta, lo so che sei invidiosa…

Otta, lo so che sei invidiosa, a- del mio magnifico ragazzo; b- del mio magnifico bilocale al mare con vista su scogliera e golfo. Ti inviterei qui, ma sai, volevo stare un po’ da solo, veramente da solo, con Hansi, che ultimamente sta perdendo la sua vena schizofrenica e si sta trasformando in un bravo ragazzo, in un lavoratore diligente, in un moroso perfetto, il che mi incoraggia. Ero un po’ demoralizzato prima di partire. E’ tanto che non suono. Giuro che appena torno a casa mi impegno a provare e a provare per ore tutto quello che mi viene in mente, dai Rush ai Tool. Prometto.

Per il momento voglio godere le meritate vacanze che seguono il casino degli ultimi mesi della mia vita, eccetera eccetera eccetera. Ti racconterò quando torno, se torno, un dì, della bellezza delicata e tutta profusa di luce, odori, suoni e sensazioni di questo piccolo paradiso terrestre. Io e Hansi eravamo venuti una volta in inverno, ma non rendeva in questo modo. Ricordo che c’erano un sacco di stelle, e che non volevo tornare nella frenesia della realtà, perché era tutto straordinariamente rallentato, come messo a giacere in una bolla di cristallo isolata dal resto del mondo. Ora è un po’ più caotico, ma ugualmente pittoresco e magico. I giardini sono meravigliosi. Devi venire, ti innamoreresti di questo posticino arroccato, lo so.

Per il resto salutami quel disgraziato del mio fratellastro, il suo santo ragazzo, e il mio dolce Nikita,

See you,

Die (Hansi è in giro, ma anche lui saluta, è___é)

III.

Nikita sorrise alzando gli occhi dai fogli che sua sorella gli aveva portato, mentre lei beveva il suo caffè abituale delle nove del mattino. Era una bella giornata di sole estivo, già molto afosa. Presto sarebbe partita per Londra, e Nikita sarebbe scappato dalla calura che cominciava ad addensarsi nei recessi della Città con instancabile precisione annuale. Avrebbe viaggiato verso mille metropoli di mille colorati paesi stranieri, posando per le più importanti macchine fotografiche, trovandosi ogni volta una fidanzata diversa.

Ottavia sospirò, appoggiando la tazzina sul piatto di ceramica. “E tu quando ti trovi seriamente una ragazza?”

“Quando tu ti sposi Jonathan Rhys-Meyers.” Rispose Nicola aprendo il giornale.

Ottavia sorrise con la sua imperturbabile malizia.

IV.

Carry me to the shoreline

Bury me in the sand

Walk me across the water

And maybe you’ll understand –

Verso il tramonto Die si portò alla terrazza sospesa su di un mare irreale di meraviglia. Gli scogli si ergevano davanti alla sua vista bagnati dalla schiuma delle onde cristalline sciabordanti e appena a pochi metri da essi si apriva il loro piccolo, curato giardino fiorito di ogni genere di fiori e piante mediterranee. L’estate aveva steso un velo profumato, sottile e frizzante su ogni cosa, cancellando la precarietà e quel senso di perdita protrattosi per tutto il lungo inverno. Il sole spandeva ancora il suo chiarore fulgido sulle macchie rosse, viola, blu, rosa, iridate delle dolci corolle, e sul verde brillante delle foglie e dell’edera arrampicata sopra ogni superficie. Gli pareva di godersi ogni singolo istante di luce di quella fantasmagorica ascesa. L’indomani se ne sarebbe tornato nel caos della Città ed avrebbe definitivamente cominciato un nuovo capitolo della sua esistenza con Hansi e, soprattutto, con la sua chitarra, dimenticandosi del fresco venticello che soffiava sul limitare della spiaggia. Si era sentito seppellire a poco a poco e ora si ridestava.

Rimase incantato in quello stato di contemplazione senza nemmeno accorgersi dell’arrivo di Hansi, seduto sui gradini marmorei del piccolo spiazzo deserto e silenzioso.

“Ehi,” Lo richiamò dal suo assopimento. “Che c’è?”

“Niente,” Si riscosse Die. “L’estate fa miracoli. Ho sentito il rumore come di uno schianto.”

“E cos’era?”

Die alzò le spalle. Era il suono dei suoi Anni Sprecati che precipitavano in mare.

“Posso prendere i bicchieri o hai ancora sete?”

“No, fa pure.”

Hansi prese il vassoio dei bicchieri vuoti e rientrò nell’appartamento, lasciando nuovamente Die immerso nei suoi pensieri rivolti verso l’orizzonte sempre più rosso, sempre più infuocato, sempre più carico di colori sanguinolenti, deflagranti, potentissimi allo sguardo un po’ assente, un po’ malinconico, un po’ pervaso di segreta dolcezza di colui che, un giorno qualsiasi di una stagione qualsiasi, si ferma a scrutare tra le sue pieghe un qualche vago presagio per il proprio futuro.

C’era un momento che Die amava particolarmente del crepuscolo, ed era l’ultimo, il più dilatato, il più invisibile, il più elettrico, e, di conseguenza, il più imperscrutabile – era l’attimo in cui il sole spariva definitivamente sotto la linea del mondo, trascinandosi dietro i barlumi iridescenti e le esplosioni cromatiche dei suoi ultimi minuti. Allora scomparivano il rosa, il cremisi, il viola, lo zaffiro, il magenta, l’ocra, l’arancio, il giallo, e rimaneva soltanto il buio appeso in cielo, ancora privo di stelle e di profondità, sul cui tessuto baluginante già si dipingeva la luna e contemporaneamente permanevano tracce del chiarore diurno. Era proprio l’istante brevissimo in cui la notte conviveva col giorno e l’oscurità si sposava con la luce, mescolandosi fino a dare vita ad un mistico abbaglio, ad un tono screziato più denso verso l’oriente, più evanescente e limpido verso Ovest, ancora trafitto da irrequiete scintille di sole ed illuminato dalla stella vespertina. “Quella è la nostra stella!” Esclamò. “La stella della Rosa e del Piccolo Principe.”

Rimase incantato alla balaustra finché non vide il sole affogare nella placida distesa del Mediterraneo caldo. Non aveva vere idee nella testa. Pensava più che altro al tramonto e al giorno dopo, e si ripeteva due versi antichi e quella canzone meravigliosa con particolare insistenza.

Taglia una corta speranza,

poiché la vita è breve

Non voleva tagliare una corta speranza. In effetti sarebbe stato meglio così, ma gli dispiaceva. Voleva tornare a sognare con la passionalità infantile di Hansi e pensare di poter conquistare il mondo assieme a lui. Tutto attorno alla sua rivoluzione, molte persone stavano cambiando, molte cose rimanevano statiche nella stessa incoerente contraddizione. Nikita partiva per l’ennesima volta, Ottavia si trasferiva per i canonici tre mesi in Inghilterra, ma, soprattutto, Lelio cominciava la sua nuova vita all’Accademia di Belle Arti.

Cosa gli restava ora? Una corta speranza? - La corta speranza è molto ragionevole, - Si disse. – Ma Hansi è un idealista.-

Erano molto, molto diversi. In un certo senso ambivalenti.

In questo modo chiudeva il suo cerchio. L’equilibrio è compenetrazione perfetta, sintesi degli opposti, finalmente l’aveva capito. Era quella sorta di rigenerazione spontanea che galvanizzava ogni istante il rapporto indissolubile tra Lelio e Mircea, quel vincolo che aveva sempre cercato di comprendere e che suo fratello gli aveva esemplificato nella lezione dell’Arte.

Era giunto il Vespro, col suo buio e la sua luce, insieme. Il blu fosforescente ed il nero.

- E’ strano, - Pensò. – Come tutto, anche in Natura, si fondi sulla legge delle proporzioni auree, e che queste non siano altro che matematica universale, e che la matematica universale sia il solo vero equilibrio sospendente ogni ambivalenza. -

Die lasciò il terrazzo, e, voltandosi verso casa, gettò in mare tutte le corte speranze, la paura dei contrasti, ogni traccia rimasta degli ultimi Anni Sprecati.

Once the stone

You’re crawling under

Is lifted off your shoulders

Once the cloud that’s raining

Over your head

Disappears

The noise that you hear,

Is the crashing down of Hollow Years

___

Portami sulla battigia

Seppelliscimi nella sabbia

Calpestami sul ciglio dell’acqua

E forse capirai –

Una volta che la pietra

Sotto la quale strisci

Sia scivolata via dalle tue spalle,

Una volta che la nuvola da cui piove

Sulla tua testa

Sparisca,

Il rumore che sentirai

Sarà lo schianto a terra degli Anni Sprecati

(Dream Theater, Hollow Years)

***

Buongiorno miei dolci lettori! Non so chi di voi sia rimasto sintonizzato, by the way eccovi il penultimo capitolo. L'ultmo a dire il vero, perché il prossimo è l'epilogo, una chiosa, anche se tecnicamente è stato il motivo per cui ne ho scritti altri venti. Ebbene sì, sono partita dalla fine...
Sapete, sono al mare - esattamente dove starebbe Die -, quindi non ho internet, devo ricorrere all'internet point e il tempo è quel che è. Non riesco ovviamente a leggere le fic che stavo seguendo, a commentare eccetera. Sono in astinenza da fic! Scusatemi. Chissà se Susy ha aggiornato. Se Dicembre - boh, mi sento fuori dal mondo.
Sto scrivendo una nuova long fic, per la cronaca. Lo dico perché siamo agli sgoccioli e perché sono già stati buttati giù venti capitoli, ma sui miei quaderni e fogli volanti,chissà quando la batterò al piccy.
Per il resto, buone vacanze a tutti, cercherò di aggiornare presto con la conclusione [anche se un po' mi dispiace].

SPECIAL THANKS TO:

Manny-chan: Che meraviglia, sei tornata... sono contentissima! E hai ragione, ho un po' ignorato Narciso e Boccadoro, ma volutamente... Intanto, sono sistemati felicemente per il resto della loro esistenza in salute e malattia in ricchezza e povertà e bla bla bla, e poi perché la storia è costruita da due blocchi e la seConda parte riguardava il blocco Die-Hansi, che come vedi s'è sbloccato (non è un gioco di parole, giuro, ma rende l'idea u___u). Se ti fa piacere la conclusione è tutta di Lelio.... Ti ringazio infinitamente e ti auguro buone vacanze.

Baci a tutti i lettori!
Martina
   
 
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