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Autore: Marss    26/05/2014    2 recensioni
Sono Martina, ho 17 anni e sono la povera vittima di un noioso ed obbligatorio stage aziendale. Un intero mese di lavoro alla reception di un villaggio turistico in Basilicata. Sì, perché dovevo per forza complicarmi la vita, non potevo certo scegliere un albergo a Milano, magari anche vicino a casa!
Comunque, le cose non andranno poi tanto male. Soprattutto quando incontrerò Davide, animatore romano dagli splendidi occhi neri e dal sorriso mozzafiato...
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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ANGOLO AUTRICE:
Salve a tutte! Comincio con lo scusarmi profondamente per l'imperdonabile ritardo nella pubblicazione del capitolo. Sommersa dai compiti, dalle verifiche e dalla preparazione alla Maturità, non sono proprio riuscita ad aggiornare prima. Lo so, lo so, trovo sempre un sacco di scuse. Spero davvero che il capitolo valga l'attesa! Un bacione e alla prossima
Marss








Capitolo ventitré – Starei qui per sempre

 

 







25 giugno, ore 23

-Ti vedi con Davide stasera?- mi chiese Valeria, sorseggiando la sua bibita.
Eravamo seduti ad un tavolo sull'enorme terrazza del bar di fronte al villaggio, lontani da occhi indiscreti.
-Penso di sì, non ci siamo ancora sentiti oggi. Gli manderò un messaggio più tardi- risposi, sospirando
-Non fatevi scoprire però stavolta!- esclamò Federico, dandomi una lieve pacca sul braccio.
Continuammo a parlare del più e del meno, ridendo fra noi. Cominciavo ad affezionarmi veramente a quei ragazzi, in un mese la nostra amicizia era nata e cresciuta molto. Passavamo insieme ogni momento libero, le giornate di riposo in spiaggia, le serate a cantare al bar della piscina, le pause in mensa tra un turno e l'altro. Nove ragazzi veneti erano stati in grado di farmi ridere, emozionare, piangere e sorridere. Sapevo già che sarebbe stato difficile dire addio a tutto questo, abbandonare la routine a cui eravamo ormai abituati, salutare tutti con la consapevolezza che sarebbe stato difficile riuscire a vederci di nuovo. Il discorso ovviamente valeva anche per Davide: come avrei fatto una volta tornata a casa? Come avrei superato le giornate sapendo che lui era terribilmente lontano da me? Questi pensieri mi scombussolavano sempre e la solita lacrima solitaria mi rigò il volto.
-Ei ei ei, che succede?- mi chiese Federico, sorridendo teneramente. Tutti si voltarono a guardarmi
-E' solo che... stavo ripensando a questo mese passato insieme a voi e non posso fare a meno di piangere. Insomma, è stato fantastico, voi siete fantastici! Mi mancherete tutti tantissimo.
Calò il silenzio, gli altri rifletterono sulle mie parole. Poi sorrisero, guardandosi l'un l'altro, probabilmente ripercorrendo giorno dopo giorno questa magnifica esperienza.
-E pensare che non volevo nemmeno partire...- cominciò Laura
-...pregavamo perché il treno tornasse indietro!- continuai
-Invece ora prego perché il tempo si fermi, perché tutto questo non finisca così presto.
-E' volato questo mese e con voi è stato tutto più bello! Insomma, ogni momento che abbiamo passato insieme è
indimenticabile- continuò Valeria

-Sentiremo molto la vostra mancanza, milanesi!- esclamò Luca
-Sì ma questo non è un addio! Ci rivedremo presto, ne sono sicura!- concluse Lisa
Sorrisi, non avevo ancora smesso di farlo da quando ero arrivata in quel villaggio.
La serata trascorse tranquillamente, tra scherzi, risate e canzoni cantate alla luna che rischiarava il cielo.


M: “Ei, ci vediamo stasera? Dobbiamo parlare di un paio di cose”

Attesi una sua risposta per più di un'ora. Nel frattempo decidemmo di rientrare
-Io e le altre rimaniamo sveglie, facci sapere se ti vedi con Davide, così usciamo tutti insieme- mi disse Giada in corridoio. Salutai gli altri, augurando la buonanotte, poi rientrammo nelle nostre stanze.

D: “Va bene Martì, però non in villaggio! Non hai idea del culo che m'ha fatto Mari”
M: “Lo immaginavo, ho sentito qualcosa da Annarosa stamattina. Dove ci incontriamo?
D: “Tra 15 minuti al bar davanti al villaggio. Vengono anche Andrea, Matteo e Marco”
M: “Avviso le altre allora. A tra poco!”

Laura era già in pigiama, pronta per andare a dormire.
-Cosa stai facendo?- le chiesi
-Mi sto infilando sotto le coperte. Ho il turno di mattina domani, che problema c'è?
-Non ci pensare nemmeno! Cambiati, stiamo uscendo
-Marti non voglio fare il terzo incomodo! Tu e Davide, Valeria e Andrea, Giada e Matteo. Cosa vengo a fare io?
-C'è anche Marco stasera
Laura restò a fissarmi per qualche secondo. Lei e Marco continuavano a vedersi e sentirsi di nascosto, di tanto in tanto. Il ragazzo di Laura la trattava malissimo per telefono, l'avevo sentita piangere sotto la doccia una sera. Lui l'aveva anche tradita più di una volta, per questo approvavo quello che stava facendo con Marco.
-Sicura? Non è un trucco per trascinarmi fuori vero?
-Te lo giuro, ma l'ha scritto Davide!- le porsi il cellulare per farle leggere gli ultimi messaggi.
Sospirò con fare teatrale, levandosi le coperte e alzandosi dal letto -E va bene, farò questo sforzo...
Risi divertita dal suo comportamento, poi avvisai le altre.


Quindici minuti più tardi eravamo sedute nel parcheggio del bar, aspettando ciascuna il suo ragazzo, chiacchierando a bassa voce.
Quando arrivarono ci alzammo di scatto, correndo a salutarli. Saltai in braccio a Davide, coprendogli il viso di baci delicati
-Credevo ti cacciassero! Ho sentito Annarosa parlare stamattina, diceva che voleva farti mandare via. Ho avuto così tanta paura Davide, davvero. Non mi hai scritto nulla, nessuno mi ha detto niente...
Davide mi zittì con un bacio sulle labbra, che non esitai ad approfondire.
-Calmati piccola. Mari mi ha convocato nel suo ufficio stamattina, mi ha urlato dietro, minacciato, ma niente di più. Se ci scoprono un'altra volta non esiterà a mandarmi a casa, ma questo non accadrà te lo prometto.
Lo baciai ancora, ancora e ancora, stringendolo forte a me.
-Ehm... ragazzi... che dite, ci spostiamo da qui e continuate dopo?- la voce di Marco ci fece tornare alla realtà. Mi staccai dalle sue labbra e mi voltai a guardare gli altri
-Che programma avete in mente?- chiesi
-Sorpresa. Forza andiamo- Matteo prese Giada per mano e uscì dal parcheggio, incamminandosi.
Prendemmo la strada principale, debolmente illuminata, che costeggiava il villaggio. Camminavo al fianco di Davide, le mani intrecciate. Ogni tanto ci staccavamo dagli altri per scambiarci un bacio veloce o qualche carezza, poi però ci toccava allungare il passo per non perderli di vista. Ci stavamo inoltrando nella pineta, percorremmo un sentiero diverso da quello che facevamo tutti i giorni per andare in spiaggia. Rischiarato dalla sola luce della luna, risultava anche particolarmente inquietante.
-Volete sentire una storia?- chiese ad un certo punto Matteo
-Dipende- rispose Giada, sorridendogli
-Mi sa che la conosco già.. vi piacerà sicuramente ragazze!- intervenne Marco
-E' la storia di quattro stagiste del nord, venute qui per un mese di lavoro in estate- cominciò Matteo
-Ma tu guarda che coincidenza- commentò Valeria.
-Le quattro stagiste avevano l'abitudine di uscire con degli animatori, anche se non potevano e mettevano a rischio il proprio lavoro...- Matteo mi lanciò uno sguardo malizioso, facendomi intendere che sapeva tutto della notte precedente -...una notte, stanche di essere scoperte, decisero di chiamare i loro ragazzi e di andare a fare una passeggiata solitaria nella pineta accanto al villaggio.
-Mi suona sempre più familiare questa storia...-commentai
-E non hai ancora sentito la parte più bella! Mentre camminavano sul sentiero, chiacchierando allegramente, udirono un rumore. Si fermarono tutti e si guardarono attorno, ma non videro nulla. Continuarono a camminare, ma sentirono nuovamente quel rumore.
Proprio in quel momento, nemmeno a farlo apposta, uno scricchiolio ci fece immobilizzare tutte. Nessuno fiatò e
Matteo smise di raccontare

-Cos'era?- chiese Valeria, guardandosi attorno?
-Non ne ho idea- Andrea la prese per mano e la attirò a sé con fare protettivo. Giada e Laura si avvicinarono a Matteo
e Marco, mentre io mi voltai. Davide era sparito.

-Davide?- chiamai -dove cavolo è andato?
-Non lo so Marti, camminava dietro di noi...
-In effetti è da un po' che non si sente la sua voce
-Davide, se è uno scherzo non fa ridere!- continuai. La luna venne coperta da una nuvoletta di passaggio e tutta la pineta sprofondò nel buio.
-Perfetto, e ora come facciamo?- chiese Laura, la voce sempre più impaurita
I ragazzi non fiatarono e io continuai a guardarmi attorno, cercando di capire dove poteva essersi nascosto. Un secondo dopo udimmo un altro scricchiolio.
-Non mi piace questa situazione-sussurrò Valeria
Improvvisamente, Davide saltò fuori da un cespuglio vicino a noi, urlando e agitando le braccia. Urlammo anche noi di rimando, spaventate dal suo scherzo
-Sei un cretino!- gli dissi, dandogli un leggero spintone
I ragazzi si misero a ridere, complici nello scherzo e divertiti per la buona riuscita.
-Non è divertente, davvero!- esclamò Valeria. In un primo momento restammo impassibili a guardare i ragazzi piegati in due dalle risate, ma poi ci lasciammo andare e cominciammo a ridere a crepapelle.
-Ok basta così dai, stiamo facendo troppo casino- disse Andrea, asciugandosi le lacrime che le troppe risate gli avevano fatto scendere -Muoviamoci o qui facciamo l'alba!
Riprendemmo a camminare, continuando a ridere e a commentare l'accaduto. Al termine della pineta trovammo la passerella di legno che portava alla spiaggia. La percorremmo velocemente e ci trovammo di fianco al chiosco del bar. La spiaggia privata che ammirammo era splendida, con molti lettini sull'estrema sinistra e, davanti a noi, giganti ombrelloni di paglia con una serie di divanetti disposti a semicerchio. Guardai Davide sorridendo e lui, stringendomi la mano un po' più forte, cominciò a trascinarmi verso uno dei divanetti più vicini al mare. Regnava il silenzio più totale, nessuno di noi parlava e cominciavamo a dividerci a coppie, ognuno si dirigeva verso un diverso ombrellone, ma ad un tratto udimmo un sospirare leggero che ci fece allarmare. Ci girammo tutti contemporaneamente verso il chiosco e vedemmo un uomo, probabilmente il proprietario, sdraiato su un lettino e coperto fino alle orecchie. Dormiva, russando lievemente, davanti al bar, come a fare la guardia.
Restammo paralizzati per qualche secondo, indecisi sul da farsi
-Il custode! E ora che facciamo?- chiese Laura, sussurrando
-Niente, ci allontaniamo il più possibile da lui- le rispose Marco, percorrendo una diramazione della passerella che portava ai lettini più lontani. Seguimmo il suo esempio, anche se Davide fece qualche capriccio.
-Ma io volevo stare sui divani!- si lamentò
-Lo so, anche io, ma è rischioso! Se lui si sveglia ci vede subito, non possiamo stargli troppo vicino- dissi, prendendolo per mano e trascinandolo verso gli altri
-I divanetti sono più comodi. E più romantici- un sorrisetto malizioso gli si dipinse sul volto
Sospirai.-Non ci provare. Abbiamo già rischiato nel villaggio, non ho intenzione di farmi scoprire pure qui.
A quelle parole si decise a seguirmi senza più protestare. Ci dividemmo nuovamente e Davide corse ad accaparrarsi i due lettini vicini alla riva. Mi sedetti su un lettino, accanto a lui, e rimasi ad osservare la luna piena riflessa nel mare. La serata era stupenda, non c'era una nuvola e si vedevano chiaramente tutte le stelle. Il mare era estremamente calmo, il rumore delle onde che lentamente si infrangevano sul bagnasciuga era rilassante. Rabbrividii e Davide mi abbracciò, coprendomi con la sua felpa. Rimanemmo ad osservare il cielo e il mare che quasi non si distinguevano e mi sentii in pace con il mondo e con me stessa.
-Visto in che bel posto che ti ho portata?- disse, cominciando a baciarmi il collo -la spiaggia, il mare, la luna, le stelle.
-E' fantastico.- non sarei riuscita ad aggiungere altro. Era il sogno romantico di ogni ragazza, no? Passare la notte sui lettini in spiaggia, a farsi le coccole con il proprio ragazzo, rischiarati solo dalla luce della luna, le orecchie piene del suono delle onde.
Mi voltai a guardarlo, osservai il suo profilo perfetto, i suoi occhi profondi e quel maledetto sorriso malizioso. Presi il suo viso tra le mani e lo avvicinai al mio, sfiorandogli appena le labbra, lasciando che i nostri respiri cominciassero a fondersi. Mi baciò con passione, passando le dita tra i capelli, avvicinandomi a sé, annullando ogni distanza. Prese ad accarezzarmi il collo, le spalle, il seno, fino ad arrivare ai fianchi. Delicatamente, ma senza mai staccarsi dalle mie labbra, mi fece sdraiare su un lettino. Si adagiò accanto a me e gli circondai la vita con una gamba, riprendendo ad accarezzargli il viso. Le sue mani correvano veloci su tutto il mio corpo, soffermandosi sul seno e sul ventre. Arrivò al primo bottone dei jeans e indugiò appena, si staccò un momento da me e mi guardò, in attesa. Annuii impercettibilmente, riprendo a baciarlo. Slacciò il primo bottone, poi anche il secondo ed il terzo. La sua mano scivolò sicura all'interno dei jeans, giocherellando con l'elastico degli slip. Non vedendo nessuna reazione negativa da parte mia, infilò la mano sotto gli slip e mi accarezzò delicatamente, facendomi quasi il solletico.
Arrossii appena, leggermente in imbarazzo, uscivamo insieme da un po' ma non mi aveva mai toccata così. Continuò ad accarezzarmi ed io presi a muovere il bacino lentamente verso di lui. Sorrise sulle mie labbra, visibilmente soddisfatto dell'effetto che avevano le sue carezze su di me. Mi avvinghiai di più a lui, baciandolo con foga e infilando le mani tra i suoi capelli morbidi. Un brivido mi percorse la spina dorsale, spingendomi ancora di più verso lui. Piano piano diminuì l'intensità del suo tocco, fino a sfilare la mano dai jeans. Rimasi immobile, gli sguardi incollati, le labbra gonfie. Lo abbracciai di slancio, attaccandomi al suo collo e riempiendomi le narici del suo profumo.
In quel preciso momento capii che mi stavo innamorando di lui. Capii che mi stavo innamorando del suo corpo, del suo viso, dei suoi occhi sinceri e del suo sorriso rassicurante. Mi stavo innamorando della sua voce, del suo dialetto, delle sue carezze e della sua risata. Mi stavo innamorando di ogni minimo particolare di lui, e la cosa mi spaventava e rassicurava allo stesso tempo. Insomma, da quanto uscivamo insieme, due settimane? Non ero neanche sicura di poterlo chiamare “fidanzato”. Stavamo insieme? Lui come la pensava? Ero solo una delle tante prede estive? Guardai nuovamente i suoi occhi e tutti i miei dubbi scomparvero. In quel momento eravamo solo io e lui, niente aveva più importanza. I problemi, le difficoltà, la distanza che avremmo dovuto affrontare, tutto venne annullato dal sorriso che si dipinse sul suo volto. Non potevo e non volevo dubitare di lui. Non potevo e basta.
-Tutto ok?- il mio sguardo doveva averlo turbato
-E' più che ok. Non riesco a spiegarmelo, davvero
-Cosa non riesci a spiegare?
Tacqui per un momento. -Tutto questo. Non capisco come abbia fatto ad affezionarmi così tanto a te. Non capisco come tu sia riuscito a rubarmi il cuore e a farmi emozionare. Non lo capisco, e non riesco a spiegarmelo.
Mi abbracciò forte e mi baciò la nuca.
-Non c'è niente da spiegare, piccola. E' così e basta, non c'è niente che potrei volere di più in questo momento.
-Non andartene mai.
-Sono qui adesso, tranquilla.
Mi resi conto che “adesso” non mi bastava più, ma rimasi zitta e continuai ad abbracciarlo, ignorando il groppo che sentivo crescermi in gola.


-Sono le 4. Forse dovremmo andare...- sussurrai. Eravamo ancora abbracciati, immersi ognuno nei suoi pensieri ma legati da qualcosa di sempre più forte.
-Vorrei poter rimanere qui
-Anche io, credimi. Fosse per me starei qui per sempre.
-Ragazzi dobbiamo andare!- la voce di Andrea interruppe il nostro dialogo
Baciai ancora Davide, poi recuperai la mia roba e mi alzai, ricomponendomi e raggiungendo gli altri.
Sorrisi a Laura che mi fissava maliziosa mentre anche Giada e Matteo si univano a noi. I ragazzi si scambiarono un'occhiata di intesa, poi cominciammo ad avviarci. Il tragitto in pineta fu piacevole, nessuna storia dell'orrore o rumore ci disturbò. Quando arrivammo davanti al cancello ci salutammo e, come consuetudine, entrammo prima noi ragazze scavalcando la recinzione.
Mi voltai a guardare Davide, poi seguii le altre. 

  
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