O m i s s i o n s
…Di
falsità e di silenzi
Sakura
raggiunse rapidamente l’ufficio dell’Hokage, bussò
due volte e si fermò in attesa. Aveva il viso
arrossato per l’affanno e la soffocante calura estiva, l’abito che indossava
fin da quella mattina era leggermente stropicciato e da quello che molte ore
prima era un ordinato chignon ora sfuggivano talmente
tante ciocche di capelli da non poterlo più definire tale. Tutto ciò, unito
all’espressione esausta e seria che l’accompagnava da giorni, contribuiva a farla
sembrare ben più anziana dei suoi vent’anni.
“Avanti”.
Una voce
al di là della porta la esortò ad entrare. Abbassò
lentamente la maniglia e mosse qualche passo oltre la soglia, tenendo lo
sguardo rivolto verso il pavimento. Tsunade, Godaime Hokage e sua maestra,
sedeva dietro l’ampia scrivania -ricoperta come al
solito di documenti e semplici scartoffie- e la osservava, scrutandola al di
sopra della pagina del giornale.
“Mi ha
fatta chiamare, Tsunade Hime?”
chiese Sakura, alzando gli occhi fino ad incontrare
quelli nocciola della donna.
“Si. Siediti, ho bisogno di parlarti” rispose questa indicandole
una delle due sedie libere di fronte a sé. Sakura
rimase immobile.
“Pensavo
avessimo già discusso abbastanza riguardo a Sasuke”.
“Non è
di lui che ti voglio parlare. Non voglio discutere con te, non pretendo che tu
mi risponda” Tsunade fece
una breve pausa per posare il giornale, poi tornò a guardare l’allieva. “Voglio
soltanto che tu sappia una cosa”.
Sakura abbassò
le palpebre per un istante e, dopo qualche secondo di indecisione,
si sedette compostamente di fronte a Tsunade, pronta
ad ascoltare ciò che la donna aveva da dirle.
“Penso
che tu debba prenderti un periodo di risposo, Sakura. Non te lo dico in qualità di
Hokage, ma in qualità di maestra, affinché tu capisca
quando sono preoccupata per te. Negli ultimi tempi sei sempre più schiva e silenziosa, perfino quel tonto di Naruto se n’è accorto, per non parlare degli orari che fai
in ospedale. Ti prego, prenditi una pausa… e pensa” gli occhi di Tsunade erano fermi e
rassicuranti, nonostante questo la ragazza non riuscì a resistere all’impulso
di distogliere lo sguardo. Non era la prima volta che sentiva parole simili pronunciate dalla calma voce della Godaime,
ma le facevano sempre lo stesso effetto.
“Sakura ascoltami, io ti conosco” riprese Tsunade portandosi entrambe le mani in grembo “so per certo
che non puoi continuare a vivere nella menzogna”.
“Io non
mento mai” ribatté Sakura con veemenza, punta sul vivo. In condizioni normali
non si sarebbe mai azzardata ad utilizzare un tono simile nel rivolgersi alla
sua maestra, uno dei tre Sannin leggendari nonché Hokage, ma la stanchezza e
lo stress accumulati durante le numerose ore di lavoro l’avevano ormai
logorata. Era nervosa e spossata, riconobbe Tsunade,
era ovvio che avesse reagito in tal modo a quell’insinuazione.
“Non
esiste un solo tipo di bugia, Sakura. Si mente in
modi differenti e per motivi differenti” riprese l’Hokage
con tono pacato ma disilluso, spostando lo sguardo
verso una finestra. “Ci sono le bugie
penose, quelle che diciamo per far sentir meglio gli altri”
Sakura e Ino camminano
per Konoha, il sole è già tramontato e il profumo d’estate invade ogni via.
La strada è rischiarata dalle
insegne luminose dei locali e di alcuni negozi ancora
aperti, e dalla bianca luce di alcuni
lampioni attorniati da falene. È una serata splendida, ideale per dimenticare
ogni cosa e godersi il fresco alito di vento che si insinua
nelle stradine. È un momento quasi
perfetto.
“Sakura,
va tutto bene?” chiede Ino, notando lo sguardo malinconico dell’amica.
Sakura abbozza un sorriso strano,
quasi forzato.
È contenta che Ino le abbia chiesto di uscire, solo loro due, come una volta. Non vuole
rovinare quel momento quasi perfetto.
“No, stai tranquilla Ino, va
tutto bene” risponde, sebbene con poca convinzione.
“Ne sei certa? Sai, ti vedo un po’ strana… vuoi sederti un attimo? Oppure preferisci tornare a casa? Magari ti preparo una
tazza ti tè e-“.
“Sto bene, non preoccuparti”.
Sakura sorride di nuovo.
Camminano in silenzio per una manciata di minuti, fingendo disperatamente di essere altro
dove, in un altro quando.
Improvvisamente la bionda si
accorge di una lacrima silenziosa che scende lungo la guancia di Sakura.
“Stai… stai
piangendo?” le chiede, trattenendo il respiro.
“No, mi è andato qualcosa nell’occhio, tranquilla”.
Ancora quel sorriso forzato.
“Non è per colpa di…”.
Un nome rimane sospeso
nell’aria.
“No. Sasuke è acqua
passata”.
Bugia penosa.
Sakura distese
le mani sulle ginocchia e si fissò le dita. La pelle era leggermente
screpolata, più rovinata verso le unghie. Le guardò e le studiò, infine,
incapace di ribattere alle parole della maestra, optò
per il silenzio.
“Poi ci
sono le razionalizzazioni”
riprese Tsunade “le razionalizzazioni sono le bugie più egoistiche, sono quelle dette
per far sentire meglio noi stessi”.
Sono appena tornati da una
missione devastante, fisicamente e psicologicamente.
Evento assolutamente normale, trattandosi di due tra i migliori shinobi del villaggio della foglia.
Entrambi giacciono
esausti sul materasso da due soldi che riesce perfino a risultare comodo dopo
le notti passate sul freddo terreno.
Sakura fissa le ciocche bionde di Naruto, la sua espressione rilassata e i buffi segni simili
a baffi che ha sulle guance… e sente uno strano peso all’altezza dello stomaco.
Gli occhi le
si chiudono da soli, ma non riesce a dormire: più passa il tempo, più il
peso diventa insopportabile.
Si gira e rigira più volte tra
le lenzuola -arancio- ma senza trovare riposo.
Infine decide di alzarsi e
dirigersi verso la cucina. Le piante accanto alla credenza stanno appassendo,
ma non se ne cura.
Si dirige verso il lavello e
prende un bicchier d’acqua.
Probabilmente -anzi, di certo-
il suo organismo non ha retto l’indigesto ramen che Naruto l’ha quasi costretta a mangiare per cena. Ovviamente
non era obbligata a farlo, ma questa è una questione
del tutto irrilevante.
Beve avidamente il contenuto del
bicchiere, come se non vedesse acqua da giorni, per poi versarsene un altro, e
un altro.
No, quel peso non accenna a
sparire. Che si tratti di senso di colpa?
Impossibile.
Sakura siede al tavolo, prendendo la
testa tra le mani.
Perché sta facendo tutto quello?
Non sa rispondersi.
Improvvisamente non capisce
perché ha accettato di trasferirsi da Naruto, non sa
cosa sta facendo. Non sa nulla.
Rimane in quella posizione per
un tempo indefinito, per poi alzarsi e tornare a letto.
Si corica sul fianco e prima di
chiudere gli occhi mormora qualcosa.
“…Io amo Naruto”.
Razionalizzazione.
Sakura cercò
di incamerare aria, si fece coraggio e si alzò.
“Credo… credo proprio di non potermi trattenere più a lungo” disse,
in un disperato tentativo di fuga “Arrivederci Tsunade
Hime”.
Col
passo spedito che l’aveva condotta dall’Hokage, Sakura si accinse a lasciare lo studio. Si trovava lì solo
da pochi minuti, ma le sembrava di essere rimasta intrappolata in quella stanza
per ore. Fece per aprire la porta, quando la voce di Tsunade
la fermò.
“Non
vuoi sapere l’ultimo tipo?”.
Sakura tacque,
ferma nel volgere le spalle alla donna, la mano destra che stringeva
convulsamente la maniglia.
“Dica
pure” disse dopo aver ripreso fiato.
“…Omissioni”.
Sakura lo pensa, ma non riesce a
dirlo.
Certe volte il silenzio e la
negazione ci appaiono come le armi migliori, ma in realtà ci corrodono.
Sakura lo pensa, ma non vuole
ammetterlo.
Sasuke le manca.
Omissione.
Dunque, per la prima volta in
vita mia cercherò di scrivere un commento serio, anche se la gente non lo legge. Ho giusto due o tre cose da
dire -forse più due che tre- però sarò breve:
1- La distinzione tra i tre tipi di
bugia non è mia, ma è una perla del nostro amato et
adorato Dr House. La citazione è tratta dall’episodio
4x10 “La bugia è una cosa meravigliosa”, in cui House
parlando con la figlia di una paziente dice: “Bugie pietose, sono le bugie che diciamo per far star meglio le altre
persone. Razionalizzazioni? Sono le bugie che ci diciamo per sentirci meglio.
Omissioni…”. Io ho preso questo spezzone di discorso e l’ho inserito nella
storia, ovviamente sviluppando l’argomento in modo differente.
2- Ero
indecisa sulla coppia da utilizzare in questa FF… Ho perfino pensato alla RoyEd (ovviamente trattando l’argomento in modo diverso). Ma alla fine, seguendo il consiglio di Hipatya,
ho scelto per la SasuSaku.
2,5- Silvia, dannazione, esci dalla mia testa!
Va bene, ho finito <3
Enjoy SasuSaku!
Mala
Mela