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Autore: Oceangirl    26/05/2014    5 recensioni
A volte basta un solo, minuscolo, dettaglio a cambiare totalmente il futuro di una persona: un treno perso, un semaforo rosso o, in questo caso, un ascensore che arriva troppo presto al piano.
Tutto è diverso. Callie e Arizona, dopo cinque anni dal loro primo bacio, sono due anime perse alla disperata ricerca di qualcosa o qualcuno da chiamare "Casa": riusciranno a trovarlo?
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nona stagione
Capitoli:
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Durò solo un istante lo sguardo tra loro: un lungo, quasi eterno istante durante il quale il tempo sembrava essersi fermato, almeno per Arizona, la cui testa andava ai 1000 km orari, sfornando infiniti pensieri ad una velocità impressionante.
-Rimani.- Riuscì a mormorare la bionda, nei suoi occhi si poteva distinguere la paura di una nuova fuga da parte della bellissima dottoressa Torres. -Ci sono due lettini e tu sembri davvero molto stanca. Non dovremmo nemmeno parlare, dormiresti e basta.. Rimani.- Tentò di convincerla a rimanere in quella stanza con lei, quasi improrandola.
L'aveva cercata per tutto il giorno ed in quel momento l'aveva finalmente trovata, anzi, era stata Calliope a trovare lei, non poteva permettere che se ne andasse così, non voleva sprecare quell'occasione.
Callie si concentrò su quegli occhi azzurro cielo, in quel momento arrossati dalle lacrime, sulla smorfia di dolore che deformava, a tratti, il suo viso poi abbassò gli occhi a studiare la fonte del suo dolore: Arizona non aveva i pantaloni, la gamba sinistra, almeno la parte rimanente, era terribilmente arrossata, era davvero un'irritazione con i fiocchi.
Il chirurgo ortopedico sospirò e si morse il labbro inferiore: c'era solo una cosa da fare ed il suo buonsenso glielo imponeva.
-Io..-Iniziò esitando, non sapeva bene come esprimersi, tutto ciò che le veniva in mente le sembrava tremendamente stupido da dire. -Stai qui, non preoccuparti..- Disse con tono dolce ma allo stesso tempo professionale, come se in quel momento, di fronte a lei, non ci fosse stata la donna della quale era innamorata da ben cinque anni ma un qualsiasi paziente spaventato che aveva bisogno di rassicurazione.
Arizona vide la porta richiudersi nuovamente e Calliope sparire dietro questa.
Avrebbe voluto inseguirla e pretendere delle spiegazioni una volta per tutte ma era successo tutto troppo velocemente e lei.. Beh, lei non indossava i pantaloni o la sua protesi e rimetterla, in quel momento, era fuori discussione tanto era il bruciore che provava in quel momento.
Lasciò nuovamente cadere la sua schiena sul lettino, sbuffando rumorosamente per l'occasione appena sprecata e chiuse gli occhi, tentando di non pensare a quanto stupida fosse stata a lasciarla andare e a quanto stupida fosse stata Callie ad andarsene ancora una volta, a non darle la possibilità di rimediare a qualsiasi fosse stato il suo errore: sì, perchè era abbastanza certa, a quel punto, di averle fatto un qualche grave torto, forse di avere fatto qualcosa di davvero brutto, certo, involontariamente perchè non avrebbe mai voluto ferirla in alcun modo.
I minuti passavano, il dolore non accennava a diminuire ed il sonno ad arrivare: era un incubo. Solitamente bastava qualche minuto senza protesi per far diminuire il rossore ma quella vota era diverso, il dolore era più intenso e martellante, sentiva la pelle andare a fuoco e non aveva nemmeno più il coraggio di toccare la parte con il ghiaccio secco che, nel frattempo, era rotolato chissà dove sul materasso. 
La porta si aprì nuovamente ed il chirurgo pediatrico alzò d'istinto la testa, per vedere chi potesse essere. 
Calliope. 
Arizona rimase immobile a guardarla, con gli occhi sgranati, non poteva credere che era tornata, non era mai successo. 
Il chirurgo ortopedico aveva appena richiuso la porta dietro di sè ed aveva fatto qualche passo verso di lei: il cuore della bionda martellava nel suo petto come non faceva ormai da molto, troppo tempo, era come se la sola presenza di Calliope l'avesse fatta sentire nuovamente viva dopo così tanti mesi.
-Con questa dovrebbe andare meglio..- Disse timidamente la dottoressa Torres mostrando alla bionda l'oggetto che aveva in mano, ovvero un barattolo bianco di pomata, con l'etichetta verde, fatta apposta per le infiammazioni di quel genere: Callie, dopo aver visto la gamba della bionda, era corsa al suo reparto ed aveva recuperato la medicina, per poi tornare indietro subito dopo, era suo dovere di medico e.. No, cazzate. La verità era che proprio non ce la faceva a vederla star male in quel modo, non quando lei stessa poteva fare qualcosa per farla star meglio e che davvero non sapeva come rompere il ghiaccio: come si parlava a qualcuno dopo cinque anni di silenzio? Dopo anni di fughe, di sentimenti, di gelosia, di silenzi era complicato allacciare un rapporto partendo dal nulla, senza contare che non poteva dirle perchè l'aveva evitata così a lungo, davvero non poteva. 
Callie si avvicinò al letto su cui era seduta Arizona e si inginocchiò davanti alle gambe della bionda, guardandola timidamente negli occhi, chiedendole in modo silenzioso il permesso di fare qualcosa per guarirla, di spalmarle quella crema, di toccarla e solo dopo un cenno positivo del capo della dottoressa Robbins, Calliope immerse due dita nella pomata trasparente e la applicò delicatamente sulla parte arrossata, facendo scappare dalle labbra di Arizona un leggero sospiro di sollievo: quella roba, qualunque cosa fosse, era fresca e, insieme al delicato movimento delle dita della latina, le stava dando sollievo.
Robbins trattenne il respiro, non mosse un muscolo, il suo sguardo era ipnotizzato verso il basso, verso quella testa corvina china su di lei.
Come aveva fatto a negare a sè stessa  per così tanto tempo che provava qualcosa per lei? Che aveva lasciato un pezzo della sua anima su quelle labbra morbide e piene quella sera, in uno squallido bagno dell'Emerald? In quel momento non riusciva, non poteva negare l'emozione che provava nel sentire la donna così vicina.
Merito della pomata o della sua attenzione completamente focalizzata su Callie, pochi minuti dopo iniziò a non sentire più dolore e solo allora se ne rese conto: Calliope Torres, la donna più bella dell'ospedale, anzi, forse dell'intera Seattle, le stava massaggiando una gamba, in una stanza poco illuminata, mentre lei era senza pantaloni e la sua mente iniziò a vagare in luoghi ed universi che a noi non è concesso conoscere ma che possiamo ben immaginare. Con un sospiro, abbassò lo sguardo verso il viso della latina: le sue labbra carnose e morbide erano corrucciate in un'espressione concentrata ed Arizona non riuscì a non immaginarle scorrere lungo la sua pelle, accarezzarle il corpo.. Si era, ormai, persa nelle sue fantasie mentre la latina continuava in religioso silenzio il suo delicato massaggio, guardando ogni tanto verso l'alto, verso il viso di Arizona per vedere se i lineamenti del suo volto si stessero rilassando o meno. Com'era bella.. Callie dovette combattere varie volte la tentazione di sollevarsi quel tanto che sarebbe bastato per annullare la distanza tra le loro labbra, per sentirle nuovamente sulle sue dopo cinque anni. Cinque anni.. Aveva tentato di dimenticarla in qualsiasi modo, con qualsiasi persona ma non ci era mai riuscita, le sue emozioni erano ancora forti, forse ancor più intense e molto meno confuse.
Prese un lungo respiro e si concentrò solo su quello che stava facendo, doveva vederla solo come una delle tante pazienti, finchè la risatina nervosa ed imbarazzata di Arizona ruppe quel silenzio. 
-Che c'è?- Chiese con aria interrogativa la mora, alzando lo sguardo verso il viso della sua collega.
-Niente, è che..- Iniziò, non certa di poter effettivamente dire cosa le aveva provocato quella reazione, non le sembrava proprio il caso di rendere Calliope partecipe delle sue fantasie, non se voleva che la latina non scappasse di nuovo, almeno. -E' che sono senza pantaloni nella stanza del medico di guardia con una donna, non è una cosa che capita frequentemente.- Riassunse in modo molto vago la bionda, continuando a ridacchiare.
-A quanto mi han detto, invece, capita spesso.- Rispose secca Callie, non riuscendo a controllare la gelosia che quelle dicerie le scatenavano ogni volta.
Non avrebbe dovuto rispondere così, lo sapeva, non era il modo giusto di ricominciare un rapporto con Arizona: si maledisse mentalmente in qualsiasi modo mentre fuori dalla sua testa era sceso di nuovo un silenzio imbarazzante, forse più imbarazzante di quello precedente.
-Grazie.- Mormorò la bionda con tono dolce qualche minuto dopo,  rompendo finalmente quel silenzio che stava iniziando a diventare troppo pesante.
Callie alzò lo sguardo verso di lei, incontrando quegli occhi azzurri come il cielo che le piacevano tanto, con la voglia di dirle tutte quelle cose che Arizona avrebbe dovuto sapere ma senza sapere da dove iniziare, come parlare. -Va meglio?- Si limitò a chiedere, allontanando la mano dalla gamba del chirurgo pediatrico. 
-Va meglio.- Confermò la bionda, annuendo con la testa e con un sorriso che mostrava le fossette che tanto piacevano a Callie.
La latina sorrise e si alzò, sedendosi sul letto, affianco alla sua collega: era nervosa, continuava a guardare in basso, verso le sue scarpe da ginnastica scure, le mani ancora sporche di pomata stringevano le ginocchia ed impiastravano, così, i pantaloni della divisa blu mentre Arizona scrutava il suo profilo nel semibuio di quella stanza e le sembrava ancor più bella con quell'aria tesa e con la luce fioca; sembrava volesse dire qualcosa ed Arizona non osava fiatare, attendeva solo che la bellissima donna vicina a lei aprisse la bocca.
-Ti andrebbe.. Hai tempo.. Di prendere un caffè? Con me?- Chiese Callie dopo aver preso un profondo respiro, alzando, finalmente lo sguardo verso la bionda seduta accanto a lei ed attendendo la sua risposta con il cuore che le martellava impazzito nel petto.



-Questo pizzicherà un po' ma ti prometto che poi non sentirai più male..- Con il suo sorriso più dolce ed il tono calmo e rasserenante, Charlotte stava provando a calmare il bambino seduto sul lettino del pronto soccorso che si era procurato un bel taglio sull'avanbraccio destro; a prima vista, la ragazza-dai-capelli-blu era convinta che avrebbe dovuto mettere almeno cinque punti e si stava apprestando a fargli una leggera anestesia locale, il giusto per far sì che il biondino dagli occhi scuri e pieni di lacrime non sentisse l'ago entrare ed uscire dalla sua pelle, sotto lo sguardo attento e preoccupato della madre che riteneva la specializzanda davvero troppo giovane e decisamente dall'aspetto troppo punk per essere un bravo medico mentre Leah scrutava quella scena iniziando a preparare il filo che poi l'altra avrebbe usato, era rapita dal sorriso rassicurante che Benson stava dedicando al bambino.
Era passato un bel po' di tempo dall'ultima volta che era stata con Arizona, periodo che era servito a disintossicarla da quell'ossessione che la stava consumando da mesi e sì, da quel punto di vista stava meglio: non passava più le sue serate chiusa in casa ad attendere un suo messaggio, non faceva più a cambio con i colleghi per avere più turni in pediatria al solo scopo di passare più tempo con lei, non pensava più costantemente a lei e, dopo quell'esperienza, aveva iniziato a guardare le donne con occhi diversi, in un modo che prima non avrebbe mai pensato di fare, soprattutto aveva iniziato a guardare con occhi diversi una donna in particolare, ovvero Charlotte Benson, la sua coinquilina e collega.
-Murphy mi passi quell'ago?... Dottoressa Murphy? ...Leah...?- La voce di Charlotte le arrivò da lontano, nonostante la ragazza fosse a nemmeno un passo da lei, era così persa nei propri pensieri da non ricordarsi nemmeno più dove si trovava.
-Ah.. Ecco, sì.. Eccolo.- Affermò riprendendo controllo sui suoi pensieri e sulle sue azioni, porgendo il materiale alla sua collega che, in quel momento, la stava guardando accigliata.
-Che c'è?- Chiese Benson, che aveva ben notato la distrazione della sua coinquilina, iniziando a mettere il primo dei cinque punti sul braccio del piccolo, ormai ipnotizzato dalla chioma blu elettrica della giovane dottoressa.
-Sei brava con i bambini..- Osservò Leah cambiando, così, discorso ed osservando attentamente le mani della sua coinquilina cucire la ferita del ragazzino con, ormai, maestria e delicatezza nei movimenti: doveva averlo fatto milioni di volte in quei cinque anni, ormai era diventata abitudine per Charlotte mettere punti e curare piccole ferite al pronto soccorso, sopattutto negli ultimi tempi; infatti, da quando non lavorava più con Torres, passava molto più tempo in pronto soccorso e in laboratorio che in sala operatoria, per esercitarsi su cose che con la sua vecchia insegnante faceva in continuazione e senza bisogno di supervisione: "il pane quotidiano del giovane chirurgo ortopedico", ecco come le definiva il dottor Cole tutte quelle cose noiose. 
Charlotte annuì con un piccolo sorriso al commento di Leah, mentre si toglieva i guanti e lasciava la fasciatura del taglio del bambino all'infermiera che l'aveva assistita in quella piccola operazione.
-Volevo lavorare con i bambini prima, sai?- Informò la sua coinquilina, iniziando a compilare i moduli di rilascio del ragazzino e, quindi, prestando ben poca attenzione alla ragazza con la quale stava parlando.
-Perchè poi hai cambiato idea?-
-Perchè poi hai iniziato a portarti a letto ogni chirurgo pediatrico trovassi per la tua strada.- Rispose la ragazza dai capelli blu con sguardo divertito, alzando finalmente gli occhi verso la sua collega e consegnando il modulo alla madre del piccolo paziente; la battuta fece torcere il naso a Murphy: era abituata ad essere presa in giro da Charlotte, fingeva di sopportare ogni battuta ed ogni frecciatina, faceva finta di non farci nemmeno caso ma la verità è che le faceva male ad ogni battuta.
-Ti diverti sulle mie sofferenze?- Borbottò infastidita, continuando a seguire ogni movimento di Benson con lo sguardo.
La ragazza-dai-capelli-blu sospirò, evidentemente Leah era di cattivo umore e lei non aveva voglia di subirsi tutte quelle stronzate da pazza ossessiva che avevano accompagnato Leah negli ultimi mesi, era davvero insopportabile quando iniziava a lamentarsi della sua vita sentimentale. 
-Dovevi dirmi qualcosa?- Chiese, guardandsi attorno per controllare se qualcuno avesse bisogno di lei, per fortuna sembrava che la situazione fosse calma.
Murphy prese un profondo respiro: non si era avvicinata a lei solo per assistere a quella banalissima pseudo operazione che Benson aveva appena effettuato, nelle ultime 48 ore ci aveva pensato a lungo ed era più decisa che mai a chiedere a Charlotte un appuntamento, con tanto di ristorante, cinema e fiori, voleva fare le cose per bene, non gettarsi subito in un'altra relazione dannosa ma fermarsi un secondo e capire bene se davvero ci sarebbe potuto essere un futuro per loro.
-Sì, in realtà mi chiedevo se stasera ti andava di..- 
La frase della specializzanda del primo anno fu interrotta dalla porta del pronto soccorso che si apriva facendo entrare i paramedici ed una barella, urlando ad Hunt, che stava già accorrendo, le condizioni del ferito.
-Me lo dici poi!- Urlò la ragazza-dai-capelli-blu, correndo poi ad afferrare il camice giallo protettivo ed un'infermiera la aiutò ad indossarlo, mentre veniva informata anche lei sull'accaduto.
-I suoi piedi sono finiti sotto uno schiacciasassi, per fortuna il mezzo è riuscito a fermarsi in tempo ma ha varie fratture su tutto il corpo ed i piedi completamente distrutti. Non siamo riusciti a capire se la vena femorale è stata danneggiata o è ancora intatta, sta uscendo troppo sangue..- Il paramedico spiegò frettolosamente i fatti ed Hunt scoprì i piedi del paziente coperti da una protezione: erano maciullati.
-Cercate Cole!- Urlò mentre aiutava a spingere la barella verso la sala operatoria più vicina.
-No!- Questa volta ad urlare fu Benson che, nonostante l'orgoglio, nonostante il loro recente passato, sapeva bene cosa fare. -Abbiamo bisogno del migliore. Chiamate Torres, abbiamo bisogno di Torres!!- 



Arizona rimase impietrita davanti all'invito di Calliope: davvero le aveva chiesto di prendere un caffè insieme? No, doveva essere un sogno, certamente il miglior sogno di sempre, nel quale Callie non solo le parlava ma erano addirittura amiche, molto più di quanto la bionda osasse sperare.
Torres, invece, interpretò quell'esitazione come un silenzioso rifiuto, pensando che, forse, Arizona non sapeva davvero come rifiutare la sua proposta.. D'altronde, come darle torto se non le andava? Non si erano parlate per cinque anni ed anche prima non potevano proprio definirsi amiche: tra loro c'erano state solo poche parole e due baci, nulla più. 
Callie strinse nei pugni la stoffa dei pantaloni in modo nervoso, guardando di nuovo in basso per evitare lo sguardo di Arizona per poi alzarsi in piedi di scatto, davanti ad una confusa dottoressa Robbins.
-Non importa, davvero.. Io.. E' meglio che vada.- Disse infine, incapace di sopportare un secondo di più quel silenzio che si era fatto, almeno per Callie, tremendamente imbarazzante e nervoso e muovendo il primo passo verso la porta.
-No, aspetta!- Arizona la fermò quasi urlando quelle due parole e afferrandole il polso forse con più forza di quella necessaria ma davvero non poteva permettere che Callie ricominciasse a scappare da lei, non dopo che erano riuscite a sbloccare quella situazione. -Sarei felice di prendere un caffè con te, Calliope, in qualsiasi momento, davvero.- Disse velocemente con un sorriso dolce, dopo essere riuscita ad attirare l'attenzione della latina che in quel momento guardava la mano della bionda che fasciava il suo polso e non ne voleva saperne di lasciarlo, alzò poi, sentendo le parole della donna seduta, i suoi occhi verso il viso del chirurgo pediatrico che la guardava speranzosa e sorrise, un sorriso sincero che comprendeva anche gli occhi.
-Anche subito se hai tempo e.. E se non senti più dolore, certo..- Disse, guardando con preoccupazione verso la gamba di Arizona.
-Yay!- Rispose con entusiasmo la bionda, mentre un sorriso euforico giocava sulle sue labbra rosa. -Dammi solo un minuto per... Sai..- Disse, indicando i propri pantaloni posati accanto a lei e provocando un sorriso divertito in Callie.
-Certo, fai con cal..- Il Bip del cercapersone la interruppe, facendola imprecare tra sè e sè -Sempre nel momento peggiore..- Mormorò infastidita prendendo in mano l'apparecchio elettronico e controllando la chiamata: era un'emergenza.
Torres alzò gli occhi verso la collega guardandola, esitando a fare o dire qualsiasi cosa, non voleva rinunciare a quel caffè.
-Vai, devi andare.. E' solo rimandato, ok?- Arizona rispose a quello sguardo così comunicativo che non aveva bisogno di parole per farsi capire con tono rassicurante: l'aveva trovata, non l'avrebbe lasciata andare facilmente.
Calliope annuì e sorrise leggermente prima di lasciare la stanza ed un'Arizona che non riusciva davvero a smettere di sorridere.

Callie arrivò trafelata nella sala operatoria indicata dal cicalino dove trovò già tutto la crew operatoria, capitanata da Hunt, al lavoro sul paziente: l'anestesista che guardava l'intervento con sguardo annoiato, le infermiere indaffarate e concentrate e Charlotte che, appena sentì i passi del chirurgo ortopedico, si bloccò e la fissò con esitazione per pochi decimi di secondo, come se vesse voluto dire qualcosa ma non ne avesse avuto il coraggio.
Torres non aveva più parlato con lei da quel giorno in mensa e la rabbia per la figura che le aveva fatto fare davanti a tutto l'ospedale.. Beh, stava passando, per la maggior parte del tempo non la prvava più ma quando sentiva le chicchiere delle infermiere che ancora ne parlavano, in quei momenti, avrebbe volentieri preso la testa di Benson per sbatterla forte contro il muro e questo nonostante non fosse una persona violenta, non solitamente, almeno.
-Che è successo qui?- Chiese mentre si avvicinava al tavolo operatorio per fare la sua parte. -Uh! Ma è finito sotto uno schiacciasassi?- Chiese guardando i due piedi del paziente completamente maciullati con occhi perplessi, erano di sicuro da amputare entrambi, impossibile salvarli. 
-Uhm, sì..- Borbottò Charlotte, continuando a guardare in basso per evitare il contatto visivo con la latina, come se il suo solo sguardo potesse trasformarla in pietra come Medusa: ok, si sentiva in colpa, non avrebbe dovuto farle quella scenata in caffetteria, era pieno diritto di Callie decidere chi volesse nella sua vita e, soprattutto, nella sua casa e lei non poteva prendersela anche se era affezionata al chirurgo ortopedico e sapeva che in quel modo Callie faceva del male a sè stessa e ad Arizona, altra persona alla quale si stava affezionando. Doveva chiedere scusa, lo sapeva, ma non lì e, di sicuro, non in mezzo a tutta quella gente che aspettava solo che le due prendessero quell'argomento.
-Come diavolo ha fatto a finire sotto uno schiacciasassi? Non l'ha visto arrivare?- Chiese Calliope ancora incredula per l'incidente dell'uomo steso sul tavolo mentre iniziava a farsi passare gli oggetti che le servivano, il bisturi anzitutto per incidere la carne fino all'osso dove.. Beh, dove l'osso era ancora intero e non del tutto sbriciolato.
-Pare che fosse uno scherzo dell'operaio che conduceva il mezzo- Rispose Hunt senza alzare gli occhi azzurri dal corpo dell'uomo -Il nostro amico, qui, è uno nuovo e, come iniziazione, gli altri volevano spaventarlo a morte fingendo di mandargli addosso il rullo..- Iniziò a spiegare Owen, continuando, comunque, a prestare attenzione a ciò che le sue mani stavano facendo.-Solo che lui, deciso a convincerli di essere un duro, non s'è mosso.. E questi sono i risultati.. Il macchinista non ha fatto in tempo a fermarsi prima di prenderlo.- 
-Che giochi stupidi e pericolosi, si sono dimenticati il rispetto per le vite umane mentre cercavano di conquistarsi il rispetto per loro stessi.- Commentò aspra Callie, non riusciva a concepire come cose così stupide potessero capitare, come poteva la gente giocare a fare Dio con le vite degli altri?
Prese in mano il seghetto chirurgico per iniziare a segare l'osso, mentre anche il silenzio con la sua ex allieva, come prima con Arizona, iniziava a farsi troppo imbarazzante.
-Benson, credo che potresti iniziare ad interrompere la fornitura del sangue nell'altra ga...- Non fece in tempo a finire: Charlotte già aveva capito cosa intendesse dire Callie ed era già all'opera per evitare al malcapitato operaio una bella emorragia quando, dopo la gamba destra, Torres avsse iniziato ad amputare anche l'altra gamba che pareva messa addirittura peggio della prima.
Ecco cos'erano loro agli occhi di tutti: una squadra perfetta, non poteva esserci Benson senza Torres e Callie non poteva operare senza essere assistita da Charlotte, riuscivano ad anticiparsi, a sapere ciò che fare per l'altra senza una parola, chi aveva avuto modo di vederle all'opera insieme, era più che sicuro che si allontanava dalla chirurgia ciò che facevano e diventava arte, quasi una danza che le due eseguivano intorno al tavolo operatorio, una danza preparata in anni di duro lavoro ma che loro, insieme, facevano sembrare la cosa più semplice del mondo.
Anche loro lo sapevano e sapevano entrambe di aver perso il partner migliore che si potesse desiderare in sala operatoria.
-Il problema, credo..- Riprese il discorso precedente Charlotte, nel silenzio di quella sala -E' che il rispetto non è una cosa così naturale da ottenere o da offrire,  ce lo dimentichiamo spesso- Spiegò -..E così ci mettiamo ad umiliarci l'un l'altro, come questi due idioti, o, in altri casi, a controllarci l'un l'altro e alla fine l'uno perde l'altro..- Affermò con lo sguardo basso ed il tono dispiaciuto, riconducendo quel discorso alla loro situazione: aveva cercato di controllarla e, quando non ci era riuscita, l'aveva umiliata davanti a tutti in mensa e, davvero, non sapeva come chiedere scusa. 
Callie si fermò dalle sue azioni e alzò lo sguardo verso la ragazza di fronte a lei, aveva capito che era il suo modo di chiedere scusa, aveva fatto il primo passo e toccava a lei fare il secondo ed annullare la distanza che le aveva separate per quelle settimane.
Torres riabbassò lo sguardo e terminò la prima amputazione, pensando a cosa poter dire senza sbilanciarsi troppo davanti alle infermiere, decise di cambiare discorso.
-Rispetto o meno, questi stupidi hanno rovinato i miei piani.- Borbottò Callie, lasciando che Charlotte ricucisse i lembi di pelle mentre scambiava il posto con lei per iniziare la seconda amputazione, ancora una volta, senza dire una parola, come se riuscissero ad avere una silenziosa conversazione solo guardando le mani dell'altra.
-Quali piani avevi, Torres?- Chiese Hunt divertito: quante volte il cercapersone aveva rovinato i suoi piani con Cristina, ormai aveva perso il conto!
-Ah, dovevo prendere un caffè con un'amica..- Iniziò, spostando lo sguardo verso la ragazza-dai-capelli-blu -..Con la dottoressa Robbins..- Disse lasciando che un sorriso leggero alzarre i lati delle sue labbra, guardando con gratitudine la specializzanda, era anche merito suo se lei e la bionda erano riuscite a parlare.

-Dove credi di andare, Benson?- Borbottò Callie vedendo, una volta finito l'intervento, che Charlotte si stava allontanando senza avere avuto l'opportunità di chiarire una volta per tutte quella storia.
Charlotte si bloccò e si voltò con aria perplessa sul volto: voleva urlarle contro? Dirle che non aveva accettato le scuse fatte poco prima? Non c'era bisogno di dirlo, bastava evitarla. -In laboratorio ad esercitarmi, come mi ha detto di fare Cole..- Rispose titubante.
-No! Tu hai da fare, adesso.. Devi controllare i parametri del paziente e studiare gli aggiornamenti sul caso di Collins.. Ah, e domani abbiamo la ricostruzione di una mano, ti voglio preparata, devi studiare ed esercitarti.- Disse con voce ferma e sicura Torres, menre sul volto di Charlotte si formava un gran sorriso.
-Sì, dottoressa Torres! Consideri tutto già fatto!- Esclamò in preda all'entusiasmo, andando via poi saltellando in giro per il corridoio.
-Bentornata a bordo, Benson.- Mormorò Callie infilandosi le mani nelle tasche del camice con un sorriso per poi prendere la direzione opposta a quella presa dalla ragazza, diretta verso una meta precisa: aveva ancora un caffè in sospeso con Arizona.
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Chiedo scusa per il tremendo ritardo.. Ho avuto poco tempo, poca ispirazione, poco qualsiasi cosa per scrivere un capitolo che, fino ad ora, è stato il più facile da immaginare ma il più difficile da tradurre in parole.. Spero, comunque, che l'abbiate apprezzato!! Alla prossima!! :D
   
 
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