26/05/2014
1 recensioniSerie: Shingeki no Kyojin
Titolo: To be the Last one Standing
Personaggi: Mikasa Ackerman!centric, Levi
Ackerman
Warning: //
Wordcount: 345
Challenge: Writing Stuff Series
Prompt: Day # 1 - « I Peggiori
sopravvivono sempre.»
Note: Ok.
Lavoretto che nasce per il challenge, e che ha pure la sua versione
lemon in inglese, ma che non vedrete mai. O forse in un futuro molto
lontano. Eheh.
Anyway, nessuna coppia implicitamente presente, vedete voi quanto "shippabili" sono questi bei signorini in questo contesto (ad esempio per me tantissimo, GH ;3; )
Disclaimer:
La flash appartiene a me, il resto a quel vecchio volpone di Isayama
«
To be the Last one Standing »
Così è come tutto ha avuto inizio.
Così è come tutto ha avuto inizio.
Lotta, vittoria, sconfitta.
Frustrazione e rabbia, il suo unico desiderio è distruggerlo.
“Dannata, irritante ragazzina.”
E dannata l’idea dei superiori di sfruttare e disciplinare colei che vale tanto quanto cento soldati; quella stessa ragazza che ha osato apertamente mettersi contro di lui.
Furia nei suoi occhi, ostinazione nelle sue dita strette a pugno.
Sbiancano le nocche, e Levi potrebbe giurare di sentirla digrignare i denti e vedere i muscoli della mascella contrarsi.
Lei è esattamente come lui.
Quando tempo ci ha messo? Un secondo? Dieci minuti? Un’ora?
Un vano tentativo di bloccarlo, e alla fine Mikasa prova la dolorosa -quanto prevedibile- sensazione del contatto tra la sua schiena e il duro, freddo pavimento, la sua gamba destra bloccata a terra dal piede di lui; una fitta le percorre ogni fibra, come una scarica elettrica, mozzandole per qualche secondo il fiato, i suoi occhi spontaneamente si chiudono, la fronte si corruga, e un flebile, e ben più irritato ringhio sfugge dalle sue labbra, assieme ad un respiro trattenuto.
Vergogna.
Ancor peggiore delle fitte dolorose e pulsanti che percorrono i suoi muscoli.
Un secondo, prima di aprire ancora i suoi occhi grigi per guardare in faccia il vincitore.
La sua calma.
Nessun segno di soddisfazione, i suoi occhi glaciali come un lucido specchio dove può vedere sé stessa riflessa.
Sconfitta.
A terra.
Insopportabile. Odioso. Umiliante.
L’unico suo desiderio è bruciarlo con le sue truci occhiate, ridurlo in cenere, eliminarlo dalla sua vista.
“Come diamine…”
Lui vince. L’ha sempre fatto e sempre lo farà.
Ogni volta.
E ogni volta lui la squadra in silenzio, senza offrirle il benché minimo aiuto ad alzarsi.
La libera dalla pressione del piede che la stava bloccando ancora al pavimento, si gira e se ne va, ben conscio dell’orgoglio sanguinante di Mikasa Ackerman.
E di quegli occhi fiammanti e sprezzanti fissi sulla di lui schiena, odio che prende forma fisica, rabbia diretta a un non precisato essere umano: se stessa o il caporale?
Chi è più facile da odiare?
Lei è davvero come lui.
“Stupida ragazzina.”
“Dannato. Dannato.”
Solo che lui è il peggiore.
"Bastardo."
Frustrazione e rabbia, il suo unico desiderio è distruggerlo.
“Dannata, irritante ragazzina.”
E dannata l’idea dei superiori di sfruttare e disciplinare colei che vale tanto quanto cento soldati; quella stessa ragazza che ha osato apertamente mettersi contro di lui.
Furia nei suoi occhi, ostinazione nelle sue dita strette a pugno.
Sbiancano le nocche, e Levi potrebbe giurare di sentirla digrignare i denti e vedere i muscoli della mascella contrarsi.
Lei è esattamente come lui.
Quando tempo ci ha messo? Un secondo? Dieci minuti? Un’ora?
Un vano tentativo di bloccarlo, e alla fine Mikasa prova la dolorosa -quanto prevedibile- sensazione del contatto tra la sua schiena e il duro, freddo pavimento, la sua gamba destra bloccata a terra dal piede di lui; una fitta le percorre ogni fibra, come una scarica elettrica, mozzandole per qualche secondo il fiato, i suoi occhi spontaneamente si chiudono, la fronte si corruga, e un flebile, e ben più irritato ringhio sfugge dalle sue labbra, assieme ad un respiro trattenuto.
Vergogna.
Ancor peggiore delle fitte dolorose e pulsanti che percorrono i suoi muscoli.
Un secondo, prima di aprire ancora i suoi occhi grigi per guardare in faccia il vincitore.
La sua calma.
Nessun segno di soddisfazione, i suoi occhi glaciali come un lucido specchio dove può vedere sé stessa riflessa.
Sconfitta.
A terra.
Insopportabile. Odioso. Umiliante.
L’unico suo desiderio è bruciarlo con le sue truci occhiate, ridurlo in cenere, eliminarlo dalla sua vista.
“Come diamine…”
Lui vince. L’ha sempre fatto e sempre lo farà.
Ogni volta.
E ogni volta lui la squadra in silenzio, senza offrirle il benché minimo aiuto ad alzarsi.
La libera dalla pressione del piede che la stava bloccando ancora al pavimento, si gira e se ne va, ben conscio dell’orgoglio sanguinante di Mikasa Ackerman.
E di quegli occhi fiammanti e sprezzanti fissi sulla di lui schiena, odio che prende forma fisica, rabbia diretta a un non precisato essere umano: se stessa o il caporale?
Chi è più facile da odiare?
Lei è davvero come lui.
“Stupida ragazzina.”
“Dannato. Dannato.”
Solo che lui è il peggiore.
"Bastardo."