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Autore: Ellen Do It    27/05/2014    0 recensioni
Avevo 23/24 anni ed ero in ritardo su tutto, come al solito.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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FINE SETTEMBRE 2005
Era un banalissimo mercoledì sera, con Pen andavamo al cinema per tirare l'orario dello Zanzi del mercoledì, appunto. Dopo quell'estate di ritrovata libertà al Latinoamericando, nessuno ci fermava più e nonostante lavorassimo dodici ore al giorno era sempre un "pronti partenza via". 
Eravamo fuori a fumare. E che sia chiaro, io non fumo, è che se sto con Pen, ho sempre tanto da dirle, che sono sempre incazzata e con una sigaretta mi rilasso e me la godo proprio. Il vizio quantomeno, non sono mai riuscita a prenderlo. E anche adesso che lei ha smesso, quando usciamo fumiamo tutte e due. Due cretine 'nsomma. 
Ad un certo punto Pen mi dice: "B E C C A T E L O" con uno sguardo che mai le avevo visto, e poi "tu sai che a me piacciono gli asiatici, da sempre, e io so chi piace a te e visto che non mangio mai nel tuo piatto guarda LA' e beccati quel ragazzo di colore, per cui potrei perdere la testa pure io". "Ammazza quanto la fai seria, chiii??" E lo vedo. Lui mi vede e ci guardiamo.
"TUTTOQUELLOCHEVOGLIODALLAVITA" era lì. Oddio che ridere se ci ripenso.
"Pen, quello ha la faccia di uno che ti prende e ti strappa il cuore dal petto, poi se lo mangia". Una profezia, che ancora oggi Pen mi dice "quanto mai te l'ho fatto notare".
Noi quella sera abbiamo visto solo metà film, nulla in quel periodo poteva tenerci sedute per due ore filate. All'uscita lo rivedo e piano, molto piano ci dirigiamo alla macchina. Lui arriva, ovvio che aveva capito. A.M.A.
La sera dell'appuntamento tutti mi danno della pazza. 
"E TU, esci con uno senza nemmeno conoscerlo!!??"
"SE non ci esco certo non lo conoscerò mai, dite la verità capre, è perché è di colore!!??"
Rabbia feroce.
Bé, quella sera ci troviamo nuovamente al cinema e decidiamo di rimanere lì al bar dove tutto il perimetro è di vetro e dai parcheggi, Sister3 con La Ninfomane e DotiNascoste, che non avevano niente da fare, se ne stavano appostate. 
Mi parla di lui. Dal canto mio, forse quella è stata una delle poche volte in cui sono rimasta zitta, affascinata. AVEVO PAURA. Avevo una paura FOLLE. Lui era 100 passi avanti a tutte le persone, donne e uomini, che fino a quel momento avevo incontrato. Banale, stupida che ero mi chiedevo "cosa potrà mai volere uno così, da me?".
Ma sarò banale, sarò stupida ma anche quando ho paura non scappo.
E poi, se te la fanno passare come qualcosa che non si può fare, anche a me piace mettere le dita nella marmellata.
Quindi usciamo a prendere una boccata d'aria e ci baciamo lì, in mezzo a tutti.
Ma come, ma come. E mi guarda e mi dice " se baci così...".
Rientriamo. Beviamo ancora qualcosa. E il telefono squilla, squilla, squilla....e io rido....OVVIAMENTE a casa sua non vado. Lo saluto e raggiungo quelle sceme nel parcheggio che se la ridono come cretine. Che appena arrivo LaNinfomane mi dice "se non ci esci più, passalo a me" (senza parole). 
"Sister3, incassa: un corridore, fotomodello, bronzo di riace. Stronza, questa è quella "sfigata" di tua sorella, ricordatelo la prossima volta" 
Da lì, credo, Sister1 e Sister3 hanno smesso di prendermi sotto gamba. Per un motivo così stupido.
Ci rivediamo sempre lì, al bar del cinema della Cittadella. "Andiamo al Cactus a bere qualcosa". Ok, quindi lascio lì la macchina. Arrivati al Cactus, non scendiamo neanche. Ok, casa tua. E guida e guida. Dove cavolo stiamo andando? 
"Hai paura?" Così, diretto.
"Sì, tanta"
"Perchè?"
"Secondo te? Sono con uno sconosciuto, di colore che mi sta portando in mezzo ai campi, già li vedo i titoli de "La Provincia" Era Una Brava Ragazza"
Ride, ride come un pazzo. "E' la prima volta che qualcuna ha il coraggio di dirmelo". 
"Bene, se ridi forse non mi troveranno spiaggiata sul ciglio del fossetto.."
Ovviamente c'era una casa, in cui abitava con i suoi fratelli. 
C'era anche altra gente. Mangiavano, erano in Ramadan.
Avverto dell'ostilità. Qualcuno, per rompere il ghiaccio (io ero di ghiaccio) mi chiede. "sentiamo, che musica ascolti?"
"a me la musica piace tutta, ma se ti devo dire qualcuno in particolare Tracy Chapman tuttalavita"
"AHAHHAHHH, A.M.A. che si porta a casa Una Bianca che ascolta Trecy Chapman"
E in un attimo mi scaldo. "Stronzo. Guarda che l'ascolto da quando ho 11 anni"
"ma sai di cosa parla?"
"conosco tutti i testi a memoria, parla di quanto e come, negli States, gli Stronzi Bianchi trattano gli Stronzi Neri. Perché il mondo, di Stronzi, è pieno, di tutti i colori"
A.M.A. "ok,ok, ti piace Dr. House?"...
Andiamo di sopra. Chiude la porta alle mie spalle.
"tu il Ramadan non lo fai"
"no, io no".

E mi addormento dopo aver toccato tutto di lui, solo per capire DOVE, dove stava il diverso. E di diverso non c'era niente se non che un'infinita bellezza.

Ci svegliamo. "Ti riporto alla macchina".
E lì la combino. La combino eccome. Oddio che ridere, lo tampono, parto allo stop quando avrei dovuto aspettare e lo tampono. Ma come si fa a tamponare uno la prima sera che ci esci? Che in macchina sono un pericolo e l'unica sprovveduta che si fida è Pen è risaputo, ma così, è vergognoso...
E lui scende, corre da me e mi chiede "tutto bene?"
Non ci credo, non ci credo. Piango, come una cretina piango.
Mi riporta a casa sua che piango e basta, mi dice "tu hai fame", imperativo e "mangi il riso" (quello del pentolone del Ramadan, ma ormai non connettevo nemmeno per fare la schizzinosa).
"non è successo niente".
Il giorno dopo "non è successo niente" per me erano 1000 € di danni. Niente paragonati alla figura di merda.
Quindi chiamo Pen.
"Oddio cosa è successo??!!". E le racconto tutto. Non sapevamo se ridere o piangere. "non mi chiamerà più".
E invece mi chiama, "ti porto a ballare l'hip hop".
Da lì in poi è un susseguirsi di figure di merda.
Sono un'imbranata e lui un dio. Ma lui mi dice "seguimi" e io mi perdo. E non dormo più, lo aspetto e basta. E quando arriva non dormiamo mai. La nostra non era una scommessa ma un patto, perchè LUI s'incaponisce e io mi diverto perchè mi lusinga. Ha capito, ha capito tutto. Anche se non parlo lui sa.
E una notte ci guardiamo negli occhi per ore con la sola luce delle stelle che entra dall'abbaino. E non mi ero mai sentita così vicina a qualcuno come in quel momento e piango.
"tu sbagli, non devi ringraziare se qualcuno ti sta vicino, se lo fa è perché ti vuole bene e basta, è la cosa più naturale del mondo".
Poi un giorno mi dice "vado in Africa per lavoro, ti chiamo quando torno". Lo sapevo, me l'aveva detto da subito che sarebbe partito, ok, ce la posso fare.
No, non ce la faccio, meglio farla finita subito.
Gli porto i CD che mi aveva chiesto e glielo dico "basta". Lui sgomento, davanti alla porta (con quella maglietta di cotone rossa...) mi dice "ho detto che ti chiamo quando torno".
Addio.
FINE NOVEMBRE.
Da lì precipito nel vuoto. 
"Pen, andiamo via qualche giorno, dove vuoi".
"Barcellona". 
"ok, Barcellona, non mi spira ma Sister1 me ne parla sempre come fosse il posto più bello del mondo, vediamo".
Gusti differenti sempre. Io e Sister1 il giorno e la notte.
Barcellona ci fece cagare letteralmente, ovvio che ridemmo e ridemmo ma l'unico episodio degno di nota fu il venire travolte dalle tifoserie la sera del derby tra Barcelona- Real Madrid. Noi c'eravamo.
Rientrate, ad aspettarci l'inverno più lungo e freddo che io ricordi. Una merdaviglia insomma.
A febbraio fu ancora peggio "vivere nella Pianura Padana, tra nebbia e nutrie". Stavo impazzendo.
"Pen, io ferie. Tu?"
Avevamo avvisato tutti, ma proprio tutti. Io e Pen a Capo Verde.
Ed è stato uno dei momenti più belli della mia vita.
Ballare, ballare e ancora ballare a ritmo di tamburi con la gente del posto. E un mare così, ma che mare, l'oceano, agitato, impaziente, vivo. E il fischio del vento continuo che ti sfiora i capelli e ti sposta i vestiti. 
Una volta a casa è stata dura ma di lì a poco arrivava la primavera. E poi l'impensabile. Mi chiama al bar "mi vieni a prendere all'Orio, arrivo da Oslo". 
Avrei voluto chiederglielo "ma che cazz. ci fai in Norvegia?"
Quando vado all'aeroporto c'è il sole, mi metto un bel vestitino e aspetto. Lo vedo venire verso di me, in tutto il suo splendore e mi abbraccia. 
"stai bene con quegli occhiali, sei dimagrita?"
Oddio no, a questo non sfugge niente.
Lo porto a casa, è stanco.
Domande non ne faccio. Ma anche io ho capito, e lui lo sa.
Poi sembra tutto tornare tranquillo e una sera andiamo a ballare all'"Ox", viene anche Pen. Andiamo a prenderlo, evito il soggiorno con i suoi fratelli e amici e salgo in camera. Era di fronte allo specchio mi vede entrare e mi dice "stai benissimo con la gonna, dovresti metterla più spesso" e mi bacia.
Non ricordo chi altro ancora ci fosse quella sera, ballammo tutto il tempo io e lui. Pen in quell'occasione mi dice "gli piaci da matti". Ma io non capivo.
Ero irrequieta. Tante cose non andavano.
Poi un giorno ero in vasca e mi dico "basta". Prendo il cellulare e glielo scrivo: merito di meglio.
Mi preparo vado a prendere Pen e ce ne andiamo in discoteca. 
Voglio D I V E R T I R M I. E me lo trovo davanti. Disperato, ubriaco. Mi viene incontro e mi abbraccia. Lì, in mezzo a quel casino. E tutto di me si ritrae e lo spingo via. Mi guarda inorridito ed inizia ad urlare "mi volti le spalle anche tu". Oddio no. Questo ha i fatti suoi e se la prende con me.
Cerchiamo di parlare in un posto più tranquillo. Prima parte con frasi sconnesse poi lo dice: "non posso darti quello che tu mi chiedi". 
Al che mi incazzo parecchio. "no, scusa, IO cosa ti avrei chiesto?". 
Effettivamente, sono stata bene, mi sono divertita, e stata un'esperienza anche trascendentale, se vogliamo, nel senso che la sua conoscenza, il suo essere così diverso da me mi ha aperto gli occhi, mi ha permesso di capire meglio alcune cose di me stessa e della vita in generale ma, DA QUESTO a dire che gli ho chiesto qualcosa, né più né meno di quello che mi ha dato ce ne vuole.
Ma forse nella sua testa. E io, lo spirito della crocerossina non ce l'ho, fondamentalmente sono un egoista e mi sentivo precipitare ed eravamo ad un punto o io o lui. 
"Senza rancore, buona fortuna".
Non l'ho mai più rivisto né cercato. Non ho mai capito nemmeno se l'amavo oppure no, non pensavo nemmeno a questo. Ancora oggi quando Pen me lo dice "non ho mai capito cosa ti ha fatto, non ti riconoscevo più" le rispondo "mi è passato sopra come un Caterpillar". 
Ma è stato bello cadere e risalire.
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